The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Il Cerchio



A cura di Vento Notturno
 

Il Cerchio
 

"Devi tre volte il cerchio segnare
Perché i maligni si faccian cacciare."
Testo tratto dal Rede Wicca


La parola "cerchio" deriva dal latino Circu(m), e in sanscrito può essere tradotta con il termine maṇḍala (मण्डल), che significa letteralmente "essenza", da (maṇḍa) + «possedere» o «contenere» (la) ma che viene tradotto anche come "ciclo" o "circonferenza". Entrambi i significati derivano dal termine tibetano dkyil khor.
Può essere ritenuta a ragione una delle prime forme con cui l'essere umano ha a che fare sin dal concepimento (se ci pensiamo la pancia materna assume una forma rotondeggiante). La vita stessa può essere rappresentata con un cerchio: qualcosa che inzia e finisce in un continuo ciclo di nascita e morte, e si ripresenta quando iniziamo a studiare la geometria piana e solida: il cerchio e la sfera.
Questo simbolo lo ritroviamo nella storia di molte, se non di tutte le culture. Le forme più antiche le ritroviamo presso la civiltà babilonese. Nel libro Quadrati, triangoli, cerchi in matematica, scienza e natura di Catherine Sheldrick Ross, vediamo come siano siano stati propio gli studiosi di questa antichissima popolazione mesopotamica che visse nell'odierno Iraq circa 4000 anni fa a suddividere per primi il cerchio in 360 sezioni. Al contrario nostro e di molte popolazioni dell'ordierna Europa, che usano come noi il sistema metrico decimale per le nostre misurazioni geometriche, i babilonesi usavano la base sessanta. La divisione del cerchio fu qundi fatta in 360 spicchi chiamati gradi. Tuttora il loro metodo di conto si riflette in moltissimi sistemi utilizzati tutti i giorni, per prima la misurazione del tempo che globalmente è su base sessanta. La divisione di un cerchio in 360 parti distinte si rivelò comodo e funzionale perché sono ben 25 i numeri per i quali questo numero è divisibile in interi. Questa stessa misurazione è poi stata anche utilizzata negli studi astronomici e astrologici di cui i babilonesi erano precursori e grazie alle cui osservazioni vengono effettuate le misurazioni tuttora in auge in queste branche di esoterismo e scienza.
Ma il cerchio era sacro anche per i greci e gli islamici che lo ritengono ancora adesso la più perfetta tra tutte le forme. Da notare infatti che la difficoltà riscontrata da Hipatia di Alessandria nello spiegare il moto celeste nel cielo e le famose "stelle erranti", che si rivelarono infine essere i pianeti Venere, Marte, Mercurio e Giove era basata sulla prima ipotesi di sistema eliocentrico pre-copernicano effettuata da Pitagora. Hipatia, figura centrale del meraviglioso e controverso film di Salvadores: Agora, proprio in quella pellicola di altissimo spessore, realizza, dopo decine di ipotesi e osservazioni, che la forma del cerchio, ritenuta "perfetta" dai filosofi e matematici greci, non si adattava affatto alla rivoluzione terrestre intorno al Sole e pertanto non era possibile applicarla nel sistema eliocentrico che si profilava, contrario inoltre alla visione tolemaica adottata dal cristianesimo perché compatibile con le Sacre Scritture in Giosuè, cap. X, quando si legge "Fermati, o Sole!". E questo non perché il sistema sia geocentrico, bensì perché non si tratta di cerchi che la Terra, ruotando nella sua orbita, descrive intorno al Sole, bensì ellissi.
Ma ad ereditare la perfezione e la sacralità di questa forma geometrica sono proprio anche i cristiani stessi, che vedono in essa il simbolo dell'eternità e con tre cerchi intersecati tra loro, simbolismo della Santissima Trinità. Secondo alcune visioni il cerchio è associabile a Dio, al cielo, all'anima ed è appunto, privo di limiti. Sempre secondo questa teoria è quindi associabile a tutto ciò che è "celeste" in quanto compiutezza, unione e perfezione. Simbolo dello spirito e dell'immaterialità. Il luogo sacro dove si concentrano e si manifestano tutte le energie materiale e spirituali.
