The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

La Vecchia

 

I Sogni
 

A cura di Proue
 

 

 


La Vecchia

Cammino per la strada con una donna di una certa età quando veniamo aggredite da tre ragazzi, io incomincio a pronunciare frasi strane in latino ed un’altra lingua mai conosciuta che non ricordo, ad un certo punto mentre pronuncio la frase mi accorgo di avere una forza sovrumana, mi basta toccare uno dei ragazzi per un braccio per farlo volare lontano da me, continuo a ripetere la frase e a far volare i ragazzi finché loro spaventati non scappano via. L’anziana donna mi spiega che nella frase da me pronunciata c’è la parola corvo pronunciata male ma era l’unica maniera per inserirla nel testo.
Mi trovo in una stanza con il letto e sotto le lenzuola c’è l’anziana donna che sta avendo un attacco di cuore, io incomincio a pronunciare la stessa frase che mi ha aiutato contro i ragazzi, e mi accorgo che lei sta già meglio così ogni volta che vedo che sta male io ripeto la formula. Finché lei mi spiega che potrà vivere grazie a quella formula e che se anche io volessi il suo tempo è in ogni caso giunto e che era più giusto e logico lasciarla morire, nonostante io non voglia che lei muoia accetto lo stesso di assecondarla e di lasciarla andare.
Così organizziamo una cerimonia vodoo affinché lei possa passare nel mondo dei morti.
La cerimonia si svolge in una sala illuminata a giorno dalle candele, c’è un tavolo sopra un palco piccolo, dove è posta la donna coperta da un drappo rosso, ci sono fiori vicino al tavolo come ad un funerale, ci sono tante persone e tavolini ad ogni angolo pieni di cibo e candele bianche accese.
Una donna mi si avvicina incitandomi ad iniziare la cerimonia, mi avvicino al tavolo, tocco la mano dell’anziana che mi sorride e mi accorgo che il suo sorriso è sereno, poi mi annuncia che è il momento perché sta avendo un altro attacco, così entrambe incominciamo pronunciare insieme una formula, lei incomincia a stare sempre più male e io mi accorgo che più lei sta male più io alzo la voce, finche lei non ce la fa più e muore. Lei è coperta del tutto alla fine della cerimonia.
Mi sento triste ma soprattutto strana come se solo in quel momento mi rendessi conto di quello che ho fatto, così chiedo spiegazioni alla donna che mi ha incitato e lei mi spiega che era la prima volta che lo facevo coscientemente, perché incoscientemente io lo sapevo fare da sempre.
Poi si gira verso una ragazza che era giunta in quel momento, e la rimprovera per non esserci stata dato che lei era la prescelta a continuare l’opera della donna morente. La ragazza indignata gli risponde che a lei non interessa e che ne vuole uscire perché quel ruolo non lo ha chiesto, e neanche lo vuole, e che se ci tenevano tanto ad avere un successore io n’ero all’altezza.
Cammino per la strada con una donna di una certa età quando veniamo aggredite da tre ragazzi, io incomincio a pronunciare frasi strane in latino ed un’altra lingua mai conosciuta che non ricordo, ad un certo punto mentre pronuncio la frase mi accorgo di avere una forza sovrumana, mi basta toccare uno dei ragazzi per un braccio per farlo volare lontano da me, continuo a ripetere la frase e a far volare i ragazzi finché loro spaventati non scappano via. L’anziana donna mi spiega che nella frase da me pronunciata c’è la parola corvo pronunciata male ma era l’unica maniera per inserirla nel testo.
Il sogno non ha una ambientazione definita, non almeno definita da più che una strada, per cui non è possibile decifrare lo stato d'animo in cui il viaggio onirico viene sviluppato. Neanche la presenza che cammina accanto a chi sogna viene descritta, traspare soltanto il fatto che non sia una figura familiare. Ma il tutto sembra condito da agio e tranquillità. Fino a quando il cambiamento non entra in atto con il classico fattore di disturbo esterno (i tre ragazzi che vogliono aggredire le due donne).
Tutto è reso tremendamente realistico da chi racconta l'esperienza onirica, ma anche loro non hanno alcun volto con particolari decifrabili. Sono le azioni che si rendono protagoniste in questo caso, non chi le fa.
È qui che qualcosa di oltre il naturale entra in gioco. Una formula espressa in un misto linguistico (e quindi fuori dal razionalmente cosciente) che rivela la possibilità di raggiungere una forza fisica che la sognante non si riconosce. Che la avvicina ad un supereroe più che ad un strega/maga.
Il simbolismo delle formule arcaiche/sconosciute/irriconoscibili è sempre stato molto forte in tutte le culture storiche e geografiche. Parlare in una lingua antica o non riconoscibile è sempre stato un gesto elitario, qualunque fosse il suo scopo.
L'alta società parlava una lingua diversa dal popolino, la chiesa parlava una lingua diversa dalla gente comune, i maghi utilizzano una lingua diversa da chi non pratica.
Come è comune anche a molte religioni e pratiche ascetiche ( e non) anche ripetere parole che non hanno un senso o un significato logico o conosciuto aiuta a raggiungere stati d'animo altri e stati alterati di coscienza, in quando il cervello può permettersi di “staccarsi”, non essendo costretto a decifrarne il linguaggio ed il il messaggio funzionale che porta con sè.

