The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

La Vacanza

 

I Sogni
 

A cura di Proue
 

 

 


La Vacanza

Sono in una vacanza organizzata con degli amici pagani e il tour prevede la visita di un luogo di forte impatto cristiano per assistere alla lettura di alcune poesie o preghiere. Non molto convinto di partecipare ad una cosa così non mi tiro comunque indietro e prendiamo un treno del tutto simile ad un tram per andarci, dove si paga il biglietto a bordo. A farmi il documento di viaggio che mi costa 52 euro andata e ritorno e un uomo cingalese, magrissimo in volto.
Arriviamo sul posto e pare essere un vecchio maniero o comunque un'abbazia. Entrando incontriamo un cantante rock famoso italiano che conosco personalmente e che è noto per un carattere molto infuocato e per non aver problemi a dire quello che pensa anche in tv. Ha degli occhiali da sole e sta dicendo peste e corna di ciò che ha visto. È in quel momento che mi accorgo che, scendendo, siamo tutti vestiti con le tuniche da celebrazione.
Arrivati nel seminterrato ci sediamo sotto una finestra con le sbarre. La camera ha una parete che divide dalle scale e che si apre su un piccolo studio dove c'è una scrivania illuminata da una luce da tavolo, dietro la quale si siede una donna giovane che sembra dover leggere un libro. Una ragazza molto eccitata la presenta con parole intense come se fosse un'occasione particolarmente speciale e continua a fare riferimento al dio cristiano e a Gesù, come un predicatore protestante. Tutto finché non le cade l'occhio sul mio pentacolo e su quello delle persone con me. A quel punto si ferma e, gelida, ci chiede di spiegare il motivo per cui siamo qui e di togliere il pentacolo. Fa fatica a dire la parola "pentacolo", come se la infastidisse. Io parlo per primo ed evitando di dire il perché siamo qui, dato che sono stato portato esprimo la mia intenzione assoluta a non togliermi il pentacolo adducendo al fatto che lei è libera di parlare del suo dio senza infastidirmi e di portare il suo crocifisso come preferisce, ma che io sono libero di portare il mio simbolo sacro. Questa cosa la zittisce e si siede furiosa con noi. Comincia la lettura. Paiono essere preghiere, tra l'altro molto belle, di stampo cristiano. La lettura viene però interrotta quasi subito perché la tipa si alza di nuovo e riprende il discorso interrotto prima, facendo capire che si sentirebbe più a suo agio se ce ne andassimo. Così decidiamo di abbandonare la sala e tornare all'albergo.
Riprendiamo il tram di prima e mi trovo con un controllore donna, piccola, che mi chiede il biglietto. Sono in piedi, attaccato alle sbarre per sostenermi. Glielo mostro e lei mi fa notare che non è valido e che devo ripagarlo interamente. Le chiedo gentilmente se è totalmente impazzita dal momento che mi è stato emesso da un addetto sul mezzo e che non ho intenzione di ripagare 52 euro. Lo riprende in mano, lo mette in controluce e lo esamina ripetendo il verdetto: devo ripagare la cifra esorbitante. Discuto di nuovo e così il treno si ferma e lei mi chiede di scendere insieme con lei perché il controllore è lì e possiamo parlare con lui. Con noi viene anche il guidatore, un uomo con i baffi, grosso. Ci avviciniamo ad una panchina dove sono seduti sul poggiaschiena, con i piedi sul sedile, un gruppo di uomini che paiono egiziani. Lui indica uno di questi e gli dice che è stato lui ad emettere un biglietto falso. Io obbietto che non è così, dal momento che si trattava di un cingalese e che non era quella persona. Sta di fatto che pare ci sia qualcosa di sospeso tra loro perché viene portato lontano, vicino ad un cancello e qui il guidatore comincia ad incolparlo e poi a picchiarlo selvaggiamente. Mentre è a terra gli dà dei calci nella pancia. Cerco di fermarlo dicendo che sta facendo un errore e che comunque non è il modo ma vengo intimato di starne fuori. In quel momento arriva una macchina con gli amici dell'egiziano che scendono con intenzione di uccidere l'uomo con dei coltelli. A quel punto capendo la situazione mi allontano per non rimanere coinvolto e con me anche il controllore, la donna. Attraverso i binari davanti alla panchina e noto che il mezzo è partito senza di me. È notte fonda e io scendo delle scale per darmi alla macchia mentre l'uomo viene accoltellato. Il mio pensiero va a cercare il telefono per poter avvisare qualcuno appena mi metto al sicuro ma in quel mentre arriva un motorino con su uno dei compagni dell'uomo picchiato che cerca di fermarmi e minaccia di uccidermi.
Lo faccio ragionare spiegandogli nuovamente cosa è successo e dichiarandomi estraneo ai fatti, dal momento che ritenevo che l'autista avesse incolpato la persona sbagliata e che ha agito in modo estremo e gli dico che l'unico desiderio che ho è tornare a casa da mio figlio. A quel punto l'uomo riconosce la mia innocenza ed estraneità ai fatti e mi lascia andare. Sento il bisogno di benedirlo in ringraziamento ma mentre lo faccio mi chiedo se è giusto benedire nel nome della mia divinità una persona che sarebbe stata in grado di uccidermi.
In ogni caso cerco di allontanarmi il più in fretta possibile e mi rimetto sulla strada, sta albeggiando. Passa un autobus, cerco di fermarlo per salire ma questo tira dritto. Non so nemmeno dove mi trovo. Ho una forte sensazione di angoscia. L'autobus però torna indietro e mi aspetta. Salgo e guardo finalmente il telefono. È in silenzioso per via della manifestazione cui abbiamo assistito e noto che ci sono svariate chiamate di varie persone ma non di qualcuno di cui mi aspettavo che mi cercasse dal momento che era con me all'andata. A quel punto mi sveglio di colpo con una forte sensazione di angoscia.