Anche l'iniziatico e misterico Venerabile Ordine Rosa Croce, nella sua ricerca della luce e della verità, ritiene che il cerchio porti con sé il simbolo dell'eternità, ma che esso rappresenti anche il microcosmo. Questa stessa concezione ci arriva dallo stesso Ermete Trismegisto, il quale, nella sua Tavola Smeralgdina scrisse: "Quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius: ad perpetranda miracula rei unius. Et sicut omnes res fuerunt ab uno, mediatione unius; sic omnes res natae fuerunt ab hac una re, adaptatione.", Ossia: Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli dell'unica cosa. E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento.. Questi due concetti, macrocosmo e microcosmo, sono una visione ermetica abbracciata da moltissime vie iniziatiche mondiali secondo la quale le unità apparentemente divise sono in realtà correlate in un insieme indivisibile che le mette in rapporto con un tutto. L'uomo, quindi, microcosmo, diventa parte integrante dell'universo che lo circonda, il macrocosmo e grazie alla suprema correlazione tra questi due concetti ogni cosa trova il suo ruolo e il suo equilibrio in funzione a se stessa e alle altre.
Secondo le antiche popolazioni nomadi mediorientali il santuario in onore delle divinità doveva avere forma circolare, come le capanne, e questo richiama ovviamente il simbolismo solare che troviamo nelle chiese attribuite ai templari. Ma non è solo questo il motivo della scelta. In realtà il cerchio, che in geometria è definito come "una porzione di spazio su un piano racchiusa da una circonferenza" è un insieme infinito di punti dal momento che non ha un inizio e non ha una fine e che qualsiasi punto di questa circonferenza è ad eguale distanza dal suo centro, mantenendo quindi un equilibrio perfetto tra la forma e la funzione. Non per niente per gli Indiani d'America rappresenta lo spirito, la mascolinità e la famiglia, nonché la tribù o l'unione indissolubile; da notare inoltre che è costume di moltissime tradizioni sedersi in cerchio per discutere, in quanto in questo modo tutti hanno un ruolo paritario e tutti hanno la possibilità di guardare in volto gli altri mentre espongono le proprie opinioni. Un esempio lampante l'abbiamo nella mitica Tavola Rotonda di Camelot del ciclo arturiano, dove i cavalieri al servizio di Re Artù si sedevano per discutere delle questioni di cruciale importanza. E proprio osservandolo nel suo simbolismo esoterico troviamo moltissime diverse interpretazioni. In astrologia il suo simbolismo richiama l'aspetto solare come cerchio con un punto centrale ed è ritenuto il simbolo del cielo cosmico: rappresenta la dinamicità, la causalità e la capacità coordinatrice e regolatrice del cielo; come trasfigurazione del cielo e del cosmo rappresenta la dimensione sia intellettuale che spirituale ed è collegato ancora al sempitermo ciclo vitale. In alchimia questo stesso simbolo cicolare con il punto focale centrale rappresenta invece l'oro, il supremo metallo ottenibile mediante la tramutazione di tutti gli altri metalli vili grazie alla scoperta della Pietra Filosofale. Ma lo ritroviamo anche come simbolo dell'allume, ossia il sale primario da cui derivano tutti gli altri che nello specifico è solfato di alluminio e potassio dodecaidrato, o allume potassico. Ma in alchimia è visto anche come "caos primordiale" che grazie all'opposizione del Sole al suo centro, non risulta più informe e vuoto e trova un equilibrio. È quindi anche il simbolo della rappresentazione dello stato delle sostanza primordiale, impalpabile e trasparante, uniforme ed indifferenziata. Questa stessa visione ci riconduce al greco Ouroboros ουροβóρος, il famoso simbolo ermetico del serpente che si mangia la coda che rappresenta la chiara natura ciclica di ogni cosa esistente nel mondo, dal tempo alla vita stessa e di come, secondo questa teoria dell'eterno ritorno, tutto è rappresentabile secondo un ciclo initerrotto che ricomincia non appena ha raggiunto la sua fine. Il motto di questo simbolo infatti è "Uno in Tutto". Secondo alcune scuole di pensiero i cerchi concentrici possono essere attribuiti ad un simbolismo o raffigurazione della manifestazione stessa dell'Essere Unico non Manifesto. Possiamo quindi aggiungere che essendo una figura sprovvista di spigoli è assimilabile al concetto stesso di armonia.
Ma il simbolismo del cerchio come chiusura del centro ha un chiaro aspetto protettivo nell'ermetismo, nell'esoterismo e nella magia in genere. L'usanza infatti di indossarlo sottoforma di anelli, collane, bracciale, cinture o corone è antichissima e risale agli albori delle civiltà. L'usanza era proprio quella di proteggere le dita, in quanto erano ritenute i punti più sensibili e vulnerabili proprio perché strumenti di emissione e ricezione dei fluidi magici. Nonostante questo principale motivo ora è costume scambiarselo durante i matrimoni come pegno d'amore in quanto portare un anello regalato da qualcuno che si ama significa che l'amore che si prova per quella persona non ha né inizio né