The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Apollo



A cura di Bardo Apollo

Introduzione
Apollo, figlio di Zeus e Leto (una figlia dei Titani che patrocinava il potere del progresso tecnologico e il lavoro dei fabbri), gemello di Artemide, la Dea cacciatrice, chiamato “Febo” (puro, luminoso), era il Dio del sole, incaricato di guidare il carro con l’astro infuocato lungo la volta celeste. Armato di arco e frecce dorate, speculari a quelle argentate della lunare sorella, viveva l’ambiente delle città, portava legge e giustizia, presiedeva musica, poesia, arte, le scienze attraverso le Muse, nonché la medicina. Altro campo afferente al Dio era la profezia, cui gli uomini potevano avvicinarsi tramite le Pizie, le sacerdotesse a lui votate. Era il figlio prediletto di Zeus assieme a Ermes, e non a caso troviamo in lui tutti i connotati auspicati dalla civiltà moderna: il potere dell’intelletto, il distacco, la chiarezza, la pianificazione, la razionalità, la precisione d’azione, la bellezza, la forma. è un Archetipo che occorre coltivare per riuscire a integrarsi nella società odierna, e che in molti incontrano da fanciulli nel momento dell’inserimento scolastico. Apollo, come Ermes, non ha mai avuto una compagna, e questo può far riflettere sulla diffusa tendenza a trovare uomini single completamente dediti al lavoro che vivono marginalmente i rapporti affettivi. Mitologicamente, gli amori di Apollo sono contaminati dalla decadente avversità del fato: il Dio del sole amava chi lo fuggiva (Dafne, che fu trasformata in alloro, o Cassandra cui fece dono della veggenza e poi maledisse quando la donna lo rifiutò. Possibilmente ciò è dovuto al fatto che Apollo si fece beffe di Eros e delle sue frecce portatrici d’amore); disdegnava invece chi lo amava (Clizia, trasformatasi in girasole) e quando l’amore era ricambiato, era il suo narcisistico bisogno di agonismo e sfida che causava la morte della sua metà (come accadde con Giacinto, che morì colpito dal disco lanciato dal Dio). Era assai legato alla madre, tanto che appena nato uccise il serpente Pitone che la minacciava, e quando la regina tebana Niobe si vantò di essere superiore a Leto perché aveva sette figli e sette figlie, Apollo assieme ad Artemide li uccise uno ad uno senza pietà con frecce avvelenate. Ecco che incontriamo il lato oscuro del Dio del sole: l’ombra che l’intensa luce di Apollo proietta è altrettanto intensa. Suoi animali simbolo erano il cigno, ma anche il corvo, il serpente e il lupo. La sua giustizia poteva trasformarsi in vendetta e crudeltà, tipiche dell’uomo che agisce con la spietata ragione non supportata dal cuore. Era anche noto per lunghi periodi di assenza, in cui viaggiava nel misterioso regno degli Iperborei. Appare chiaro che per poter brillare sul mondo il sole dà il meglio di se stesso per metà del giorno, mentre scompare completamente per l’altra metà. Nessuno può brillare sempre: questo Apollo lo sa, ed è lì che la sua ombra si estende, creando lo spartiacque tra il suo mondo pubblico e quello privato, a volte così privato da essere sconosciuto e inavvicinabile a chiunque altro. La forsennata tendenza alla perfezione non gli consente di vivere, di godere appieno, di lasciarsi andare: ecco il germe della notte che lo tormenta, la brace che minaccia di consumarsi, che lo spinge a un eterno, insoddisfatto inseguimento dell’illusione del futuro, e alla ricerca spasmodica di approvazione da parte di un Padre Cielo (padre o padrone) in nome di cui egli desidera brillare.
L’Archetipo Apollo necessita di una redenzione particolare. Così ben integrato nella società moderna, lodato, incensato, viene venduto come Archetipo perfetto, vincente e auspicabile: per tale motivo, la sua ombra è poco visibile in cotanta luce – e assai più infida. La redenzione di cui necessita va controcorrente rispetto ai canoni della società: Apollo ha bisogno di perdere il controllo, di concedersi la fallibilità, di aprirsi al sentimento e al rapporto con l’altro scendendo dal piedistallo e abbandonando la cieca vanità dell’Ego. Quando egli finalmente si libera del giudizio e dell’autocritica, delle attese che pendono su di lui, dell’imposizione mentale del dovere, e scopre il piacere, incontra la metà che lo completa: Dioniso. Allora la luce di Apollo diviene anche calore, gioia, vita. E amore.

