The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

La Multiversalità degli Elementi


La Multiversalità degli Elementi

Il Multiverso e i Piani Elementali

Da dove hanno origine le energie elementali? A parte il lato mitologico e culturale dell'argomento, a livello fisico e scientifico qui facciamo un passo nella teoria del multiverso. Non so se alcuni di voi hanno mai sentito questa parola, ma sono sicuro che in qualche modo vi suonerà familiare. È abitudine umana riferirsi alle cose che non conosciamo dando loro dei nomi più semplici. Ad esempio, quando ci riferiamo alla zona interamente al di fuori del nostro pianeta, quindi appena oltre l'esosfera che racchiude la Terra, usiamo il termine "spazio". Un termine molto semplice e generico. Per definire l'intero insieme di stelle, galassie, sistemi, pianeti, satelliti, asteroidi, buchi neri, nebulose e altre manifestazioni conosciute e sconosciute della materia, usiamo invece il termine "universo". La parola "universo" deriva dal latino, universùs, che trova la sua radice in unùs, che significa semplicemente "uno" e la desinenza in versus, il participio passato di vèrtere, che vuol dire "volgere". In poche parole: "riunire in un'unica unità". La parola multiverso, coniata in tempi recenti, non ha un'etimologia latina, perché è ovviamente di natura artificiale, ma significa "riunire in più unità".
Il multiverso, per definizione, è l'insieme di tutti gli universi, conosciuti e sconosciuti, legati tra loro. Per aiutarvi a capire abbandoniamo per un momento la definizione di universo come "insieme di materia composta in vari corpi celesti" e soffermiamoci invece su una visione differente. Immaginate il multiverso come un libro. Ogni singola pagina di quel libro è un universo a sé stante. Come un libro potete sfogliare ogni singola pagina e leggerla senza per forza avere a che fare con le altre, che rimarranno al loro posto. Però, queste fanno parte tutte dello stesso volume e nonostante non ci siano scritte le stesse cose, le parole usate sono nella stessa lingua, e i simboli che compongono parole e frasi sono parte dello stesso alfabeto. Le pagine sono diverse le une dalle altre, ma il materiale di cui sono composte deriva tutto dalla stessa materia prima. E inoltre, quando il libro è chiuso e le pagine si toccano, la prima pagina è legata all'ultima, anche se sono distanti fisicamente.
Adesso prendiamo in considerazione le dimensioni. In campo fisico, sono quattro: altezza, lunghezza, profondità e tempo. Il tempo è la quarta dimensione, e lega quindi le prime tre al concetto astratto di qualcosa di infinito e misurabile per l'eternità. Una costante che si è creduto non fosse alterabile, ma che, il buon Einstein, ha dimostrato non essere così. Questo connubio è chiamato spazio-tempo e altro non è che la nostra pura e semplice realtà quotidiana: corpi che si muovono nello spazio e nel tempo (ovviamente, per quanto ci riguarda, per il momento solo in una direzione - purtroppo). Per multiverso quindi, si definisce l'unione di più dimensioni diverse di spazio-tempo che esistono parallelamente una all'altra. Per parallelo, non si intende però sul lato spaziale, bensì solo su quello temporale. Queste dimensioni differenti, o universi paralleli, esistono una dentro l'altra.
Le teorie sul multiverso sono molte, e sono state ipotizzate da luminari della fisica. Il primo a proporre un'ipotesi di universo multiplo fu Hugh Everett III, in una tesi per il suo dottorato: "L'interpretazione dei Molti Mondi nella Meccanica Quantica", meglio nota come MWI. Everett sostenne, in questa teoria, che qualsiasi misura quantistica porta alla suddivisione dell'universo in altri universi paralleli; uno per ogni risultato che questa operazione ottiene. In parole povere sosteneva che esistessero diversi universi paralleli che aumentano in continuazione fino ad un numero non identificabile. Uno per ogni possibilità di variazione dell'universo stesso, ma tutti parte della stessa matrice, che, parte di tutto e dell'universo stesso, non cambia e non si fonde con le altre, mantenendo così separati questi "mondi paralleli" e soprattutto privi di alcun modo di comunicare tra loro. Nonostante ciò, questi universi sottostanno alle stesse identiche leggi fisiche e alle stesse costanti fondamentali.
