The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Il Gatto che deve attraversare

 

I Sogni
 

A cura di Proue
 

 

 


Il Gatto che deve attraversare

Ho sognato di essere in Piazzale Loreto a Milano (la piazza dove è stato appeso Mussolini, per intenderci). C'era un gatto bianco e grigio, del tutto simile al mio gatto, ma nel sogno non era lui, che tentava di attraversare, ma le macchine non si fermavano e lui tornava indietro di scatto. Ad un tratto mi ha parlato (non saprei dire se nella mente o a voce) e mi ha chiesto come potesse attraversare la strada. Così mi sono offerto di aiutarlo, per niente sorpreso del fatto che avessimo comunicato, e lui mi è saltato in braccio e si è accoccolato a pancia in su tra le mie braccia. Insieme abbiamo attraversato la strada, ma quando siamo arrivati dalla parte opposta lui mi ha chiesto di portarlo da un'altra parte (il che voleva dire ritornare al punto di partenza). Per me non era assolutamente un problema e volevo aiutarlo, ma per qualche motivo ho dovuto lasciarlo sull'aiuola centrale della piazza, dove lo avrei ripreso poco dopo. Gli ho detto così di aspettare lì.
Sono andato dove voleva che lo portassi (Corso Buenos Aires) e ho trovato un parco (che in realtà non c'è) poco lontano dalla piazza. Mi sono accertato che potesse trovarsi bene lì, che ci fosse spazio, luoghi dove farsi le unghie e in quella è arrivata un’amica in macchina; scendendo mi ha detto che gli aveva portato da mangiare delle mozzarelle (e io non capivo come poteva aver pensato che un gatto mangiasse quella roba). Io sono corso a prenderlo, ma proprio mentre stavo correndo (letteralmente) da lui, contando i passi in 8/4 (mi capita quando faccio jogging - quindi mi è capitato due volte nella vita) mi sono svegliato. Al risveglio mi ricordo la sensazione di dover ritornare nel sogno per non lasciare il gatto là e mi sono sforzato di rientrare (a volte ci riesco) ma non ci sono riuscito.


Interpretazione

Questo sogno credo sia piuttosto difficile da interpretare con schemi e significati generali. Da quello che leggo la gran parte del tuo racconto riporta elementi che sono strettamente personali e che, volutamente, ho omesso. Cercherò quindi di analizzarlo cercando di scorporare da ogni elemento l’interpretazione valida “universalmente”, intendendo con universale semplicemente il contrario di personale. Ho sognato di essere in Piazzale Loreto a Milano (la piazza dove è stato appeso Mussolini, per intenderci).

Partiamo come al solito dalla contestualizzazione geografica del sogno. Non ho idea di cosa significhi quel particolare luogo per te, se non che lo ricolleghi ad una valenza storica. (l’esposizione del corpo di Mussolini), ma per te quel luogo è legato a qualche ricordo in particolare? Hai qualche aneddoto che puoi collegare a quella piazza?
Comunque, considerazioni personali a parte, se devo rifarmi solo all’elemento Mussolini, e senza conoscere la tua tendenza politica, posso soltanto presumere che il luogo sia stato scelto dal tuo inconscio perché pregno di importanza storica (e magari azzardiamo parlando anche di energia storica), perché quella piazza ha visto un episodio che avrebbe cambiato per sempre la storia sociopolitica del nostro Paese, un episodio le cui conseguenze le viviamo anche oggi.

C'era un gatto bianco e grigio, del tutto simile al mio gatto, ma nel sogno non era lui, che tentava di attraversare, ma le macchine non si fermavano e lui tornava indietro di scatto.

Molto, spesso, come forse ho già spiegato in sogni precedenti, la nostra mente elabora fisionomie nuove partendo da elementi noti. Quante volte nel sogno il soggetto, pur essendo consapevole che la persona/l’animale davanti a sé non sia in effetti quello che crede, lo tratta e ci si comporta come se lo fosse? Nella psicologia questo fenomeno viene definito “trasferimento” e può esser letto come il bisogno di trasferire le sensazioni o i sentimenti che si provano per un oggetto conosciuto su quello sconosciuto al fine di alleggerire il trauma di avere davanti a sé qualcuno di cui non si sappia assolutamente nulla.

