The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Editoriale Litha 2009

Litha 2009

Talvolta guardandoti mi chiedo se un giorno mi odierai. Un antico adagio sostiene che si tende ad odiare chi ti ama troppo. Forse siamo troppo figli dell'assolutismo e i nostri occhi filosofici ed emotivi faticano ad accettare le sfumature dei sentimenti. Oppure sarà un semplice passaggio della tua età. Arriverà con le incomprensioni e se ne andrà con la concettualizzazione della consapevolezza. O almeno spero che sia così; purtroppo non mi è permesso conoscere con certezza il futuro. Per quanto abbia a disposizione alcuni mezzi che altri magari non hanno... si è sempre restii ad utilizzarli. Non tanto per l'etica morale... ma perché talvolta le risposte che ci danno ci fanno capire che avremmo preferito non sapere.
Prima che venissi al mondo scrissi una lettera per te. Non ti conoscevo. Non sapevo chi saresti stato, a chi avresti assomigliato nei difetti e nelle qualità. Adesso guardandoti mi rendo conto che temo di non avere tempo di lasciarti qualcosa che sia tuo, una degna eredità del mio bagaglio di consapevolezza acquisite a morsi e graffi mentre rotolavo in giro per il mondo lungo la linea della mia vita vissuta; qualcosa che possa servirti. Non so perché sento questo bisogno, ma sta premendo da tempo e io comincio a cedere senza più tentare di capirlo; così ora ti insegno a raccogliere le erbe e chiedere il permesso alla pianta, a fare le offerte alla natura quando prendi da lei. Non so in realtà se lo sto facendo per me o per te, ma lo sto facendo... e sto cominciando a scrivere ciò che so, così che la mia conoscenza per quanto minima non vada perduta e magari, se vorrai, potrai un giorno attingere e farne tesoro, se pensi che ti servirà.
Vorrei dirti che ho vissuto una vita onesta. Purtroppo non è così. Ma la disonestà che c'è stata quando è capitata mi ha aiutato a crescere in un modo che non sarebbe stato l'eguale se fosse stato diverso. Talvolta la vita è così: non ti dà l'opportunità di pensare a quale sia la scelta giusta da prendere e ti capita di cadere, scivolare, farti male. Talvolta è proprio come dicevano i Rapsodia, quella band di Monza che ho conosciuto quindici anni fa: viviamo su un cazzo di pendolo e oscilliamo tra due dimensioni parallele. Mi farebbe sentire più al sicuro dirti che non oscillerai anche tu, che sarà tutto liscio, stabile, che non sarà come camminare su un'asse stesa tra due lati di un precipizio mentre qualcuno ti tira degli oggetti a caso e qualcuno comincia anche a scuoterla... ma non posso. Devo affrontare la verità che la vita sarà difficile per te come lo è stata per me. Il mio compito sarà cercare di far sì che tu debba rendertene conto con calma e tranquillità e che impari ad evitare i proiettili come Remo Williams.
In questo momento sei là, in quel luogo di mare che ho amato così tanto perché ci sono stato per anni consecutivi fino alla tarda adolescenza. L'ultima volta è stata con l'ordinaria del servizio civile. Undici anni fa. Cazzo quanto tempo. La cosa che cambia di più dei posti quando manchi da tanto tempo sono le dimensioni. Tutto ti pare più stretto, più piccolo. Le vie più anguste, i locali più scomodi, le porte più basse. Poi dopo un po' ti rendi conto che in realtà è tutto uguale... è che sei tu che sei diventato grande. In quel vicolo stretto, basso, dove ho baciato chissà quante ragazze nelle tiepide sere che sapevano di salsedine c'è ancora una scritta che avevo lasciato ad una di loro. Che stranezza i messaggi che ci lasciavamo sui muri. Adesso si utilizza la tecnologia, ma all'epoca si organizzavano mezzi diversi, più ingegnosi, più umanamente sentimentali: la scritta sul marciapiede davanti alla casa della ragazza, i numeri di telefono in bagno, i messaggi sui biglietti di carta lanciati da un banco all'altro, o spediti per corriere umano. La ciclicità della malinconia è disarmante. Mi ricordo che sbuffavo quando mio padre mi raccontava della semplicità dei loro giochi e non venivo toccato dal lucore che aveva negli occhi quando lo faceva. Adesso mi rendo conto che sto diventando come lui. Ad esempio quest'anno ti ho portato a vedere Rezophonic, il concerto con vari artisti che si teneva al Palamazda. Volevo salutare Mario Riso e darti l'opportunità di sentire della buona musica e passare del tempo assieme. Mentre camminavo per raggiungere la location non ero più nel 2009, ma