Ero una piccola creatura nel cuore
Prima di incontrarti,
Niente entrava e usciva facilmente da me;
Eppure quando hai pronunciato il mio nome
Sono stata liberata, come il mondo.
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti.
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri.
Stupidamente sono scappata da te;
Ho cercato in ogni angolo un riparo.
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito.
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto.
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto.
Restituendomi
Al tuo abbraccio.
Mary-Elizabeth Bowen
STORIA
La frusta è uno degli otto strumenti originali della wicca tradizionale. Nel corso del tempo è parsa in molti modi nel mondo, ma soprattutto come strumento di tortura legato alla morte e quindi all'iniziazione.
La flagellazione, in ambito rituale e religioso trova riscontro nell'autoflagellazione che ci riporta alla fustigazione di Cristo prima della sua crocifissione, una pratica inclusa in un movimento cristiano del XIII secolo noto con il nome di i "Cristiani Flagellanti". Una tale pratica è tuttora in uso da alcuni membri dell'Opus Dei, una Prelatura personale della Chiesa Cattolica resa nota dal famosissimo libro di Dan Brown: Il Codice Da Vinci.
Troviamo in questo caso la frusta come "espiazione" mediante la sofferenza. La flagellazione più nota, come dicevamo, è quella raccontata nei Vangeli di Marco, Giovanni, Matteo e Luca e avvenuta nella sala del pretorio di Ponzio Pilato. Nell'Impero Romano la flagellazione veniva svolta prima della crocifissione e Gesù Cristo non ne venne escluso. Per la legge ebraica, le frustate dovevano essere quaranta, non una di più, così per non perdere il conto e darne di più di quelle stabilite, ne venivano somministrate sempre trentanove, ossia una meno. E furono proprio quelle che ricevette il nazareno. Era però utilizzato anche nell'Antica Grecia e a Roma. I sacerdoti di Fauno correvano per le strade fustigando le donne che desideravano rimanere gravide durante le festività in suo onore, e questo perché ritenevano che l'aprirsi delle ferite nella carne permetteva un'aumento della fertilità. Ma anche i sacerdoti di Cibele svolgevano riti di questo tipo.
Nel mondo pagano la frusta è uno strumento iniziatico. La troviamo nel mito della discensa negli inferi di Inannà, la dea mesopotamica, nel testo trovato negli scavi di Nippur, da cui riporto il testo tradotto: "Nei tempi antichi il nostro Signore era (ed ancora è) colui che conforta e consola. Ma gli uomini ancora lo conoscevano come il terribile Signore delle tenebre, solitario, severo e giusto. Ma la nostra Signora, la Dea, voleva svelare ogni mistero, anche quello della morte, e così Ella viaggiò fino al Mondo Inferiore. Il Guardiano delle Porte Le intimò: "Spogliati degli abiti, deponi gli ornamenti; giacché nulla puoi portare con te in questa nostra terra". Così Ella si spogliò di abiti e gioielli e venne legata, così come deve essere qualsiasi vivente che cerchi di entrare nei reami della morte, di Colui che è Potente. Tale era la sua bellezza, che lo stesso Signore della Morte si inginocchiò e depose la spada e la corona ai suoi piedi, baciandoglieli e dicendo: "Benedetti siano i tuoi piedi che ti hanno condotto qui. Resta con me; ma lascia che ponga le mie gelide mani sul tuo cuore". Ed Ella rispose: "Giammai. Perchè fai morire e scomparire tutto ciò che amo?"