Morfologia
Apollo si presenta meno alto di Ares e Saturno, ma comunque slanciato (tra il metro e settanta e il metro e ottanta nell’uomo). Si connota per l’atteggiamento noncurante, l’aspetto indolente e aggraziato; tale è anche il suo passo, cui l’elasticità dona dinamismo, i gesti sono lenti e armoniosi. L’ovale del viso è definibile “a forma di oliva”, la fronte alta, larga e sporgente nella sua parte superiore, cranio sub-dolicocefalo con epicranio a cupola. Naso vagamente aquilino, medio, ben fatto, narici graziose; bocca piccola e accuratamente disegnata, labbra sode con il superiore leggermente sporgente sull’inferiore; mento fine dalla curva armoniosa; orecchie piccole e ben orlate, con lobo fine e un po’ staccato. I capelli variano dal biondo-rossiccio al castano chiaro, presenta spesso una stempiatura precoce; le sopracciglia sono molto ben disegnate ed espressive. Occhi spalancati, chiari, esibiscono sempre una nota di color oro all’interno dell’iride; le ciglia sono lunghe; a volte l’angolo esterno della palpebra è volto all’ingiù. Colorito roseo, talvolta pallido con rossori sparsi. Tiene la testa dritta ma senza rigidità, il collo è lungo ma non magro. Il busto è svelto, con scarso petto, spalle spioventi e dritte, le braccia poco muscolose ma belle, longilinee; mani lunghe con le dita affusolate; reni arcuate, anche fini e muscolose ma non forti; le gambe sono lunghe e flessibili, similmente i piedi, sottili e arcuati.
Apollo è sempre ben proporzionato. I suoi lineamenti nobili, calmi e riflessivi non sono né tristi né ridenti, piuttosto gravi e sereni. Ride raramente, ma sorride per benevolenza o per educazione. La voce è dolce e debole, pura e grave, lenta, armoniosa e penetrante. Lo sguardo è fisso senza essere tagliente. Dominatore e affascinante, sembra animato da una luce interiore che riflette pensieri lontani, generosi e disinteressati. La limpidezza dello sguardo proviene sia dalla predisposizione all’ordine e alla chiarezza, sia da una purezza interiore, figlia di uno spirito nobile innamorato del bello. Eppure, la serenità del viso e la dolce gioia espressa dal sorriso sulle labbra celano una leggera tristezza intima, priva di amarezza, che si esprime negli occhi chiari ma malinconici, luminosi solo per la qualità dell’Essere interiore che essi riflettono: come se Apollo conoscesse la debolezza e la fatalità che gravano su di lui e le accettasse.
L’atteggiamento del tipo risalta per grazia ed eleganza, ma le caratteristiche che lo contraddistinguono sono noncuranza e indolenza. Apollo sembra non prendere parte alla vita che lo circonda, nonostante le vibrazioni interiori che lo agitano costantemente. La calma che manifesta è solo apparente, risultato di una costrizione che si impone sin da bambino. In realtà le contingenze esterne non lo toccano perché si sente molto superiore a esse.
Il passo di Apollo è sempre flessibile, elastico e aggraziato, armonioso e ritmato. I gesti sono lenti e armoniosi; i movimenti discreti, nobili e contenuti che sa generare stupiscono, tanto che a torto le menti superficiali gli attribuiscono la volontà di posa e l’artificio: nell’intimità e nella solitudine, Apollo continua la stessa gesticolazione nobile e fiera. è il suo temperamento che si manifesta in quest’abitudine: il riserbo che egli si è imposto fin dalla fanciullezza manifesta la padronanza di sé e la sua concentrazione; una costrizione imposta dall’orgoglioso giudizio di se stesso, che gli conferisce un indiscusso fascino e nobiltà.
Il foglietto embrionale che gli corrisponde è principalmente ecto-meso, con variante ecto-ento; caratteriologicamente è un nervoso para-apatico (emotivo non attivo primario, para non emotivo non attivo secondario) o in seconda battuta un sentimentale para-collerico (emotivo non attivo secondario, para emotivo attivo primario); possibile anche l’emergere di un carattere sanguigno (non emotivo attivo primario). Se possiede la biliosità (la mascella si fa più solida e lo zigomo angolato e prominente) ha più volontà; è quindi attivo, diventa passionato (emotivo attivo secondario), spunta allora il foglietto cordoblastico, i tre piani del viso perfettamente bilanciati che esaltano al massimo la sua bellezza: può essere uno sportivo, è allora il tipo del quarterback delle squadre di football americano, il pupillo del coach osannato dai compagni di liceo, oppure il marine dedito al servizio e alla patria.
I binari di medicina cinese corrispondenti sono legno-metallo, metallo-fuoco o legno-fuoco.
Il tipo femminile di Apollo corrisponde a Persefone nel suo lato sognatore ed effimero, sfociando in Estia nei tipi che presentano forte attività psichica e maggior astenia. La variante biliosa e volitiva, attiva, sfocia invece in Artemide, sua sorella gemella.