nel 1990. In quell'anno Ligabue ha fatto uscire il suo primo album, gli Slayer hanno buttato fuori a calci nei denti uno dei loro capolavori assoluti: "Seasons in the Abyss" e i Red Hot Chili Peppers vendettero giusto quelle dodici milioni di copie del loro "Blood Sugar Sex Magic". Era il 18 novembre, una serata buia e uggiosa. Indossavo il mio giubbotto di jeans con la pezza di "Strangers in a Strange Land" e la maglietta di "Can I Play With Madness?" che fra poco potrai indossare tu da quanto mi sta piccola e i miie guanti di pelle a mezze dita. Ero con mio fratello, di dodici anni più grande; aveva quasi il doppio della mia età; ci accodavamo all'ingresso per vedere gli Iron Maiden. Siamo arrivati in ritardo, mio fratello lavorava e dalla distanza potevo sentire le note di "Caught in a Mosh" degli Anthrax, la band che faceva da supporter. La musica era talmente alta e si diffondeva all'esterno come un maglio... ne fui stranito. Dentro sentivo l'eccitazione che mi pervadeva come una scossa elettrica. Per quel concerto ero stato sveglio tre notti, avevo perso ore di scuola a fantasticare, avevo contato i minuti, programmato tutto, tentato di indovinare con quale canzone avrebbero aperto, con quale avrebbero chiuso, quanto avrebbero suonato. Appena entrammo mi ricordo il buio umido e insondabile, il ruggito delle chitarre e i colpi della grancassa che mi facevano tremare la cassa toracica; rimembro la moltitudine di mani e capelli e sudore e borchie, come un mare interminabile che cantava all'unisono: "Non posso resistere per un altro giorno, non vivrò la mia vita in questo modo, sudo freddo i miei pugni si serrano, pestano pestano pestano i piedi nella convenzione degli idioti. Quale di queste parole non riesci a comprendere? Sono intrappolato nel pogo! parlare con te è come sentire l'applauso di una mano sola! Sono intrappolato nel pogo! Sono intrappolato nel pogo!". Mi ricordo anche di un tipo che si era scalmanato come un pazzo a cantare "Got The Time" (era il tour di "Persistence of Time") e sbatteva la testa con immensi ricci urlando: "Time! got the time tick-tick tickin in my head! Time! got the time tick-tick tickin in my head! Time! got the time tick-tick tickin in my head! Tickin in my head! Tickin in my head!" (Tempo, possiedo il tempo tick-tick ticchetta nella mia testa). Quando cominciarono i Maiden, e io cominciai a piangere dall'emozione senza riuscire a smettere, lui passò il tempo a pomiciare con una ragazza. Era venuto solo per i supporter. Quanto lo capii in seguito, nel corso del tempo... per tutte le volte che capitò a me di andare solo per i supporter...
Vedi... capirai un giorno che certe emozioni sbiadiscono quando le ripeti e le ripeti e le ripeti ancora, per decine di volte. Ma le prime non perdono mai il loro smalto e il loro sapore. È così per molte cose nella vita. Anche se ci sono occasioni in cui la prima volta assume i tratti di una pseudo chimera da vincere e abbattere... e anche se poi si rivela essere una delle più grandi delusioni che ci siano, non perderà mai i connotati di magia che ha e che conservava in te l'immaginario e l'impazienza. La prima volta in qualsiasi cosa, dal guardare negli occhi tuo figlio (come è stato per me guardando te) o anche solo guidare per la prima volta con la patente, o assaggiare un piatto che ti condizionerà il palato per tutta la vita.
Proprio come camminare per le vie di quel paese ligure di quattromila abitanti mi rievocava ricordi antichi e agrodolci ecco che mi rendo conto di come il punto di vista abbia un potere così magneticamente ingiusto su di noi, talvolta. Lui ha il potere di trasformare la merda in concime. E non è facile farlo sempre. Sarebbe riequilibrante, certo... ma c'è bisogno di tanta esperienza per riuscire a dominarlo. E anche quando si crede di riuscirci... ecco che non è mai così. Non veramente. Non completamente. Ecco perché ogni giorno cerco sempre di spiegarti che cosa significa che tutto è relativo. Sono gli assoluti che distruggono il mondo; o quanto meno che non permettono al mondo di crescere, evolversi, tornare sui propri passi quando qualcosa è sbagliato. E non associarli per forza alla coerenza; anche quella è fondamentale, ma... l'assoluto non è un termine umano, per quanto ci sforziamo di credere che sia così. E tutto ciò che non è umano, cessa di renderci umani nel momento in cui lo ingoiamo, lo rigettiamo, lo manipoliamo.