"Signora" replicò Morte "È a causa del tempo, tutto si trasforma ed è necessario che tutto passi. Il tempo fa appassire ogni cosa, ma quando gli uomini muoiono, io dono loro pace e forza affinchè possano ritornare giovani. Ma tu, splendida, non tornare indietro e resta con me". Ma Ella rispose: "Io non ti amo". "Allora", disse Morte "Poichè non hai accolto la mia mano sul tuo cuore, dovrai piegarti alla frusta della Morte". "È un destino migliore" Ella disse e si inginocchiò. E Morte percosse il suo candido corpo. Ed Ella gridò "Ora conosco gli spasimi dell'Amore" e Morte allora La sollevò e disse: "Sii benedetta" e la baciò per cinque volte dicendo: "Solo così puoi ottenere gioia e conoscenza". Ed Egli Le insegnò tutti i suoi misteri e Le donò una collana, ed Ella dichiarò: "Questo è il cerchio della rinascita. Attraverso di te tutte le cose si allontanano dalla vita, ma attraverso me tutte le cose possono rinascere. Tutto passa e tutto si trasforma, niente è eterno. Mio è il mistero del grembo, che è il calderone della rinascita. Come la Vita è solo un viaggio verso la morte, così la morte è solo un passaggio per tornare alla vita, e in me il cerchio ruota in eterno". Ed Essi si amarono e furono una cosa sola e ne derivarono tre grandi misteri. Per realizzare l'Amore è necessario ritornare nuovamente nello stesso tempo e nello stesso luogo dei nostri cari e incontrarli, riconoscerli, ricordarli ed amarli nuovamente. Ma per rinascere bisogna morire ed essere resi pronti per un nuovo corpo. E per morire è necessario nascere e senza l'Amore nascere non si può. E la nostra Dea cinge l'Amore e la gioia e la felicità e veglia e nutre i suoi figli segreti durante la vita. E nella morte Ella insegna la strada per congiungersi a Lei ed anche in questo mondo insegna loro i misteri del Cerchio sacro che si trova tra il mondo degli uomini ed il regno dei Potenti."
Troviamo qui come Inannà venne fustigata per ricevere l'amore e l'iniziazione per la quale aveva scopo il suo viaggio nel mondo sotterraneo. Una visione simile dell'atto della fustigazione avviene tuttora nelle cerimonie iniziatiche di alcune tribù etiopi della valle dell’Omo: gli Hamer. A subire le frustate sono delle ragazze. Il rituale ha scopo iniziatico e prevede che le fanciulle danzino in tondo sorridendo mentre i ragazzi, armati di bastone, le sferzino violentemente sulla schiena provocando loro delle ferite sanguinolente che lasceranno profonde cicatrici sulla pelle delle giovani, che non emettono alcun grido o lamento, ma continuano a ballare e ridere come se niente fosse. Un domani mostreranno con orgoglio quelle cicatrici come simbolo iniziatico di ingresso nella vita adulta.
La medesima situazione si ripete anche nella cultura fulana in una festa nota come Sharo o Shadi. Giovani adolescenti celibi in età adatta si fermano nudi e placidi, circondati da festanti in cerchio. Con le mani alzate e a petto nudo attendono mentre un altro giovane della medesima età, armato di una verga, li minaccia e poi li frusta per tre volte. Decine di ragazze in cerca di marito assistono alla scena e per non portare disonore alla propria famiglia, l'iniziato non deve battere ciglio e anzi schernire l'avversario con risate e salti di gioia. Dopo le tre fustigate i ruoli si invertono e lui potrà rendere le frustate ricevute.
Ritualmente la frusta induce anche una via mistica di estasi ottenuta mediante il dolore. Ed è poi il motivo per cui è legata alla morte/iniziazione: perché la frusta è anche uno strumento di purificazione e guarigione. Nelle tribù mongole di tradizione sciamanica troviamo una pratica nota come "Tudup emneer", un termine che serve per riferirsi alla purificazione mediante un massaggio. Questa operazione viene in genere svolta con le mani a coppa, utilizzando quindi la zona concava del corpo, al contrario di quanto invece si fa con i massaggi di altro tipo. Questa pratica serve per estrarre e aspirare le energie negative dal paziente che vengono visualizzate come vermi. Secondo questa civiltà ogni malattia è causata da delle entità che si insediano nei corpi delle persone succhiandone le energie vitali. Quando questa pratica di massaggio non è abbastanza, la purificazione viene anche volta con una frusta rituale, il khamčï dal termine "kham" che è poi il modo cui ci si riferisce agli sciamani stessi. Questa frusta, ottenuta anche con pezzi di morbido cuoio, viene fatta schioccare violentemente a mezz'aria o sul corpo stesso della persona afflitta per spaventare i vermi che risiedono al suo interno e così liberarla dai malanni e le malattie che l'affliggono.