Per cercare di fare chiarezza, farò un esempio semplice che farebbe inorridire Stephen Hawkins, ma che dovrebbe far capire cosa intendo. Prendiamo "Sliding Doors". Questo film si incentra sul momento in cui si crea un'eccezione nel calcolo quantistico delle probabilità: quando Gwyneth Paltrow scende le scale e perde la metropolitana. Cosa succede in quel momento? Avviene una mitosi delle due realtà, e queste si smezzano in due perfette gemelle con una sola eccezione, che nel corso degli eventi cambia la vita di alcune persone. Questa eccezione esiste e le distingue; le due realtà, divenuti due universi paralleli, esistono indipendenti l'uno dall'altro, nonostante sottostiano alle stesse costanti e leggi fisiche (nell'universo nuovo Gwyneth non è capace di volare, per capirci), ma non possono comunicare più tra loro. Questa realtà parallela, non più figlia o genitrice della precedente, continua ad esistere finché l'eccezione ha luogo, ossia fino a quando Gwyneth Paltrow viene investita da un'auto e muore in un letto di ospedale. Appena dopo morta, l'altra lei incontra John Hannah che scende in ascensore e che l'ha appena lasciata morente (giungendo dall'altra realtà), e il film si chiude proprio sul momento in cui l'eccezione smette di esistere e le due realtà tornano a fondersi in un unico universo.
Seguendo questa teoria ci si potrebbe anche avvicinare a questa ipotesi: se il nostro "doppio" vive in un mondo uguale al nostro, incontra ovviamente persone doppie al nostro universo, le quali sono presenti, in buon numero, in entrambi i luoghi (a meno che non siano morti o non siano venuti al mondo a seconda delle operazioni quantiche). Ammettiamo per un momento che, in qualche modo, tutte le menti di noi "doppi" siano collegate tramite le energie che filtrano attraverso gli universi paralleli. Quando incontriamo qualcuno che ci pare familiare, nonostante non lo abbiamo mai visto prima, può essere che in un universo parallelo, un nostro doppio sia legato a quella persona in qualche modo, o che compaia nella sua vita e ci comunichi, in qualche maniera, un senso di riconoscimento che valica i piani stessi. Ammettendo l'esistenza di molti "noi stessi" in universi differenti, perché non potremmo essere legati? Basta osservare i gemelli monozigoti. Vissuti nelle stessa sacca amniotica per nove mesi, rimangono legati per sempre, oltre che dall'aspetto, anche nella vita e sviluppano una connessione così profonda tra loro da arrivare a non poter vivere lontani l'uno dall'altro. Perché non può essere così tra due persone non solo identiche nell'aspetto, ma nello stesso "io" primordiale, quello che non è ancora formato dalle esperienze e gli incontri nella vita?
Il tipo di irregolarità nella formazione del nuovo universo segue un tipo di dimensione frattale, ovviamente, perché le eccezioni sono in continua evoluzione e le probabilità tendono a moltiplicarsi e ramificarsi invece che diminuire e soprattutto, come la definirebbe il suo stesso coniatore, Mandelbrot, questa teoria è gestita anche dal caso (e se vogliamo, dalla legge del caos). L'interessante teoria dell'univeso frattale (ossia una struttura complessa caratterizzata da grandi e ripetute irregolarità) trova anche una connessione con il nostro corpo, i nostri atomi, pari infine a pianeti e galassie e sistemi solari nel loro orbitare. Il puzzle frattale, come l'ho sentito nominare, sostiene la visionaria proposta di spiegazione dell'universo e dei corpi celesti come se fossero atomi di una creatura di dimensioni ciclopiche, impossibile per noi anche solo da immaginare. E allo stesso modo, seguendo la via frattale dell'universo, in un singolo atomo del nostro corpo, potrebbe esistere un universo, dove, miliardi di creature come noi, vivono su un piccolo pianeta che ruota attorno ad una stella.
Ci sono altre teorie e interpretazioni a riguardo del multiverso, come quella di Copenhagen o di Richard Feynman o di H. Dieter Zeh, David Deutsch o quella delle Bolle e quella delle Stringhe, tuttavia non credo di essere in grado di citare tutti i contributi e gli scienziati che l'hanno data.