Tu, caspita... hai questa grande fortuna di cui sono così invidioso... tu non hai schemi, non hai concetti, non hai mattoni nel cervello, non hai muri di cemento armato da abbattere per provare ad essere felice. E io tremo perché so che prima o poi dovrò affrontare quel qualcuno che diventerai quando te li costruirai o accetterai che qualcuno li costruisca per te. E vorrei lavorare con te di piccone e cazzuola per dirti: abbatti i muri solidi e usa solo dei semplici paravanto semitrasparenti. Lascia che tutto filtri, che le voci, le luci, le idee ti passino attraverso un filtro e che lascino qualcosa, sempre... qualcosa che rimarrà lì a quietare e soggiacere e che giunto ad un dato Oimelc della tua vita si facciano spazio da sotto la coltre di neve e germoglino, sfidando l'inossidabilità delle idee altrui. Sii elastico ma non influenzabile; sii coerente ma non rigido. Siilo in tutti i campi... nell'amore, nei rapporti di amicizia, nel lavoro, nelle realizzazioni dei tuoi sogni, delle tue idee, nelle scelte della tua vita, da quelle più facili a quelle più complesse. Impara che il mondo è fatto di persone che hanno delle idee, come te. Ed è fatto anche di persone che credono sempre che le loro idee siano migliori delle tue. Non essere tra loro, ma non permettere che le tue idee siano calpestate. Difendile con tutto il tuo coraggio se le ritieni giuste. Come lotto io ogni volta... solo per difendere nelle piccole cose il tuo bisogno di esprimerti. Anche solo quando parliamo al telefono e tu sei lontano, e sento dietro una delle due nonne che ti mette in bocca le parole: "(dì a papà che mangi il pesce) Mangio il pesce oggi! (dì a papà che siamo andati a giardinetti) Siamo andati a giardinetti! (dì a papà che hai mangiato la focaccia) Ho mangiato la focaccia! (e a lui non gliela diamo) ... e a te non te la diamo!". E io ogni volta ti dico: "Morgan, dì alla nonna di stare zitta e far parlare te che con lei ho parlato già abbastanza in trentun anni!".E allora viene fuori il vero te, che mi chiedi con la tua vocina un po' malinconica e biascicante: "quando vieni?" e io mi sento stringere la gola da un nodo che non si scioglie, come un cappio a scorsoio che mi fa diventare cianotico e vorrei buttare tutto all'aria solo per correre lì e farti una sorpresa, solo per vederti con le braccina aperte che mi corri incontro chiamandomi e ridendo, e poi chiedere a Crono cosa vuole per fermare quel momento... solo quei cinque o sei secondi e ripeterli in loop continuato, riviverli per sempre e sempre, senza invecchiare mai, senza pensare a ciò che diventeremo. Che pretese immodeste!
Vedi... io mi domando sempre... se dovessi morire domani... che ne sarà di tutto ciò che sono? Come dicono i Dream Theatre... io starò ok perché so che il mio spirito vivrà ancora. Ma... anche solo questo sito, il Reef... negli anni è diventato la mia gogna. Eppure mi rende libero. Non so come dire, ogni volta è come fare l'amore: pensi che sia sempre la stessa cosa... e invece è sempre diverso. E in fondo è come seminare in un campo dalla terra rivoltata, grassa, giovane. Gettare semenze pregando e infondendogli un intento preciso di crescita e favore e bellezza. Ma quando semini, non puoi sapere che cosa ne farà chi passerà e raccoglierà. Ad esempio lo stramonio e l'aconito fanno fiori bellissimi, ma sono piante mortali. Quando parli, o scrivi... semini... e in senso lato devi anche preoccuparti di dove lo fai, perché sei in parte responsabile dell'uso che le persone faranno di ciò che è cresciuto nel campo dove hai seminato. È così che poi ci sorge il dilemma... ti cresco come pagano? o attendo che tu sia adulto? Quando ci penso mi ritrovo solo con una risposta, flebile ma precisa: ti mostro come sono davvero, senza pretendere che tu sia come me... ma senza mentirti su ciò che sono. Forse sto scegliendo il male minore, forse sto sbagliando in pieno. Me lo dirai quando verrà il momento; e allora so che mi farai male. Io non mi piego, vedi. Io pretendo di essere accettato o respinto, ma non mi contorco per ottenere il favore o la compiacenza. Se non vuoi accettare la mia natura, non accetti me. E se non accetti me sei libero di farlo, ma non mi piegherò a cambiarla perché tu ti senta a tuo agio. In parte lo faccio anche con te. Ti mostro ciò che sono. Se mi accetterai, ti amerò. Se non mi accetterai, ti amerò allo stesso modo.