fine. Aulo Gellio, nel Noctes Atticae fa notare: "Veteres Graecos anulum habuisse in digito accepimus sinistrae manus qui minimo est proximus. Romanos quoque homines aiunt sic plerumque anulis usitatos [esse]. Causam esse huius rei Apion in libris Aegyptiacis hanc dicit, quod (cioè che), insectis apertisque humanis corporibus, ut mos in Aegypto fuit, repertum est nervum quendam tenuissimum ab eo uno digito, de quo diximus, ad cor hominis pergere ac pervenire; propterea [dicit] non inscitum visum esse potissimum digitum tali honore decorandum, qui continens et quasi conexus esse cum principatu cordis videretur.". Ossia: "Abbiamo udito che gli antichi Greci portavano un anello alla mano sinistra, al dito che è vicino al più piccolo. Si dice che anche gli uomini Romani facevano uso di diversi anelli. Apione, nei libri Egizi, dice che la causa è questa, cioè che incisi ed aperti i corpi umani, come si usò in Egitto, si scoprì un particolare nervo sottilissimo che si dirigeva ed arrivava al cuore, proprio da quel dito di cui abbiamo parlato; per questo motivo non è sembrato assurdo che si dovesse decorare con un tale onore quel dito importantissimo che risulta contiguo e per così dire connesso con l'origine del cuore." Questo spiegherebbe il perché della scelta dell'anulare come dito preferito per ospitare l'anello nuziale.
Nella prima forma di magia cerimoniale esistente, quella di origine salomonica, il cerchio è usato per delimitare uno spazio sacro entro il quale si opera, ma oltre a fungere da contenitore delle energie invocate, serve anche come protezione dalle energie esterne e dalle entità che, secondo i rituali salomonici, possono essere evocate nei rituali di Alta Magia, oltre che a quelle erranti che vengono attratte dal cerchio stesso invocato come falene ad un lampione.
In modo analogo nella pratica wiccan il cerchio è tracciato seguendo le energie magnetiche e universali che si manifestano spiraliformi in senso orario o deosil nell'emisfero boreale del pianeta e in senso antiorario o widdershin nell'emisfero australe. Questa stessa tradizione è legata anche alla nascita stessa dell'orologio e grazie soprattutto all'invenzione/scoperta della meridiana: niente più che un bastone dritto piantato a terra che proietta un'ombra sul terreno che, seguendo il moto apparente del Sole nel cielo, descrive così un semicerchio che va da ovest ad est nella zona a nord dell'equatore e da ovest ad est nella zona a sud. Seguendo quindi la manifestazione spiraliforme delle stesse energie attrattive dovute alla forza gravitazionale del nostro pianeta e alla rotazione terrestre sul suo asse dovuta anche a quella che è nota come "forza di Coriolis" (e sperimentabile in condizioni ottimali con lo scorrere dell'acqua nello scarico di una vasca tonda), si usa tracciare il cerchio in linea con lo scorrere di queste energie. Secondo altre tradizioni neopagane il cerchio viene invece tracciato seguendo il ciclo di rivoluzione lunare, quindi in senso orario quando la luna è piena o crescente e in senso antiorario quando invece è calante o nuova. Ma c'è da aggiungere per beneficio di informazione che quello che è definito come "cerchio" è in verità il perimetro divisorio di una sfera divisa in due perfette metà, di cui una sopra e una sotto al terreno su cui poggiamo i piedi. In questa simbologia il cerchio diventa quindi anche rappresentazione del ventre e della terra stesa, del femminino e della madre, legandolo all'uso e al simbolismo dello strumento della coppa e del calderone, i principi cosmici e acquatici di nascita, generazione, trasmutazione e trasformazione. Legato quindi al cerchio c'è anche la sfera, la figura geometrica tridimensionale che, come il cerchio, può contare su un'equa distanza dal suo centro di ogni singolo punto di cui è composta. Nella natura terrestre e materiale, dove non esistono forme bidimensionali, la sfera e il cerchio rappresentano quindi anche la conformazione stessa della Terra nella sua rotazione e rivoluzione intorno alla stella del nostro sistema e quindi anche, a livello atomico il moto degli elettroni intorno al nucleo di protoni. Ancora una volta macrocosmo e microcosmo.
Bibliografia:

Clavicula Salomonis
Cornelio Agrippa: Il Libro del Comando
Cornelio Agrippa: De Occulta Philosophia
Aulo Gellio: Noctes Atticae
Ermete Trismegisto: Tabula Smeralgdina
Catherine Sheldrick Ross: Quadrati, triangoli, cerchi in matematica, scienza e natura
Jean Chevalier: Dizionario dei simboli
http://www.symbols.com/encyclopedia/26/261.html