Mi trovo in una stanza con il letto e sotto le lenzuola c’è l’anziana donna che sta avendo un attacco di cuore, io incomincio a pronunciare la stessa frase che mi ha aiutato contro i ragazzi, e mi accorgo che lei sta già meglio così ogni volta che vedo che sta male io ripeto la formula. Finché lei mi spiega che potrà vivere grazie a quella formula e che se anche io volessi il suo tempo è in ogni caso giunto e che era più giusto e logico lasciarla morire, nonostante io non voglia che lei muoia accetto lo stesso di assecondarla e di lasciarla andare.
La formula che ha permesso alle donne di sopravvivere rientra in gioco in una seconda parte del viaggio onirico, sembra senza alcun cambiamento nella forma, per altri scopi. Questo particolare è molto curioso, è infatti molto raro riscontrare una funzionalità multipla in formule magiche. Si direbbe che la sognante utilizzi un unico veicolo per rendere concreto il suo potere “sovrannaturale”, probabilmente non ha ancora preso parte ad un training che le insegni come adattare il suo dono alle varie circostanze di bisogno. Questo riporta probabilmente ad una necessità, in ambito professionale, di esprimere e mostrare le doti che giacciono dietro ad un lavoro che non le sfrutta o, come spesso accade, completamente diverso rispetto ai talenti ed alle competenze della sognante.
Anche lo sforzo enorme nell'assecondare colei che vuole morire, senza riuscire a combattere per lei denota la frustrazione della sognante in questo senso. La sua bravura, le sue competenze e la sua voglia di sfruttarle per qualcosa di costruttivo devono essere tarpate per una volontà estranea che si accetta per quieto vivere o per necessità.

Così organizziamo una cerimonia vodoo affinché lei possa passare nel mondo dei morti.
La cerimonia si svolge in una sala illuminata a giorno dalle candele, c’è un tavolo sopra un palco piccolo, dove è posta la donna coperta da un drappo rosso, ci sono fiori vicino al tavolo come ad un funerale, ci sono tante persone e tavolini ad ogni angolo pieni di cibo e candele bianche accese.

Qui è palese l'accettazione dell'adattamento alla vita che serve, con la creazione di un rituale ad hoc più o meno improvvisato utilizzando il proprio talento e mettendolo a servizio della richiesta.
Cibo e candele bianche sono decisamente la speranza di un futuro di tranquillità e di abbondanza che falsamente si prospetta a lei che decide di non imporsi ma di accontentarsi al meglio che può.

Una donna mi si avvicina incitandomi ad iniziare la cerimonia, mi avvicino al tavolo, tocco la mano dell’anziana che mi sorride e mi accorgo che il suo sorriso è sereno, poi mi annuncia che è il momento perché sta avendo un altro attacco, così entrambe incominciamo pronunciare insieme una formula, lei incomincia a stare sempre più male e io mi accorgo che più lei sta male più io alzo la voce, finche lei non ce la fa più e muore. Lei è coperta del tutto alla fine della cerimonia.
La anziana donna è contenta e serena (simbologia di un genitore che il figlio accontenta quando non insegue i propri progetti personali per farsi vedere “sistemato/a” nella vita, magari in corsa con il tempo per riuscire a mostrare, contro il tempo, di essere in grado di cavarsela da soli?) e il suo sorriso e la sua serenità ripagano gli sforzi di adattamento di chi si prepara a celebrare.
Questa parte del sogno mi sembra una metafora della vita di molti trentenni attuali. Una corsa alla sistemazione pur di non lasciar delusioni a vecchi parenti che prima di lasciare questa Terra esprimono il proprio desiderio di vedere i propri figli economicamente e sentimentalmente sereni, un desiderio genitoriale che oggi è sempre più difficile da esaudire. E più l'età incombe ed il tempo passa e più lo sforzo della protagonista è continuo e cresce, incanalando tutte le sue forze ed i suoi pensieri.

Mi sento triste ma soprattutto strana come se solo in quel momento mi rendessi conto di quello che ho fatto, così chiedo spiegazioni alla donna che mi ha incitato e lei mi spiega che era la prima volta che lo facevo coscientemente, perché incoscientemente io lo sapevo fare da sempre.
Poi si gira verso una ragazza che era giunta in quel momento, e la rimprovera per non esserci stata dato che lei era la prescelta a continuare l’opera della donna morente. La ragazza indignata gli risponde che a lei non interessa e che ne vuole uscire perché quel ruolo non lo ha chiesto, e neanche lo vuole, e che se ci tenevano tanto ad avere un successore io n’ero all’altezza.
Ritorna il tema portante del sogno, ovvero il dono della sognante di cui pian piano prende consapevolezza. Sono riportati ragionamenti razionali, che arrivano in seguito al suo utilizzo, a quanto pare, puramente istintivo. E così avviene il confronto con una terza persona sulle dinamiche e le motivazioni del rito, e la prima consapevolezza su quale sarà da questo momento in poi la propria missione. Non senza potenziali invidie (la ragazza che da lei è stata sostituita) e il venir posta davanti ad una scelta: ovvero, per riprendere i termini del messaggio che il sogno custodisce, il conservare le proprie doti sotto una coltre mentre ci di adatta al mondo un po' più superficiale ma le cui regole sono imposte dal momento in cui in quel mondo bisogna vivere.