Sai, una volta lessi da qualche parte che il metafisico è colui che, al buio, cerca in una stanza oscura un gatto nero che non c'è, mentre il teologo è colui che dice di aver trovato il gatto. E vedi, io so che verrà il momento in cui mi chiederai se io penso di aver trovato il gatto o lo sto cercando dove non c'è. Ne abbiamo già parlato brevemente quando mi hai chiesto perché non fai religione all'asilo. La mia risposta ti ha soddisfatto, credo. Per il momento ti è andata bene; in futuro si vedrà come integrarla con patch di aggiornamento. Ti ho detto che alcune persone credono in alcune cose e altre non ci credono e che le cose che ti insegnano a religione non è ciò in cui crediamo io e la mamma, perciò preferiamo che nessuno ti insegni a cosa credere ma che tu capisca e scelga da te quando e se verrà il momento. Quanto ho sudato freddo per darti questa risposta! Si fa fatica a non essere di parte e non indurirsi quando ci si trova davanti alle domande scomode. Non ricordo di averne poste di simili ai miei genitori; forse lo chiesi a mio fratello, il mio mentore quando ero bambino. Non ricordo che cosa mi rispose, ma non è mai stato uno molto spirituale.
Sai, proprio ieri, finita la sessione di D&D mi sono fermato sotto casa a parlare fino a quasi le prime luci dell'alba. Un giovane amico sta beneficiando di alcuni consigli su come comportarsi con una ragazza e ad un tratto mi fa: "Io con mio padre certi discorsi non li posso fare". Io ci ho pensato su un po'. Ho capito che facciamo molta fatica ad accettare che i nostri genitori siano stati quello che siamo noi, che abbiano fatto le stesse esperienze e che magari a loro siano anche piaciute. Purtroppo spesso tendiamo a credere che siano illibati, intoccabili e quando ci rendiamo conto che sono deboli e fragili come non immaginavamo ci arrabbiamo con loro o proviamo compassione, a volte persino derisione. Beh, un giorno credo che sarai anche tu genitore e allora vorrei che sapessi che non siamo invincibili. Anzi. Quando sbagliamo da genitori gli errori si ingigantiscono in maniera abnorme, come le palle di neve nei cartoni animati della Warner Bros, seguendo regole della fisica che esistono solo su queste eventualità. E soprattutto... come figli non tendiamo a perdonare con la stessa frequenza e la stessa perseveranza di quando siamo genitori. Ad errore pari un genitore paga venti volte tanto. Una parte la paghiamo dai figli, e una parte, la più grande, da noi stessi; nei giorni, mesi e anni a venire. Alcuni pensano che sia così perché nessuno chiede di venire al mondo. Io credo invece che dipenda da un altro fattore. Siamo qui per aiutarvi a crescere, ma questo non significa che anche noi talvolta non abbiamo bisogno di maturare, di elaborare.
