The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Demetra

DEMETRA

A cura di Bardo

Introduzione

La Dea Demetra (Cerere per i Romani) è un’entità che eredita per via diretta la gran parte degli attributi della Dea Madre primigenia: si trattava difatti della Madre del Raccolto, la Signora delle Messi, colei che patrocinava le stagioni, i raccolti abbondanti, la fecondità del terreno. Sebbene fosse annoverata come mera sorella di Zeus tra gli Olimpi, il suo stesso nome ne tradisce l’antichità e l’importanza (meter sta proprio a significare “madre”). Giocava un ruolo pivotale, assieme a sua figlia Persefone, nei Misteri Eleusini, i riti misterici performati nel santuario di Demetra stessa. Esiste un filo robusto quindi che collega la Dea ad altre divinità quali Rea, Gea (o Gaia) e Cibele: si tratta di volti diversi della Grande Madre, Terra (che vedremo più approfonditamente nel capitolo a lei dedicato). Come tale, Demetra rappresenta un metatipo che racchiude l’essenza stessa della procreazione e della germinazione.

Famoso mito che la vede centrale è quello legato al rapimento di sua figlia Persefone da parte del re dell’Averno, Ade. Allorché sua figlia sparì, Demetra si mise alla sua ricerca giorno e notte (venendo anche inseguita dal bramoso Poseidone nel mentre, a cui sfuggì mutandosi in giumenta; alcune versioni del mito tuttavia la vedono cadere vittima del Dio, che la possedette con violenza sotto forma di stallone). Fu tramite Ecate, la triplice Dea lunare dei crocicchi, che venne a sapere del rapimento perpetrato da Ade. Demetra, oltraggiata e furibonda, si lamentò con Zeus senza essere ascoltata: si tramutò allora in una vecchia e sparì dal mondo, dando inizio a una carestia che afflisse il mondo intero. Colse l’occasione della fuga per rifugiarsi a Eleusi e divenire la nutrice di Demofonte e Trittolemo, figli del re Celeo; crebbe il primo come un Dio nutrendolo di ambrosia ed esponendolo a un fuoco che lo avrebbe reso immortale; quando Metanira, la madre dei ragazzi, rovinò i suoi piani entrando nella stanza e gridando di orrore, Demetra rivelò la sua vera sembianza e mise fine al progetto; prima di andar via insegnò a Trittolemo l’arte dell’agricoltura. Il Padre degli Dèi nel frattempo mandò Ermes nell’Oltremondo per riportare in superficie Persefone, onde porre fine alla rovinosa carestia: Demetra ottenne solo una mezza vittoria, perché la figlia tornò per stare con lei solo metà anno, passando l’altra metà nell’Averno col suo sposo (dando così vita al ciclo delle stagioni).

Esiste un rapporto antico tra Demetra e Poseidone, per cui pare che la loro coppia fosse la vestigia della primigenia coppia di Padre e Madre divini, rappresentanti rispettivamente il Mare e la Terra.

Simboli a lei afferenti erano il grano, la cornucopia colma di frutti, il falcetto della mietitura, la giumenta, il fiore del papavero.   

Come Archetipo, Demetra rappresenta l’istinto della maternità, la forza misteriosa e unica dell’utero femminile di generare vita, di accudire, di fornire nutrimento. È in quanto tale un Archetipo dipendente, capace quindi di percepirsi solo in rapporto a un agente esterno (la propria creatura). Quando incapacitata a procreare, Demetra può trovare surrogati filiali a cui donare la propria attenzione (associazioni, spesso di volontariato o beneficienza, aziende, nuclei umani in genere, giardinaggio, animali); ma è assai facile per questo Archetipo l’accesso alla depressione, spesso dovuta all’abbandono dei figli nel momento in cui acquisiscono la propria indipendenza e il nido rimane vuoto. Se coadiuvata da altre Dee, Demetra è capace di reinventarsi e dedicare le sue energie procreatrici verso nuovi obiettivi – persino verso se stessa; se di contro non sviluppa altri Archetipi a supporto, il forte rischio che corre è l’inaridimento, o peggio ancora la cannibalizzazione dei propri figli e il rifiuto di recidere il cordone ombelicale, pur di non essere abbandonata: ecco allora il suo lato oscuro emergere, a distruggere la sua stessa creazione.  

