Ero una piccola creatura nel cuore
Prima di incontrarti,
Niente entrava e usciva facilmente da me;
Eppure quando hai pronunciato il mio nome
Sono stata liberata, come il mondo.
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti.
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri.
Stupidamente sono scappata da te;
Ho cercato in ogni angolo un riparo.
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito.
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto.
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto.
Restituendomi
Al tuo abbraccio.
Mary-Elizabeth Bowen
STORIA
Il nome del "Calderone" arriva dal latino Càlidus mediante la forma Caliderònem che significa "Grande Caldaia". In inglese è noto come cauldron, in francese chaudron e in spagnolo calderòn.
La tradizione del Calderone è celtica e lo lega al mito di Cerridwen, la dea-scrofa bianca, patrona della magia. Secondo la mitologia che lo riguarda, il calderone è simbolo di meta magica o spirituale. Questo soprattutto per il treppiede su cui dovrebbe essere appoggiato. La tradizione sostiene infatti che i piedi siano tre proprio perché rappresentino i tre doni dell'awen: ispirazione divina, saggezza e magia. La leggenda che lo tocca, di stampo iniziatico, narrata nel Mabinogion da Lady Charlotte Guest e tradotta dal Libro Rosso di Hergest, una miscellanea di varie composizioni poetiche gallesi, sostiene che Cerridwen, la quale viveva su un'isola al centro del lago Tegid insieme a suo marito Tegid Voel, avesse due figli opposti l'uno all'altro: Creidwy, una fanciulla bellissima e splendente il cui nome significa "luce splendente" e il povero Afagddu, che, al contrario, era bruttissimo e oscuro (il suo stesso nome dovrebbe significare Eterna Oscurità). Come ogni buona madre decise di rimediare alla disgrazia di aver avuto un figlio così brutto preparando una pozione che gli avrebbe donato (quanto meno) tutti e tre i doni dell'awen, per l'appunto saggezza, ispirazione e magia, compensando almeno in parte il povero Afagddu del torto subito dal destino.
Raccolto il necessario e seguendo una ricetta contenuta nel libro del mago Virgilio da Toledo, mise a cuocere le erbe magiche nel suo calderone a bagno nell'acqua di fonte per un anno e un giorno (questo era il tempo necessario), aggiungendo erbe di stagione non appena giungeva il momento. A mescolare il potente intruglio mise un ragazzo di nome Gwion Bach (Piccolo Innocente), figlio di Gwreang, che viveva nei pressi di Caereinion, raccomandandogli di non berne nemmeno una goccia.
Naturalmente la dea si assentò proprio quando la pozione era giunta ad adeguata macerazione, e tre gocce, bollendo, schizzarono sul pollice del ragazzo che, istintivamente, le mise in bocca.
Appena le sue labbra ebbero toccato le gocce, Gwion assorbì automaticamente i doni destinati a Afagddu, e fu colmato immediatamente da una grandissima conoscenza e saggezza, capendo così di essere in grave pericolo perché Cerridwen aveva meditato di ucciderlo non appena la pozione fosse stata pronta.
In un'altra versione meno "maschile" vediamo come Gwion rappresentasse l'iniziato e Cerridwen impose la presenza al calderone di nove donne che lo sorvegliassero durante il suo lavoro. Una notte la dea e le donne si appisolarono e Gwion ne approfittò per rovesciare il calderone e intingere le dita nel liquido versato, bevendone alcune gocce. Cerridwen, svegliata dal rumore si infuriò in modo terribile, poiché quel semplice gesto aveva in pratica privato a suo figlio il riscatto da lei preparato e il giovane si diede alla fuga inseguito da Cerridwen come una strega urlante. Gwion, grazie ai poteri acquisiti si trasformò in una lepre. La dea, per dargli la caccia divenne un levriero. Gwion Bach divenne così un pesce gettandosi in un fiume, e lei si trasformò in una lontra. Il ragazzo si nascose sotto le sembianze di un passero e lei divenne un rapace. Infine si tramutò in un chicco di grano e si nascose in mezzo ad un mucchio di semi, credendo così di passarla liscia. La Dea, però, si trasformò in una gallina nera e, dopo averlo trovato, lo divorò.
