The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Aconito (Aconitum napellus)

 



A cura di Lyrio Baelfire

ACONITO

Nome scientifico: Aconitum napellus L.
Sinonimi: Aconitum lobelianum Rchb.; Aconitum formosum Rchb.; Aconitum pyramidale Mill.; Aconitum strictum Bernh. ex DC.; Aconitum neomontanum Koelle.
Nome comune: (IN VARIE LINGUE E/O DIALETTI): Aconito Napello, Risigallo, Radice del Diavolo, Elmo di Giove, Aconite (eng), Aconit Napel (fr), Venus' Chariot (USA), Matalobos (sp), Blauer Eisenhut (deu).
Famiglia: Ranunculaceae
Descrizione botanica: Pianta erbacea perenne, a radice tuberizzata con fusto eretto e poco ramificato, alto dai 50cm ai 2m.
Le foglie sono alterne, picciolate e glabre, verde scuro nella pagina superiore, biancastre e con evidenti nervature in quella inferiore, palmatifide( = foglia a forma palmata col margine inciso sino alla nervatura centrale per almeno 2/3 N.d.R.) in 3-7 segmenti. L'infiorescenza è un racemo, più o meno denso, portato all'apice del fusto.
I fiori, zigomorfi, di un'intenso blu-viola, sono costituiti da 5 sepali petaloidei, molto sviluppati, diseguali, di cui il superiore è a forma di elmo frigio ed abbraccia gli altri 4, i 2 laterali sono subrotondi mentre i 2 inferiori lanceolati. I petali invece sono ridotti, trasformati in nettàri cilindrici terminanti a uncino, per meglio trattenere gli insetti. In sostanza quella che vediamo non è la corolla, ma un calice molto sviluppato. Non sono profumati.
La pianta presenta due radici tuberizzate accoppiate, una in continuazione con il fusto, l'altra attaccata lateralmente con un corto peduncolo. Alla fine della stagione vegetativa, infatti, la radice principale muore insieme alla parte aerea, mentre la radice laterale darà origine nella bella stagione ad un nuovo fusto e a una nuova radice tuberizzata.
Distribuzione geografica: Zone di alta montagna, in Europa (Alpi, Appennini) e in Asia, fino all'Himalaya.