Se solo avessi il potere di dare una sbirciata al futuro forse saprei cosa aspettarmi. Ma rivedo le tue stesse movenze in ogni piccolo che incontro; identiche. Questo mi fa capire che ogni bambino è uguale agli altri. E osservandoti mi ricordo del mio passato, delle mie paure, delle mie angoscie, delle mie credenze. Tutto ciò che col tempo diamo per scontato nella nostra vita di adulti fa marcire un po' quella bellezza che abbiamo dentro. Crediamo che sia difficile perdere un vizio, smettere di tenere un comportamento, affrontare una paura. Quando ci penso mi scappa da ridere, perché io, che credo e cerco di insegnarti a non avere paura, a sfruttare l'intelligenza, a fidarti della conoscenza del mondo che apprendi con l'esperienza che ti passo, in realtà sono ricolmo di paure irrazionali che non sono per niente diverse dal tuo terrore cieco del buio e dei rumori di quegli imbecilli che martellano alle dieci di sera sul muro confinante alla camera da letto per appendersi i coglioni al muro. Sai qual è la differenza? È che io devo dirti di non avere paura nonostante me la faccia sotto. Io devo insegnarti ad avere fiducia nonostante io veda il nostro futuro come un'incognita incomprensibile. Io devo insegnarti il rispetto per te stesso quando per primo non ho rispettato me stesso in così tante occasioni che non mi bastano le pagine del Signore degli Anelli per contarle. E non mi sento in colpa o meno capace di farlo per questi motivi... ma cerco di capire da te come sistemare le cose su cui ho pisciato nella mia vita e mi rendo conto che talvolta non è troppo tardi. Non sempre ma a volte capita. E se fossi riuscito a mantenere la tua capacità di visione così priva di preconcetto, non avrei paura di affrontare queste cose. Invece quando si diventa adulti per malintesi piccoli e stupidi siamo capaci di buttare all'aria rapporti importanti e, nonostante sappiamo che è così, non ci fermiamo e non torniamo indietro, ma sapendo cosa perderemo andiamo per la nostra strada, talvolta convincendoci nel corso degli anni che sia la cosa giusta. Al punto da arrivare a crederci.
Purtroppo, vedi... il mondo continua a cambiare mentre noi viviamo la nostra vita, e non possiamo fermare questi cambiamenti. Tu al momento non ti accorgi di queste cose... ma quando si cresce, si tende a mantenere i ricordi del passato come fossero punti fermi e i cambiamenti che avverranno intorno a te ti porteranno una tremenda nostalgia perché non capirai mai veramente, nel profondo, il perché debbano avvenire. Nonostante, se la tua mente rimarrà elastica e logica, saprai che non c'è alternativa e che è normale che sia così. Questa forma di nostalgia, vedi, ti accompagnerà lungo tutta la tua vita e ci saranno momenti in cui sarà più accentuata, mentre altri in cui sarai troppo occupato per darle retta, ma non ti abbandonerà mai, qualsiasi cosa tu faccia; lei salterà fuori come un pupazzo a molla quanto meno te lo aspetterai e ti colpirà ai fianchi con minacciosi fendenti e ti farà capire che gli anni corrono via e che tu, irrimediabilmente, hai gettato tempo, occasioni, amore, senza renderti conto della purezza e della rara preziosità che hanno; già perché queste cose ti toccano solo quando cominciano a scarseggiare.
E il peggio è che quando poi te ne rendi conto... scrolli le spalle, senza considerare quanto e cosa rosicchia via ogni volta questo divoratore insaziabile, questa bocca spalancata che ingoia tutto, che rende antiquate le grandi canzoni, che rende classici i libri della Rowling, che ci fa sentire ridicoli quando ci vestiamo come ai nostri tempi, che fa splendere gli occhi di chi racconta, che fa sbiadire le fotografie, che manda in pensione le tecnologie... e non lo potrai fermare nemmeno tu, come non c'è riuscito nessuno di noi. E so che come me anche tu lascerai correre per il piccolo rubare che il tempo farà su di te... i giorni, le settimane e gli anni ti appariranno interminabili e tu non considererai questo scorrere con più valore di quello che daresti ad una moneta mangiata da una macchinetta del caffé. Quando comincerai a considerarlo sarà perché ti apparirà che il tempo si stia restringendo invece di dilatarsi e che ogni giorno ti mancherà qualcosa. E io vorrei tanto poterti dire che questo momento non arriverà mai, ma so che sarebbe mentirti, perché è arrivato per tutti e ne ho sentito parlare da sempre con quello sguardo di muta e nostalgica rassegnazione, finché non l'ho provato anche io. Se per te non dovesse essere così e io dovessi avere ancora occhi per vedere questo momento, mi devi promettere adesso che mi insegnerai come fare. Ti regalerò la mia collezione di Puffi horror che ti piace tanto se lo farai.
