Ero una piccola creatura nel cuore
Prima di incontrarti,
Niente entrava e usciva facilmente da me;
Eppure quando hai pronunciato il mio nome
Sono stata liberata, come il mondo.
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti.
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri.
Stupidamente sono scappata da te;
Ho cercato in ogni angolo un riparo.
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito.
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto.
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto.
Restituendomi
Al tuo abbraccio.
Mary-Elizabeth Bowen
A cura di Joel
Sitra Achra – L'Altro Lato
Come abbiamo visto negli articoli precedenti il mondo della Cabala è vasto e si apre a molteplici interpretazioni. Abbiamo parlato brevemente della visione canonica ebraica, dalla quale la Cabala è nata e che, in tempi relativamente recenti, è coinvolta in un processo di riappropriazione che cerca di discostarsi dall'interpretazione successiva degli occultisti occidentali alla fine del XIX secolo. Abbiamo parlato estensivamente della sua interpretazione moderna, degli utilizza pratici di questa disciplina e delle implicazioni per un praticante pagano.
Un discorso di questo tipo però non sarebbe completo senza prendere in considerazione l'Altro Lato dell'Albero della Vita.
Nel secondo articolo abbiamo toccato l'argomento di Daath, lo spazio della conoscenza figlio delle Sephira Chokmah e Binah. Secondo alcune interpretazioni questo spazio costituirebbe un portale sul Sitra Achra (altro lato) dell'Albero della Vita, un secondo albero costituito dai gusci (in ebraico Qliphoth) delle Sephira, infranti quando la luce di Ein Soph li ha attraversati per la prima volta.
Questo fenomeno è imputato a seconda della tradizione ad un eccesso di giudizio, un deliberato errore di calcolo o un glorioso momento catartico, nel quale i Qliphoth sarebbero stati espulsi al momento della creazione dell'universo come placenta in un parto. I significati attribuiti a questo Albero della Morte sono ugualmente molteplici: variando da immagini speculari delle Sephira, a una vera e propria gerarchia infernale.
Nel primo caso ad ogni Sephira corrisponderà una qualità negativa:
Kether - Futilità
Chokmah - Arbitrarietà
Binah - Fatalismo
Chesed - Ideologia
Gevurah - Burocrazia
Tipheret - Vacuità
Netzach - Ripetizione/Abitudine
Hod - Rigido ordine
Yesod - Automatismo
Malkhut - Stasi
Nel secondo caso invece l'altro lato viene rappresentato da un grande dragone o un serpente a due teste e ad ogni Sephira corrisponderebbe un Qliphoth ed un'entità demoniaca:
Kether – Thaumiel governata da Molok
Chokmah - Ogiel governata da Beelzebub
Binah – Satariel governata da Lucifuge Rofocale
Chesed - Gash'Khalah governata da Astaroth
Gevurah – Golachab governata da Asmoday
Tipheret – Tagirion governata da Belfegor
Netzach – Orev Zarak governata da Baaltzelmoth
Hod – Samael governata dal demone dello stesso nome
Yesod – Gamaliel governata da Lilith
Malkhut – Nahemoth governata da Naamah
In entrambi i casi i Qliphot vengono visti come l'altra faccia della medaglia, un riflesso negativo dell'albero. Ma perché interpretare queste forme senza sostanza come l'origine del male? La risposta è nella Zohar, secondo la quale la causa principale dell'esistenza del male è dovuta ad un atto di separazione: ciò che era unito è stato diviso e i confini che separano le cose possono essere considerati i loro gusci. La prima divisione è quella avvenuta in Kether, e che ha formato i due pilastri dell'Albero della Vita. L'esistenza stessa dell'Abisso, spalancato tra l'umano e il divino, sarebbe quindi un sintomo di una realtà che non è come sarebbe dovuta essere.
Si tratta però di un'interpretazione controversa ed ognuna delle tradizioni nate intorno alla Cabala reagisce in modo diverso all'esistenza dei Qliphoth e di questo apparente difetto nel disegno divino.
Ancora una volta invitiamo il lettore a trarre le proprie conclusioni nel caso in cui desideri proseguire su questo cammino, limitandoci a fornire nella bibliografia una serie di testi sull'argomento.
Ci concentreremo invece su una di queste interpretazioni per fornire ancora una volta un esempio pratico ed invitare al pensiero critico, imprescindibile capacità per ogni praticante di Magia.
Si tratta di una tradizione che si rifà a concetti antichi senza cercare di nascondere la sua natura estremamente moderna. Un'opera nata dallo studio dell'autore che ha reinterpretato simboli antichi e canalizzato nuove interpretazioni attraverso una percorso cabalistico personale.
The Book of Sitra Achra
Questo grimorio moderno, sottotitolato “Primo Grimorio dei Dragoni dell'Altro Lato” stampato in sole 859 copie nel 2013 deve molto agli scritti di Rabbi Nathan di Gaza (1643-1680) che per primo ha teorizzato il concetto della Luce Duale della Creazione e dell'Anti-Creazione, ma non si rifà alla cosiddetta Eresia Sabbatiana (della quale Nathan fu profeta) che vedrebbe nella figura di Shabbatai Zevi il vero messia del popolo Ebraico. Infatti se Nathan di Gaza cercherebbe l'unione dei due lati dell'Albero al fine di ritornare al Divino, N.A-A.218, autore (o autrice?) del grimorio intende utilizzare unicamente l'Altro Lato nella scalata verso Ain Soph.
Il libro presenta inizialmente una lettura alternativa della cosmogonia cabalistica nella quale le forze Anti-Cosmiche create dalla separazione primordiale di Ain si concentrerebbero creando un'Essenza (o Luce) Irriflessiva (Thoughtless Essence/Light nel testo originale) pari ed opposta personificata in El Acher, l'Altro Dio il cui nome, canalizzato attraverso pratiche di invocazione dall'autore, è Azerate. I capitoli successivi sono dedicati alle diverse emanazioni di Azerate, presentando per ogni Qliphoth le caratteristiche ed i sigilli delle entità che le governano oltre ai nomi ed ai sigilli delle gerarchie inferiori.
Il testo non presenta un vero e proprio insieme di riti, e presuppone, come in molti grimori antichi che il lettore sappia già come operare una volta ricevuti i Nomi ed i Simboli adeguati.
Il grimorio si chiude quindi con un singolo rito di apertura ed una descrizione minuziosa del tempio e dei modi per prepararne uno personale.
Il testo si rifà ad una visione del mondo estremamente negativa, all'antitesi con la maggior parte dei percorsi spirituali moderni, ma dimostra innegabilmente che il perfezionamento e la personalizzazione delle tradizioni non è soltanto attuabile ma è fortemente raccomandabile. D'altra parte se il cammino di ciascuno è individuale perché negarci il piacere di prendere delle deviazioni di tanto in tanto? E se durante queste divagazioni ci troviamo in nuovi luoghi mai visitati da nessuno chi può dirci che il nostro sentiero è meno valido di quelli più battuti?
Bibliografia:
Colin Low: A Depth of Beginning: Notes on Kabbalah
Israel Regardie: A Garden of Pomegranates - Llewellyn Publications
Frater Barrabbas: Guida alla Qabalah Magica - Venexia Edizioni
Donald Micheal Kraig: Modern Magick - Llewellyn Publications
Israel Regardie: The Tree of Life - Llewellyn Publications
Alan Bain: Keys to Kabbalah
N.A-A.218: The Book of Sitra Achra
Gershom Scholem: Le grandi correnti della mistica ebraica
Egil asprem: Kabbalah Recreata: Reception and Adaptation of Kabbalah in Modern Occultism