The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

BASTONE

STORIA

Troviamo il bastone in moltissime iconografie. Nel Vecchio Testamento ad esempio: [16]Poi il Signore disse a Mosè: [17]«Parla agli Israeliti e fatti dare da loro dei bastoni, uno per ogni loro casato paterno: cioè dodici bastoni da parte di tutti i loro capi secondo i loro casati paterni; scriverai il nome di ognuno sul suo bastone, [18]scriverai il nome di Aronne sul bastone di Levi, poiché ci sarà un bastone per ogni capo dei loro casati paterni. [19]Riporrai quei bastoni nella tenda del convegno, davanti alla testimonianza, dove io sono solito darvi convegno. [20]L'uomo che io avrò scelto sarà quello il cui bastone fiorirà e così farò cessare davanti a me le mormorazioni che gli Israeliti fanno contro di voi».
[21]Mosè parlò agli Israeliti e tutti i loro capi gli diedero un bastone ciascuno, secondo i loro casati paterni, cioè dodici bastoni; il bastone di Aronne era in mezzo ai loro bastoni. [22]Mosè ripose quei bastoni davanti al Signore nella tenda della testimonianza. [23]Il giorno dopo, Mosè entrò nella tenda della testimonianza ed ecco il bastone di Aronne per il casato di Levi era fiorito: aveva prodotto germogli, aveva fatto sbocciare fiori e maturato mandorle. [24]Allora Mosè tolse tutti i bastoni dalla presenza del Signore e li portò a tutti gli Israeliti; essi li videro e presero ciascuno il suo bastone. (Numeri 17:16-24).

Ma interessante è anche il fatto che fa notare Margaret Murray nel suo "Il Dio delle Streghe": Mosé era in possesso di un bastone, o una bacchetta/verga che aveva poteri prodigiosi. "Si diceva che era stata creata il sesto giorno, cioè nel giorno in cui furono create le cose più importanti. Era stata data ad Adamo e da lui era passata ad Enoch, Sem, Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe e poi al Faraone, a cui l'aveva rubata Ietro che l'aveva piantata nel suo giardino. Ietro aveva promesso che avrebbe dato in sposa sua figlia Sefora all'uomo che sarebbe riuscito ad estrarla dalla terra. Poiché su di essa era inciso un Nome Ineffabile era impossibile estrarla fincé non ci riuscì Mosè che sapeva il nome. Era stata costruita con il legno dell'Albero della Vita e in seguito divenne la trave trasversale della Croce."
Si consideri inoltre che Mosè, sempre secondo le sacre scritture, dopo essere fuggito dall'Egitto in seguito all'omicidio e dopo aver ottenuto il perdono divino, ricevette in dono un serpente che si trasformo in bastone e precise istruzioni dal suo dio, mostratosi a lui come un roveto ardente che germogliava continuamente. Lo stesso prodigio avvenne anche innanzi al Faraone, nella sua richiesta di liberare il popolo ebreo in schiavitù. Il suo bastone si tramutò in serpente. I maghi del Faraone lo tacciarono di illusionismo e ottennero lo stesso effetto incantando delle corde, ma il serpente ottenuto dal bastone di Mosé mangiò quelli dei maghi di corte. Lo stesso bastone venne usato sempre da Mosé per aprire le acque del Mar Rosso e permettere al suo popolo di raggiungere la "Terra Promessa".
Troviamo il Tyrso nelle mani delle baccanti, o il bastone "pastorale" tra le mani del Sommo Pontefice Vaticano. Il bastone quindi è segno di guida oltre che di saggezza e potere. Un potere chiaramente fallico.
Troviamo il bastone in molte altre iconografie. Giano, il più antico dio italico di cui si ha conoscenza, aveva il bastone e la chiave, in quanto era a guardia delle porte, dei cancelli, degli inizi. Ma anche i Bellonari, i sacerdoti della dea romana Bellona, detta anche la Contesa Furente, usavano lanciare il bastone per dichiarare guerra. Questa tradizione inizialmente era riservata ad una lancia di legno di corniolo ed è stata modificata col tempo. Un bastone è nelle mani di Hermes, il caduceo, con due serpi che dopo due spire si affrontano e sulla cima una sfera con due ali spalancate. Fu un dono di Apollo; quando si trovava in Arcadia, vedendo due serpenti che lottavano gettò il bastone nel mezzo e loro si appacificarono avvolgendosi sopra di esso e rappresentava il suo ruolo di diplomatico e pacificatore. Ma un altro bastone è anche quello di Esculapio, il signore della medicina, che di serpe ne ha una soltanto.
 

COS'È?

