Ero una piccola creatura nel cuore
Prima di incontrarti,
Niente entrava e usciva facilmente da me;
Eppure quando hai pronunciato il mio nome
Sono stata liberata, come il mondo.
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti.
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri.
Stupidamente sono scappata da te;
Ho cercato in ogni angolo un riparo.
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito.
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto.
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto.
Restituendomi
Al tuo abbraccio.
Mary-Elizabeth Bowen
I Sogni
A cura di Proue
Il Colore Bianco
La cosa più strana è che tutto il sogno era predominato dal colore bianco, la biblioteca, la bara, la strada, e la luce era strana come se fosse anch’essa bianca. Il sogno inizia che mi trovo con la mia migliore amica nel mausoleo della sua famiglia e ci troviamo davanti ad una bara bianca che contiene 3 dei suoi famigliari. Lei mi dice che il mausoleo e' stato comprato dal nonno x sistemare le bare della sua famiglia, poi sistema un offerta sulla bara che e' una zucca a forma di otto e sopra ha un ragno, io cerco di cacciarlo perché so che potrebbe mangiarsi la zucca ma non se ne va.
Allora io e la mia amica usciamo dal cimitero che si trovava vicino ad una libreria, scendiamo delle scale bianche per raggiungere la macchina perché doveva accompagnarmi in un posto. Scendendo le scale e vedo un mio collega di lavoro che si stava baciando con una ragazza bionda ma io faccio finta di nulla.
Sul marciapiede andando cerco la macchina, mi ricordo che chiara non ha una macchina ma vedo che si avvicina ad una vecchia Renault bianca a tre porte e mi dice che è di suo zio (e chiamandola mi dice che è vero che ce l’ha). Io mi volto verso la libreria e vedo che il mio collega nero e un altro mio amico mi fanno cenno di andare da loro a parlare ma io non ci vado e salgo in macchina.
Lì finisce il sogno.
Questo sogno ha in sé parecchi elementi tipici di una delle maggior festività pagane della Ruota dell’Anno, Samhain.
Il sogno inizia che mi trovo con la mia migliore amica nel mausoleo della sua famiglia e ci troviamo davanti ad una bara bianca che contiene 3 dei suoi famigliari.
L’ambientazione è un luogo normalmente con predominanza di bianco, almeno nella cultura italiana, un luogo silenzioso e reverenziale. Il primo pensiero che mi salta all’occhio sia questa naturalezza con cui il sognante si prende cura assieme alla sua amica dei suoi cari. Non c’è tempo perso a raccontare chi o come si presenta questa ragazza: tutto ruota alla cura che entrambi mettono nel sistemare le cose nella cappella. Sembra non ci sia un animo cupo o spaventato nel farlo, dalle parole del racconto, soltanto un profondo rispetto, forse accompagnato da un senso di inadeguatezza (il non essere del tutto a proprio agio)
Lei mi dice che il mausoleo e' stato comprato dal nonno x sistemare le bare della sua famiglia, poi sistema un offerta sulla bara che e' una zucca a forma di otto e sopra ha un ragno, io cerco di cacciarlo perché so che potrebbe mangiarsi la zucca ma non se ne va.
Dopo la spiegazione della ragazza, che ancora di più sottolinea l’importanza delle loro gesta, anche la cura dello stesso sognante a scacciare via il ragno per paura che intacchi l’offerta è un segno di grande impegno e attenzione. Qualche parola, per forza, và spesa sul significato della zucca come offerta per i morti. La simbologia della zucca è molto forte ed oggi è nota anche a chi non è avvezzo alla religione pagana. Tradizionalmente le zucche sono l’offerta per l’eccellenza ai morti e vengono intagliate e poste fuori dalle finestre anche, per tradizione, per aiutare i defunti che tornano sul nostro mondo in occasione di Samhain, periodo dell’anno in cui il velo che divide i vivi dai morti è davvero molto sottile.
Allora io e la mia amica usciamo dal cimitero che si trovava vicino ad una libreria, scendiamo delle scale bianche per raggiungere la macchina perché doveva accompagnarmi in un posto. Scendendo le scale vedo un mio collega di lavoro che si stava baciando con una ragazza bionda ma io faccio finta di nulla. Sul marciapiede andando cerco la macchina, mi ricordo che chiara non ha una macchina ma vedo che si avvicina ad una vecchia renault bianca a tre porte e mi dice che è di suo zio (e chiamandola mi dice che è vero che ce l’ha). Io mi volto verso la libreria e vedo che il mio collega nero e un altro mio amico mi fanno cenno di andare da loro a parlare ma io non ci vado e salgo in macchina.
La sensazione di non sentirsi a proprio agio viene riproposta e amplificata quando il sognante vede “quello che non doveva/voleva vedere”, ovvero atteggiamenti intimi di un collega. Non ho informazioni riguardo al rapporto con questo collega ma sembra che non ci sia molta confidenza al di fuori del lavoro, per cui quello che ha visto probabilmente è sentore del fatto che non avrebbe dovuto trovarsi in quel luogo in quel momento. Il che viene reso ancora più fastidioso quando lo stesso collega, con “i rinforzi” e senza la ragazza che aveva con sé, chiama a sé il sognante e lui i rifiuta di andare, facendo letteralmente finta di niente. Forse per evitare di affrontare domande su quello di cui è stato testimone?
Riportato il tutto alla vita di tutti i giorni verrebbe da pensare che il sognante sia trascorrendo un periodo in cui qualche situazione gli “stia stretta” o gli stia sfuggendo di mano. Il bianco su cui nel racconto continua a puntare racchiude il tutto su ambiti che non sono puramente relazionali. Probabilmente si tratta di condizioni di salute, o di qualche problema che abbia imposto abitudini diverse, non ancora metabolizzate.
Il particolare dell’auto non aggiunge altro al sogno ed alla sua interpretazione. La scienza spiegherebbe questa informazione non conscia con qualche nozione appresa su questa auto e non immagazzinata a livello conscio, che ora spunta per il sogno, infatti, dall’inconscio dove era rimasta sepolta. Personalmente, anche stando ad eventuali facoltà paranormali o coincidenze, non ci trovo altre interpretazioni da aggiungere ad un quadro onirico già piuttosto chiaro. Il mio consiglio è prendere consapevolezza del problema, analizzarlo e cercare di adattarsi ad esso, calzarlo come un guanto e, se serve, sacrificarsi un minimo impegnandosi a trovare il lato positivo del nuovo che la sua risoluzione porterà con sé.