Sono in una vacanza organizzata con degli amici pagani e il tour prevede la visita di un luogo di forte impatto cristiano per assistere alla lettura di alcune poesie o preghiere. Non molto convinto di partecipare ad una cosa così non mi tiro comunque indietro e prendiamo un treno del tutto simile ad un tram per andarci, dove si paga il biglietto a bordo. A farmi il documento di viaggio che mi costa 52 euro andata e ritorno e un uomo cingalese, magrissimo in volto.

Il sogno comincia con una macro-ambientazione poco definita, che si limita ben presto in una micro ambientazione tipica del viaggio. Non vi sono elementi riportati del treno-tram che permette al sognante lo spostamento che lo rendano meno anonimo di un mezzo pubblico qualunque, l’attenzione si sposta piuttosto su una persona in particolare. Abbiamo un “uomo cingalese, magrissimo in volto”. Un esempio classico di classe disadattata, almeno in Italia. E’ interessante interpretare il ruolo del cingalese all’interno della trama del sogno, se non altro perché in un contesto reale sarebbe quanto meno strano dover pagare il biglietto di un treno o di un autobus da un lato direttamente a bordo, soprattutto per una somma così alta, dall’altro ad una persona evidentemente extracomunitaria. Non credo sinceramente, conoscendo il soggetto sognante, che possano essere implicate ideologie razziste, per cui tutto mi porta a pensare che il cingalese rappresenti semplicemente l’estraneo, inteso come il diverso da me” o, meglio ancora, il non conosciuto.
Il dover pagare qualcosa molto oltre il suo effettivo valore solitamente rappresenta l’aver fatto delle scelte non di buon grado. In questo caso tali scelte possono essere riconducibili all’ambito della formazione o dell’apprendimento in generale.

Arriviamo sul posto e pare essere un vecchio maniero o comunque un'abbazia. Entrando incontriamo un cantante rock famoso italiano che conosco personalmente e che è noto per un carattere molto infuocato e per non aver problemi a dire quello che pensa anche in tv. Ha degli occhiali da sole e sta dicendo peste e corna di ciò che ha visto. È in quel momento che mi accorgo che, scendendo, siamo tutti vestiti con le tuniche da celebrazione.

La guest star e le sue invettive contro la situazione non andrebbero visti come un messaggio ulteriore del sogno, anzi sono propensa a pensare che il ruolo di questo cantante all’interno del sogno non sia altro che la rappresentazione della contrarietà del sognante alle ideologie religiose espresse nell’abbazia/maniero. E’ facile che questo sia solo un risvolto inconscio, dato che il soggetto nella vita reale ha imparato ad accettare anche se non condividere dette ideologie religiose. Dunque un simpatico scherzo dell’Io inconscio, sicuramente più ribelle dell’Io conscio.