 

Morfologia

Demetra è un metatipo, risultante, come la Dea che lo origina, da una gemmazione diretta dell’Archetipo Terra (Gea), a cui si affianca la presenza di un altro Archetipo: Zeus. Vediamo da questa mescolanza come ci sia in Demetra un’affluenza di un altro Archetipo femminile dipendente, la Sposa Celeste Era (Zeus al femminile), a cui però manca la bizzarria dispotica e chiassosa in quanto, al posto di Luna/Kore, è presente la solida Terra a far da base.

Il complesso risultante è molto simile a Terra: statura media, stazza opulenta; portamento pesante, passo pesante e gesticolazione brusca. Un tipo ragionevole ed equilibrato. Presenta un volto a forma di ghianda, leggermente quadratiforme, la fronte è rettangolare, evidente; sopracciglia orizzontali, poco arcuate, vicine agli occhi; il naso corto, all’insù, concavo, con la punta più grossa e narici larghe rivolte verso il basso; la bocca è grande, con labbra arrotondate, il mento rotondo e grasso, a volte sfuggente, le orecchie grandi con lobo tornito. I capelli sono di un biondo scuro, miele, mossi, e gli occhi chiari, seppure in quanto metatipo i colori possono variare nelle sfumature del castano o nero, a seconda dell’influenza di altri Archetipi. Lo sguardo è diretto e franco. La mascella presenta un angolo pronunciato, sintomo di biliosità. Il colorito è fresco, ambrato, oppure rubizzo, spesso si notano rossori sulle gote. Il busto è corto, le braccia grosse e corte che danno idea di solidità e praticità; simili sono le gambe (soggette sovente a varici) e i piedi, paffuti e corti, con caviglia pesante.

Demetra appare massiccia, come un tronco: comunica robustezza e resistenza già all’impatto visivo. I seni sono prosperosi e sporgenti, prossimi alla vita, il collo poco lungo sulle spalle quadrate accentua la sensazione di compattezza, assieme alle anche massicce e le articolazioni grosse. Il suo atteggiamento stesso è pesante, dà l’idea di un essere difficile da mettere in movimento; eppure l’azione è il suo pane, viene da chiedersi come faccia a sbrigare tutte le faccende: le viene in aiuto la sua forte propensione all’organizzazione, che le consente di tenere sotto controllo più di un’attività. Non appena si ferma, sopravviene il sonno che sembra coglierla ovunque e in qualsiasi momento. I suoi movimenti sono grandiosi, massicci; non gesticola sovente, ma quando lo fa può apparire brusca, seppure puntuale. La voce è sorda, sicura e può avere toni rudi.

Il foglietto embrionale di Demetra è mesoblastico, con tendenza verso l’ento, che la rende più linfatica e grassa. Caratteriologicamente è una flemmatica para-nervosa. Per la medicina cinese è una terra yang (estroversa), il binario corrispettivo è terra-legno.

Il corrispettivo maschile di Demetra è vario: si riscontra per certi aspetti in Zeus (la paternità e l’attitudine al governo domestico) oppure in Poseidone (quando è più presente il nervosismo ruminativo e l’emotività); per aspetti simili spesso si ritrova un corrispettivo in Efesto, nella sua predisposizione al nucleo chiuso (che per Demetra è la casa) e alla materialità. Tuttavia l’Archetipo Demetra, proprio per il fatto di essere l’incarnazione di un impulso, un istinto proprio del femminino, è nella sua materializzazione squisitamente femminile. 

 

Psicologia e caratteriologia

Le facoltà distintive di Demetra sono il buonsenso e il sacrificio. Agisce secondo una mentalità ben precisa, caratterizzata da un ragionamento poco complicato, lineare e improntato sul fare. L’attività spesso la aiuta a non riflettere troppo e a coprire le paure e le ansie che soggiacciono nel sottosuolo del suo inconscio. Ha poca immaginazione, improntata soprattutto alla praticità e all’utilità immediata. L’astrazione non la interessa e non perde tempo in discussioni poco concrete. Realista e naturalista, si basa sui fatti e sull’esperienza diretta; nell’arte predilige il solido e il buono al bello.

Rettitudine e buon giudizio la caratterizzano, come l’innata predisposizione alla giustizia e all’equilibrio: sono queste facoltà che ella mette in campo a casa, affinché tutto fili liscio. Un difetto che può avere è un concetto relativo della misura, dovuto al fatto che giudica secondo canoni rapportati a sé, non capendo spesso la sofisticazione che caratterizza alcuni individui, risultando forse a volte troppo severa.

Attività e inerzia sono due caratteristiche che convivono in Demetra: fa, ma non si smuove. Potrebbe dormire sempre, e non ricorda sempre ciò che le viene detto.

