Ero una piccola creatura nel cuore
Prima di incontrarti,
Niente entrava e usciva facilmente da me;
Eppure quando hai pronunciato il mio nome
Sono stata liberata, come il mondo.
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti.
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri.
Stupidamente sono scappata da te;
Ho cercato in ogni angolo un riparo.
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito.
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto.
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto.
Restituendomi
Al tuo abbraccio.
Mary-Elizabeth Bowen
Archetipi Eroici
A cura di Bardo
Introduzione: In viaggio, alla scoperta dell’Eroe
Qualcuno si chiederà quale sia la necessità di enucleare un nuovo sistema di Archetipi, una volta affrontati quelli Divini. Come anzitempo detto, gli Archetipi sono ovunque: sono in ogni sistema, ogni esistenza, ogni manifestazione. Sono alla base di tutto, e sono al contempo conseguenza; causa prima ed effetto risultante. Essendo energie alla base della Creazione, è estremamente arduo bloccarli in un’unica immagine, univoca, ferma. Come diceva Lao Tsu, “Il Tao che può essere espresso con le parole non è l’Eterno Tao”. Possiamo avere delle impressioni degli Archetipi, possiamo riconoscerli, possiamo accettarli o rifiutarli, farli agire o fermarli. Ma l’Archetipo non può mai davvero essere afferrato del tutto. E’ come una luce abbagliante, o un’immagine effimera: può essere guardata solo con la coda dell’occhio, non direttamente, a viso aperto. E così è la percezione degli Archetipi: possiamo arrivarci lateralmente, attraverso varie strade che ci conducono ad essi, ogni volta diverse ma ogni volta in qualche modo uguali.
Nel corso dei miei studi ho incontrato due classificazioni di Archetipi che ho trovato si completassero particolarmente bene e che assieme dessero un quadro quanto più completo ed esaustivo della varietà umana. Gli Archetipi Divini, trattati nell’altra sezione, possiamo definirli come “immanenti”: attengono alla sostanza del nostro Sé, sono più “fissi” se vogliamo. Gli Archetipi Eroici, che andremo a incontrare in quest’altro interessantissimo viaggio, li possiamo di contro definire “contingenti”: attengono più alla forma che noi assumiamo, sono legati più alle contingenze appunto, ai diversi momenti della nostra vita, o alle diverse situazioni che ci vedono cambiare di volta in volta. Mi piace usare la metafora del riflettore: l’Archetipo Divino (o la somma di essi che ci compone) è la luce, mentre l’Archetipo Eroico è la sagoma che mettiamo di fronte al riflettore, che dà la forma a ciò che viene proiettato – cioè noi nel mondo.
Ed in fondo, non è un caso che Dèi ed Eroi si completino vicendevolmente: mentre gli Dèi siedono sui loro scranni immobili, immutabili e intoccati dal tempo, gli Eroi corrono attraverso mille peripezie ed avventure, superano ostacoli, si rafforzano, crescono, cambiano. Sono come le due gambe del compasso, che assieme tracciano il cerchio perfetto. Così lavorano questi due sistemi archetipici: se uno ci definisce intimamente, nel nostro centro, l’altro ci inquadra nel momento storico in cui ci troviamo. La lettura incrociata dei due ci offre una risultante che vedrete, ha dell’incredibile.
Abbiamo quindi già spiegato perché l’Eroe: perché è la metafora dell’uomo che si evolve, che attraversa la vita e cambia, e cambiando se stesso cambia il mondo intorno a sé. Il Viaggio dell’Eroe è forse il padre di tutti gli Archetipi, la rappresentazione dell’esistenza e del suo percorso spiraliforme. Possiamo suddividere il viaggio eroico in tre momenti principali: la Preparazione, il Viaggio vero e proprio e il Ritorno (anche detti Partenza, Iniziazione/Discesa e Ritorno). Se provate a fare mente locale ogni storia mai narrata, dalle favole ai poemi epici più antichi, porta in sé il germe del viaggio eroico. Proviamo a ripercorrerlo attraverso una disanima delle tappe che lo compongono.