COS'È?
La frusta è un'arma. In genere è costituita da un manico rigido in legno e delle fibre di cuoio intrecciate lunghe tra i cinquanta centimetri e i due metri e mezzo. Può avere divers forme, dal flagello al gatto e nove code. In molte diverse caratteristiche la frusta è capace di infliggere ferite molto dolorose, ma quasi mai portare alla morte, per questo motivo era usata come metodo di tortura e non come arma vera e propria. Nel caso della wicca si parla di "flagello", ossia un manico da cui si dipartono dalle tre, sei o nove filamenti di cuoio o dei nastri che servono per indurre uno stato di alterazione di coscienza mediante la fustigazione.
USO
Come strumento la frusta trova spazio nei rituali iniziatici tradizionali. Ad introdurla nella pratica wiccan è stato Gerald Gardner. Nella tradizione da lui fondata, la Gardneriana, un sacerdote maschio doveva iniziare una donna e viceversa. Durante le cerimonia iniziatica, che rimane di carattere esoterico, l'iniziando/a veniva flagellato/a ripetutamente dall'alto sacerdote o dall'alta sacerdotessa, che poi riceveva tre volte tanto il numero di frustate inflitte a rappresentare il simbolismo della "beffa nella stregoneria, la strega sa, mentre l'iniziato no, che prenderà tre volte tanto ciò che darà, così non colpirà troppo forte", come ci racconta lo stesso Gerald Gardner nel suo High Magic's Aid. Pare che sia nata così la peculiarità del numero "3" per riferirsi al "colpo di ritorno" nella magia, nota poi come "legge del tre". Come abbiamo visto nell'esaustivo articolo sul Rede pubblicato qualche tempo fa: "Nelle cerimonie iniziatiche infatti, a quando mi è dato sapere, dato che non sono stato iniziato io stesso, l'iniziando al primo grado deve essere frustato ritualmente dall'alto sacerdote, il quale poi subirà il triplo delle frustate inflitte all'iniziato nel momento in cui questi acquisirà il secondo grado iniziatico. Ecco quindi il legame scritto su High Magic's Aid. Secondo alcune voci maliziose sembra che Gardner avesse introdotto questa pratica di flagellazione rituale "andata e ritorno" proprio perché provava piacere a subirla."
Lo strumento della frusta, in quanto iniziatico è associato all'akasha, come il cordone. La stessa Doreen Valiente, nel suo ABC of Witchcraft Past and Present, nomina il flagello come uno strumento utile allo stato alterato di coscienza, sostenendo che veniva usato "per il semplice motivo che funziona". Janet Farrar e Gavin Bone, inoltre, enumerano la fustigazione come uno degli otto metodi per fare magia; al contrario però del metodo usato sai sacerdoti di Cibele o quelli di Fauno o nei metodi iniziatici africani, non si tratta di una vera e propria fustigazione violenta, portata al sanguinamento e alla lacerazione, bensì di un metodo ripetitivo e leggero che interessa soltanto alcune aree circoscritte del corpo, come i glutei esterni. Il metodo ripetuto, unito al dolore, concede un effetto ipnotico e una conseguente alterazione di coscienza. La fustigazione di questo tipo favorisce il rilascio delle endorfine nel sangue e pone la mente in un leggero sottostato trance-ipnotico, tracciabile mediante la produzione di onde "theta", le stesse che sono misurate in sciamani che approcciano ai viaggi o nei veggenti che si mettono in contatto con l'occhio interiore.