Ad un tratto mi ha parlato (non saprei dire se nella mente o a voce) e mi ha chiesto come potesse attraversare la strada. Così mi sono offerto di aiutarlo, per niente sorpreso del fatto che avessimo comunicato, e lui mi è saltato in braccio e si è accoccolato a pancia in su tra le mie braccia.

La facoltà in sogno di fare cose che nella realtà non è possibile fare come comunicare con gli animali (ma anche fare salti impossibili, volare…) rispecchia nel reale una doppia valenza. In una lettura generale, il poter accedere ad una dimensione diversa dalla nostra (in questo caso la comunicazione con l’animale) viene interpretato come un desiderio di comprensione più profonda di chi ci sta accanto. Spesso è la voglia di poter accedere a pensieri e sensazioni che qualcuno volutamente ci tiene nascosti.

Insieme abbiamo attraversato la strada, ma quando siamo arrivati dalla parte opposta lui mi ha chiesto di portarlo da un'altra parte (il che voleva dire ritornare al punto di partenza). Per me non era assolutamente un problema e volevo aiutarlo

Questo è un altro elemento tipico dei sogni. L’agire contro i dettami della logica e, soprattutto, il non chiedersi il perché. Quello che dice il gatto non ha bisogno di spiegazioni, e si fa senza porsi troppe domande. E’ il momento il cui il cervello riposa e noi ci trasformiamo per un attimo da individui pensanti a semplici esecutori. Io leggerei chiaramente questo episodio in questo senso. Il sognatore potrebbe avere una necessità di “delegare” qualche responsabilità a qualcuno. Sente il bisogno di avere meno decisioni da prendere. Magari è in un periodo di forte pressione mentale e non riesce a tenere sotto controllo, come è abituato a fare e come vorrebbe, le situazioni intorno a lui.

ma per qualche motivo ho dovuto lasciarlo sull'aiuola centrale della piazza, dove lo avrei ripreso poco dopo. Gli ho detto così di aspettare lì.
Io sono corso a prenderlo, ma proprio mentre stavo correndo (letteralmente) da lui, contando i passi in 8/4 (mi capita quando faccio jogging - quindi mi è capitato due volte nella vita) mi sono svegliato. Al risveglio mi ricordo la sensazione di dover ritornare nel sogno per non lasciare il gatto là e mi sono sforzato di rientrare (a volte ci riesco) ma non ci sono riuscito.


Ecco il punto. Non puoi più sapere se il gatto è rimasto ad aspettarti lì’, se ne è andato, se si è ritrovato solo nell’attesa, se gli è successo qualcosa.
E così ci si risveglia on una sorta di ansia latente pensando a quale sia stata la sua fine “per colpa nostra”.
E’ un chiaro collegamento a quanto detto prima. Il bisogno di delegare le responsabilità ma la difficoltà nel farlo, perché poi, nel caso, si è troppo autocritici, meglio auto polemici, per poter scaricare eventuali errori ad altri. Per la serie: “chi me lo ha detto di delegare la responsabilità x all’individuo y? Ora per questa mia debolezza - eh, si, perchè il poter pensare di lasciare qualche impegno a qualcun altro sembra una debolezza- , qualcuno ne pagherà le conseguenze”.
E’ così difficile prendere la consapevolezza del fatto che quando si è da soli ad affrontare milioni di problemi tocca fare l’ardua scelta di accantonare qualcuno per seguirne meglio degli altri, e magari farsi “aiutare” da altre persone. Una scelta difficile, che porterà inevitabilmente a confermare in qualche modo anche il nostro fallimento, ma a cui si dovrà ricorrere altrettanto inevitabilmente se vediamo che, nonostante i nostri sforzi, le cose ci scappano una per una dalle mani. Meglio recuperare il recuperabile che intestardirci ed entrare in un circolo vizioso di fallimenti.