Psicologia e caratteriologia
La facoltà principale di Apollo è l’immaginazione. è tramite essa che egli costruisce quella vita interiore che nasconde nel profondo del proprio essere, anima la fiamma che tanto in fretta lo distrugge, quando non riesce a trovare sfogo.
Se nervoso, subisce i sentimenti e le idee; se sanguigno, è meno emotivo ma proietta la sua interiorità nel mondo. La sua espressione è del tutto personale, raramente riflette espressioni altrui. Impressionabile, insegue il suo sogno; espressivo, può manifestarlo, ma sempre sotto una luce di bellezza che lo fa rispettare. La fronte più ampia porta l’intelligenza e l’aspirazione poetica; se il cranio è più stretto, è l’uccello stordito che si lascia trascinare dall’immaginazione romantica, la falena attratta dalla fiamma che vive per consumarsi.
Apollo ha notevoli tendenze artistiche, è molto amante della forma. La bruttezza lo ripugna, tanto da non poterla sopportare nemmeno presso i propri domestici; fugge gli infermi e gli infelici, le cui deformazioni estetiche lo turbano e lo fanno soffrire. è dotato di un’intelligenza superiore, omnicomprensiva, che spazia naturalmente e assaggia di tutto; coglie le cose a colpo d’occhio, come per intuizione. Giudica bene qualsiasi soggetto, da un affresco a un brano musicale a una tragedia, eppure spesso non coltiva nessuna arte per diletto – a meno che essa non gli sia necessaria per esprimersi: allora lavora dolorosamente, mai soddisfatto di quel che ha prodotto (lungi dal corrispondere alla visione interiore da cui è illuminato). Dà la vita per il proprio ideale: è allora un fermento di bellezza e lirismo, di rivolta e passione. Ama soprattutto le lettere e le arti, che coltiva con successo; che sia un poeta o un artista, è sempre comunque un entusiasta e un appassionato. Predilige la musica grave o religiosa. Possiede inoltre una notevole attitudine per le scienze occulte. Ha in sé il sacro fuoco della divinazione, che talvolta gli suggerisce ispirazioni profetiche; la sua singolare chiaroveggenza, figlia della chiarezza di pensiero che sublima nei reami dello spirito, coglie spesso le rivoluzioni e i grandi mutamenti, senza tuttavia approfittarne.
Apollo vede chiaro, ma non in se stesso: non si spiega le proprie sfortune che, come le fortune, sono clamorose.

Di carattere ardente e appassionato, Apollo è mobile, capriccioso, difficile, ironico, raffinato e beffardo. La sua sviluppatissima penetrazione psicologica gli rivela le imperfezioni altrui. Di un’affabilità che non si smentisce ma che tiene a distanza, non ha indulgenza per la mancanza di maniere e per la menzogna e dice facilmente il fatto loro ai disonesti. Quando dovrebbe mentire, preferisce tacere e non è mai un adulatore. L’opinione che ha di se stesso gli importa molto più di quella degli altri; deve potersi ammirare e, a proprio vantaggio, Apollo è disposto a sacrificare tutto.
La sua fierezza è interiore: nasce dalla concezione dell’ideale, che egli persegue con grazia spietata, anche a scapito di tutto il resto. L’influenza che esercita sull’ambiente che lo circonda è vivace: è rispettato, ammirato, ma molto spesso non è compreso e si scambia per orgoglio dominatore quella che in realtà è la ricerca a oltranza di una perfezione impossibile da realizzare.
Sobrio, poco sensuale, lontano dagli eccessi, Apollo concede il minimo indispensabile alle necessità corporee, ma si veste con una certa ricercatezza. Tanto è semplice nella vita privata quanto raffinato e sontuoso allorché si presenta alle cerimonie. è nato per esser ricco: la povertà e lo stento sono al di sopra delle forze di questa natura, troppo perfetta nella forma e troppo evoluta per sopportare le lotte materiali della vita. Spesso non ce la fa, e muore, sopraffatto rapidamente.
Ad Apollo piace illuminare e proteggere, ma ha bisogno di lusso e comodità attorno a sé (come il Dio che sedeva sul suo cocchio dorato per portare l’astro in giro nel cielo). Necessita di un’atmosfera piena di arte e di armonia. Se ricco, usa bene il suo denaro e con gusto sicuro compra solo oggetti di pregio. Sa formarsi una cerchia eletta attorno e frequenta solo gente di valore.
è nel destino degli Apollo conquistare la celebrità e innalzarsi ai più grandi onori, anche quando partono da una condizione di inferiorità. Sono però soggetti a strani mutamenti di fortuna: la loro stupefacente ascesa è molto spesso seguita da una clamorosa caduta. Pur tuttavia gli Apollo, uomini di alto destino (o che si credono tali), sopportano i rovesci del fato con una calma e una forza d’animo ammirevoli e non disperano mai. I meno favoriti dalla sorte, dalla fortuna o dalla nascita, si credono grandi geni incompresi e, malgrado gli insuccessi e la miseria, perseverano in carriere che procurano loro solo l’altrui disprezzo. Apollo ha un bisogno fisico di luce: il sole per lui è un potente rivitalizzante. Le giornate buie e uggiose gli sono difficili da sopportare e lo rattristano profondamente. Talvolta in lui l’avversione per l’oscurità, che si popola di fantasmi, è talmente grande che non riesce a dormire con la luce spenta.
Di temperamento femminile, ma poco sensibile all’amore, ama per vanità: per attrarre su di sé la preferenza di un oggetto ammirato e corteggiato. Ama per lirismo, per mostrare il modello di una grande passione, e – se è il caso – per trovare ispirazione alla sua arte. Ama anche per perversità: per soffrire, e soprattutto per far soffrire, spesso per semplice piacere di vibrare e di far vibrare, cercando continuamente nuove sensazioni voluttuose. Apollo è congenitamente incapace a distinguere il sentimento d’amore vero dal lirismo: non per sua colpa, semplicemente perché non lo ha mai provato. Né gli è possibile farne esperienza finché non esce dalla dimensione del suo Ego. Spesso infatti la sua sollecitudine e il suo desiderio di piacere cessano con il possesso. L’oggetto che ama sopra ogni altro è se stesso; mai stanco di contemplarsi e di ammirarsi, passa gran parte della propria esistenza a cercarsi nella propria proiezione.
Uomo di genio o privo di talento, è comunque un orgoglioso vanesio che, come Narciso, si annienta nella propria immagine. Ma può anche essere colui che si sacrifica per un ideale magnifico: è l’ispirato, il rivoluzionario, il liberatore, l’essere che irradia attorno a sé il pensiero che muove e sostiene.

