The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Il Letto

 

I Sogni
 

A cura di Proue
 

 

 


Il Letto

Sono a dormire. Credo di essere in una stanza di albergo.
Mentre dormo sento un cane che mi si accoccola vicino, so di aver un cane e non ci faccio caso, ma dopo poco percepisco che anche un secondo dorme accanto a me.
Continuo a dormire senza preoccuparmene, quando nel mio letto singolo, si sistema per dormire anche mia madre, venuta a mancare ormai molti anni fa.
Io non ci sto più nel letto e ora trovo la mia posizione tremendamente scomoda: mi arrabbio con lei.
Ma lei non vuole andare via e non accenna a spostarsi.
Io voglio che lei lasci il letto…. lei non parla ma resta dove è, dunque io le verso addosso una bottiglietta di acqua.
Poi, sinceramente dispiaciuta sono io che mi alzo cedendole il mio letto, e vado via. Raggiungo una cameriera del piano e le chiedo chiedo: “La mia camera è la 22, gentilmente mi ci accompagna?”
Arrivata alla 22 vedo che all’interno non c’è niente di mio; confusa mi sveglio.


Sono a dormire. Credo di essere in una stanza di albergo.
L'ambientazione iniziale, che si protrae per tutto il sogno, non riporta particolari o dettagli importanti.
Un albergo, per quanto ne sappiamo anonimo e senza colori.
Non ci sono riferimenti familiari, né vengono riportate sensazioni o emozioni legate al “soggiorno”. L'assenza di dettagli rende l'ambientazione molto leggera ma anche pesantemente asettica. Dunque è probabile che la condizione di soggiornante sia riferita per il subconscio a qualche situazione ancora in essere, non risolta o che non ha ancora elementi per giungere ad una conclusione.

Mentre dormo sento un cane che mi si accoccola vicino, so di aver un cane e non ci faccio caso, ma dopo poco percepisco che anche un secondo dorme accanto a me.
(Al momento non ho cani, ma mi sono da poco separata da un cane che ha vissuto con me per almeno 10 anni)
La presenza ingombrante ma ben tollerata di un cane che diventa “doppio” è senz'altro legato al senso di nostalgia per il cane a cui è stata trovata nuova sistemazione. Il fardello ritorna raddoppiato in impegno (il letto da offrire) e ingombro (il concetto metaforico di “riempimento” della vita è espresso dal subconscio attraverso l'estensione doppia dei due cani distesi sul letto).

Continuo a dormire senza preoccuparmene, quando nel mio letto singolo, si sistema per dormire anche mia madre, venuta a mancare ormai molti anni fa. I sensi di colpa inconsci lavorano con una loro logica. E nell'escalation onirica, un episodio piuttosto recente ri-smuove sensazioni ed emozioni molto più antichi.
A questo discorso è probabilmente legata la presenza onirica della madre defunta, persona che il soggetto ha profondamente amato con la dolcezza che lei meritava, ed ammirato e stimato quando era in vita.

Io non ci sto più nel letto e ora trovo la mia posizione tremendamente scomoda: mi arrabbio con lei.
Ma lei non vuole andare via e non accenna a spostarsi.

Questa sezione onirica è piuttosto interessante: normalmente l'interpretazione può biforcarsi due sue binari paralleli. Occorrerebbero più dettagli emozionali per poter procedere ad escludere uno dei due.
1. Nel primo caso potrebbe trattarsi, come anticipato, dell'escalation del senso di colpa del sognante, che dalla separazione dal proprio animale domestico si riversa al trauma della perdita della persona casa. Plausibile, per esempio, nel caso in cui sia stato il soggetto presente durante il trapasso della persona casa, quindi vittima di impotenza e senso di colpa del “se avessi fatto qualcosa, se avessi chiamato qualcuno...” e simili.
2. Nel secondo caso la madre del sognante (che è di sesso femminile) potrebbe fare da “specchio” in un momento di riflessione e di valutazione del proprio operato in qualità di genitrice, momento in cui, anche se non razionalmente, ci si trova a porre in paragone l'operato della madre al proprio, nonostante le diverse generazioni ed i diversi approcci e problemi rendono chiara una certa irrazionalità di questo paragone.

Io voglio che lei lasci il letto, lei non parla ma resta dove è, dunque io le verso addosso una bottiglietta di acqua.
La chiave di volta avviene attraverso un gesto che ha una valenza simbolica molto potente. Il soggetto “scaccia” il proprio caro come scaccerebbe un animale non gradito. E lo fa proprio davanti a due animali, la cui presenza sembra invece tollerare senza troppo sforzo. Il getto di acqua fredda rappresenta la forza fisica contro la ragione: un atto di prepotenza un po' bullistico, proprio nei confronti di colei che a rigor di logica (e sentimento) dovrebbe essere trattata per rispetto e riverenza esattamente al contrario rispetto a una prepotenza del genere.
E' molto eloquente anche il passaggio dalla ragione alla prepotenza fisica, dal momento in cui il soggetto pur non dichiarandolo per iscritto lascia intendere che aspettasse passivamente l'allontanamento della madre, o che almeno le abbia parlato per mostrarle il suo fastidio per la posizione scomoda ed il poco spazio. Dove la ragione non basta (o serve) il subconscio fa un passo indietro e utilizza il bullismo.
Questo passaggio è il punto di rottura dell'esperienza onirica. Ed è il punto focale di tutto il racconto. La condizione attuale del sognante comincia a fare pressione dall'interno, scatenando la “ribellione” del subconscio attraverso i messaggi onirici.

Poi, sinceramente dispiaciuta sono io che mi alzo cedendole il mio letto, e vado via.
L'affetto ed il rimorso prendono ora il sopravvento, lasciando nel sognante il senso di fallimento e rassegnazione che la spingono a lasciare il posto e ad allontanarsi.
Il dispiacere sincero per quello che è appena successo e di cui lei è stata artefice impulsiva le ricorda che in realtà era proprio lei ad essere “fuori posto”, dato che quella in cui era non era la sua camera.
Raggiungo una cameriera del piano e le chiedo chiedo: “La mia camera è la 22, gentilmente mi ci accompagna?”
Arrivata alla 22 vedo che all’interno non c’è niente di mio; confusa mi sveglio.

Il riconoscimento indotto del proprio errore dunque, e il desiderio di riparare altrove, per paura di riaffrontare la situazione scomoda.
Il tutto nasce comunque da una consapevolezza che rende il gesto ed il pentimento molto carichi.
E l'aiuto di una sconosciuta che però ha le competenze per essere un sostegno valido è ciò che rassicura il soggetto. Seppure la soluzione al momento non è definitiva ne, forse, quella giusta (la camera è comunque sbagliata, nonostante l'indicazione di una addetta ai lavori).
Il mix Sensi di colpa legati ad i rapporti familiari (rottura violenta con la madre attraverso il getto di acqua) – Disagio derivante da cambiamenti non ancora ben metabolizzati (scomodità e impossibilità di dialogo con lei/sopportazione dei cani) – Insicurezza per probabile assenza attuale di punti fissi e sicuri (albergo asettico invece che rassicurante e conosciuta ambientazione familiare e seconda camera comunque errata) mandano attraverso il sogno campanelli di allarme via via sempre più chiari e meno bisognosi di interpretazione.