The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

INDIA - Kannaki

Kannaki

Kannaki, il personaggio principale del Cilappatikaram, nel corso del tempo fu elevata al rango di divinità.
Secondo la storia, veniva da una famiglia di agiati mercanti che vivevano a Kaverippattinam, nel paese di Chola ed era sposata a Kovalan, figlio di un principe mercante. Kovalan si abbandonò a una vita di vizi e piaceri e venne attratto da Matavi, giovane e affermata donzella proveniente da una famiglia di prostitute di Kaverippattinam. Nel tempo in cui vissero assieme, Kovalan esaurì tutte le sue risorse e si impoverì. Date le circostanze tornò quindi da Kannaki, con l’intenzione di intraprendere una nuova carriera. Kannaki gli diede una delle sue cavigliere, cosicchè potesse disporne per raccogliere soldi per l’impresa. Il gioiello venne venduto a un orafo nella città di Madurai, che era però complice di un furto avvenuto negli appartamenti della regina a palazzo. Nel corso delle indagini le guardie, fuorviate dalle false informazioni fornite dall’orafo, accusarono Kovalan. Fu imprigionato e decapitato, per ordine del Re.
Non appena ricevette la notizia della tragedia, Kannaki si infuriò, si diresse verso la città del re di Pandya, scovò il sovrano e dimostrò l’innocenza del marito. Quando il Re vide che era stata commessa una gravissima infrazione alla giustizia, lo scettro gli scivolò di mano. Il re venne sopraffatto dalla vergogna e dal dolore e morì. Alla regina toccò il medesimo destino. Kannaki, infiammata dalla rabbia, annunciò agli dei e agli asceti della città che avrebbe vendicato il tradimento commesso nei confronti del marito innocente. Si strappò con le mani il seno sinistro e, dopo aver girato in cerchio tre volte, lo gettò con la maledizione che la città sarebbe stata bruciata. Madurai venne quindi distrutta dal fuoco.
Quando Ilanko, autore del Cilappatikaram, scrisse la sua opera maestro, Kannaki era già stata deificata e nella sua forma divina era conosciuta con il nome di Pattini. Al suo tempo il culto di Pattini era probabilmente conosciuto e abbastanza diffuse. Nello stato del Tamil venne assimilato dal Buddismo ed è significativo che Pattini compaia come divinità buddista nel Manimekalai, che a questo proposito si riferisce a un santuario di Pattini nella città di Vañci, capitale del regno di Cera. Sembrerebbe che la diffusione del culto di Pa ttini nel Lanka sia stata facilitata dai contatti mantenuti nei centri buddisti del Tamil.
Sebbene il culto di Pattini abbia le sue origini nell’India del Sud, è in Sri Lanka che trova la sua permanenza come culto popolare per un lungo periodo di tempo. Fino a poco tempo fa era popolare tra i Buddisti cingalesi e gli Hindu del Tamil. I santuari dedicati alla venerazione di Pattini sono numerosi e sparsi in larga parte del territorio. Nel tempo si sono sviluppati complessi rituali e una varietà di tradizioni letterarie associate al culto. Tuttavia, le prime storie di questo culto in Sri Lanka sono ancora approssimative e la cronologia dei primi sviluppi è incerta.
I primi riferimenti testuali a Pattini sono del 15° secolo. Possiamo qui citare le osservazioni pertinenti di S. Paranavitana, che dice: “la dea Pattini, la cui venerazione è stata una parte consistente della religione dei cingalesi fino ai tempi recenti, è citata per la prima volta durante il regno di Parakramabahu VI, che costruì un santuario a tre piani a lei dedicato nelle vicinanze della capitale”. Tale costruzione presuppone che il culto abbia acquistato popolarità nel corso del 15°secolo.
A Pattini ci si riferisce anche nella iscrizione Gadaladeniya di Senasammata Vikramabâhu, incisa nel 1511ac. Riporta la seguente espressione: “questo è il comando delle Tre Gemme; questo è il comando dei quattro dei guardiani Utpalavarna, Sumana, Vibhisana, Sanmukha e il resto…; questo è il comando della dea Pattini”. Il riferimento alla dea Pattini in questa iscrizione ha un triplice significato. E’ chiaro che la dea Pattini fu equiparata ai quattro dei guardiani nelle terre centrali nel tempo di Senasammata Vikramabâhu, fondatore del regno di Kandy.
Un’altra considerazione è il posizionamento di Pattini nel pantheon buddista, che suggerisce l’assimilazione del culto di Pattini tra i fedeli del Buddismo. E’ altrettanto degno di nota che il culto reale, che era una tradizione sintetica in quei tempi, rifletteva una tendenza generale nello sviluppo delle tradizioni culturali e religiose della società contemporanea. Sebbene in origine Pattini non fu riconosciuta come una delle quattro divinità guardiane, nel corso del tempo fu elevata a tale status insieme a Nâtha, spodestando Saman e Vibhisana dalla compagnia dei Quattro dei guardian. I templi dedicati alle quattro divinità guardiane, e cioè Visnu, Nâtha, Skanda and Pattini, sono situati intorno al tempio della Reliquia del Dente a Kandy. Queste quattro divinità sfilavano ogni anno nella processione della Reliquia del Dente.
Il culto di Pattini era più popolare nelle regioni costiere occidentali, nelle province meridionali e nella provincia di Sabaragamuva. Il tempio centrale di Pattini si trova a Navagamuva, situata vicino a Ruwanvella, e nei testi rituali viene continuamente menzionata come Pattini di Navagamuva.
Le principali manifestazioni rituali del culto erano il gammaduwa, una cerimonia eseguita da sacerdoti detti kapurâla, e il ankêliya, o cerimonia del corno, che era praticata nella maggior parte dell’isola fino a poco tempo fa.
Tornando alle considerazione sulle immagini di Pattini, dal sito di Jetavanarama si può osservare che forniscono una solida base per tracciare la diffusione e lo sviluppo del culto di Pattini sull’isola da un periodo molto precedente di quello suggerito dalle note letterarie e dalle epigrafi. La cronologia di queste immagini può essere fissata entro certi limiti e assegnata all’11° e 12° secolo su basi stilistiche come suggerito prima. Il fatto che i principali monasteri e templi ad Anuradhapura erano in stato di abbandono dopo la metà del 13° secolo, è una considerazione altrettanto importante, per assegnare queste immagini al periodo antecedente il 13° secolo. La loro scoperta nel sito di Jetavanarama sembra fornire un’indicazione del fatto che il culto di Pattini aveva un’associazione con la forma di Buddismo personificata nel poco ortodosso Jetavanarama.

Prof. S Pathmanathan, BA, Ph.D. (London). LFIBA
Professore di Storia
Università of Peradeniya