È insieme dura e buona: dura con se stessa in primis, poiché si sobbarca pesi che spesso la sfiniscono, ma di cui non si cura di registrare la stanchezza. Da Zeus eredita sprazzi di spirito brillante e una battuta pronta, che sfodera per camuffare la sua preoccupazione quando deve dare indicazioni sul da farsi ad amici o parenti.  Se vuole essere graziosa, risulta spesso goffa e maldestra. Talvolta la delicatezza dei sentimenti le sfugge; la sua affettività è totale e avvolgente, talora soffocante, e fortemente improntata sulla materialità (per lei il donare – siano regali, cibo, attenzioni – è sinonimo di affetto). La sua sensibilità si manifesta specialmente tramite le sue azioni.

Ha un carattere bizzarro, posato e nervoso al tempo stesso: ci sono argomenti e soggetti capaci di farle perdere il senno, come la sicurezza dei figli e dei cari, la presenza di cibo in dispensa, la salute, la buona gestione della casa. È la madre perfetta, seppure a volte severa o alternatamente troppo protettiva. Chiederle un consiglio dopo aver compiuto un errore significa sentirsi rimproverare bruscamente, per poi essere ben orientato, incoraggiato e sorretto, seppure con la stessa brusca attitudine.

Paziente osservatrice, ostinata lavoratrice, è tenace e più che parlare agisce. Precisa, mantiene le promesse e punisce severamente chi la inganna. Nel serbare il ricordo dell’offesa è pervicace, il suo perdono giunge assai lento anche se poi nel lungo termine non escogita alcuna vendetta, piuttosto preferisce evitare i colpevoli del misfatto.

È sedentaria, attaccata alla casa, alla patria, è una conservatrice che si propone di migliorare le condizioni materiali della famiglia. Parsimoniosa ed economa, riesce bene a regolare le spese, rischiando talvolta di sfociare nell’avarizia.

Ama molto la natura, si dedica volentieri al giardinaggio, ma anche alle scampagnate.

La sua attitudine organizzativa e parsimoniosa la rende un’ottima gestrice di imprese commerciali quali fattorie, alberghi, B&B, ristoranti. La gran parte delle donne Demetra sono delle cuoche provette, amanti della cucina verace e casereccia.

 

Disturbi fisici e malattie morali

Le malattie morali di Demetra sono la depressione e l’attaccamento. Di fronte a un cambiamento che non riesce ad accettare (abbandono dei figli, lutto, crollo di un’attività) la lavoratrice strenua diventa triste, malinconica, stanca, ripiegata su se stessa; si lascia andare, condannando con lei tutti coloro che le gravitano attorno e il luogo in cui abita, che abbandona alla trascuratezza e alla detrizione.

I dubbi e i dolori marciscono dentro di lei, rendendola arida, smorta, avvelenata. La sua rabbia e il suo dolore si manifestano spesso in atteggiamenti passivo-aggressivi, per cui dimentica di comprare quella cosa o di fare ciò che le era stato chiesto, rompe accidentalmente oggetti facendo le pulizie. Diventa sospettosa, diffidente, sviluppa un’ipocrisia introversa dacché era estroversa e diretta. La minima contrarietà la innervosisce, e può covare desideri di vendetta anche inconsci. La bramosia di possesso aumenta, la parsimonia inacidisce in avarizia sorda. Il bisogno di tenere le persone avvinte a sé può portarla al parossismo, spingendola finanche a sabotare coloro che vogliono allontanarsi per impedirne la dipartita; arriva a auto-infliggersi malanni e menomazioni, sfrutta il ricatto emotivo pur di non essere abbandonata.

La redenzione dell’Archetipo passa attraverso l’emancipazione: Demetra necessita di staccarsi dagli oggetti delle sue attenzioni, separare se stessa dall’esterno e imparare a prendersi cura anche di quel nucleo interiore che le appartiene. Soltanto quando scopre che quelle stesse cure che distribuisce all’esterno può (e deve) dirigerle anche all’interno, a se stessa, allora scopre una nuova dimensione del vivere e può instaurare un ciclo rigenerativo che le consente di fiorire ogni volta di nuovo, generando frutti nutrienti per chi le è attorno in modo completamente libero e disinteressato.

 

La degenerazione di Demetra si riscontra lampante nella sua fisionomia: la testa si incassa nelle spalle, il cranio basso, la fronte sconvolta e solcata da rughe profonde; le sopracciglia in disordine, foltissime, cascanti sugli occhi infossati e sporgenti; le palpebre inferiori sono gonfie, a forma di borsa; la bocca stretta in una smorfia, mento sporgente sul viso grasso, ventre gonfio, colorito terreo e voce rauca. La peluria sovrabbonda, l’odore del sudore si fa acre e forte.