L’Eroe non è che un semplice giovane, ignaro, quando tutto comincia. L’idillio del suolo natio, il locus amoenus della casa/patria/villaggio (appartenente alla sfera del Mondo Ordinario) viene incrinato dal cosiddetto incidente iniziale: l’Eroe non può più rimanere, è spinto alla partenza. Si manifesta il fatidico richiamo all’avventura (che può essere introdotto da una figura di Mentore, il quale pone la sfida nelle mani del giovane). Dopo un iniziale rifiuto del richiamo (necessario per l’apprezzamento del rischio del viaggio), l’Eroe intraprende il cammino. Qui il Mentore entra in gioco a tutti gli effetti, preparando il protagonista all’avventura: gli fornirà oggetti magici (simbolo degli strumenti, le capacità per affrontare la vita) o lo farà cadere in trabocchetti per renderlo consapevole. Dopo questo incontro ne avviene un altro: quello con il Guardiano della Soglia, un personaggio (o un evento) con il compito di bloccare il passaggio al Mondo Straordinario a tutti coloro che non sono degni di entrarvi; accettata la sfida, l’Eroe deve dimostrare di esserne all’altezza. Una volta superata la prova e varcata la soglia, l’Eroe entra ufficialmente nel nuovo Mondo, quello Straordinario: qui incontra una serie di alleati e di nemici, verrà sottoposto a prove a cui dovrà sopravvivere per comprendere le leggi del Mondo Straordinario e crescere. Ma è soltanto con la Prova Centrale che l’Eroe si scontra con il suo Antagonista: scende nelle profondità della caverna del Drago (che metaforicamente è il dilemma interiore da risolvere) e affronta la morte. Sconfiggendo il Drago l’Eroe affronta la propria ombra, e con essa il suo punto debole, o “ferita” (è ciò che rende ogni Eroe umano, reale: il difetto o la mancanza che scatena la quest). Uscendo vincitore, ottiene la ricompensa, con la quale fa ritorno al luogo iniziale. Sulla via del ritorno affronterà un’ultima prova: il passaggio indietro, dal Mondo Straordinario a quello Ordinario (o “Resurrezione”). Superata questa, egli potrà portare l’elisir che guarirà l’incidente iniziale. L’Eroe potrà tornare a vivere nel suo mondo (ormai cambiato, non più quello iniziale), oppure scoprire che esso non gli appartiene più e intraprendere una nuova quest, che riapre le porte a un nuovo viaggio.
Questo riassunto all’essenziale è lo scheletro del percorso eroico, che con un minimo sforzo di immaginazione possiamo notare non si ritrova solo nelle storie narrate, ma anche nei nostri percorsi quotidiani. L’esercizio di traslare persone e situazioni dentro i ruoli e i tòpoi del Viaggio dell’Eroe ci aiuta a comprendere la funzione di ciascun elemento, ridimensionare gli ostacoli e trovare le soluzioni adeguate per portare avanti la nostra evoluzione.
Ma scendendo a un livello più profondo, nascosti all’interno dei ruoli funzionali del racconto, troviamo i dodici Archetipi, così come individuati dalla psicologa Carol S. Pearson. Come accennato all’inizio, si tratta di Archetipi contingenti, legati cioè a diverse fasi, momenti del nostro percorso. E proprio per questo sono esemplarmente suddivisibili secondo le tre fasi del Viaggio dell’Eroe: la Preparazione, il Viaggio e il Ritorno rappresentano psicologicamente i tre stadi della nostra coscienza, l’Io, lo Spirito e il Sé.
Nella prima fase, la Preparazione, costruiamo il nostro Io, il contenitore della nostra esistenza: siamo nel momento in cui è necessario tracciare una linea tra ciò che siamo noi e ciò che è esterno, e stabilire una relazione sana tra i due emisferi; tracciare la linea sottile tra il soddisfacimento dei nostri bisogni e il rispetto per quelli altrui. Gli Archetipi che vi risiedono sono “immaturi”, diretti, assai viscerali perché espressione primigenia dei nostri bisogni: l’Innocente, il bambino magico e puro dalle infinite potenzialità, l’Orfano, la creatura indifesa e abbandonata, il Guerriero, colui che combatte per affermare la propria causa, l’Angelo Custode, anima sensibile al servizio degli altri.