Questo week end ti porterò a Triora. L'ultima volta che ci sono stato non mi radevo ancora. Ricordo che ho fotografato la strega di metallo al centro del paese (la foto è nella Gallery). Qualche anno fa ho notato che sul primo numero di Athame (la rivista pagana dei Trivi) c'era una foto identica, scattata nella stessa posizione alla stessa strega. C'era qualcosa di diverso però. Ad un breve esame ho capito la differenza. Dietro la strega era cresciuto un albero. Così mi sono fatto due conti e ho capito che sono passati tredici anni da quella prima visita. È ora di tornarci con una consapevolezza differente e con scopi e intenzioni diverse. Raccoglieremo erbe insiemeper quelle colline; io e te. Sono sicuro che alcune non le troveremmo facilmente da altre parti... e poi... sono le erbe di Triora. Magari un giorno ci tornerai da solo o con una bella ragazza e ricorderai a sprazzi questa tua prima visita... magari non ci tornerai più.Io ho bisogno di rivedere alcuni posti della mia vita e uno di questi è quel paese. Ce ne saranno altri. E il tutto... è per tenere la dinamicità nella mia esistenza. Per accettare i cambiamenti.
La dinamicità. Una parola idiota ma che dice tutto. Essere dinamici, attivi... è fondamentale. Fossilizzarsi sulle cose, incraniarsi sulle proprie opinioni senza smuoversi e accettare quelle degli altri... cerca di non farlo mai. Sei un ariete, dominato da questo fuoco inestinguibile e in questi quattro anni ho visto le tue corna impigliarsi nei cespugli che carichi a testa bassa pensando che questo sia l'unico modo per risolvere i problemi. Non è l'unico modo. Ce ne sono molti. Tanti quasi quanti sono i problemi. E vorrei poterti insegnare a trovare sinonimi per ciò che pensi, a non nascondere i nomi delle cose che temi pensando di diminuirne il potere, ma smontandolo parlandone senza paura. Ricordati... il farmaco non ti guarisce. Il tuo corpo guarisce; il farmaco lo aiuta soltanto. Ricordati... l'ostretrica non fa partorire le donne. Le donne partoriscono da sole; l'ostretrica le aiuta soltanto. Non hai bisogno di tramiti. Pensa, parla, agisci. È tutto ciò che hai; sfrutta la grandezza del pensiero, della libertà di esprimerti. Lascia che il mondo ti accarezzi e ti scriva addosso la sua storia. Lascia che le donne ti sfiorino senza lasciarti ferire troppo da loro e non ferirle troppo nemmeno tu, quando lo puoi evitare. Ascoltale sempre. Hanno tante cose da insegnarti su te stesso oltre che su di loro. Sono tutte diverse, ma nella loro diversità hanno gli stessi bisogni, gli stessi desideri, gli stessi comportamenti. Anche noi uomini siamo così. Siamo tutti diversi ma abbiamo gli stessi desideri, gli stessi bisogni, gli stessi comportamenti. Alcune persone capiscono questa cosa, la accettano e si comportano di conseguenza, imparando ciò che possono e facendone tesoro. Altri invece si arrabbiano e pestano i piedi perché non hanno ciò che vorrebbero avere. Diffida delle persone che non lottano per ciò che amano, perché significa che amano solo a parole e le parole (te lo dice uno che ne usa troppe) servono solo a riempire righe, fogli, librerie e a consumare tanta aria. Permetti alla gente di conoscere chi sei. Non nasconderti. Permetti alle persone di cui pensi di poterti fidare di accettare la tua natura per quella che è. Non permettere mai a nessuno, né uomo né donna che sia, di cambiarti affinché tu sia più adeguato a lei/lui. Una volta una persona saggia mi disse che se una persona non si trova vicino chi sperava il problema è solo suo. Io credo che avesse ragione. Per quanto a volte sia difficile accettare questa cosa, credo sia così.
Impara a non ricordare solo le cose brutte, ma anche e soprattutto quelle belle. Sforzati perché sarà difficile. Non dimenticare le canzoni e le poesie, anche se al momento ti sfugge il loro significato. Con il tempo riaffioreranno e capirai più cose di chi le ha scritte e di ciò che voleva comunicare, e quei versi parleranno anche a te. Ti culleranno, ti consoleranno, come la ninna nanna che ti cantiamo prima di dormire.