 

I rimedi omeopatici base per Demetra sono Nux Vomica, Lycopodium e Sulfur (tipo Sulfur grasso).

Nux Vomica è impaziente e irritabile, peggiora con la luce forte e gli odori forti; intollerante alle contrarietà, odia essere contraddetta ed è particolarmente irascibile dopo i pasti e la mattina presto. Presenta depressione con ipocondria, ipersensibilità al dolore, suscettibilità, manie di persecuzione, vittimismo. Tende a polemizzare e sostiene le sue idee con veemenza, ha crisi di collera con impulsi violenti. Il lavoro la disgusta, ma una volta ripresa l’attività sopraggiunge uno zelo intenso. Soffre di eruttazioni acide al mattino e dopo i pasti, soffre di epatomegalia e stasi epato-portale; gonfiore gastrico e flatulenza addominale con bisogno di slacciarsi i vestiti, sensazione di peso sullo stomaco che si acutizza un’ora dopo il pasto (con eventuali nausee); singhiozzo recidivante, vomiti acidi. Presenta altresì coliche gastriche che migliorano flettendo il busto in avanti, col riposo o coricandosi. Rinite e tosse secca notturna con scarsa espettorazione che migliora con l’aria fresca e peggiora negli ambienti caldi; tendenza al broncospasmo. Altri sintomi che presenta sono: cefalea dopo eccessi di cibo o sovraesposizione al sole; nevralgie sopra-orbitarie recidivanti al mattino; congiuntivite e senso di secchezza oculare; mestruo in anticipo e irregolarità di ritmo; dolori pelvici con riflessi algici lombari, lombalgia che migliora con movimenti lenti e costanti.

 

Lycopodium è un soggetto fegatoso, irritabile, che non sopporta la contraddizione ed è suscettibile, ha scarsa fiducia in sé. Al risveglio si presenta ombroso, misantropo, ma ha paura della solitudine e ha una voglia sottostante di avere qualcuno vicino. Presenta depressione melanconica con crisi di pianto, ha difficoltà ad applicarsi mentalmente e sovente esterna scatti di collera. Ha paura del buio, dei fantasmi e della morte. Trova difficoltà nell’espressione verbale, confonde spesso parole e sillabe. Ha scarsa reattività, cade facilmente in astenia fisica che aggrava ulteriormente il suo fondo depressivo. La sua libido è scarsa; i suoi appetiti gastronomici sono caratterizzati da grande fame, che però si sazia subito. È magro nella parte superiore del corpo mentre la parte addominale è dilatata, la cute e le mucose sono caratterizzate da secchezza; la cute presenta anche eruzioni pustolose. Soffre di meteorismo, litiasi biliare con calcoli di colesterolo, cefalea da cattiva digestione. Tende all’uricemia, presenta una stasi epato-portale. Ha sovente desiderio di cibi caldi e di zuccheri; desidera anche l’olio, che però non tollera bene; è intollerante anche alle solanacee e alle patate.

 

Sulfur le deriva dalla parte Zeus, è il sintomo delle difese dell’organismo che tenta di espellere le tossine di cui è sovraccarico e scarica sulla pelle (eczemi, foruncoli), e sul sistema digestivo, con emorroidi e dissenteria mattutina. I sintomi non devono essere repressi, hanno bisogno di sfogo, e il soggetto necessita di purificarsi e decongestionarsi: Demetra si nutre in abbondanza, si appesantisce e poi non cammina, rendendo difficile lo smaltimento tossinico. Ecco che Sulfur la aiuta dall’interno, riattivando i processi di eliminazione naturale. 

 

Sviluppo

Come per tutti gli Archetipi, la descrizione psicologica che viene fatta in questa sede è del tipo base. Alcune di queste caratteristiche possono mancare nel metatipo dell’individuo preso in analisi, alcune fasi della vita possono essere dominate da altri Archetipi. Demetra può manifestarsi in determinate situazioni, ad esempio in concomitanza con la gravidanza, nel bisogno di maternità o di accudire un soggetto esterno, sia esso singolo o una comunità; emerge anche quando ci si trova a fornire nutrimento, proteggere o rendere fattiva un’organizzazione conviviale o un’impresa commerciale. Oppure può essere la protagonista di momenti o ambiti definiti, come quello lavorativo, sociale o affettivo. Di seguito osserviamo il percorso del tipo base.