Durante il Viaggio ci spostiamo nella zona dello Spirito. E’ questo il territorio dell’incognito Mondo Straordinario, dove tutto può accadere, non a caso si tratta della zona coincidente con lo junghiano Inconscio Collettivo, sede dell’archivio di tutto il potenziale umano. In un’ottica sciamanica, ci troviamo nel Mondo di Sotto, dimora degli Spiriti Animali, proprio il luogo in cui avvengono le trasformazioni che, con il Viaggio Sciamanico (in tutto e per tutto coincidente con quello eroico), vengono portate in superficie nel Mondo di Mezzo. In questa fase, la necessità è agire, entrare in contatto, trasformare, scontrarsi: è il fulcro dell’azione, che ci dice che c’è ancora strada da fare prima di poter consolidare; ma è anche il momento di costruire una struttura che aiuti a comprendere ciò che accade intorno a noi. Gli Archetipi che troviamo qui sono in pieno dinamismo: il Cercatore, ispirato dalla ricerca della trascendenza, il Distruttore, che spezza le catene del peso del superfluo, l’Amante, che fonde il suo essere con quello di un altro trasformandosi in qualcosa di nuovo, il Creatore, che finalmente esprime se stesso nel mondo attraverso la sua opera.
Nella fase del Ritorno, siamo infine nella sfera del Sé: il Sé è il raggiungimento di una reale, solida identità; l’accettazione del paradosso dell’esistenza. Gli Archetipi che ivi dimorano sono più strutturati e “pesanti”: il Sovrano, padrone della propria vita e sapiente amministratore del proprio Regno, il Mago, l’alchimista in grado di portare cambiamento ed evoluzione, il Saggio, discernitore della verità e dissipatore di illusioni, e infine il Folle, che vive appieno il qui e ora con gioia profonda e senza preoccupazioni.
Questi dodici Archetipi possono essere letti in sequenza, si può avere esperienza di ciascuno di essi in successione nel corso della propria vita oppure attivarne solo alcuni, mentre altri rimangono negati o in stadio potenziale. La nostra visione del mondo è filtrata attraverso l’Archetipo che domina la nostra esistenza in un dato momento: una persona guidata dal Guerriero vedrà sfide e battaglie, dove un Orfano vedrà oppressioni e dolore, o un Folle situazioni comiche e bizzarre. Uno stesso evento può avere su di noi impatti differenti a seconda della presenza archetipica con cui lo affrontiamo.
Capita – come anche per gli Archetipi Divini – che una delle dodici immagini prenda il sopravvento sulle altre in determinati momenti o situazioni. Si parla in questo caso del lato Ombra dell’Archetipo: emergono le qualità pesanti, che portano all’involuzione. Da notare, è che il comparire dell’Ombra avviene quando l’Archetipo viene frustrato e ha bisogno di esprimersi: la soluzione quindi non è mai la repressione, ma al contrario la liberazione e l’espressione delle qualità genuine di cui l’Archetipo è portatore. Sono queste le chiavi per bloccare il circolo vizioso e attivarne uno virtuoso.
Come si libera un Archetipo? Occorre coltivarlo, entrare in contatto profondo con esso. Spesso gli Archetipi si manifestano nell’onirico, quindi attraverso i sogni, le fantasie estemporanee: un’osservazione attenta di questi è un primo passo per l’avvicinamento. Ma anche attraverso le azioni concrete l’Archetipo si manifesta: programmarsi, quindi, ponendo l’attenzione su quelle che sono le reazioni inconsce di fronte ai problemi, può portarci dalla sfera del “reagire” alla sfera del “agire”, scegliendo noi con coscienza come vogliamo comportarci e riprogrammando di conseguenza il nostro inconscio. L’arte, la letteratura, sono anch’essi mezzi attraverso cui gli Archetipi parlano, quindi è possibile assorbirli o entrare in risonanza con essi attraverso opere, scritti e certamente anche film. Ma gli Archetipi vivono anche in determinati luoghi, a loro particolarmente affini: le biblioteche sono un ottimo luogo per sviluppare il Saggio, la palestra per il Guerriero, le associazioni di volontariato e le mense della Caritas per l’Angelo Custode, eccetera. Attraverso la frequentazione di questi ambienti e le energie/attività che sviluppano, i nostri Archetipi interiori entrano in risonanza e si attivano.