Quando tornò alle sue sembianze, Cerridwen si scoprì gravida, e al momento di partorire vide che il volto del suo nuovo figlio era quello di Gwion. Affascinata dalla bellezza del bambino non ebbe il cuore di ucciderlo, così lo lasciò a galleggiare su un fiume in una sacca di cuoio; il fagotto andò alla deriva fino a quando rimase impigliato in una diga dove venne trovato accidentalmente da un principe di nome Elphin, figlio di Gwyddno e nipote del re del Galles del nord, e decise di chiamarlo Taliesin, che significa "Fronte leggiadra/lucente" ma anche "Valore inestimabile/puro".
Più tardi Taliesin divenne il bardo più grande della storia della Gran Bretagna, nonché il druido più saggio che mai aveva camminato sulla terra, in quanto possedeva i doni dell'awen dentro di sé. Il suo nome acquisì così un'importanza maggiore, quando venne nominato Merlino di Bretagna. Come ci fa notare Luciana Percovich nel suo "Oscure Madri Splendenti", Cerridwen torna nella vita del druido sotto forma di Morgana per ricordargli dei suoi limiti.
Ma c'è un'altra storia della mitologia gallese e irlandese che riporta il calderone. Nel secondo ramo del Mabinogi, quello dedicato ai figli di Llyr, si narra delle gesta di Bran, figlio di Llyr e di Penardim e fratello di Branwen, Manawyddan e i due fratellastri gemelli Nyssien e Evnyssien, nati da una notte in cui, la regina Penardim giacque con il malvagio Euroswydd, che l'ebbe con inganno. Uno dei due, Nyssien, era un giovane luminoso e benvoluto e l'unico che riusciva ad avere un rapporto con Evnyssien, che, al contrario era profetizzato come portatore di sventura. Egli detestava e odiava tutti tranne il fratellastro e il suo stesso nome significava infatti "Diverso da Nyssien".
Nel mito narrato nel Mabinogion, vediamo come un giorno sulla scogliera dell'Isola dei Pontenti su cui regnava Bran il Benedetto, si videro apparire tredici navi che giungevano dall'Irlanda e su cui viaggiava il re Matholuc, che giungeva per chiedere in sposa la sorella del re Branwen e per poter così stipulare una nuova alleanza tra i due popoli.
Nonostante fosse la prima volta che lo vedeva, la giovane rimane subito affascinata dal nuovo arrivato e, a discapito del dubbio della famiglia reale di mandarla in sposa ad un re straniero su un'altra isola, alla fine Bran accettò e i festeggiamenti si prolungarono. Purtroppo il costume prevedeva che tutti i fratelli della casta reale avessero diritto di essere coinvolti in una tale decisione, ma così non fu. Per combinazione, infatti non venne coinvolto Evnyssien, che dopo una discussione che riportava i termini del suo mancato coinvolgimento in decisioni importanti si era allontanato senza farsi vivo per alcuni giorni. Quando questi però scoprì il fatto compiuto, ancora una volta, senza che fosse stato coinvolto, trucidò un guardiano di cavalli del Re d'Irlanda Matholuc e mutilò e seviziò con crudeltà gli stalloni tagliando loro orecchie, code, palpebre e labbra. Questo orrendo evento scatenò l'ira del popolo e Matholuc annullò il matrimonio. La testa di Evnyssien, l'unica cosa che poteva saziare la rabbia del popolo, per costume dell'Isola non poteva essere offerta e per amore di Branwen, Bran il Benedetto dovette offrire enormi ricchezze per ripagare il torto e tra esse anche un calderone magico che, secondo la leggenda, era stato portato sulle coste dell'Isola del Potenti da creature non totalmente umane fuggite dall'Irlanda. Il potere del calderone era quello di riportare in vita i morti se i cadaveri fossero stati messi a cuocere al suo interno. Ciò che tornava però non era più un uomo, ma un demone incarnato che avrebbe combattuto con una furia terribile contro i nemici e si sarebbe poi scagliato sui loro stessi creatori una volta che nessun avversario era più in vita.
Sposa e sposo ripartirono per l'Irlanda e i druidi irlandesi tennero a bada le voci di ciò che era successo perché temevano che il popolo chiedesse una guerra.