 

Infanzia – I genitori

Demetra è la tipica bambina che culla il suo bambolotto e lo porta ovunque, lo accudisce, lo nutre, lo copre per non fargli prendere freddo: gioca già da piccola a fare la madre, anche con gli altri suoi amichetti e amichette. È diversa da una bambina Afrodite, che ama acconciare la sua bambola e farla bella, o una bambina Era, che preferisce la coppia Barbie e Ken, piuttosto che una Atena che tiene sotto teca la sua collezione di bambole storiche: lei ama proprio l’accudienza, per cui sono perfetti per lei quei bambolotti che mangiano le pappine e le rigurgitano o le defecano e piangono per esser cambiati. Crescendo vuole tenere in braccio i neonati veri, poi appena le è possibile si mette a fare da babysitter per gli altri bambini.  

Mitologicamente Demetra è figlia di Rea, e Gea era sua nonna: una genìa di Madri Terra che prosegue, culminando in lei, la Dea delle Messi. Ecco allora che vediamo la generazione perfetta, terra da terra, donne che soffrono quando i mariti feriscono i figli – mariti Cielo, distanti e razionali, senza istinto paterno, come Saturno. In questo tipo di famiglie Demetra cresce identificandosi strettamente con la madre, e senza stabilire un legame col padre. Se quest’ultimo è violento o si pone in competizione e conflitto con i figli, Demetra può sviluppare un complesso vittimistico (tendendo da adulta a ripetere il canone famigliare vissuto, cercandosi un marito violento e castrante); ma può anche, al contrario, far prevalere la sua natura prodiga e solida se i genitori risultano immaturi o incompetenti (tipicamente madri Luna/Kore e padri Ermes): diventa allora madre già da giovane, prendendosi cura di fratelli, sorelle e pure dei genitori.

Un padre affettuoso e amorevole che rafforza la fiducia nelle sue capacità è il miglior punto di riferimento che Demetra può avere: crescerà allora centrata e forte, con un’immagine positiva degli uomini e delle aspettative positive nei confronti dell’unione matrimoniale, diminuendo sensibilmente la tendenza archetipica a divenire una vittima.  

 

Adolescenza e prima maturità – Il lavoro, i rapporti, matrimonio e famiglia

È nel momento della pubertà che la possibilità biologica di avere un bambino tutto suo diviene reale: con lo scombussolamento ormonale, Demetra percepisce la primavera fertile in lei e comincia seriamente a desiderare la gravidanza. Può succederle di rimanere incinta molto precocemente, nel qual caso accoglierà il bimbo con grande gioia; ma non accade spesso, se in lei non sono attive Era (con il desiderio di avere un fidanzato) o Afrodite (col desiderio erotico): senza di loro, Demetra non è troppo motivata a fare un’esperienza sessuale precoce.

Molte donne Demetra comunque si sposano giovani, per coronare il loro desiderio di famiglia e preparare le basi per la procreazione. Se non accade, la giovane si instraderà negli studi scegliendo facilmente professioni assistenziali (infermiera, levatrice, maestra d’asilo); anche le psicoterapeute, le fisioterapiste, le pediatre e le naturopate hanno spesso un ascendente demetrino. Tipicamente non è una persona ambiziosa, intellettuale o competitiva, lo status sociale tanto caro a Era per lei non ha importanza; spesso ha amici di razze diverse e diversi strati sociali, e non esita a occupare il suo tempo per mettere a suo agio uno studente straniero in difficoltà o un ragazzo handicappato o disadattato. Alcune donne Demetra diventano figure chiave in organizzazioni più strutturate, dove esercitano comunque la loro energia materna: gestrici di risorse umane, manager, assistenti, la loro energia è inesauribile e il loro sostegno saldo diviene presto insostituibile; tuttavia spesso queste donne necessitano di un supporto psicologico, dal momento che tutto il tempo e l’energia che impiegano nel lavoro le assorbe in modo tale da non potersi dedicare come vorrebbero alla famiglia.

 

Il rapporto con le altre donne è non competitivo, sereno. Se però non ha avuto figli, Demetra si giudicherà negativamente rispetto alle colleghe, arrivando a provare invidia e amarezza per le altre donne incinte. Se una donna abortisce, avrà senz’altro il suo disprezzo. Alle volte l’invidia si ripresenta nei confronti dei nipoti, come riflesso dell’abbandono dei suoi figli che hanno lasciato il nido vuoto.

I sentimenti che prova verso il femminismo sono ambivalenti: trova che svalutino il ruolo della madre e costringano la donna a dividersi tra altri ruoli che tolgono tempo alla prole; d’altra parte però appoggia i movimenti contro la pedofilia e la violenza sulle donne.

