Ero una piccola creatura nel cuore
Prima di incontrarti,
Niente entrava e usciva facilmente da me;
Eppure quando hai pronunciato il mio nome
Sono stata liberata, come il mondo.
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti.
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri.
Stupidamente sono scappata da te;
Ho cercato in ogni angolo un riparo.
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito.
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto.
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto.
Restituendomi
Al tuo abbraccio.
Mary-Elizabeth Bowen
Dio di Danze
Dagli Inni Omerici
"Musa, tu dimmi del figlio diletto di Ermes,
dal piede di capra, bicorne, di strepiti amante;
che per valli alberate è solito errare
con ninfe danzanti. Esse le cime rupestri
percorrono Pan invocando, dei pascoli il dio
che ha folta la chioma, irsuto signore
di tutte le alture nevose, dei monti sublimi,
dei sentieri sassosi. Egli vaga
qua e là per boscaglie intricate:
ora lo attraggono i rivi sonori,
ora, salito per irti dirupi,
siede e contempla dall'alto le greggi.
Spesso le grandi biancastre montagne
attraversa di corsa; spesso per colli
con l'acuta sua vista scorgendo le fiere,
le uccide spingendole a caccia; talora
lasciando la caccia al tramonto
modula suoni sereni su fistula tenue;
non vincere può le sue melodie
l'uccello che manda dai rami il lamento
a primavera fiorita, un canto con voce
più dolce del miele intonando.
Vagano allora con lui le ninfe montane,
danzano presso le cupe sorgenti
e cantano, e l'eco in debole gemito
risuona sfiorando la vetta del monte.
Il dio conduce la danza, coperto
il dorso con pelle fulvigna di lince,
del canto soave godendo nel cuore,
su morbido prato, fiorito di croco
e d'aulente giacinto con l'erbe mischiati.
E celebrano il canto gli dèi beati d'Olimpo;
del rapido Ermes narran le gesta
famose: com'egli un araldo veloce
sia per tutti gli dèi, come giunse in Arcadia
ricca di fonti, madre di greggi,
là dove il nume possiede il tempio cillenio.
E là, benché dio, pasceva le greggi lanute
presso un mortale: perché desiderio fioriva
languido in lui di giacere in amore
con Driope, fanciulla dai riccioli belli.
E si strinse con lei nella gioia d'amore.
Ed ella poi generò nelle stanze un figliuolo
a Ermes diletto, un prodigio a vedersi.
col piede di capra, bicorne, strepente,
e dolce ridente: fuggì la nutrice
il fanciullo lasciando atterrita alla vista
di quel volto selvaggio e barbuto.
Ma sùbito Ermes lo prese in sue braccia
benevolo: godeva nell'animo il dio.
E avvolto il fanciullo con pelle villosa
di lepre montana, salì alle sedi dei numi:
presso Zeus lo depose e degli altri immortali,
e suo figlio mostrò: allegri ne furono i numi
tutti, e più d'ogni altro Dioniso
amante dell'orgia furente; e Pan lo chiamarono
perché il cuore allietava di tutti".