The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

I Tendoni Viola e Turchesi

 

I Sogni
 

A cura di Proue
 

 

 


I Tendoni Viola e Turchesi

Sono in giro per il mio paese insieme alla mia collega di lavoro. È molto buio e molto tardi. Nella zona dove solitamente allestiscono in mercato, è piena di tendoni colorati di turchese e ci sono degli artisti di strada vestiti con colori vivaci e accesi, sempre sul viola e turchese. Il loro visi hanno occhi torvi e una pelle rossastra... sembrano indiani.... io sono ansiosa e costringo la mia collega ad allungare il passo finché la sua attenzione viene catturata da un arco in legno scuro che raccoglie. Mi pare ci siano anche delle frecce. Poi riprendiamo la nostra camminata e tutto finisce

Interpretazione

Sono in giro per il mio paese insieme alla mia collega di lavoro.

Il proprio paese da sfondo fa pensare subito ad una sorta di “dominazione” del sogno stesso. Se, come ci si aspetta, vi si cammina con disinvoltura, magari chiacchierando con la collega, senza sentire il bisogno di guardarsi in giro, foss’anche per assicurarsi che vada tutto bene, la cosa rispecchia una certa tranquillità, un clima in cu ci si trova a proprio agio. Nei sogni questo succede meno di quanto ci si immagini.

E’ invece parte integrante di molti sogni, e non solo incubi, camminare in luoghi sconosciuti, o riconosciuti per tali solo da pochi e insignificanti dettagli. Ci si auto-convince, di conoscere il posto in cui il sogno è ambientato insomma, in prima persona durante la sua azione o, più spesso, da cosciente dopo essersi svegliati. In questo caso però la ragazza mi ha specificato che, pur essendo luoghi che conosce a menadito, vi soggiorna con una certa difficoltà. A questo elemento si lega l’ansia che vedremo più avanti.

E’ molto buio e molto tardi.

Il buio e l’ora tarda parlano di ansia e paura.
Il buio infatti non permette di vedere bene le cose, non lascia arrivare al cervello le informazioni che, elaborate assieme, ci informano della familiarità delle cose che ci circondano.
Quanto alle ore tarde, nella maggioranza dei casi, inibiscono mente e fisico, entrambi stressati e provati dalla stanchezza di una giornata che si portano addosso, il che rende insofferenti, deboli e meno istintivi di fronte ad eventuali pericoli.
La zona dove solitamente allestiscono in mercato, è piena di tendoni colorati di turchese

C’è un accampamento nella piazza del mercato, i tendoni colorati parlano di desideri, tende da circo o luna park ovviamente si rifanno ad un background infantile ed alla impotente meraviglia che queste immagini al ricordo sprigionano.
Ammesso che la ragazza non abbia dei ricordi particolari legati a circhi/tendoni nella sua infanzia azzarderei a dire che il sogno abbia cercato di ritirar fuori dai cassetti della memoria un ricordo di bimba.
Spendo, da patita di cromoterapia quale sono, una parola per i colori che la ragazza ricorda con precisione. Turchese.
Il turchese è un colore molto pregno di significati. Simboleggia il connubio profondo e misterioso di acqua e aria. L’acqua poco prima degli abissi è turchese, come turchese è il cielo quando è così limpido da perderci gli occhi e farsi venire le vertigini.
Mi sa tanto di immenso, in tutti e due i casi, un immenso che per la sua vastità non è gestibile, non è domabile, il che ben si allaccia ai ricordi di bimba e all’impotenza di cui ho citato in alto. Viola.
Colore dell’esoterismo per definizione, il viola è anche il colore che indosso alle persone richiede rispetto e reverenza. Simbolo di conoscenza di arti oltre-naturali, il viola spesso incute anche una sorta di ancestrale timore, soprattutto quando è in una tonalità densa e cupa. Il mistero che avvolge il viola è, per la persona che lo guarda, terrificante quasi come le insegne ed i paramenti funebri che di quel colore nel nostro Paese si vestono.

…e ci sono degli artisti di strada vestiti con colori vivaci e accesi, sempre sul viola e turchese. Il loro visi hanno occhi torvi e una pelle rossastra... sembrano indiani....

Ancora il fascino del nascosto, nel non conosciuto, Gli occhi degli uomini che animano, di notte, la piazza del mercato, sono “torvi”: stanchi per il troppo vivere, per i troppi eccessi … o per il peso di quello che conoscono e alla ragazza non è dato di svelare?
Ad avvalorare questa visione delle cose c’è anche l’elemento più immediato, caratterizzante, di queste persone. Hanno tratti indiani, per cui visibilmente “diversi” da lei.
Sono quindi un gruppo di border-line, ammirati ma anche detestati e guardati con disprezzo dalla gente “per bene”. Ed io rifletterei sul contrasto tra ciò che si presuppone facciano o abbiano fatto nelle tende esotiche che abitano, e la funzionalità così pratica, terrena, definita della piazza del mercato. Un ambivalenza, un bivio forse o una vera doppia natura della ragazza stessa.

Io sono ansiosa e costringo la mia collega ad allungare il passo

Alla meraviglia bambina della ragazza si contrappone dopo poco, troppo poco, il suo lato razionale e adulto. La tacita ammirazione per ciò che sta vedendo, lascia il posto all’ansia, alla paura, la ragazza spinge per abbandonare il luogo.
Questa credo sia la chiave di volta del sogno.
La paura di ciò di cui si conosce l’esistenza ma si teme l’arrivo o il ritorno porta a scappare via, a rintanarsi in vie conosciute, piane, rassicuranti ma monotone.

…finché la sua attenzione viene catturata da un arco in legno scuro che raccoglie. Mi pare ci siano anche delle frecce. Poi riprendiamo la nostra camminata e tutto finisce

L’arco in legno lo leggo come un monito, una dritta. C’è da rifletterci.
La soluzione c’è, bisogna solo sforzarsi di scagliare la freccia, di guardare cioè, con coraggio, un po’ più in là del proprio naso.