Disturbi fisici e malattie morali
Come abbiamo visto per gli altri Archetipi, quando si affermano le cattive tendenze del tipo in esame assurgono le sclerotizzazioni e si manifestano le esasperazioni dei tratti. Tali segni modificati provano l’evidenza psicofisica dell’Archetipo non redento.
La serenità che contraddistingue gli atti di Apollo cede il posto a una disordinata agitazione. Il soggetto persegue con l’intrigo e le tortuose macchinazioni ciò che non riesce a ottenere coi suoi sforzi. Questa volontà di riuscire, tanto forte in Apollo, assume – soprattutto se mal orientata – una specie di morbosa brutalità disumana che non considera più il giusto e l’ingiusto: egli si mette alla ricerca dell’originalità, architettando strani paradossi e spingendoli fino all’assurdo per colpire l’attenzione. Sfoggia mise e acconciature estreme e provocatorie, promette per amor proprio cose che sa di non poter mantenere, vanta relazioni, influenze e titoli falsi. Per arrivare a soddisfare la sua sete di importanza, arriva a calunniarsi e attribuirsi un ruolo volgare. Deve soprattutto crearsi un personaggio per avere l’occasione di mettersi in mostra.
In amore è guidato completamente dalla vanità: il partner famoso, qualunque sia la natura della sua fama, ha molte probabilità di sedurlo. La sua passione è complicata dalla deplorevole volontà di distinguersi in tutto e di agire in modo diverso dagli altri, per senso estetico. Di conseguenza anche le condizioni dell’intimità sessuale devono essere strane per piacergli davvero.
Si incontrano tra gli Apollo anche tipi con delirio paranoico o manie di grandezza, che sognano nella loro smisurata ambizione di conquistare il mondo intero e sottometterlo alle loro leggi.
Ecco allora che le modificazioni del tipo compaiono: la fronte diventa più prominente ancora nella parte superiore, si riempie di rughe orizzontali per le preoccupazioni. Le ciglia corte, come le sopracciglia, arcuate e aggrottate. Gli occhi scintillanti si infossano nelle orbite; lo sguardo diventa strano e altero, riflette la preoccupazione ansiosa e timorosa del giudizio altrui. Il naso è troppo piccolo, il labbro superiore copre quello inferiore; il mento sporge in fuori prominente rompendo l’armonia ovale del viso. I capelli si arricciano.
La malattia morale di Apollo è la vanagloria. La via di redenzione per questo Archetipo passa obbligatoriamente per la negazione della forma, in favore di una ricerca della sostanza: una quest che come Dioniso lo porta nell’Oltremondo, per riemergere non più come freddo Dio, un vuoto Idolo, ma come essere umano completo. In una parola, potremmo riassumerla come Amore: amore come serena accettazione della fallacità propria e altrui, soppressione del giudizio, annullamento delle distanze con il resto del mondo, acquietamento dei deliri dell’Ego.

Fisicamente Apollo è di costituzione debole e poco resistente. Sobrio e lontano dagli eccessi, non si intossica nel senso proprio del termine (come Zeus), si avvelena piuttosto per la vita che fa: una vita agitata, fatta di entusiasmi e di depressioni, di sovreccitazione e di prostrazione. Due asserzioni valgono di base per lui: è un demineralizzato (la tendenza alla demineralizzazione accomuna tutti gli Archetipi Figli prediletti, si ripresenta parimenti anche in Ermes. Quasi come se l’aderenza alle forme accettate dalla società portasse nell’individuo l’impoverimento della sostanza, ovverosia la mancanza di minerali, gli elementi vivificanti del sistema biologico), ed è di base un tubercolinico (quindi spesso di costituzione fosforica). Il suo punto debole è il sistema respiratorio. Generalmente poco portato per l’esercizio fisico, trascura la respirazione e il suo petto resta troppo spesso stretto e poco sviluppato.
Tutto in lui viene sacrificato all’estetica: non fa una passeggiata se non per ascoltare lo sciabordio del mare o ammirare il rigoglio della natura. Non si sottoporrà mai all’esercizio fisico fine a se stesso, per potenziare la sua resistenza. Talvolta lo assalgono stanchezze improvvise che lo mettono letteralmente a terra per ore o per giorni. Poi ritrova la propria vitalità, che subito torna a esaurirsi (ciclotimia tipica del temperamento nervoso). Queste depressioni nervose, queste improvvise debolezze, si accompagnano a febbre. Le manifestazioni di questo stato possono durare più o meno a lungo, portando dimagrimento ed emaciazione, con ripercussioni nove volte su dieci sui polmoni. Apollo è predisposto alla tubercolosi (non a caso il male dei poeti, che tanti Apollo ha falciato nei secoli passati), il suo organismo può consumarsi rapidamente se non adotta una vita regolare e non si sottopone a una terapia ben studiata.

