Ero una piccola creatura nel cuore
Prima di incontrarti,
Niente entrava e usciva facilmente da me;
Eppure quando hai pronunciato il mio nome
Sono stata liberata, come il mondo.
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti.
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri.
Stupidamente sono scappata da te;
Ho cercato in ogni angolo un riparo.
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito.
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto.
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto.
Restituendomi
Al tuo abbraccio.
Mary-Elizabeth Bowen
sezione a cura di Bardo
Capitolo 1: Sciamanesimo in pillole – Antropocultura sciamanica
Questo capitolo fornisce una base nozionistica sullo Sciamanesimo: le sue radici, i suoi perché, i principi fondanti e le caratteristiche, più qualche primo consiglio di approccio.
Partiamo da un’analisi della parola stessa.
La nostra etimologia purtroppo non ci aiuta molto: la parola “Sciamano” sembra derivare dal sanscrito sramana (diventato šaman o samana in altri idiomi), con il significato di “monaco”; utile è però la presenza della radice “sa”, che nel ceppo linguistico indoeuropeo è legata al concetto di conoscenza (“sapere”, “saggezza”). Presso i Tungus siberiani, invece, il termine significa “colui che vede nel buio attraverso il Cuore (o )”.
Di fatto, con Sciamanesimo ci si riferisce ad un sistema religioso-culturale che potremmo definire come il più antico conosciuto: trentamila anni fa, le società matriarcali e gilaniche sparse per il mondo si basavano su un sistema di questo tipo. L’unico continente a fare eccezione è l’Africa, che ha generalmente prediletto la figura dello “Stregone” a quella dello Sciamano (le due figure, tuttavia, presentano molte analogie: come lo Sciamano, lo Stregone attinge dall’Oscurità, dal Caos, dalla Terra, piuttosto che dall’Ordine, dalla Logica e dalla Luce – come invece fa il Mago. È la differenza tra pensiero analogico e digitale, su cui ritorneremo spesso). A parte ciò, alla radice delle culture di tutto il Mondo si ritrova lo Sciamanesimo: presso gli antichi Celti, in Russia, Lapponia, in Oriente (Cina, Indocina, Corea, Giappone), Groenlandia, Siberia, Australia, America del nord e del sud (con le popolazioni degli indiani d’America come esponenti più famosi); elementi sciamanici si ritrovano nella cultura greca (come mostrano le storie di Tantalo, Prometeo, Medea, Calipso, e nelle pratiche dei Misteri Eleusini), e più tardi anche in quella romana (ad esempio i riti del Sanguem in onore della Magna Mater Cibele). Il termine “Sciamanesimo”, perciò, può coprire caratteristiche di culture fra loro molto differenti.
Quello che però può interessarci più delle differenze, sono le analogie.
Tutte le tradizioni sciamaniche nel mondo hanno al loro centro il culto della Madre Terra (non a caso lo Sciamanesimo trova grandi consensi nei movimenti Neopagani). Il culto del Femminino Sacro, dei Cicli Naturali e della Vita è di riscontro immediato, ed è stata la prima forma di credo per le aggregazioni umane. Così nello Sciamanesimo, la Madre Terra (famosa la figura della Dea andina Pachamama) è vista come centro vitale senziente, colei da cui tutto proviene e a cui tutto torna. Importante è la simbologia del Ventre Oscuro, dentro cui la Vita torna a generarsi, che è anche il luogo abitato dagli Spiriti Guida, gli Animali di Potere (ritorneremo su questo punto quando parleremo del Viaggio Sciamanico). Pachamama viene cultuata attraverso riti in cui si restituiscono alla Terra oggetti importanti o che non appartengono più, oppure con offerte fisiche od energetiche, a ringraziamento e contraccambio per il sostentamento ricevuto.
Comune è anche una visione dell’esistenza di tipo animista. Non può essere altrimenti, infatti: nello Sciamanesimo gli aspetti materiali si compenetrano sempre alla controparte animica. Tutto è animato dagli “Spiriti”, tutto vive e fluisce in comunione: la grande interconnessione dell’esistenza, al cui centro è la Madre Terra, porta ad un principio di “fratellanza” e rispetto per ogni forma, animata o inerte che sia. Nonostante il Divino sia perciò immanente, trova spazio anche un certo livello di trascendenza: proprio come la materia, che si trova a diversi livelli di aggregazione, dal più solido al più etereo, così gli Dèi (o Grandi Spiriti), sia antropomorfi che animali, incarnano aspetti materiali, ma anche qualità più astratte quali la furbizia, il coraggio, eccetera.
Altri punti in comune sono la diffusione di pratiche come la Psiconavigazione (o Viaggio Sciamanico), la trance, ottenuta sia tramite la danza che tramite la musica, l’impiego di determinati oggetti di Potere, e il ricorso a tutto un bagaglio culturale erboristico e fitoterapico che va sotto il nome di Medicina Tradizionale (ricomprendiamo qui anche l’uso rituale di sostanze psicotrope). Alcune culture poi pongono l’accento più sulla musica e i canti, altre più sulle storie e la narrazione: qualunque sia il mezzo, l’arte di tramandare la conoscenza è trattata con grande rispetto. Molte conoscenze (ad esempio quelle sull’uso delle erbe) si dice provengano dalle piante stesse, che le hanno elargite agli Sciamani; molti racconti e leggende sono detti provenire dalla bocca degli animali; alcune melodie hanno il potere di attirare alcuni Spiriti, e si dice che siano proprio loro a insegnarle a coloro che ritengono degni. L’atto di tramandare viene sempre fatto col favore degli Spiriti, in particolare quelli degli Antenati.