Ciascuno di noi è un Eroe, che compie il proprio Viaggio alla scoperta di sé e del mondo che lo circonda. La conoscenza degli Archetipi è l’oggetto magico forse più potente che possiamo portare con noi, per affrontare consapevolmente la nostra strada che, a forma di spirale, ci condurrà alla piena realizzazione e alla felicità.
Costruiamo quindi questo percorso, affrontando nel dettaglio tutti gli Archetipi Eroici, secondo la loro naturale successione.
Archetipo | Obiettivo | Paura | Problema (Drago) | Ombra | Arma Evolutiva | Virtù (Dono) |
Innocente | Restare al sicuro | Di essere abbandonato | Lo nega/cerca di essere salvato | L'Ingenuo. Accecato dal diniego, che gli impedisce di riconoscere ciò che sta realmente succedendo. | Fedeltà, discernimento | Fiducia, ottimismo |
Orfano | Ritrovare la sicurezza | Di essere sfruttato | Lo subisce soffrendo | La Vittima. Dà agli altri la colpa delle proprie mancanze o dello stato in cui si trova. | Analizzare il dolore dopo averlo patito | Interdipendenza, realismo |
Guerriero | Vincere | Di essere debole | Lo affronta, lo uccide | Il Mercenario. Utilizza la propria forza per scopi personali, senza curarsi della morale o dell'etica. Costantemente in atteggiamento di sfida. | Combattere solo per ciò che conta | Disciplina, coraggio |
Angelo Custode | Aiutare gli altri | Di essere egoista | Si prende cura del Drago o di quelli a cui esso nuoce | La Crocerossina. Soffre, e controlla gli altri facendoli sentire colpevoli. È in "dipendenza da pazienti" da poter accudire. | Dare senza menomare se stesso o gli altri | Compassione, generosità |
Cercatore | Creare una vita o un modo di essere migliori | Del conformismo | Lo rifugge | Il Perfezionista. Sempre teso a essere all'altezza di un traguardo impossibile o a trovare la soluzione "giusta". Non è mai pronto a impegnarsi a realizzare qualcosa. | Essere fedele alla propria natura più profonda | Autonomia, ambizione |
Distruttore | Metamorfosi | Dell'annienta-mento | Permette al Drago di ucciderlo | Il Sadomasochista. Incastrato in comportamenti autolesionisti (dipendenze, meccanismi di autosabotaggio) e/o che ledono gli altri (stupro, assassinio…) | Lasciar andare | Umiltà |
Amante | Essere felice | Di perdere l'amore | Lo ama | La Sirena/Il Seduttore. Coloro che distolgono gli altri dalla propria ricerca e che usano l'amore ai fini di conquista. Anche coloro che sono dipendenti dai rapporti. | Seguire ciò che lo rende felice | Passione, impegno |
Creatore | Identità | Della non autenticità | Rivendica il Drago come parte di sé | Lo Scienziato Pazzo. Dominato dall'ossessività, schiacciato dall'infinito delle possibilità e incapace a lavorare appieno su una cosa fino in fondo. | Autocreazione, autoaccettazione | Individualità, vocazione |
Sovrano | Ordine | Del caos | Ne trova un uso costruttivo | Il Tiranno. Il malvagio, che controlla tutto e tutti e bandisce dal proprio Regno tutto ciò che non lo rispecchia (uccidendo così il cambiamento). | Assumersi tutta la responsabilità della propria vita | Responsabilità, controllo |
Mago | Trasformazione | Della magia negativa | Lo trasforma | Lo Stregone Malvagio. Trasforma le scelte positive in negative, sminuendo gli altri (o sé stesso) e sabotandone il potere. | Sintonizzarsi col Cosmo | Potere personale |
Saggio | Verità | Dell'inganno | Lo trascende | Il Giudice. Impietoso, freddo, razionale, incasella gli eventi e le persone bollandoli con delle etichette che sentenziano la morte della loro essenza. | Raggiungere l'illuminazione | Saggezza, distacco |
Folle | Gioia di esistere | Della mancanza di vitalità | Lo prende in giro | Il Pazzo. Il ghiotto, l'infingardo, il libertino, completamente dominato dagli istinti del corpo, privo di dignità o autocontrollo. | Fede nella vita | Gioia, libertà |