I rimedi di base per Apollo seguono una successione con climax peggiorativo: Natrum Muriaticum, suo rimedio base, per la demineralizzazione; Ferrum per i disturbi nervosi e di circolazione, Kali Carbonicum per gli stati già più avanzati di depressione e tendenza agli edemi, Iodum per i disturbi ghiandolari e gangliari. In situazioni più gravi, Arsenicum per gli stati acuti e intermittenti di ansia, agitazione, vomito e diarrea o rinite e raffreddore da fieno; Phosphorus invece per gravi congestioni polmonari o gastroenterite acuta. Possono tornare utili – in special modo per le donne – Pulsatilla (se c’è estrema variabilità dei sintomi e congestione venosa) e Ignatia (se c’è forte componente di depressione nervosa). La somministrazione di Tubercolinum, in aggiunta al resto, ha sempre su di lui un effetto positivo dal momento che è un fosforico. C’è poi un aspetto curativo per Apollo che trascende la pratica medica spiccia: l’aria di montagna o le gite all’aperto sono per lui il balsamo più efficace che esista. è sognatore e un po’ pigro, ma non sa resistere al piacere di andare a vedere bei posti, ammirare paesaggi, indugiare in distrazioni artistiche, soprattutto se in buona compagnia. Così, l’aria e il sole a lui tanto necessari inducono una beatitudine che si tramuta in un’ebbrezza gioiosa, capace di curare ogni suo male.

Sviluppo

Come per tutti gli Archetipi, la descrizione psicologica che viene fatta in questa sede è del tipo base. Alcune di queste caratteristiche possono mancare nel metatipo dell’individuo preso in analisi, alcune fasi della vita possono essere dominate da altri Archetipi. Apollo può manifestarsi in determinate situazioni, ad esempio in concomitanza con l’inserimento nel sistema scolastico o in risposta alla ricerca di approvazione da parte di una figura paterna; oppure può essere il protagonista di momenti o ambiti definiti, come quello lavorativo, sociale o affettivo. Di seguito osserviamo il percorso del tipo base.

Infanzia – I genitori
Il bambino Apollo estroverso è solare e allegro; viceversa se introverso è più proiettato nel suo mondo interiore e ama avere il proprio spazio. Comunque sia, la caratteristica che lo contraddistingue è l’ubbidienza. Sempre curioso, avido di sapere, chiede il perché di ogni cosa, vuole imparare il nome e la funzione degli oggetti che lo circondano, vuole sapere cosa fanno le persone intorno a lui; osserva il mondo con occhi attenti e ama stare in posizioni elevate, come sulle spalle degli adulti, per avere una visuale migliore.
Nell’ambiente scolastico si inserisce sempre perfettamente sin dall’inizio, fraternizza con gli altri bambini e sa empatizzare con le insegnanti; può anche diventare un leader. Molti lo vogliono come migliore amico o “fidanzatino”, ma lui difficilmente ricambia. Se pure i suoi compagni combinano marachelle e si mettono nei guai, Apollo ne resta sempre fuori: lui è un bravo ragazzo, quelle cose non le fa.
Gestisce immediatamente i compiti e i doveri in modo organizzato e metodico, come se avesse un orologio interno; non dà mai ai genitori motivo di preoccupazione, dedica tutta la sua attenzione a ciascuna mansione di cui si assume la responsabilità. Se comincia a fare sport è facile che si distingua: istintivamente, persegue solo ciò che il suo talento lo porta a magnificare.

Apollo ha un istinto infallibile nel comprendere ciò che le persone vogliono da lui: e se l’approvazione e il successo dipendono da queste, farà tutto il possibile per compiacerle. Per questo i mentori che egli incontra nel suo percorso, genitori e insegnanti, determinano fortemente le capacità e l’autostima che il bambino svilupperà crescendo.
Se Apollo percepisce dai genitori l’informazione di essere amato e approvato per ciò che fa piuttosto che per ciò che è, imboccherà una strada di perfezionamento e accondiscendenza che lo porterà lontano da se stesso e dentro un ruolo preconfezionato. Sarà facile allora prevedere una crisi nel suo futuro, anche se non è detto che avvenga: un Apollo stoico allenato all’obbedienza e alla cecità potrebbe vivere la vita di un altro senza cedere mai al dubbio. Il continuo sforzo fatto per compiacere uno o entrambi i genitori potrebbe anche generare in lui un complesso da ansia da prestazione, che gli rende arduo il raggiungimento degli obiettivi. La coppia peggiore di genitori consiste in soggetti narcisisti, che necessitano delle vittorie del figlio per rivalersi di glorie passate o mancate e ingenerano un meccanismo di competitività a tutti i costi. Un padre Zeus capace e riuscito è un ottimo modello per lui, ma può diventare un’ossessione se gli impone canoni e ambiti che non si sposano con le sue caratteristiche: allora Apollo fallisce, si mortifica, ma insiste per non deludere il padre. A quel punto è facile che il padre non lo accetti: questo genera una ricerca coatta della figura paterna, che egli inseguirà per tutta la vita proiettandola sugli altri e cercandone l’approvazione, dacché mancherà di fiducia in sé; un uomo dalle grandi doti che non ha mai sviluppato, incapace di scegliere le proprie vittorie. Similmente per la madre: deleterie sono le Era non redente, invidiose e bramose di rivalsa attraverso il figlio, o le Afrodite che, inconsciamente, lo seducono con le loro attenzioni posto poi il negarle quando il bambino fallisce.
Se tuttavia i genitori disconfermano questa tesi – assai facile per Apollo da introiettare – per cui egli non sente di essere amato e valorizzato solo per i risultati che ottiene bensì per ciò che è, gli danno la possibilità di accedere a un mondo profondo, in cui egli scopre chi è e cosa vuole diventare e sviluppa la capacità di affrontare le sfide con la serenità e la sicurezza del Dio del sole. Sono ottimi per lui i padri razionali, degni di stima e che hanno conquistato una posizione nel mondo (meno buoni gli Archetipi Figli, poco a loro agio nel ruolo paterno), come anche le madri anaffettive ma capaci di stimolarlo e supportarlo (Atena, Artemide); con una madre Afrodite, che gli offre contatto fisico, carezze e affettività senza riserve, Apollo potrebbe accedere al suo lato Dioniso.