Pe tre anni Branwen visse come una regina ed ebbe un figlio: Gwern. Ma la voce presto cominciò ad affiorare e il re, timoroso di una rivolta, ascoltò il popolo che voleva la sua testa e bandì la regina a vivere come una sguattera, facendo crescere il figlio lontano da lei. Dopo tre anni di prigionia, con un incantesimo imparato dalla stessa Rhiannon degli Uccelli, Branwen istruì uno stornello a volare verso l'Isola e avvisare i fratelli della sua sorte malaugurata. Per la gioia di Evnyssien che adorava l'idea di vendicarsi, immediatamente questi si misero in marcia per l'Irlanda per liberare la sorella. Matholuc, vedendoli arrivare, chiese a Branwen cosa potesse calmare le ire del fratello e questa gli suggerì di costruirgli una casa. Bran accettò e venne istituito un banchetto. Evnyssien, vedendo però i suoi propositi vendetta andare in fumo, durante il banchetto prese il bambino di Matholuc e Branwen e lo uccise gettandolo tra le fiamme e scatenando una battaglia terribile durante il quale il Re Bran rimase ucciso e in cui il Re d'Irlanda usò il calderone riportando in vita i morti e gettandoli nella mischia.
In ultimo fu Evnyssien a risolvere le sorti della battaglia; in un lampo di altruismo, dopo aver visto il fratello Nyssien massacrato per salvare la sua vita, si fece gettare nel calderone ancora vivo usando uno stratagemma e questo lo fece esplodere. La distruzione dell'esplosione portò morte ovunque in Irlanda.
Secondo quanto racconta il Mabinogi, nella versione romanzata di Evangeline Walton: "Era venuto e se n'era andato, quell'essere dall'anima cupa e malata di cui i druidi avevano previsto la mala ventura. Aveva mandato in frantumi il mondo, così come aveva mandato in frantumi il Calderone la cui forma simboleggiava il mondo; e la sua stessa carica di odio, dissolvendosi negli elementi più rapidamente del suo corpo disintegrato, aveva contribuito forse ad avvelenare quei vapori. Ma a nessuno è dato sapere con quali ignote forze la sua essenza si mescolasse e quali poteri si annidassero realmente in quel Calderone di provenienza ultraterrena: il Calderone datore di vita che, sacrilegamente rimosso dal suo posto, era stato trasportato attraverso il Passo della Bocca del Cane e si era trasformato nel simulacro pervertito e avvelenato di se stesso".
Il Mabinogi parla di questo Calderone come "il Calderone della Rinascita", che due creature ultraterrane portarono via dal Mondo degli Abissi per permettere al genere umano di essere per sempre libero dagli dei, libero di formare da sé il proprio destino. Il Calderone qui prende l'aspetto del luogo dove gli dei creano le anime degli uomini che mandano sulla terra. È quindi l'espressione più forte e simbolica del ventre divino dove la vita prima della vita, ha inizio. Ma è uno strumento di forza e benedizione e vita solo nelle mani sagge degli dei. Una volta portato sulla terra diventa quindi un "simulacro pervertito e avvelenato di se stesso". Questo perché solo gli dei hanno il reale potere di creare la vita. Ciò che è morto è morto e ciò che è vivo è vivo, ci insegna questa leggenda. Noi possiamo rimettere i pezzi di un cadavere tutti vicini e rianimarli, come fecero loro col calderone, ma quel corpo non sarà mai più un uomo dopo che è morto. Questo stesso principio è quello che ha poi portato alla figura del vampiro, che secondo alcune visioni è un demone incarnato nel corpo di un cadavere che per rimanere incorrotto si nutre della vita, distruggendola. Nelle mani degli dei quindi, questo strumento diviene la massima rappresentazione della triade rinascita, spiritualità e abbondanza. Secondo la tradizione chiunque beva dal calderone di Cerridwen, così come Gwion Bach, riceverà, invocandone il potere, saggezza, ispirazione sacra e magia. Al suo interno sono racchiusi tutti e cinque gli elementi: il fuoco che lo cuoce, l'acqua che vi bolle, l'aria che ne evapora, la terra da cui è composto e l'akasha nel suo intero esistere. Nelle mani degli uomini, che non possono comprendere e maneggiare ciò che è divino senza rimanerne annientati, diviene solo la tetra ombra della vita, della rinascita e della spiritualità, quindi morti che risorgono posseduti da demoni terribili che si scagliano sui nemici e poi sugli amici straziandone le carni a mani nude: la distruzione della vita priva della ragione.