Il Bastone è uno strumento di potere antichissimo, sacro al Dio ed associato al fuoco. Ha un ruolo molto importante nel rituale magico, e il suo riscontro è antichissimo.
È usato in genere per l'evocazione degli elementi. Il Sacerdote lo picchia a terra per ogni punto cardinale.
Secondo la tradizione druidica dovrebbe essere ramo di un noce che non ha mai generato frutti, quindi un albero giovane. In genere basta un legno alto quanto voi. L'altezza dipende da una questione puramente tecnica. Quando si cammina in montagna e ci si aiuta camminando, in salita si tende a puntare il bastone e se è troppo basso, nel caso dovessimo scivolare in avanti, rischieremmo di ferirci il volto.
Il bastone in realtà può essere ricavato da qualsiasi albero con cui avete creato una connessione. Alcuni alberi possono essere addirittura essere sradicati interamente quando giovani per ricavarne un bastone. Da quello che ho imparato anche parlando con altre persone, il bastone ha un preciso modo in cui va tenuto. Tenendo in considerazione il fatto che - così sopra come sotto - quello che vediamo dell'albero è pari a quello che è cresciuto sottoterra, l'albero ha una connessione con la terra e con l'aria. Il bastone quindi va tenuto al contrario, ossia la parte che è stata a contatto con la terra deve essere verso l'alto, mentre la parte più affusolata o comunque quella che terminava con i rami deve poggiare a terra. Questo perché il potere spirituale è infero, quindi deve stare legato alla mente.
Alcune tradizioni consentono di incastrare sulla cima del bastone una fonte luminosa come una candela o anche delle con campanelle (associando quindi lo strumento all'aria) per attirare le energie positive. Secondo altre tradizioni dovrebbe avere due rami alla sua estremità che rappresentino le corna (simbolo dei Dio). Non c'è una vera e propria distinzione.
Nel caso della scelta di un ramo, secondo alcuni questi non dovrebbe mai cadere a terra, durante l'operazione di "taglio", quindi è preferibile sempre cercare a terra se trovate quello che vi serve. Nel caso dobbiate tagliare il vostro ramo dalla pianta ancora viva, ricordatevi sempre di chiedere il permesso (e attendere la ovvia risposta... lo saprete se dice di no) e di ringraziare con doni (miele o latte) alle radici (alcuni usano il fertilizzante, ma vi rimando al paragrafo del come si costruisce).
Il bastone è riconosciuto in tantissime tradizioni come emblema di saggezza e profezia, e ancora adesso un vecchio con un bastone nodoso rappresenta conoscenza e saggezza. Durante il periodo dei disordini, nel tardo medioevo, quando l'inquisizione faceva cadere le teste, questo veniva nascosto nella scopa, in modo da poterlo camuffare da strumento di uso quotidiano.
 

COME SI COSTRUISCE?

Secondo la tradizione druidica la raccolta del bastone andrebbe fatta in luna piena, di mercoledì ad un orario preciso della notte. Ovvio che non sempre questo ci è possibile perché bisognerebbe attendere quando la luna piena cade di mercoledì. Questo aspetto viene quindi spesso lasciato correre. La personalizzazione e la consacrazione dello strumento è peculiare. Alcuni preferiscono tenerlo con la corteccia (per protezione del bastone), altri invece la tolgono (in questo caso consiglio sempre di spalmarlo di olio di oliva o olio di mandorle). Alcuni sentono il bisogno di incastonare una pietra sulla cima o di mettere un puntale di ferro alla base, di inciderlo con delle rune o di creare una impugnatura in cuoio o corda. Questi sono puri punti di vista.
La consacrazione del bastone segue la medesima via della bacchetta. I druidi infatti, come le streghe, usavano raccogliere entrambi i rami nella stessa notte.
Importante punto di vista da considerare è quello del "taglio", come abbiamo visto con la bacchetta, quindi ne riporto le informazioni. Prima di tagliare il ramo dalla pianta, è consigliato passare almeno una luna ad osservarla, a portarle doni (fertilizzante, acqua, miele, latte) e creare un legame con lei. In questo periodo seguente all'individuazione dell'albero, è possibile così capire se quella è o meno la pianta adatta e se è disposta a sacrificare un ramo per consentirci di costruire il nostro strumento. La scelta del ramo da tagliare non è fatta a caso, e il ramo non va tagliato con una motosega, ma con una sega apposta. Il taglio deve essere il più netto, preciso possibile e non deve mai toccare terra, altrimenti sarà inutile in quanto contaminato. Secondo la tradizione druidica infatti ciò è a terra è meno puro di ciò che vi sta sopra. Non per niente il vischio era sacro: non cresce che sui rami degli alberi, senza mai mettere radici nel terreno. Per non ferire l'albero in maniera eccessivamente negativa non bisogna lasciare un moncherino di ramo al tronco, dato che così favoriremmo le infestazioni di parassiti e germi che faranno ammalare la pianta e questa soffrirà: il taglio, ripeto, deve essere netto, non strappato e anche la corteccia non deve essere lasciata a penzolare, ma ben ripulita. Una ferita, per quanto netta, lascia scoperto il "sistema vascolare" (xilema e floema) della pianta, lasciando così una facile via d'entrata per virus, batteri, funghi e fitoplasmi. Inoltre sarebbe meglio pulire le cesoie con del disinfettante o acqua ossigenata prima di praticare il taglio perché molti di questi fitoplasmi sono sensibili a questi prodotti.
La scelta dell'albero da cui ricavare la bacchetta per tradizione comincia dopo il crepuscolo, in un mese autunnale o invernale (ossia quando gli alberi hanno le proprie energie rivolte alle radici) in luna piena nel giorno di mercoledì e a mezzanotte. Perché in questo periodo? Secondo ciò che la natura ci insegna, l'albero ha una proporzione di radici pari a quanti rami partono dal tronco, perciò, nei mesi in cui è pressoché "in letargo" la scelta è più rispettosa, dato che il sacrificio di un ramo per lui è meno "difficile", in quanto lo spirito dell'albero è alle radici, ossia sottoterra, come anche la linfa che scorre nei rami. Ciò non toglie che la richiesta vada effettuata e vada attesa la risposta. Una risposta che arriverà e che non deve essere ignorata.
Quando tagliare quindi? A seconda del tipo di pianta. Una volta individuata vi basta informarvi su quale è il periodo più adatto per la sua potatura, cercando di evitare, ovviamente e come si diceva, i momenti in cui sta buttando o fiorendo. La potatura dell'albero in un suo momento di attività non è fatale per la pianta, ma se non è abbastanza forte rischia di rallentare e ridurre la crescita per un lungo periodo.
Una volta effettuata la scelta e tagliato il ramo, si procede con un'offerta per aiutare l'albero a guarire della ferita infertagli. In genere si spalma del miele sul taglio per favorirne la rimarginazione, ma si parla di miele non centrifugato, quindi grezzo e ad alto contenuto di propoli e cera, ma in epoca moderna l'aiuto che gli si può dare è più facile: è possibile infatti fertilizzarlo alle radici con del concime, nutrirlo e donargli la nostra energia o anche usare una cera cicatrizzante apposta per le potature da spalmare nel punto del nostro intervento che ha la consistenza della plastilina e si secca all'aria.
Chi taglia da un albero crea un legame profondo con la pianta e questo legame non va spezzato. Bisognerà tornare alle sue radici a donargli acqua, concime e altre offerte, oltre che la nostra energia nei mesi e negli anni a venire.
 