 


rappresentazione della teoria delle stringhe



L'argomento è difficile da comprendere in questi termini, soprattutto se si è a digiuno di fisica quantistica, ma senza andare tanto lontano con le spiegazioni, questo dovrebbe bastarci per capire cosa si intende per "piani di esistenza".
Come abbiamo visto quindi, la fisica quantistica sta ancora studiando e sollevando eccezioni ed interpretazioni alla teoria sul multiverso, sviluppandone di nuove. L'esistenza può essere divisa, quindi, in diversi piani, percepibili o no dai nostri sensi. Noi, come esseri umani, facciamo parte del piano noto come "materiale" e il nostro corpo, quanto meno quello che esiste su questo piano, è noto come "corpo fisico". Ma esistono altri piani di esistenza, e tutti fanno parte di questo insieme di universi soggetti a leggi e matrici noto come multiverso.
Secondo la tradizione, le creature originarie dei piani elementali hanno una fisica, una materia e una individualità ben distinte, ma appartenendo proprio a universi differenti dal nostro, la loro manifestazione non è percepibile dai sensi cui ci affidiamo. Ciò non toglie che, permeando altri piani che esistono all'interno del nostro (come le pagine del nostro libro), noi possiamo comunicare in qualche modo con loro, o utilizzare il loro potenziale.
Come?
Beh, torniamo all'esempio del libro. Oltre alle pagine abbiamo anche una copertina. Nel nostro paragone, ipotizziamo che la copertina sia un piano esterno, di passaggio; un corridoio astrale dove ogni abitante di un altro piano, in determinate condizioni, può spingersi e incontrare altre creature extraplanari, aliene al suo piano di origine. Questo "corridoio", non è soggetto alle leggi della fisica e alle costanti fondamentali che invece esistono negli altri piani. Si tratta invece di un luogo dove quella parte di noi che appartiene a questa dimensione, può muoversi liberamente senza recare danno al corpo fisico. In quel luogo, visitabile in determinate occasioni e circostanze, è possibile operare con creature di altri piani, purché si riesca a mantenere la coscienza intatta. Una cosa del tutto simile capita nei viaggi astrali, o nei sogni. Qui, il tempo e lo spazio, chiusi come le pagine del libro, non rispettano le costanti degli altri piani. Tramite questo luogo, alcune persone, mediante capacità ottenute dalla nascita o acquisite e affinate con l'esperienza, sono anche capaci di interagire con i trapassati, sbirciare il futuro o il passato, o eventi che avvengono in luoghi molto distanti da dove risiede il suo corpo fisico. Questo accadrebbe, in sostanza perché questo "corridoio", è simile ad una sorta di calderone, dove nonostante tutto sia differente, gli stessi diversi stadi temporali a noi conosciuti non avrebbero una netta distinzione ma sarebbero mescolati a causa della totale assenza delle quattro dimensioni che invece sono una costante negli altri piani, e che, imponendo con la loro esistenza leggi precise, permettono la netta divisione, l'espansione e la proiezione stessa della materia nello spazio e nel tempo.
In assenza di queste dimensioni, la materia stessa smetterebbe di avere massa e la teoria della relatività, automaticamente smetterebbe di trovare campo, quanto meno nel modo che conosciamo e con la formula con cui Einstein l'aveva dimostrata.