Molte amiche che possiede sono nate in fase di gravidanza, o sono le madri dei compagni di scuola dei figli; a loro si affida per il sostegno emotivo e l’aiuto materiale (più che cercarlo nel partner), dal momento che spesso il fulcro attorno al quale girano sono appunto i figli. È tipico di lei organizzarsi per avere un aiuto, senza aspettarsi che il marito in sua assenza si prenda cura della casa e della prole.

Se madri e figlie nascono sotto l’influsso di Demetra, si vengono a creare grandi famiglie allargate dal taglio marcatamente matrilineare. Il modello madre-figlia si può riverberare anche nel rapporto amicale (facilmente con amiche Persefone, che diventeranno loro figlie putative). Spesso questa è anche la situazione delle coppie omosessuali: una Demetra più grande e una Persefone giovane e cedevole, di cui lei si prende cura. Ma spesso Persefone è una personalità mutevole, indifferenziata: può venire attratta da un uomo, al che si ripete il mito del rapimento di Ade, con Demetra che rimasta sola inaridisce e perde la gioia di vivere.

Riguardo agli uomini, Demetra attrae quelli bisognosi di maternità. Lei non sceglie: reagisce al bisogno che ha di lei un uomo, col quale rimane per non dargli un dispiacere. Non si aspetta grandi cose da loro (il più delle volte pensa che “sono dei veri e propri ragazzini”). Una coppia comune è quella antica e archetipica della Grande Madre compagna del figlio-amante (che in genere è più giovane, ma non per forza). Lui è un eterno ragazzo, immaturo, preso da sé, convinto di essere una persona speciale, spesso incompreso dal mondo; lei condivide la sua valutazione e giustifica sempre i suoi comportamenti, che gli altri da fuori giudicano egoisti e trascurati. Ma può altresì accadere che Demetra sviluppi un rapporto simile anche con un figlio maschio, viziandolo da morire e trasformandolo nel suo consorte putativo.

Altri uomini che la ricercano sono quelli colpiti dal complesso edipico, che cercano la loro madre nella consorte, una donna che ordini la loro vita e li accudisca, cucini il pranzo, organizzi tutto. Le qualità materne di Demetra e la sua difficoltà a dire di no la rendono purtroppo vulnerabile allo sfruttamento da parte di individui sociopatici e narcisisti: sono individui che prosciugano le sue energie e distruggono la sua autostima. L’uomo più sano e migliore che può capitarle è il “padre di famiglia”, un Poseidone redento o uno Zeus desideroso di fondare un nucleo famigliare e occuparsi dei figli; nella migliore delle ipotesi, è proprio quest’uomo che spinge Demetra a prendersi cura oltre che degli altri di se stessa: ecco allora che l’unione matrimoniale può diventare lo spunto per una crescita e un’evoluzione sana della sua persona.

Il sesso per Demetra è legato alla procreazione. Può essere calda, amorevole, ma spesso è una donna puritana. È coccolona più che sexy. Molte donne Demetra provano segretamente più piacere fisico nell’allattare i neonati che nell’atto sessuale.

Con i figli Demetra è estremamente presente – alle volte talmente tanto da esercitare la sua influenza fino a schiacciarli. Quando crescono e cominciano a prendersela con lei, rimane confusa: non è cosciente degli elementi negativi che avvelenano il suo rapporto con loro e del bisogno che la muove, percepisce solo le proprie buone intenzioni. Alcune Demetra sviluppano la paranoia che possa accadere qualcosa di male ai figli, li chiudono così in una morsa di affetto e controllo cui in realtà soggiace il segreto inconscio timore di perdere il loro affetto. Come madre, può sviluppare sensi di colpa per qualsiasi evento che possa avere un impatto negativo sulla sua prole: finché non realizza che la pretesa di essere una “madre perfetta” è irrealistica e distruttiva, perseguirà continuamente l’ansia di prevedere e prevenire ogni dolore e difficoltà (impedendo tra l’altro, nel processo, ai figli di sviluppare indipendenza). Alcuni figli passano la vita intera senza riuscire a recidere il cordone ombelicale psicologico che li lega alla madre.

Esiste anche un altro modello di maternità negativa, ossia Demetra che, nell’illusione di credersi generosa e altruista (sempre per la paura di perdere l’affetto), non dice mai di no e vizia in modo spropositato i figli: farà qualsiasi sacrificio per accontentarli, oppure si sentirà in colpa. Di contro, i figli diventeranno egoisti anziché riconoscenti, finendo prima o poi per abbandonarla, ma cronicamente incapaci ad adattarsi e cavarsela da soli: se tornano al nido, è per il loro fallimento nel mondo, che finisce per distruggere e prosciugare anche il nucleo famigliare ove sono nati.   