Arrivati nel seminterrato ci sediamo sotto una finestra con le sbarre. La camera ha una parete che divide dalle scale e che si apre su un piccolo studio dove c'è una scrivania illuminata da una luce da tavolo, dietro la quale si siede una donna giovane che sembra dover leggere un libro. Una ragazza molto eccitata la presenta con parole intense come se fosse un'occasione particolarmente speciale e continua a fare riferimento al dio cristiano e a Gesù, come un predicatore protestante.
Tutto finché non le cade l'occhio sul mio pentacolo e su quello delle persone con me. A quel punto si ferma e, gelida, ci chiede di spiegare il motivo per cui siamo qui e di togliere il pentacolo.


La scena madre del sogno si apre, è interessante notare che per un certo periodo di tempo tutto “fila liscio”, ovvero il sognante e le persone con lui non si distinguono dalla folla.
Ma quando il particolare “DIVERSO” esce fuori e diventa visibile lo scontro non tarda ad arrivare. Psicologicamente c’è una inversione di ruoli, se prima l’estraneo era il bigliettaio cingalese, ora è il protagonista stesso, assieme ai suoi compagni di viaggio che vengono additati come diversi. E la nuova situazione provoca anche forte disprezzo, anche a livello non molto conscio, da parte della ragazza “leader”, che diventa antagonista del sognante.

Fa fatica a dire la parola "pentacolo", come se la infastidisse. Io parlo per primo ed evitando di dire il perché siamo qui, dato che sono stato portato esprimo la mia intenzione assoluta a non togliermi il pentacolo adducendo al fatto che lei è libera di parlare del suo dio senza infastidirmi e di portare il suo crocifisso come preferisce, ma che io sono libero di portare il mio simbolo sacro. Questa cosa la zittisce e si siede furiosa con noi.

E’ interessante notare come il simbolo incarni una paura quasi atavica nell’antagonista, che addirittura ha difficoltà a pronunciare il suo nome. Ma, ahimè, persino nel sogno, terra fertile di inconscio e voli di fantasia, anche proibiti, la mente del pensante fa bene la sua parte, fin troppo, utilizzando la diplomazia, che di inconscio non ha niente, per placare i toni e esporre le proprie ragioni.
Questa condizione è, passatemi il termine, un tantino preoccupante: imporre la propria ragione anche all’interno di un sogno significa bloccare il proprio sé nelle costrizioni imposte anche in un terreno in cui potrebbe sfogarsi. E’ importante, per una persona equilibrata, lavorare per lasciare il sonno luogo della fantasia non limitata. E’ una valvola di sfogo non indifferente, molto preziosa.

Comincia la lettura. Paiono essere preghiere, tra l'altro molto belle, di stampo cristiano. La lettura viene però interrotta quasi subito perché la tipa si alza di nuovo e riprende il discorso interrotto prima, facendo capire che si sentirebbe più a suo agio se ce ne andassimo. Così decidiamo di abbandonare la sala e tornare all'albergo.

Anche in questo caso la diplomazia viene utilizzata per il “quieto vivere” e non permette all’estro del sognante di reagire con violenza o altro tipo di provvedimento. Questo però può essere visto come azione necessaria per passare alla seconda parte del sogno.

Riprendiamo il tram di prima e mi trovo con un controllore donna, piccola, che mi chiede il biglietto. Sono in piedi, attaccato alle sbarre per sostenermi. Glielo mostro e lei mi fa notare che non è valido e che devo ripagarlo interamente. Le chiedo gentilmente se è totalmente impazzita dal momento che mi è stato emesso da un addetto sul mezzo e che non ho intenzione di ripagare 52 euro. Lo riprende in mano, lo mette in controluce e lo esamina ripetendo il verdetto: devo ripagare la cifra esorbitante.

L’escalation per “testare” la sopportazione del sognante continua. Il biglietto comprato a caro prezzo non è valido: il soggetto è costretto ancora una volta a far valere i propri diritti con le parole e con la ragione, ancora una volta il tutto si svolge in un ambiente dove normalmente ci si aspetta una razione diversa, meno ragionata e più impulsiva. Ancora una volta il campanello d’allarme: se non riesce a sbloccarsi e lasciarsi andare in sogno è probabile sia arrivato il momento di fare qualche piccola pazzia (innocente per carità), nella vita reale, per bilanciare questo bisogno incombente.