SIMBOLISMO

La via del bastone, come simbolo iniziatico di "terzo stadio", ossia il ruolo di "maestro" ci riconduce all'anzianità. Troviamo il bastone nelle mani dei saggi e dei maghi, ricoprendo così un ruolo fondamentale del tutto dissimile dall'"arma" ma più come un simbolo di "sostegno". Chi necessita di un bastone per camminare significa che ha raggiunto una tale vetusta età da giustificare anche una saggezza derivata dall'accumulare degli anni. Il bastone nodoso quindi ci riporta ad un ruolo di antichità come invece il pastorale ci porta di nuovo al simbolo di "guida" spirituale. Infatti, come abbiamo visto, il bastone noto con quel nome è nelle mani del Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica di Roma, in quanto rappresentante di Dio in terra, quindi il "pastore"; ruolo riservato a Gesù Cristo, guida spirituale della religione cristiana.
Il bastone rappresenta quindi lo stadio finale della crescita iniziatica, il passo seguenta alla bacchetta e infatti, come simbolo di fuoco, è in pratica una bacchetta più lunga.
Ma il bastone è anche nelle mani dei maghi e degli stregoni. Ponendo quindi l'aspetto fantasy come un punto di vista, vediamo come nelle storie il cavaliere è sempre mediamente giovane. Serve una disciplina di alcuni anni per imparare a combattere correttamente con una spada. Il mago invece è sempre molto anziano, e questo perché per padroneggiare la magia è necessario uno studio di moltissimi anni, tanti che a volte non basta una vita intera. Il simbolismo del mago è infatti il bastone. Prendendo come esempio lo stregone più noto della cultura Fantasy, Galdalf, del romanzo di Tolkien, vediamo come lui possieda sia un bastone che una spada, ma come sia il bastone quello che usa per affermare il proprio potere nelle miniere di Moria contro il Balrog di Morgoth: "Sono un servitore del fuoco segreto e reggo la fiamma di Anor", dichiarando chiaramente la frase: "Tu non puoi passare!". E lo stesso Galdalf, rappresentato in modo molto interessante nella trasposizione cinematografica di Peter Jackson ha una sorte di morte/rinascita. Prima è un uomo scarmigliato, grigio, sporco e con un bastone selvaggio con radici verso l'alto e una pietra incastrata tra di esse e lotta contro un ex maestro, Saruman, vestito di bianco, che ha capelli lisci, pettinati e ha un bastone nero del tutto identico alla torre stessa di Isengard, squadrata e ordinata. Dopo morto ritorna alla vita vestito di bianco, pettinato, ordinato e con un bastone bianco che incarna entrambi i poteri, sia quello ordinato che quello caotico: è infatti liscio, ritto e nel pressi della sommità un intarsio che pare rappresentare delle radici ordinatamente intrecciate a mostrare una cavità dove è incastonata una pietra. Questo potere segna il perfetto dominio di sé: disciplina e ispirazione mescolate, caos e ordine portato solo dalla saggezza.