Vedi, è umano non sentirsi parte dell'universo ma... l'universo stesso. Ogni uomo e ogni donna crede che sia così. Fatichiamo a sentirci parte di qualcosa di grande, quando in realtà nel piccolo lo siamo. Crediamo sempre che il grande sia da cercare al di fuori di noi stessi e invece non è così. Spesso ci illudiamo che la grandezza sia avere potere esecutivo, denaro, e che tutto questo sia fondamentale per poter comandare e disporre della nostra vita come vorremmo. Un tempo anche io lo credevo. Non avevo l'immagine che ho adesso del mondo. Quando sei nato tu invece io ho capito che la grandezza era poter avere la possibilità di lasciare qualcosa di sé a qualcuno, come indirettamente altri hanno fatto con me. E così ho cominciato a ricordare le cose che la gente mi ha detto, a riflettere sugli eventi che si sono susseguiti nella mia vita, disparati e diversi. Ho cominciato a cercare di capire perché alcune persone si comportavano in certi modi e perché dicevano alcune cose. Questo non mi ha reso diverso, migliore o peggiore... ma mi ha permesso di capire che troppo spesso pensiamo di conoscere le persone che ci circondano e pretendiamo di entrare nella loro testa, di capire quello che pensano; oltre a non essere giusto è anche inutile e fuorviante.
Sai, la prima volta che sono andato ad un concerto sono rimasto affascinato da quel telone nero che celava misteri. Era appeso in alto e cadeva come un sipario. Avrei dato qualsiasi cosa per vedere cosa succedeva dietro, al buio. Se ne avessi avuto la possibilità avrei permesso volentieri a Bruce Dickinson di pisciarmi in testa perché non ero degno. Poi... nel tempo... capisci che quando sollevi il velo e vedi il backstage... ti rendi conto che siamo tutti esseri umani, che anche Ratzinger fa la cacca e che anche Paris Hillton si sveglia alla mattina con i capelli in piedi. Avere soldi e potere non li rende immortali o diversi da noi. Loro hanno solo i mezzi. E per lo più quei mezzi non se li sono nemmeno creati da soli ma sono cascati loro addosso. Quando ho bevuto insieme alle varie band nel backstage del Wacken Open Air, quando sono stato in tour con loro, quando ho dormito con loro nelle camere d'albergo, quando ho mangiato alla loro tavola, bevuto dallo stesso bicchiere, quando li ho visti talmente ubriachi da non reggersi in piedi o commuoversi quando mi parlavano dei loro figli lontani, tutto il sogno è svanito e mi sono svegliato. Ho capito che alcuni hanno un dono e hanno la fortuna di poterlo usare, altri invece non hanno niente, ma rivestono un ruolo accidentale che impone loro di agire oltre le loro capacità e spesso all'ombra di chi li ha preceduti. Non credere che per loro la vita sia più facile. Anche se li vedrai sempre felici e crederai che non manchi loro niente... ti posso garantire che non è così. Ai più manca la libertà di essere tristi o arrabbiati e non essere giudicati da mondo intero per questo. E sotto questo punto di vista, ragazzo mio... non sai ancora quanto sei fortunato.
Siamo tutti uguali, da che mondo e mondo. Sono solo i mezzi che cambiano. I mezzi per lo più aiutano la conoscenza... e la conoscenza è tutto! Perché sapere le cose ti permette di affrontarle, di comprenderle, di accettarle! Ma hai la possibilità di ottenere la conoscenza con i mezzi che hai. Tu ora ignori tantissime cose ed è bello che sia così, perché alcune delle cose che dovrai conoscere ti faranno tanto male, ma è destino che tu le conosca e che ti ci scontri da solo; per quanto possa provare ad insegnarti tutto ciò che so l'esperienza dovrai fartela da te, esattamente come hai fatto per imparare a camminare. Ah, quanta fretta avevi, come al tuo solito. Ti alzavi in piedi e ti tremavano le ginocchia. Avevi questa smania di gattonare, di... di non mollare... ma non avevi la forza e io ti dicevo: "fai piccoli passi... una cosa alla volta", ma tu non mi ascoltavi e più cadevi e più volevi riprovarci. E quel tuo spirito perseverante ti ha premiato a volte; altre no. Altre volte hai pagato facendoti male e non hai mai ammesso che avresti fatto bene ad ascoltarmi quando ti dicevo che sarebbe accaduto. Ma io mi siedo qui, figlio mio. E aspetto. Tanto lo so che passerai. E allora sorriderò, ti abbraccerò ancora, stretto, qualsiasi sarà la tua età... e ti risponderò al massimo delle mie capacità.
Ti voglio bene, belva. Non crescere troppo in fretta.

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