Discuto di nuovo e così il treno si ferma e lei mi chiede di scendere insieme con lei perché il controllore è lì e possiamo parlare con lui. Con noi viene anche il guidatore, un uomo con i baffi, grosso. Ci avviciniamo ad una panchina dove sono seduti sul poggia schiena, con i piedi sul sedile, un gruppo di uomini che paiono egiziano. Lui indica uno di questi e gli dice che è stato lui ad emettere un biglietto falso. Io obbietto che non è così, dal momento che si trattava di un cingalese e che non era quella persona. Sta di fatto che pare ci sia qualcosa di sospeso tra loro perché viene portato lontano, vicino ad un cancello e qui il guidatore comincia ad incolparlo e poi a picchiarlo selvaggiamente. Mentre è a terra gli dà dei calci nella pancia. Cerco di fermarlo dicendo che sta facendo un errore e che comunque non è il modo ma vengo intimato di starne fuori. In quel momento arriva una macchina con gli amici dell’egiziano che scendono con intenzione di uccidere l’uomo con dei coltelli. A quel punto capendo la situazione mi allontano per non rimanere coinvolto e con me anche il controllore, la donna.

Ormai, come era prevedibile, neanche la ragione riesce a non far capitolare le cose, e così il non aver rischiato sin dall’inizio con una reazione più consona, ma nascondendosi dietro le parole, il sognante diventa colpevole della violenza perpetrata, per errore, su una persona innocente. Il messaggio, duplice è sempre più chiaro: da un lato il bisogno, ormai piuttosto disperato, di lasciarsi andare nella vita, oltre le costrizioni della ragione e della società, dall’altro il prendere in mano la propria vita e ridiventarne protagonista.

Attraverso i binari davanti alla panchina e noto che il mezzo è partito senza di me. È notte fonda e io scendo delle scale per darmi alla macchia mentre l'uomo viene accoltellato. Il mio pensiero va a cercare il telefono per poter avvisare qualcuno appena mi metto al sicuro ma in quel mentre arriva un motorino con su uno dei compagni dell'uomo picchiato che cerca di fermarmi e minaccia di uccidermi. Lo faccio ragionare spiegandogli nuovamente cosa è successo e dichiarandomi estraneo ai fatti, dal momento che ritenevo che l'autista avesse incolpato la persona sbagliata e agito in modo estremo e gli dico che l'unico desiderio che ho è tornare a casa da mio figlio. A quel punto l'uomo riconosce la mia innocenza ed estraneità ai fatti e mi lascia andare. A quel punto sento il bisogno di benedirlo in ringraziamento ma mentre lo faccio mi chiedo se è giusto benedire nel nome della mia divinità una persona che sarebbe stata in grado di uccidermi.

C’è una sorta di isolamento ora, rappresentazione dello senso di colpa e di profonda impotenza per la persona malmenata senza ragione. Isolamento che rende difficili anche le necessità ed i legami più basilari (l’incapacità di poter tornare dal proprio bambino, per esempio). E’ chiaro il rimando, nella vita reale ad una situazione sfuggita di mano che rischia di capitolare se non presa per tempo e magari con soluzioni piuttosto “alternative”.

In ogni caso cerco di allontanarmi il più in fretta possibile e mi rimetto sulla strada, sta albeggiando. Passa un autobus, cerco di fermarlo per salire ma questo tira dritto. Non so nemmeno dove mi trovo. Ho una forte sensazione di angoscia. L’autobus però torna indietro e mi aspetta. Salgo e guardo finalmente il telefono. E’ in silenzioso per via della manifestazione cui abbiamo assistito e noto che ci sono svariate chiamate di varie persone ma non di qualcuno di cui mi aspettavo che mi cercasse dal momento che era con me all’andata. A quel punto mi sveglio di colpo con una forte sensazione di angoscia.

Anche il risveglio, che avviene con profonda agitazione (il sognante parla di angoscia), conferma l’interpretazione, e viene confermata anche la necessità di una soluzione poco “scontata” al problema del sognante nella sua vita reale, non sono infatti gli amici stretti, o coloro che hanno condiviso con lui il viaggio onirico a cercarlo, ma persone che lui non si sarebbe aspettato.