The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Editoriale Litha 2005

Litha 2005

Questa è la ninna nanna delle streghe
Che danzano nel cerchio attorno al tuo lettino
Danzano e danzano per tutta la notte
Per proteggere il sonno del mio bambino


Guardo i tuoi progressi, cucciolo di uomo. Pare che ogni giorno sia una tappa da raggiungere; ogni giorno una vetta da scalare.
Ti ho visto lottare nei tui primi giorni di vita, e resistere, stringere i denti, coraggiosamente, anche quando io e la mamma non riuscivamo a fare altro che appoggiare la testa l’uno all’altro e piangere, disperati, vedendo ciò che stavi passando.
La dea lo sapeva… ayya ouya… e anche io lo sapevo; quando ti ho preso in braccio per la prima volta ho capito subito che mi avresti insegnato tante cose, nel corso dei giorni, delle settimane, degli anni. Non avrei però immaginato che avresti cominciato subito a darmi lezioni di vita. Quante volte… ayya… quante volte ho detto alle persone di essere forti, di resistere… e invece eccomi lì, quando dovevo essere uno scoglio contro il quale tutto si infrange, ero solo, in realtà, un’alga appena appena ancorata al fondo. La marea mi sovrastava, mi piegava… mi strappava. Tutto mi faceva male. Ti guardavo e urlavo forte, dentro di me: i bambini non devono stare in ospedale. Quello non era il luogo, non era il momento… avevi visto la luce solo da sette giorni e già dovevi superare la tua prima prova, da solo.
Io e la mamma ci disperavamo a vederti piangere con tutto il fiato che avevi in gola e non poterti cullare, abbracciare, ma solo toccarti la fronte e le manine, sussurrarti all’orecchio canzoncine per cercare di farti addormentare. Noi ci disperavamo a vederti soffrire e tu invece resistevi, piangendo e gridando la tua disperazione. Se solo avessi potuto portarti via di lì, da quel mondo cattivo che ti stava torturando, e curarti con le sole arti che la dea mi concedeva… se solo avessi potuto prendermi a carico tutto ciò che ti faceva male e lasciarti vivere i tuoi primi giorni di vita come era giusto che dovessero essere: pieni di gioia e serenità, di avventura e speranza. Ma forse era proprio questa che non ti mancava, figlio mio: la speranza, la perseveranza di proseguire sul tuo cammino, tra lacrime e urla gracchianti, con i tuoi pugnetti chiusi e i piedini che sgambettavano di continuo. Mi hai insegnato subito così tanto… ho capito subito che mi stavi dicendo di essere forte, di non mollare, perché la tua voglia di vivere era grande, e non ti saresti lasciato fermare adesso, quando il tuo cammino era appena cominciato. C’erano troppe cose che volevi vedere, scoprire, imparare… e le avresti viste tutte, le avresti conosciute.
Hai perseverato contro il destino avverso e hai avuto ragione di lui. Hai vinto la tua prima grande battaglia in quella lunghissima settimana di angoscia. Ti porti ancora addosso i segni di quei giorni… ma vedo che piano piano stanno lasciando la presa su di te, sui tuoi sogni. Sono passate le notti in cui ti svegliavi perché avevi gli incubi, o non volevi che nessuno ti toccasse… Ora cresci come un fiore, dolcissimo, e sorridi alla dea e al dio, anche quando dormi. Ora ti guardo, estasiato, quando mangi, quando chiacchieri nella tua lingua fatta di versi e gridolini; ti osservo a lungo mentre dormi pacifico, sulla pancia della mamma, in quel letto grande grande, vicino a polpetta e salsiccia che ti guardano sempre con cipiglio… impareranno a conoscerti.
Mi hai proprio insegnato così tanto, Morgan… così tanto in così poco tempo. Spero di non doverti chiedere ripetizioni… mai. Spero, nel profondo del cuore, di riuscire sempre a capire quello che vorrai dirmi, con le parole, con gli occhi, con il cuore grande che hai. Io fatico, come sempre a dimenticare l’angoscia provata, che rimane salda, ancorata alle pareti della mia anima con unghie e denti. Siete fatti di una pasta malleabile voi bambini… fatico a pensare di essere stato, un tempo, anche io così. Anche se spesso la gente mi guarda e mi dice, scuotendo la testa, che non riesce a credermi padre, proprio perché mi porto dietro tutto il mio bagaglio di bambinaggine. Ah sì... siete malleabili in un modo tutto vostro… in un modo che solo Saint-Exupèry poteva rappresentare. I grandi dolori cadono su di voi e riuscite a superarli con semplicità. Là dove io, adulto, con il mio bagaglio di errori ed esperienze, inciampo, tu invece persegui i tuoi obbiettivi, con costanza e speranza e gioia. C’è qualcosa di magico in te… qualcosa che fatico a comprendere, ma che accetto perché è così e basta.
Io non dimentico il fatto di averti visto soffrire, e invece tu sorridi, beato, ad ogni cosa, e rimani stregato ad osservare la luna appesa al soffitto che ondeggia al vento che entra dalla finestra aperta… Sembra proprio che quei giorni siano lontani per te, che siano sprofondati in un pozzo buio e insondabile, dove non ti avvicini mai a giocare perché trovi troppa bellezza nel resto del mondo che ti circonda per badare a quelle cose. Ti annuso, quando ti ho in braccio… hai quell’odore buonissimo e dolce che mi fa sorridere; la tua pelle è morbida come la seta e ogni volta che ti osservo mi fai venire voglia di tornare indietro nel tempo, per rivedere il mondo dal tuo punto di vista… per poterti parlare a versi e urli e capire al volo i tuoi bisogni senza dover sempre tirare ad indovinare.
Un giorno le cose saranno, a rigor di logica, diverse da ora… per il momento ti guardo e mi sazio di ciò che sei… creatura incontaminata.
Sei tutta la mia vita, cucciolo… possa la dea proteggerti là dove io non riuscirò. Sempre e sempre. Io ci sarò sempre. Parola di lupetto.

Vento Notturno