Habitat: zone a mezz’ombra dei pascoli alpini e sulle sponde dei torrenti, molto frequente vicino alle malghe a causa della concimazione naturale del bestiame (sinantropia). Preferisce terreni argillosi-silicei
Fioritura: Estate (Giugno, Agosto)
Parte utilizzata: In medicina la radice tuberizzata laterale (a volte entrambe), in magia tutta la pianta (soprattutto i fiori).
Raccolta: In piena fioritura.
Principio attivo principale: Aconitina (alcaloide diterpenoidico di origine non proteica): è il secondo veleno vegetale più attivo al mondo, dopo la nepalina. Particolarmente pericoloso, può addirittura essere assorbito direttamente dalla pelle, ne bastano 3mg per determinare la morte di un uomo adulto. L'attività è paragonabile a quella delle neurotossine, agisce cioè sui canali del sodio, bloccandoli; eccita e poi paralizza le terminazioni periferiche e i centri bulbari, provoca rallentamento della respirazione e dissociazione atrio-ventricolare.
L'aconitina non viene più utilizzata nella cura delle nevralgie del trigemino (un nervo facciale) o del nervo sciatico, ma l'aconito è molto utilizzato in omeopatia. Tra gli altri principi attivi, la pianta anovera composti a struttura simile all'aconitina: ipoaconitina, jesaconitina, lycaconitina, neopellina, neolina.
Curiosità: l'aconito è un'erba considerata tra le più potenti in magia, sacra alla dea Ecate, con una storia affascinante degna della più famosa e conosciuta mandragora. Secondo le leggende, il nome “aconito” deriverebbe da Acona, il porto di Eraclea in Bitinia, dove sarebbe germogliata per la prima volta dalla bava di Cerbero, portato sulla terra da Ercole durante la sua dodicesima fatica. Ovidio invece, riferendosi a questo episodio nella sua opera Metamorfosi, propone un'altro significato:
“[...]un'erba che nasce e resiste sulla dura pietra,
chiamata perciò aconito dai contadini”
In greco pietra si dice akóne, e i contadini sostenevano che questa pianta potesse crescere anche sulle pietre più dure.
I vari nomi che assume derivano da associazioni morfologiche: il sepalo petaloide più grande ha infatti la forma di un elmo, ispirando i soprannomi “Elmo di Giove” in Italia, “Cappello di Thor o Elmo di Odino” in Germania; per questa sua associazione al Cappello di Thor, nella mitologia nordica era simbolo dei cavalieri erranti, con la proprietà di rendere invisibili. Il soprannome “Carro di Venere” deriva invece dalla conformazione dell'apparato riproduttivo, somigliante a quello femminile. In Spagna prende il nome di “Strozzalupo”, perchè una volta si gettavano brandelli di carne spalmati d'aconito intorno agli ovili, avvelenando in breve tempo i lupi che si fossero avvicinati.
Il nome che tuttavia gli si addice di più è “Erba del Diavolo”, a causa della sua estrema pericolosità. Già nell'antichità era conosciuto il potere mortale del rizoma: veniva utilizzato per giustiziare i criminali e l'unguento ricavato dalla pianta spalmato su spade, lance e frecce in modo da rendere letale anche una sola ferita inferta con l'arma avvelenata. Nella mitologia la vittima più illustre fu Chirone, il saggio centauro maestro di molti eroi: egli fu raggiunto da una freccia di Eracle (Ercole) durante la sua quarta fatica; il dardo si conficcò accidentalmente nel ginocchio del centauro dopo aver attraversato il braccio di Elato; Eracle, angosciato, si inginocchiò accanto all'amico ed estrasse la freccia mentre lo stesso Chirone porgeva i farmaci, che tuttavia a nulla valsero contro il terribile veleno. Dato che Chirone era immortale, il veleno non lo uccise ma gli procurò atroci sofferenze, tali da spingerlo a rinunciare all'immortalità, ottenendo l'accordo di Zeus (NB: secondo Cattabiani il veleno era aconito, secondo altri autori era composto dalla bile dell'Idra uccisa nella seconda fatica. Mi sono attenuto all'interpretazione del Cattabiani in quanto la bibliografia mi sembra autorevole N.d.R.).
Oltre ai poteri mortiferi, Plinio considerava l'aconito un potente farmaco, specialmente riferito al veleno degli scorpioni, come insegnavano i suoi antenati secondo i quali “non esiste nessun male da cui non derivi qualcosa di buono”, sostenendo infatti che “Ha la caratteristica di provocare la morte dell'uomo se non trova qualcosa (un altro veleno N.d.R.) da distruggere all'interno dell'uomo stesso. […] è incredibile come i due veleni, i quali pure da soli sono entrambi mortali, si annientino reciprocamente.”. Questa credenza sopravvisse fino a qualche secolo fa, mietendo ovviamente molte vittime. Nel campo magico-esoterico, l'aconito è sacro a Ecate, dea delle streghe, che ella stessa utilizzava per trattenere i forestieri che capitavano nella sua dimora nel mondo sotterraneo. Erba infera, si riteneva venisse usato dalle streghe per compiere malefici e avvelenamenti, e nel Medioevo era considerato l'ingrediente principale del celebre Unguento delle Streghe, che le fattucchiere usavano per volare al Sabba sopra i manici di scopa.
Usi Magici: Attenzione! È una pianta tossica e non va MAI ingerita. Maneggiare con cautela! L'uso magico, data l'estrema tossicità della pianta, riguarda talismani, sacchettini e amuleti per la protezione attiva in caso di pericoli certi e conosciuti, oppure come offerta alla dea Ecate. Usare con parsimonia e solo se ci si sente davvero minacciati o in pericolo. Non portare sulla pelle. Anche se alcune fonti lo riportano, sconsiglio l'uso dell'aconito in unguenti, oli, bagni, polveri e incensi.


Bibliografia:
Bibliografia:
Fonti cartacee:
Cattabiani A. (1996): Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante, Mondadori Editore, Milano.
Maugini E. Maleci Bini L. e Mariotti Lippi M. (2006): Manuale di Botanica Farmaceutica VIII Edizione; Piccin Nuova Libraria S.p.A., Padova.
Rangoni L. (2005): Il Grande Libro delle Piante Magiche; Xenia Edizioni, Milano.

Fonti elettroniche:
Erik Gotfredsen: Liber Herbarum II: Aconitum napellus
http://www.liberherbarum.com/Pn0352.HTM
[consultato: agosto 2009]
Luigi Rignanese: Botanica Sistematica
http://www.homolaicus.com/
[consultato: agosto 2009]
A.A.V.V.: Aconitum napellus – Wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Aconito
[consultato: agosto 2009]

ICONOGRAFIA:
Prendere da http://luirig.altervista.org/schedeit/ae/aconitum_napellus.htm
e da http://it.wikipedia.org/wiki/Aconito