Per fare un esempio: una molecola d'acqua, per quanto piccola, occupa uno spazio ben preciso, e finché quello spazio è occupato da lei, non è possibile che altre molecole d'acqua o di altre sostanze siano in quello stesso luogo nello stesso momento (a meno che non ci siano eventi che trasformino la materia, ma il discorso non cambia di molto). Perché accade questo? Perché la materia sottostà alle costanti e alle leggi del piano dove risiede, quindi alle dimensioni precise che la ubicano in un luogo perfettamente calcolabile, misurabile e anche dimostrabile. Il piano di cui stiamo parlando non rispetta però queste leggi, ma ne rispetta altre che ci sfuggono perché non abbiamo i mezzi fisici, per il momento, per misurarle e calcolarle (perché una cosa che per noi è certa è che in assenza di leggi fisiche per quanto assurde, dal nostro limitato punto di vista umano, niente può esistere). Questo cosa comporta? Il fatto che in assenza di dimensioni, gli eventi, le persone, qualsiasi cosa, esistono in una frazione non misurabile di tempo e che non si dilatano in nessuna delle quattro direzioni; il tessuto stesso di quella realtà, essendo sottilissimo e privo di quelle leggi fisiche così rigide, quali quelle che abbiamo qui, può così essere alterato, ripensato, modificato da una forza immensa, da un'energia che qui, su questo piano, esiste per riflesso. A cosa mi riferisco? Sto parlando del pensiero. Il pensiero, relegato qui come un animale in gabbia, nel piano astrale (chiamiamolo così) avrebbe invece libero accesso alla riformulazione del tessuto stesso dell'esistenza, essendo la forza più grande con il quale le leggi fisiche (ad un primo sguardo assenti) che ne determinano i confini, si debbano scontrare. Il pensiero, come energia psicocinetica, ci permette quindi di rimodellare ciò che siamo, ciò che possiamo fare, essendo l'unica reale forza determinante in quel luogo, o quanto meno la più potente.
Anche qui, su questo piano, il pensiero ha un'energia devastante, ma costretto a sottostare alle leggi delle quattro dimensioni che imperano, non ha modo di manifestare il proprio potere nella maniera più completa, e l'unico modo che ha per filtrare e interagire è dirigendo le nostre azioni e le nostre parole. Il pensiero, (che può essere misurato grazie a strumenti quali l'elettroencefalografo, dato che il cervello emette onde elettromagnetiche di diverse frequenze) si traduce in onde cerebrali. Quelle misurate finora sono cinque: Alfa, Beta, Gamma, Delta e Theta. Ognuna è attiva in un dato stato del'encefalo: veglia, veglia ad occhi chiusi, sonno profondo, sonno n-rem e meditazione.
Cosa succede in magia? Il pensiero, come azione, volontà e visualizzazione, agisce su un piano diverso da quello materiale, e l'incantesimo, filtrando attraverso il tessuto degli altri piani, influenza la percezione delle persone e lo stato degli accadimenti, convergendoli nella loro forma primordiale grazie alla malleabilità della materia stessa di cui è fatto il piano astrale.
Ci è pressoché impossibile immaginare un piano dove non esista il tempo, in quanto è una delle principali costanti della nostra vita, men che meno le altre tre dimensioni, grazie alle quali esistiamo come esseri di natura fisica, chimica e biologica. Ma eliminando, anche solo mediante l'immaginazione, queste barriere, ci renderemmo conto in un istante di cosa stiamo parlando: tutto il mondo (per restringere i confini in comodità) e non solo riferito allo spazio, ma anche al tempo (ossia il mondo passato, presente e futuro) racchiuso tutto insieme, nello stesso istante e nello stesso luogo. E noi abbiamo l'energia e il mezzo di scivolare attraverso i sottili veli che delimitano questi diversi campi e osservare ciò che è successo, ciò che succede e, chi ne è capace, modificare ciò che succederà grazie alla proiezione dell'energia.
Con questa teoria si spiegano i sogni premonitori, ad esempio, che non sarebbero altro che uno sguardo nel calderone astrale in un momento di particolare apertura e sensibilità dovuta al sonno, dato che i freni inibitori della veglia sono spenti e il nostro cervello diventa una sorta di antenna parabolica che emette onde delta, theta e con rarità eccezionale anche alfa, ma che può captare in ritorno onde elettromagnetiche di altro tipo, indipendentemente dal luogo dove avvengono.