COS'È?
Di base il calderone è una pentola di grosse dimensioni, in genere in ferro battuto o in rame con un grosso manico curvo e mobile che permette di appenderlo ad un gancio sospeso sopra una fiamma viva. La forma del calderone varia di poco. Alcuni sono pressoché delle sfere tagliate in cima all'imboccatura, mentre altri hanno la base appiattita. Le dimensioni possono variare per capienza. Come gli altri strumenti fondamentali associati alle streghe, il calderone è un oggetto comune nelle case di campagna. In un ambito familiare con molti figli è normale dover avere una pentola grande dove poter cucinare per tutti. L'immagine tipica del calderone è quella di rame, molto diffusa nel nord Italia perché è usata per cucinare la polenta, un piatto tipico estremamente povero che tutti conoscono bene nel nostro paese e che è ottenuto mediante la bollitura di farina gialla (ottenuta macinando il mais) nell'acqua.
Il calderone dovrebbe poggiare su un treppiede, o avere comunque tre piedi saldati alla sua superficie. I tre piedi, come abbiamo visto, rappresentano i tre doni dell'Awen e quindi hanno un significato spirituale oltre che tecnico.
USO
Il calderone è uno strumento femminile, quindi sacro alla dea, anche perché rappresenta il ventre materno. Il calderone, come la coppa, è uno strumento ricettivo, quindi contiene le energie. Secondo la wicca tradizionale questo strumento è legato all'akasha ed è secondo questo ruolo che trova spazio sull'altare.
È visto ovviamente anche come forza trasformativa, in quanto i cibi vengono cotti dentro di esso e perché il principio magico è proprio quello della trasformazione o della creazione e la miscela di pozioni e intrugli. Infatti l'uso del calderone come contenitore/recipiente è quello più usato. Alcune congreghe lo usano proprio per cucinare o per bollire al suo interno delle tisane. Per questo motivo andrebbe sempre tenuto ben pulito. Ma il suo uso non si limita a questo, per quanto abbiamo accettato l'immaginario della strega che cuoce amenità nel calderone ribollente. Nel suo "contenere" le energie è usato anche per lo scrying, ossia la pratica di divinazione attraverso l'osservazione e la trance. Riempiendolo d'acqua infatti, se questo ha un fondo scuro, come il ferro battuto, può essere usato per interrogare gli oracoli. Le sacerdotesse di Avalon si affacciavano sul pozzo del calice per divinare nelle sue acque, specchiandocisi. La divinazione col calderone è una forma molto antica e complessa di pratica divinatoria. Personalmente è l'unico metodo che uso. In antichità questo tipo di divinazione era fatta, in Egitto, anche con l'inchiostro. Lo si faceva colare in una ciotola sul cui fondo era rappresentato Anubi seduto sul trono e si chiedeva ad un fanciullo di guardarvi dentro e porre una domanda. A quel punto il ragazzetto avrebbe veduto i servitori di Anubi giungere in pompa magna e poi Anubi stesso avrebbe risposto al quesito.
Un altro uso che si fa col calderone deriva da un'usanza popolare e lo lega al solstizio d'estate. Nella tradizione wiccan, ma anche nelle tradizioni popolari c'è l'usanza di lavarsi la mattina di mezz'estate con l'acqua delle fate, ossia acqua di fonte in cui sono stati lasciati a bagno per la notte del solstizio fiori di stagione. Secondo la tradizione, lavarsi con quest'acqua preserverebbe da ogni malanno durante l'anno. Questo tipo di tradizione è molto diffusa qui in Italia ed è stata poi inglobata anche come acqua dell'ascensione.
L'acqua ricavata da questo processo è nota anche come acqua solstiziale, strettamente legata al segno del Cancro. In passato il processo di creazione di quest'acqua prevedeva la raccolta della rugiada che si era depositata dopo la notte di S. Giovanni, quindi il 24 giugno, ossia il Solstizio d'Estate.
