Ero una piccola creatura nel cuore
Prima di incontrarti,
Niente entrava e usciva facilmente da me;
Eppure quando hai pronunciato il mio nome
Sono stata liberata, come il mondo.
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti.
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri.
Stupidamente sono scappata da te;
Ho cercato in ogni angolo un riparo.
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito.
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto.
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto.
Restituendomi
Al tuo abbraccio.
Mary-Elizabeth Bowen
Il Concetto di Madre - Distruttiva o Generativa
Per capire cosa sia il ruolo di madre, è più agevole osservare come questo concetto si manifesta nel regno animale, esternamente alla razza umana. Qualunque biologo o zoologo che ha avuto modo di osservare e studiare il comportamento sociale delle diverse specie animali, se coinvolto nell'argomento, credo che potrebbe affermare che la netta distinzione che si può fare si aggira sull'allevamento della prole. L'uomo in quanto animale sociale, non può e non dovrebbe essere escluso dall'osservazione, ma il dogma dovuto dalla morale e dall'etica sociale costruito sulla civiltà attuale pone l'accento su diversi schemi mentali che non consentono un approccio né totalitario né oggettivo a questo argomento.
Nel nostro interesse possiamo isolare tre diversi tipi di comportamenti sociali relativi all'accoppiamento e alla conseguente cura dovuta alla progenie. La prima è quella dell'harem, di cui fanno parte animali come il leone o il cervo: un maschio alfa si accoppia a turno con più femmine e poi lascia a loro la crescita e la cura dei cuccioli fino all'età adatta. La seconda è quella del tipo di animali solitari, come i grandi felini: una femmina si lascia fecondare da più maschi erranti e poi cresce da sola i cuccioli. La terza è quella delle coppie stabili come albatros, lupi o cigni. Un maschio e una femmina della stessa specie si incontrano, si accoppiano più volte nella vita senza separarsi e si prendono cura dei cuccioli assieme, in modo diverso o scambiandosi i ruoli.
Per quanto l'uomo, per natura biologica appartenga alla prima specie, per struttura sociale rientra invece in genere nella terza. In qualsiasi dei tre casi, escludendo a priori alcuni animali ovipari che non debbono covare le uova, come le tartarughe o i pesci, per quanto il ruolo del padre possa apparire saltuario o comunque alterno, quello della madre rimane legato ai piccoli.
La donna, in termini esoterici, manifesta un tipo di energia di tipo ricettivo per sua stessa natura, in quanto accoglie dentro sé il seme proiettivo dell'uomo per trasformarlo. Come sostiene Jean Bolen nel suo Le Dee Dentro la Donna, per alcune sue pazienti la propria vita apparve completa solo quando concepirono, con o senza un uomo a sostegno, mentre per altre la realizzazione era possibile trovarla solo se avevano a fianco un uomo che le completasse. In entrambi i casi troviamo come, nel ruolo di Madre, la donna si manifesta nel suo lato generativo o nel suo lato distruttivo, e sviluppa un tipo di energia e attenzione legata ad un punto centrale della propria vita che però rimane esterno a se stessa: il marito o i figli.
In tutti i miti di tutti i pantheon, è possibile trovare dee madri che rispecchiano entrambi questi aspetti. Sono sia dee della vita che dee della morte. Pertanto nel suo lato generativo in una donna si forma l'aspetto che incarna la divinità Madre: mette al mondo e si prende cura dei figli con tutto l'amore che possiede e a volte anche oltre, arrivando addirittura a trascurare se stessa, a mettersi in secondo piano e, se in questo ruolo fa un passo oltre, rischia di diventare soffocante e di impedire alla vita dei propri figli di fare il suo corso: impedisce loro di farsi male e di avere la forza di rialzarsi. Li priva così di una spina dorsale. Se invece è capace di mantenere un equilibrio in questo suo ruolo, sviluppa un potere oscuro di diversa natura e che può emergere per due motivi differenti: nel caso in cui in qualche modo viene castrata del suo potere generativo o se in qualche modo qualcuno si azzarda a toccare la loro progenie. Questo per quanto riguarda la Madre amorevole.
Ma c'è un aspetto contrapposto a questo, ed è la Madre che rifiuta la maternità nonostante la conosca. È la madre che rimane gravida di una violenza o che in qualche modo, dopo aver svolto tutto ciò che si compete dal suo ruolo materno non trova realizzazione, comprensione o accettazione da parte del maschio che magari preferisce a lei una donna più giovane. In questo aspetto la Madre prende il nome di Divoratrice, ossia una furia della vendetta che non trova pace finché la sua sete non è saziata e che può arrivare anche a uccidere/divorare i propri figli perché simbolo della sua libertà defraudata o per odio feroce nei confronti di chi l'ha messa incinta.
La natura, ovunque, ci mostra il ruolo di madre nei contesti più disparati, e anche se quasi solamente l'uomo può rivelarsi così vile ed infame da uccidere i propri figli per vendetta nei confronti di qualcun altro, non è un caso isolato che le madri li divorino, specialmente se sono malati o in qualche modo deformi, anche se capita più spesso che siano i padri a farlo. Per quanto ci possa apparire mostruoso, questo aspetto non sfuggiva alle popolazioni antiche e venne quindi interpretato come il fatto che colei che dà la vita sia anche colei che la toglie.