Per farvi un esempio, un mio collega, assolutamente materialista e a digiuno di argomentazioni di questo tipo, ha una peculiarità che, dopo circa due dozzine di volte che si è verificata, lo ha incuriosito e lo ha spinto a parlarmene. Circa due o tre giorni prima che avvenga un evento catastrofico in qualsiasi parte del mondo, lui ne sogna in terza persona un surrogato. Dopo le prime cinque o sei volte ha cominciato a prendere appunti delle volte che capita e ho avuto modo di testare personalmente che ha anticipato di tre giorni lo tsunami in India, il terremoto in Cina e il ciclone in Birmania. Stiamo parlando di eventi naturali improvvisi di cui nessuno poteva sapere nulla in anticipo e lontani migliaia di chilometri da dove abita lui. Non ha sognato il luogo, ma ha visto chiaramente un'onda anomala, una comunità spazzata via da un terremoto e un tornado di natura devastante. Me lo ha sempre raccontato con un anticipo di due/tre giorni. Mi ha anche parlato di disastri aerei che si sono verificati, ma non avendomi incrociato al lavoro (week end o altro) lo ha fatto dopo il loro avvenimento, quindi non fa testo.
La spiegazione che ho trovato a questa singolare capacità è che sognando, Francesco ha la facoltà di sbirciare frammenti di eventi che stanno per capitare qui su questo piano, ma che, per l'assenza sul piano astrale delle quattro dimensioni che delimitano anche lo scorrere del tempo, lui le ha colte come se fossero già capitate. Francesco non possiede una "seconda vista", non è un veggente o un sensitivo. Il punto è che gli eventi di natura molto forte e di grande emotività lasciano una sorta di impronta nel tessuto dello spazio-tempo, ed è possibile percepirne il passaggio. Questa spiegazione è anche alla base di una delle teorie proposte per spiegare la natura ectoplasmica di alcune manifestazioni spettrali che si verificano in determinati luoghi con una cadenza ciclica precisa e che "scompaiono" un po' per volta, nel corso del tempo, come deteriorandosi lentamente. Questo tipo di manifestazioni si riproduce come un filmato impresso nello stesso tessuto dello spazio-tempo e, al contrario di alcune manifestazioni ectoplasmiche o protoplasmatiche con le quali è stato possibile, in qualche modo, interagire, in questo caso è del tutto simile ad un riavvolgimento e una nuova trasmissione che si ripete con scadenza ciclica di mesi, anni, o a volte secoli. A dimostrazione di questa teoria c'è un evento in particolare che possiamo citare: nel luogo dove si tenne la battaglia di Edge Hill, avvenuta il 23 ottobre 1651 nella regione del Warwickshire, dove scesero in campo l'esercito di puritani di Oliver Cromwell contro gli stuardisti comandati dal Re Carlo I e dal principe Rupert, e parte della Rivoluzione Inglese, avvenne un evento particolare. Nonostante la battaglia si concluse senza vittoriosi o vinti, esattamente un mese dopo, nello stesso luogo, si rivisse il medesimo episodio sanguisono, come in un film, solo in versione spettrale. Quello che fa pensare è che proprio che nella foga della lotta fu avvistato anche il nipote del Re, il principe Rupert, il quale era in quel momento vivo e vegeto, per quanto fosse sceso in campo. Non si tratta quindi di spiriti di trapassati, bensì di apparizioni-crisi, niente altro che "fotografie" e "registrazioni" di eventi e di emozioni particolarmente forti che hanno lasciato, grazie all'energia psichico emotiva rilasciata in breve tempo, una sorta di calco a tutto tondo di ciò che è successo; una vera e propria registrazione, insomma.
Questo stesso fenomeno è percepibile visitando luoghi dove si sono svolti crimini infami, segrete di castelli dove molte persone hanno sofferto, campi di concentramento o prigionia. Ma senza andare lontano, basta che entriate in una stanza dove due persone hanno appena smesso di litigare e urlare. Percepirete immediatamente una sensazione nell'aria che chiamereste "tensione". Non si tratta solo di silenzi e altro, ma proprio di una percezione che solletica un senso che non siamo abituati ad usare e che è come passare le dita su un foglio crittografato con la scrittura Braille.