 

Mezz’età e vecchiaia

La mezz’età è un momento cruciale per Demetra: se non ha avuto un figlio sentirà il fiato della menopausa sul collo e farà il possibile per averlo – anche senza l’aiuto di un compagno. Se invece è in coppia, a questo punto avrà già intrapreso tutti gli esami per accertare la sua fertilità, e prenderà in considerazione l’adozione. Se ne ha, la sua prova più grande sarà il riuscire a lasciarli andare; trovando il nido vuoto, potrebbe accarezzare l’idea di fare un ultimo figlio, per non restare sola e inaridire.

Una Demetra fondatrice di un’azienda o un’associazione potrebbe fare esperienza di altre persone che aspirino a prendere il suo posto al comando: a meno che non sviluppi Atena e la capacità strategica, difficilmente riuscirà a tenere il potere nelle sue mani. La perdita potrebbe farla accedere a una dimensione rabbiosa e ferita. Comunque vada, è il momento per Demetra di considerare cosa manca nella sua vita e cosa deve fare per completarsi.

In vecchiaia abbiamo due canoni che possono verificarsi: abbiamo le Demetra ancora attive, gratificate, che hanno attraversato la vita imparando da essa e radicandosi sempre più profondamente a terra, lasciando al contempo libere le persone che amano (come dice un proverbio indiano, dare ai figli ali per volare e radici a cui tornare). E poi abbiamo le Demetra cadute nello stereotipo della vittima, che si sentono abbandonate dal mondo e si lasciano vivere dall’acredine e dal dolore, in un lutto perenne.

 

Vie di crescita e Redenzione dell’Archetipo

Demetra è l’impulso generatore di vita, l’energia cosciente del proprio potenziale nutritivo. Si tratta di un Archetipo dal potere enorme e impenetrabile, l’unico nel suo genere, connesso all’origine del grande mistero dell’esistenza. In questo suo enorme potere si annidano ombre terribili, capaci di distruggere e cannibalizzare tutto ciò che è stato generato: l’identificazione con il ruolo di madre può portare la donna che lo subisce alla perdita di percezione di se stessa, con un conseguente impoverimento progressivo delle proprie forze, fino all’esaurimento e alla depressione. I meccanismi distruttivi possono peggiorare ulteriormente, fino a diventare vero e proprio veleno che impedisce alle persone bersaglio dell’amore di Demetra di crescere (e quindi di abbandonarla). Soltanto quando Demetra impara a prendersi cura di sé può finalmente scatenare il massimo potere nutriente di cui è portatrice, trasformandosi in un circolo positivo che genera senza ricattare con la richiesta di contropartita.

 

L’Unione Consapevole di Cielo e Terra

Demetra è un Archetipo intrinsecamente passivo, nonostante la sua esteriore attitudine materiale al fare: ella non sceglie, viene scelta; si attiva in risposta al bisogno che le viene manifestato dall’esterno. Per questo motivo uno dei forti rischi che corre è l’accoppiarsi con l’uomo sbagliato pur di realizzare il suo connaturato bisogno di maternità. La capacità di decidere dove, quando e con chi avere un figlio è una caratteristica che per emergere necessita del supporto di altri Archetipi di tipo indipendente: Artemide e Atena sono tipicamente ottime alleate di Demetra in questo, poiché le consentono la prima di auto-centrarsi, la seconda di avere una visione chiara delle situazioni per poter scegliere con consapevolezza. Scegliere l’uomo giusto con cui costruire il nido è il primo passo per costruire un percorso virtuoso, che auspicabilmente può portarla a scoprire – grazie anche all’appoggio di un uomo supportivo – l’importanza della cura di se stessa.