Adolescenza e prima maturità – Il lavoro, i rapporti, matrimonio e famiglia
Se le basi son state gettate bene nell’infanzia, per Apollo la crescita è un percorso di ascesa anche troppo semplice. Eccelso sia in ambito scolastico che extra-scolastico, assume cariche come capo-classe, portavoce degli studenti, caporedattore del giornale della scuola; ottiene facilmente borse di studio. è ambizioso, ma in modo naturale e sereno. I tipici segni del travaglio adolescenziale non si palesano in lui. Se invece il ragazzo presenta degli handicap o è afflitto dall’ansia prestazionale, abbiamo un soggetto frustrato che combatte strenuamente con se stesso per colmare la sua carenza – fino spesso a compensarla. Dislessia, balbuzie, goffaggine, imperfezioni fisiche sono delle piaghe devastanti per Apollo. Se la sorte non gli ha concesso un padre biologico Zeus, ne cercherà uno nel mondo: la sua predisposizione archetipica a essere il figlio prediletto, a eccellere e compiacere, è un desiderio indomito che egli perpetra anche inconsciamente; questa disposizione attira gli uomini Zeus, che lo aiutano nella vita a fare carriera.
L’ingresso nel mondo del lavoro non è un problema per Apollo: anzi, è l’occasione per mostrare ciò che sa fare. La sua capacità di concentrazione lo porta a focalizzarsi su un compito alla volta, a continuare il perfezionamento finché non è soddisfatto, a osservare il risultato ottenuto e analizzarlo nuovamente. Programma tutto in modo sapiente, non lascia nulla al caso. Facilmente un Apollo sceglierà professioni che gli portano lustro e pregio, e che richiedono lunghi sforzi di apprendimento: la carriera di medico è fatta su misura per lui, come anche quella di giurista o di manager. Spesso non raggiunge la vetta assumendo posizioni di comando o diventando imprenditore: gli mancano la visione globale, la determinazione anche crudele, il desiderio di accumulare denaro che invece caratterizzano Zeus. A lui basta servire ed essere ammirato. Quando però la scalata al successo lo porta oltre le sue competenze, o se realizza a un tratto che ciò che fa non è ciò che desidera, nascono i problemi: non è preparato all’insuccesso o alle difficoltà, ha sacrificato tempo ed energie al proprio lavoro e il dubbio potrebbe giungere troppo tardi per cambiare rotta.

Nell’intimità il Dio del sole è attratto dalle donne indipendenti, competenti e belle, con cui forma una coppia perfetta: ecco allora il raggiante duo dei gemelli Apollo e Artemide, perfetti in società e sul lavoro (che spesso condividono, con quel brivido di competizione che tiene accesa la fiamma tra loro). Quello che facilmente manca è la passione: Apollo è estraneo al mondo di Eros, è un uomo che vive più nella testa che nel corpo e schiva la profondità del sentimento in favore della distanza emotiva. Può quindi accadere che dopo il matrimonio (che Apollo ha vagliato attentamente, allo stesso modo in cui ha scelto l’università) la donna si accorga che il rapporto di fratellanza non le basta: tra loro manca la scintilla sessuale, ed è costretta a cercarla altrove. L’unione risulta perfetta con donne che cercano la forma, non la sostanza: con le Atena quindi, ma anche possibilmente con donne Demetra, che si realizzano con la gravidanza. Tuttavia il lato oscuro di Apollo è attratto anche dal suo opposto: donne Persefone emotive e irrazionali, apratiche, folli, che spesso lo fuggono. Lui le trova affascinanti, imprevedibili, frustranti, allora scatta l’incanto maligno che lo avvince, quel bisogno decadente di soffrire unito al bisogno di dominare che facilmente lo portano alla perdizione. Le donne che cercano sentimento e passione (come le Afrodite) che vogliono godere il momento piuttosto che vivere di obiettivi futuri si sposano malissimo con lui: Apollo bolla le necessità della moglie come “non di sua competenza”, una difficoltà che egli non vede e a cui è superiore. A quel punto, il proseguimento della relazione dipende interamente dalla donna.
Come il sole che svanisce dietro l’orizzonte, e come il Dio che viaggiava nel regno degli Iperborei, così l’uomo che gli somiglia necessita di momenti (anche molto lunghi) di distacco e solitudine che egli dedica solo a se stesso, nei quali tutto il resto del mondo è tagliato fuori. Una parte di Apollo rimarrà sempre irraggiungibile, anche per le persone che lo amano profondamente, fatto che rende un rapporto intimo con lui ancora più difficoltoso.
Apollo non vale molto come amante. Non si innamora facilmente, concentrato com’è sulle sue mete e i suoi obiettivi non nota chi gli è intorno. L’impulso sessuale in lui è rarefatto, viene sublimato attraverso il lavoro e il successo. Quando il desiderio si attiva, è un’estensione di quell’agonismo che mette nel raggiungere gli obiettivi: allora la conquista diventa una passione meccanica. Se la donna bersaglio non si lascia incantare dal suo charme, si accorge che l’intensità improvvisa dei sentimenti dell’uomo Apollo non ha niente a che fare con lei in quanto tale: allora probabilmente fuggirà. Se invece viene conquistata, è facile che lo vedrà svanire subito dopo; traditolo con un altro uomo, lo vedrà tornare furente (riproponendo il mito di Coronide, uccisa dal Dio perché sposatasi con un mortale). Ma a lui non interessa davvero lei: interessano le proprie sensazioni, l’orgoglio ferito, la sofferenza, il pathos.
Apollo è anche facilmente incline all’omosessualità. Superato il conflitto che gli impedisce di accettarla in quanto canonicamente “sbagliata”, ricalca il mito di Narciso: egli vede nel partner la propria immagine riflessa, si riconosce, indi lo ama (non a caso le coppie Apollo-Apollo sono molto comuni). Nel sentimento di identità e di fusione c’è narcisismo, e anche il sottile bisogno di limitare l’altro a essere il riflesso desiderato. Il rapporto muore quando, come accadde con Giacinto, il Dio “uccide” il proprio partner in un eccesso di agonismo, per dimostrare la propria superiorità o vincere una sfida; altrimenti, quando uno dei due si evolve lasciando l’altro indietro, si forma un gap che spezza la simbioticità del riflesso narcisistico e rende il rapporto impraticabile.