L'uomo, quindi, ha i mezzi per muoversi attraverso i piani. Se non tutti, quanto meno alcuni e, dato che i piani di esistenza differenti non hanno un'ubicazione fisica predefinita e distinta dal nostro, si può dire che l'essere umano in realtà non si "muove" attraverso i piani, ma che i piani permeino gli esseri umani e che il fatto che noi non possiamo interagire con loro dipende solo dalla massa della materia di cui sono composti e la frequenza su cui vibra. Però possiamo percepire i piani e le creature che li abitano, in determinati e peculiari momenti del nostro stato mentale e psico-fisico, e loro possono percepire noi. Quello che ci frena è l'impossibilità di misurare i piani, e non potendo applicare sugli stessi la nostra geometria matematica, li escludiamo dalla possibilità della loro esistenza. Questo loro coesistere nello stesso posto, ci disarma e ci rende dubbiosi, e soprattutto, rende la loro esistenza poco dimostrabile se non mediante metodi non scientifici.
Gli abitanti indigeni di questi piani, chiamati extraplanari, come è ovvio, hanno forma, massa e materia appartenenti al loro piano di origine e per questo motivo la manifestazione fisica su un piano diverso diverrebbe impossibile, a parte alcune eccezioni. Noi esistiamo perché la nostra materia appartiene a questo piano, mentre se fossimo fatti di una sostanza che non appartiene a questo piano, non solo non potremmo vivere, ma proprio esistere, come forma, sostanza e pensiero.
Ciò non toglie che gli elementali possano trovare una via di manifestazione su piani diversi, che non sia necessariamente l'incontro sul campo neutrale del piano astrale. Come possono? Ovviamente usando la materia stessa di cui sono fatti, quanto meno il tipo di materia che esiste anche su questo piano. Convocati, quindi, tramite le energie che filtrano attraverso i piani come una rete (con tanto di nodi), giungono a noi tramite l'elemento base da cui provengono.

 


L'Energia Elementale

Quando operiamo magia, come dovremmo sapere, non prendiamo l'energia da una parte per muoverla e metterla da un'altra parte. L'energia, permeando i piani stessi, e scorrendo dentro ogni cosa (perché compone ogni cosa), è in continuo movimento di per sé, senza bisogno del nostro aiuto. Quello che facciamo, è avere accesso a questa energia e innalzarla, convogliando quella che fa parte di noi e fondendola con quella che fa parte di tutto il resto del mondo e delle altre persone che in quel momento operano con noi. I metodi per convogliare questa energia sono tanti e non li affronterò qui. Quello che ci basti sapere è che scorre sui piani e attraverso i piani manifestandosi qui nella forma di elemento. La sua origine trova ovviamente la catarsi nell'akasha, che è l'energia stessa, visione eterna ed immortale di ciò che compone ogni cosa. Questa energia, scorrendo non solo mantiene la coesione di tutta la materia del multiverso, ma permette alla materia stessa, coesa, di esistere nelle molteplici forme che conosciamo e che non conosciamo e di muoversi nelle infinite di direzioni ottenute dal risutato che le operazioni quantiche possono calcolare.
Gli elementi quindi, scissione e non scissione stessa dell'akasha, si manifestano nelle forme coese che più vengono loro comode a seconda del piano stesso di manifestazione.
A tal appunto vorrei porvi la stessa domanda che posi alla mia professoressa di fisica in prima superiore, cui lei rispose in maniera interessante. "Perché le bolle di sapone, purché sollecitate, tendono sempre a tornare al loro principio sferico?"
La professoressa mi rispose con competenza. Mi disse, approssimativamente (perdonatemi ma sono passati tanti anni), che "la forma sferica era dovuta alla tensione della pellicola della bolla, poiché in questo modo occupa la minima superficie possibile per il volume stesso dell'aria contenuta al suo interno". Poi passò ad un altro argomento.
La sostanza di questa risposta però è in parte incompleta e io non ne fui completamente soddisfatto. Non fraintendetemi, scienfiticamente vi sfido a provare il contrario, ma le bolle di sapone non sono quadrate perché quello è il modo migliore con cui l'acqua, l'aria e la giusta dose di sapone combinati (un evento quindi di tre diverse miscele di sostanze e materie diverse) possono manifestarsi in questo piano. Pressoché è lo stesso principio secondo il quale i pesci hanno le branchie e le pinne e gli uccelli hanno le piume e le ossa cave. Questo ci conduce quindi a questa sorta di assioma: "L'energia segue il metodo di manifestazione più ottimale a seconda delle condizioni ambientali, dello scopo per cui si manifesta e delle leggi fisiche del luogo in cui si deve manifestare". Senza la soddisfazione di questo assioma, l'energia semplicemente non prende forma, ma rimane allo stato puro, quindi non coesa o scissa in nessuno degli elementi che, composti, possono dare forma alla materia fisica.