Il ruolo dello Sciamano nelle comunità è riassumibile in questo: occuparsi della “metà oscura dell’Esistenza”, ossia del Mondo Invisibile, del Mondo dell’Anima. Da ciò scaturiscono una serie di compiti che declinano questa responsabilità: lo Sciamano è un mediatore; parla la lingua degli Spiriti e quella dell’Uomo, e viaggia tra i Mondi per fungere da tramite fra le diverse entità. E’ anche uno psicopompo, in quanto capace di accompagnare le Anime dei defunti nel loro cammino di ritorno al ventre di Pachamama. E’ un divinatore, in quanto è capace di interpretare i Segni; i metodi utilizzati variano dal lancio di ossa, delle Rune, di tipi di sassi e conchiglie, fino allo scrying, a seconda delle tradizioni. Ed infine è un guaritore, perché tra i suoi compiti principali vi è quello di preservare la Vita dei membri della sua comunità; attraverso la conoscenza delle erbe egli guarisce il fisico, ma ancor più importante è la guarigione delle afflizioni dell’Anima, che secondo lo Sciamanesimo sono le cause prime scatenanti dei malesseri fisici. Rientrano nei suoi compiti sociali anche il risolvere i problemi di scarsità di prede nella caccia, scarsità di pioggia/sole, infertilità, pestilenze: ciascun disagio è causato dallo sfavore degli Spiriti (che a sua volta può derivare da diverse cause). Lo Sciamano ha a quel punto dinanzi a sé varie opzioni: può ingraziarsi lo Spirito avverso, o spaventarlo, oppure ingaggiare un combattimento; non esiste una soluzione migliore delle altre o sempre valida, la scelta è contingentale.
Date tutte le sue funzioni e gli obblighi di responsabilità nei confronti della propria comunità, il titolo di Sciamano ha da sempre rappresentato uno status sociale privilegiato: agli Sciamani si tributavano offerte e si garantiva sostentamento, evitando loro di doversi distrarre dai propri compiti spirituali. Solo in pochi potevano aspirare al titolo di Sciamano: ciò poteva avvenire per “chiamata” (sovente per mezzo di un sogno), per elezione naturale (un qualche evento di natura eccezionale dimostrava le facoltà innate di un soggetto; spesso, l’iniziato attraversava una grande malattia debilitante od un disagio psichico, in seguito a cui “rinasceva” dotato di facoltà extra-ordinarie), oppure per selezione da parte di uno Sciamano in carica. Tuttavia, chiunque volesse diventare Sciamano necessitava di un apprendistato presso il titolare in carica. Quando questo moriva, e solo in quel momento, il titolo passava per eredità al prescelto. In caso di assenza di eredi, si procedeva per elezione naturale, attendendo un segno del Cielo che indicasse il nuovo incaricato. Sono rare le presenze di gruppi di Sciamani agenti congiuntamente all’interno di una singola comunità.
Alcune culture riconoscono solo Sciamani di sesso maschile; altre, invece, solo di sesso femminile (le Sciamane risultano essere le prime iniziate); altre ancora non fanno differenze di sesso. In molte tradizioni si parla di Berdache, o Two-Spirited Shamans: sono individui “abitati da due Spiriti”, uno maschile ed uno femminile contemporaneamente, per cui esibiscono attitudini di ambo i sessi, risultando particolarmente atti e ricettivi a ricoprire le molteplici funzioni sciamaniche.
La maggioranza delle tradizioni contemplano solamente un ruolo benefico e positivo dello Sciamano; si parla tuttavia dei cosiddetti “Black Shamans”, individui che agirebbero diversamente, col favore della notte. Poiché tuttavia il sistema sciamanico non contempla una reale “opposizione” alle forze del Tutto, si tratta comunque di soggetti che perseguono un sistema simile ma diverso rispetto a quello originario.
Quindi sì, nel macrocosmo sciamanico esistono molti microcosmi fra loro analoghi e differenti. Come approcciare un sistema culturale così vasto? Documentandosi, con reale umiltà e rispetto. E attendere che il Destino invii un Maestro: se lo Sciamanesimo è la nostra Via, prima o poi l’iniziazione arriva, in una delle forme descritte, portando con sé il miglior sistema culturale di riferimento. E’ assicurato.
Su una cosa mi sento di dare un consiglio: chi sentisse un’affinità con questa cultura, dovrebbe cominciare, oltre a documentarsi sulle nozioni, a lavorare sulle proprie percezioni. Lo Sciamanesimo opera con il mondo spirituale, con Leggi che esulano la spazio-temporalità e con le profondità dell’Inconscio: affinché si possa accogliere questa Via, occorre avere “occhi” allenati, pronti a rivolgersi con lo stesso acume sia fuori che dentro, e soprattutto serve sviluppare la capacità di pensare fuori degli schemi razionali della realtà fisica. Sviluppare –in breve– il pensiero laterale. Nei prossimi articoli approfondiremo tutti questi concetti ed alcune metodologie di approccio e di esercizio delle facoltà personali.