 

La Mela Avvelenata

Come ogni grande luce proietta grandi ombre, così il potere generativo di Demetra ha il suo contraltare oscuro e terribile. È un gioco sottile, che parte dalla dipendenza fondamentale dell’Archetipo: affinché il nutrimento abbia effetto, deve esserci un soggetto a cui rivolgerlo. Ma Demetra inconsciamente sa di correre costantemente il rischio che il soggetto delle sue attenzioni prima o poi possa andarsene. Ecco allora sorgere la sua ombra malefica: la dipendenza indotta. Demetra nutre la dipendenza del soggetto alimentandolo con dei “frutti avvelenati”, attenzioni che vengono consegnate con sottili condizionamenti (aggettivi come “piccolo mio”, “tesorino caro” ad esempio, o frasi come “tranquillo, qui adesso ci penso io”, “tu non devi fare niente, mi occupo io di tutto”, “se non ci penso io qui va tutto a scatafascio”), infantilizzando la persona che li riceve e convogliando il messaggio che “nessuno lo fa meglio della mamma”, e senza di lei non ci sarebbe nulla da fare. Nel tentativo di rendersi indispensabile, Demetra rende gli altri incapaci di imparare a prendersi cura di sé e delle proprie responsabilità – impedendo tra le altre cose la costruzione di una reale autostima in favore di un ego ipertrofico, dacché il suo complimentarsi e lodare l’oggetto delle sue attenzioni non si fonda su una fattività, ma viene concesso a priori, come ulteriore metodo di assoggettamento; capita spesso così che i suoi figli (di carne o putativi) siano tipicamente viziati, egocentrici e completamente incapaci. Questa dinamica può esplicarsi in famiglia, a casa o nel lavoro, come in qualsiasi altro ambiente.

Che la donna Demetra alimenti la dipendenza o che, al contrario, si adoperi per creare un senso di sicurezza in cui l’altro possa crescere e sbocciare autonomamente dipende dal senso di abbondanza o penuria che ella sente dentro di sé: finché in lei prevarrà il timore egoistico di perdere il rapporto, sarà l’aridità lo spettro di cui farà nutrimento. La crescita e l’evoluzione positiva per lei risiedono nel distacco: solamente nel momento in cui riesce a operarare la distinzione tra se stessa e l’oggetto delle proprie attenzioni può arrivare a vedere il quadro generale e accorgersi del male potenziale che il suo comportamento iperprotettivo può generare in chi la circonda. È allora che smette di scegliere il veleno distruttivo e, riguadagnando l’equilibrio e la centratura, torna a essere una terra munifica e feconda, generatrice di vita e libertà. Gli Archetipi che la aiutano in questo processo sono Estia, la meditativa, distaccata Dea centrata su di sé, e la lucida Atena.  

 

Guarire dalla Depressione: Demetra Madre di Se Stessa

Proprio come accade al frutto sul ramo che non viene colto e mangiato, se l’affetto e la capacità generatrice di Demetra non trovano sfogo portano come conseguenza il deperimento e la caduta. La stessa cosa accade quando la mano che coglieva il frutto (tipicamente i suoi figli, ma anche un progetto, un lavoro, un obiettivo, qualsiasi rapporto che le consente di svolgere la funzione materna) si allontana. Scatta allora la cosiddetta “sindrome da nido vuoto”, che porta la donna Demetra lentamente alla depressione.

Altra fattispecie ma con identico risultato è quella in cui Demetra continua a donare a individui divenuti viziati ed esigenti, che non vedono più la sua gentilezza e la supportività dandola ormai per scontata (e anzi, arrabbiandosi e inveendo quando non viene loro profferta con sollecitudine). Accade allora che Demetra cominci a inaridire dentro, covando rancore ma sentendosi al contempo in colpa per questo e cercando di espiare con maggior sollecitudine, essendo ancor più servizievole. Questo meccanismo in genere ingenera un atteggiamento passivo-aggressivo inconscio, da cui vengono generati una serie di “incidenti” dovuti alla sua sbadataggine (oggetti che vanno in frantumi durante le pulizie, dimenticanze più o meno gravi) che altro non sono se non la manifestazione della sua rabbia repressa.

Per guarire da tutto questo esiste un solo percorso – forse quello fondamentale che Demetra deve intraprendere per emanciparsi: il divenire Madre di se stessa. Diventa qui fondamentale il risveglio di Persefone ed Ermes che sono in lei (gli Archetipi figli, che lei non si concede di vivere). Attraverso questi, Demetra incomincia un viaggio dentro di sé, che la porta nel buio recondito della sua anima, dove giace la sua bambina ferita, il nucleo da cui ella fugge lungo tutta la sua vita. Ascoltando la sua ferita originaria, i bisogni e le velleità a cui non ha dato spazio, comincia a dirigere parte della sua energia nutritiva verso se stessa. In fondo, se non siamo prima pieni di energia noi, non possiamo mai davvero dare agli altri: è una forma di egoismo sano, che Demetra deve imparare a praticare per ritrovare il proprio centro e rinascere, dando finalmente vita con la sua immensa energia e il suo amore a un’eterna primavera, dentro e fuori di sé.