Come tale possiamo comunque percepirla, manipolarla o dirigerla mediante la forza che, come abbiamo visto precedentemente, ci permette di fare qualsiasi cosa: ossia il pensiero come potere di azione/reazione, visualizzazione/creazione e determinazione/comprensione.
La magia degli elementi, quindi, che sfrutta l'energia elementale intrinseca delle scissioni dell'akasha, è il tipo di magia naturale di più ampia applicazione e più ampia direzione. La sua forza è quella di vivere non solo attraverso la materia stessa, ma in simbiosi con lei, e di permettere alla materia di esistere e di coestisere con se stessa nelle varie manifestazioni.
Soffermarci a considerare un solo aspetto di questa stessa coesione, o solo quello che ci è dato di vedere e conoscere nel corso della nostra vita non dovrebbe limitare il pensiero che altre forme e manifestazioni di questa esistenza possano avere luogo, come ci stanno dimostrando i fisici teorici anche in queste stesse epoche, in luoghi molto vicini a noi, ossia nel "molto piccolo" oltre che nel "molto grande".
Forse, l'adagiamento della "via comoda", e del "minimo sforzo" che la natura ci ha così ben insegnato nel suo quieto ma rumoroso evolvere, e che è lo stesso infine che impone alla sogliola di essere sottile, alla zebra di essere a striscie, ai fiori di essere profumati e colorati, al crotalo di avere i sonagli ecc., ci ha condizionato al punto da credere di poter capire ciò che siamo solo osservando il mondo in cui viviamo per quel brevissimo lasso di tempo in cui ne siamo capaci. Poniamo quindi una media di intelligenza attiva per la risoluzione di un tale paradigma stimata (in assoluto eccesso, considerando la collettività di oggi) in sessanta anni. Un uomo o una donna da una mente particolarmente brillante potrebbe cominciare ad esaminare il mondo con la coscienza di riuscire a ridurlo ad un'equazione pari a quella di ideata da Einstein nella sua teoria della relatività (E = mc2) almeno dopo aver studiato con dovizia ciò che è già stato scoperto a riguardo, per non incappare nel problema di emettere una sentenza che qualcuno precedentemente ha già emesso. Questo, a parte rari casi, avviene minimo all'età di vent'anni. Poniamo quindi che un uomo o una donna ha in media circa tempo fino agli ottant'anni di età per comprendere, accettare e dimostrare un senso in tutto ciò che siamo, poi direi che la mente diviene troppo poco elastica per quanto allenata. Taluni possono inoltre obbiettare che il mondo, nel lasso di tempo che separa il primo vagito e l'ultimo respiro di questo/a presunto/a uomo o donna brillante potrebbe anche subire mutazioni non solo degne di nota, ma concrete al punto da essere globali. Ma assumendo che non sia così, secondo quanti di voi, per quanto il nostro limitato punto di vista umano possano apparire tanti, sessant'anni possono essere abbastanza per comprendere ciò che ci circonda?
Considerando il tempo che ha impiegato l'uomo (accettando la teoria di Darwin sulle origini della specie) a divenire da protozoo oceanico a essere umano, direi che il tempo a nostra disposizione è ben più che ridicolo; è insignificante. Gli aspetti da prendere in considerazione sono così legati l'uno all'altro che non si possono escludere a priori alcuni campi, perché anche restringendo il tutto ad una manciata di ipotesi, un computer acceso ventiquattro ore su ventiquattro e in grado di calcolare cifre che nessun uomo sarebbe in grado di fare impiegherebbe qualche millennio per dare una risposta (che comunque sarebbe incompleta, non potendo tenere in considerazione il lato filosofico-emotivo, dato che è una macchina). Quello che possiamo fare è, se vogliamo addentrarci di due passi nel mondo che ci circonda, tentare di osservarlo nelle sue sfumature e accettare anche quello che non conosciamo senza dogmi.