Se diviene padre, con i figli è imparziale ma generalmente buono. Ama fissare criteri giusti, regole coerenti e predilige i motti che diventano lezioni di vita, che elargisce alla sua prole profusamente. Il problema è sempre la distanza: Apollo è preso dal lavoro, probabilmente sta poco a casa o addirittura viaggia lontano. Inoltre è poco affettivo, e non coccola i figli se non stimolato dalla moglie. Se i figli gli somigliano e hanno in comune con lui un hobby o delle passioni, passeranno del tempo di qualità assieme che li unirà; se invece si aspettano di essere capiti, o che il padre intuisca i loro desideri e passioni, non verranno soddisfatti. Se non altro, potranno contare su un genitore che si interessa ai loro progressi e si informa su ciò che li riguarda.

Mezz’età e vecchiaia
La crisi di mezz’età è una spada di Damocle nel destino degli uomini Apollo. A metà dell’esistenza l’influsso di questo Archetipo comincia ad allentarsi: se non ha conquistato la vetta, se non ci sono più obiettivi da raggiungere, se tutto ciò a cui la persona si è dedicata è stato il lavoro, sacrificando tutti gli altri ambiti affettivo, familiare, spirituale, psicologico, vivrà una sensazione di vuoto disarmante. Apollo non è più giovane, aitante, bello: se non ha investito in altri campi che non siano la sua vanità e il suo successo affronterà il fallimento, con conseguente possibile depressione. Ma anche adesso, è possibile che nulla trapeli all’esterno e che tutto rimanga com’è: se il lavoro è diventato logorante routine, se la famiglia gli crea problemi e dissapori, egli manterrà stoicamente tutto com’è. è una creatura che vive di ritmi e abitudini, e continuerà a fare il suo dovere nonostante tutto. In fondo, ciò che ci si aspetta da lui è sempre più importante dei suoi desideri: questo è ciò che ancora crede.
In vecchiaia, ha facilmente creato solide basi economiche per poter stare tranquillo. Troverà altre attività da svolgere oltre il lavoro, probabilmente di consulenza, o sociali come la membership di qualche club quale il Rotary. Se non ha sviluppato altri Archetipi, si terrà alla larga dall’introspezione anche adesso: potrebbe creargli disagi che non desidera – ma che lo renderebbero più saggio.

Vie di crescita e Redenzione dell’Archetipo
Apollo è l’Archetipo del fuoco solare – fuoco che può abbagliare e ingannare con la sensazione di luce e calore, ma che come l’astro è in realtà distante e inafferrabile. Le difficoltà in cui incorre sono appunto legate alla distanza emotiva: problemi di comunicazione, incapacità a creare un rapporto intimo, il dilemma del rifiuto. E similmente al sole, che può bruciare ove brilla troppo intensamente, gli uomini Apollo rischiano di maturare arroganza e narcisismo, l’ombra dietro cui nascondono tutto il non vissuto e il non elaborato dell’inconscio. Lasciarsi dominare da questo Archetipo vuol dire sacrificare la propria esistenza alla costruzione di una forma perfetta, che è una bella bara in cui morire. Redimerlo, porta a scoprire la vita, la gioia vera, l’amore: la profondità dell’esistenza, che è ben più di un atto recitato su un palcoscenico.