Il calderone, come ventre della madre è anche un contenitore delle energie e delle intenzioni. La sua associazione alla "trasformazione" e alla vita è chiara. Il ventre materno è il caldo e oscuro luogo dove la magia ha inizio. Durante i sabba invernali, quindi Mabon, Samhain, Yule e Imbolc, il calderone viene usato come contenitore del fuoco. Il fuoco della trasformazione e della luce nascente. Nel fuoco del calderone è possibile bruciare le cose vecchie, i nostri intenti affinché si realizzino, le offerte che vogliamo elargire agli dei. Il calderone può quindi contenere anche delle semenze che devono essere caricate da una danza a spirale o una qualsiasi tisana o bevanda che deve essere elargita ai partecipanti del cerchio. Anni fa, in un campo che ho fatto con altre streghe durante la festa di Lammas, ho visto usare il calderone come contenitore di doni. La bellissima tradizione prevedeva che ogni persona che giungesse al campo portasse qualcosa da lasciare nel calderone e alla fine della settimana, durante il rito di chiusura e lo spegnimento del fuoco sacro, ognuno prendeva un oggetto lasciato da un'altra persona, senza sapere chi ne fosse il precedente proprietario.
Troviamo quindi che il calderone abbia un uso contenitivo e trasformativo nell'ambito magico. Come il ventre materno può essere riempito di fiori e libagioni. Una sorta di cornucopia energetica che può essere caricata come il ventre della dea.
PURIFICAZIONE E CONSACRAZIONE
A meno che non siate in grado di costruirvelo da soli, direi che il calderone è uno strumento che deve essere acquistato. La cosa importante sugli strumenti della strega, qualsiasi siano, è che non bisogna MAI contrattare sul prezzo. Quando vedrete e troverete il vostro Calderone e decidete di poterlo acquistare, non dovete tentare mai di abbassare il prezzo. Questo sminuisce l'importanza dello strumento e del vostro potere su di lui, nonché il legame stesso che si verrà a creare.
Il calderone non è uno degli strumenti cerimoniali tradizionali. È stato introdotto nella ritualistica solo in seguito, quindi non ha di suo un rito di consacrazione particolare come può invece averlo l'athame. Ciò nonostante la purificazione e la consacrazione del calderone è un procedimento che va svolto, in quanto un oggetto qualsiasi diventa strumento solo quando viene purificato e consacrato all'uso magico dalla strega proprietaria.
Una volta ottenuto il calderone, ripuilitelo per bene con acqua calda e un emolliente non acido o inquinante e purificatelo con gli elementi. Ricordatevi sempre che qualsiasi cosa farete con il calderone lo caricherà con le stesse energie, quindi state ben attenti.
La purificazione con gli elementi può essere svolta con sale, incenso, acqua e fuoco. Essendo il calderone uno strumento ricettivo non è bene solo aspergerlo con gli elementi, ma o riempirlo al suo interno (dimensioni permettendo - se si tratta di un calderone che contiene più di due litri direi che riempirlo di sale è uno spreco, a meno che non usiate la terra vera e propria) o comunque di cospargerlo e passarne più volte la superficie interna e quella esterna.
La purificazione e la consacrazione vanno fatte in luna piena. Riempite perciò di terra il vostro calderone o passateci del sale, stando bene attenti che non ne rovini la superficie. Se volete fare una consacrazione come si deve ci vorrà del tempo, perciò riempite il calderone di terra e lasciatelo una notte intera colmo di terra. Mentre lo fate, visualizzate la terra che assorbe le energie negative.
Dopodiché passate al fuoco. Accendete un fuoco dentro il calderone e lasciatelo bruciare finché non si sarà estinto completamente. Mentre lo fate visualizzate le energie del fuoco che trasformano la negatività del calderone in energia positiva.
Dopodiché passate all'aria. Accendete dell'incenso dentro il canderone e lasciate che esali fino all'ultimo sospiro, curandovi di passarlo anche al di fuori e visualizzate l'aria che soffia via la negatività dal vostro calderone, portando con sé nuove cose.
In ultimo versate l'acqua nel vostro calderone e visualizzatela mentre discioglie la negatività e la assorbe. Lasciate l'acqua nel calderone per una notte e poi versate il tutto nella terra. L'acqua porterà via i residui del fuoco, del sale e dell'incenso. Sciacquate bene il vostro calderone e la prima notte di luna piena presentatelo agli Dei come vostro strumento, magari componendo un canto e lasciando un'offerta in loro onore.