L’Eroe impossibile
Sebbene il Dio Apollo incarnasse tutte le caratteristiche dell’Eroe, era contrario a giocarne il ruolo. Anzi, ne era addirittura l’antagonista: durante la guerra di Troia rispose a Poseidone “Se dovessi combattere per degli insignificanti mortali che ora sbocciano come foglie sugli alberi e un attimo dopo appassiscono e muoiono, sarei privo di misura e di prudenza”; rifiutò anche di aiutare Eracle quando si recò a Delfi per il suo oracolo. Apollo si sente superiore, non si sporca le mani, guarda con distaccata pena coloro che combattono sulla terra, cadono e si rialzano. In realtà, questa nobile alterigia è il suo ostacolo più grande: Apollo non può essere un Eroe; non può mettersi in gioco ed evolversi realmente, completarsi, finché non accetta quella che J. Campbell chiamava la “ferita originaria”. Ogni Eroe, poiché è umano, porta con sé una ferita originaria: è la sua mancanza, il difetto che in realtà è il motivo scatenante della quest, che lo porta nel mondo a confrontarsi, a lottare, per poi tornare a casa con l’elisir che salva il regno – e se stesso. Se Apollo non riconosce la sua ferita originaria, se non accetta la sua umanità, la macchia e il difetto, non si evolve – ma soprattutto: non vive. è solo scendendo dal suo piedistallo marmoreo che impara l’umiltà, accetta l’errore in se stesso e quindi anche negli altri, e abdica al rigore e alla perfezione in cambio dell’umanità e della comunione con il mondo. Quando finalmente realizza che può amare i propri difetti ed essere amato per questi, cede anche la sua ultima barriera che lo costringeva a isolarsi nel mondo degli Iperborei.
Non è un caso che l’Archetipo emblema del Viaggio dell’Eroe sia proprio l’antagonista di Apollo: Dioniso, il Dio che veniva cultuato a Delfi nei tre mesi oscuri dell’anno al posto del Dio del sole. Così come nel suo tempio si venerava il suo opposto, parimenti l’uomo Apollo deve fare spazio a Dioniso nella sua psiche: cedere il posto alla metà destra del cervello, sperimentare la fusione completa con il sentimento, l’estasi, l’inebriamento mistico. Deve imparare a vivere il momento presente, aprirsi alla possibilità di tutte le esperienze, lasciarsi assorbire dalle sensazioni senza giudicarle. Il modo migliore per sperimentare Dioniso è attraverso la musica e la danza: Apollo le conosce come emblema di perfezione che fa vibrare l’anima, ma non nel loro lato dionisiaco di esperienza corporea, perdita di controllo, abbandono completo all’istinto finché è la musica a danzare il corpo. Quando Apollo supera la paura del caos e dell’ignoto, l’estasi che sperimenta spezza le sue catene emancipandolo dall’incubo di se stesso: il sole non splende più solo fuori di sé, ma anche al suo interno, rendendolo un essere di pura luce, un Eroe vero, in evoluzione.

L’Amor che move il sole e l’altre stelle
L’uomo Apollo ha una marcata tendenza a fare sempre quello che ci si aspetta da lui, senza chiedersi se lo vuole veramente. Una parte di sé è quasi spaventata a chiederselo, sin da piccolo ha imparato a conquistarsi amore e approvazione conformandosi alle regole. La meccanica legge di causa-effetto è talmente radicata in lui da muoverlo compulsivamente senza che egli ne sia realmente cosciente: è qui che la logica diventa il suo limite. Il bisogno di approvazione è un desiderio fittizio, un parto dell’Ego viziato: per scoprire chi è davvero, cosa vuole veramente, Apollo deve cominciare ad ascoltare il cuore e prendere decisioni basate sull’amore – quindi anche irrazionali. Se non rompe lo schema compulsivo è destinato a servire l’infelicità, non soltanto sua ma anche di chi gli sta attorno: la coltivazione di un principio puramente logico porta facilmente alla severità e alla crudeltà (per cui poi è facile si ricalchi il mito in cui Apollo scorticò vivo Marsia per aver rivaleggiato con lui alla pari in una gara di musica).
La chiave di accesso all’amore e all’umanità passa attraverso la scoperta della “donna interiore”, quella che Jung chiamava “Anima”. L’ultimo dei precetti incisi a Delfi nel tempio del Dio era “tieni le donne sottomesse”: è questa la situazione del lato femminile dell’uomo Apollo, relegata nell’ombra e incatenata dalla ratio. Questa donna incatenata è Afrodite, l’Archetipo che mette in contatto con la creatività, l’emotività, la vita. Scoprendola, soprattutto attraverso la considerazione dei valori positivi delle emozioni, Apollo impara a rispettare i propri sentimenti, indi quelli degli altri, comprendendo il legame che lo accomuna alla terra e a tutte le cose vive. L’Amore lo libera, gli dà accesso a una Legge superiore, divina, oltre la logica meccanica: quel principio vivifico, che – come Dante già dedusse – muove lo stesso sole, e le altre stelle. Allora avviene il miracolo: la luce che Apollo irradia non è più generata dall’approvazione esterna, ma nasce spontaneamente da sé. è il suo Amore ora che muove le cose attorno, è finalmente lui il padrone della propria esistenza: non subisce più le conseguenze al di fuori, diventa causa scatenante del Destino.