The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Il Senso del Buio

 

Il Senso del Buio
 

A cura di Adelfo Gealach
 

 

 

 

IL SENSO DEL BUIO

Da quando siamo bambini, al di là del culto appreso ed assorbito, arrivare a dicembre ha sempre voluto dire: albero con le luci, ghirigori e dintorni, regali e.. famiglia.
L'albero di Natale, che oggi è senza dubbio la parola più utilizzata nel mese dell'inizio dell'inverno, ci riporta ai cerchi di gente raccolta intorno al ceppo del Solstizio e alla condivisione di calore, quello fatto, appunto, delle persone a noi più care.

Il Solstizio d'Inverno, un'altra delle quattro feste stagionali tipiche del neodruidismo, non è la prima porta della Ruota dell'Anno di cui siamo viandanti.
E' quel passo cosciente, o meno, che ci spinge verso il gelo più pungente, che senza dubbio ci abbraccerà nei mesi a venire, ma che, alla fin fine, se siamo attenti e ben istruiti, ci consegna anche al ritorno della luce, perché dopotutto,
non dimentichiamolo, dal 21 dicembre ( data convenzionale del solstizio, non prettamente astronomica ) ripetiamo tutti, spesso e volentieri, questa frase: evvai, le giornate tornano ad essere più lunghe!

Tornano ad esser più vivi e sentiti, infatti, i giorni che trascorriamo tra lavoro, famiglia, amici, casa.
Lentamente vedremo calare il buio in orari sempre più tardivi e ci renderemo conto che, all'orizzonte, l'alba darà nuova luce ai nostri risvegli sempre più rapidamente, con fare decisamente mattiniero.
Un tempo non era, però, così scontato questo 'ritorno', per non parlare di quei luoghi nel mondo dove, anche per mesi, il sole è miraggio oltre il manto dell'oscurità.
Erano i secoli di potenti archetipi, di deità narrate ed osannate nella speranza che nulla finisse davvero.

Oggi, di tutto questo, cosa possiamo dire?
Di tutto questo, oggi, cosa possiamo raccontare?
Di tutto questo, oggi, cosa apprezziamo?

In questi giorni, tra i mille impegni, tra le infinite ricerche di un Viandante, mi sono interrogato proprio su questo.
Noi facciamo seriamente tesoro del freddo e del buio?
Temo proprio di no, perché finita l'estate, cari signori e signore, ci sentiamo tutti morire e iniziamo a dire: oh, quando tornano gli attimi di mare e pelle abbronzata?
E' una grande ingiustizia, questa. Un nostro grande errore perché, volenti o meno, abbiamo bisogno di questi mesi di maglioni e coperte.
Abbiamo bisogno di rallentare i nostri ritmi, di concentrarci su noi stessi, abbiamo bisogno di riposo, proprio come ne abbisogna la Terra.

Sono molti gli anni in cui, anche in luoghi non proprio montani, non è possibile godersi il candore della neve, il riflesso dei lampioni sul suo manto niveo e quel giallore nell'aria che dona magia alle orme impresse al suolo.
Basterebbe anche solo un pò di pioggia, a dir il vero.
Per questo, dopotutto, ha un senso lasciarsi alle spalle il caldo e le belle giornate.
Durante l'anno, non beviamo forse acqua?
Se non ci fosse l'inverno, quando il cielo dona neve e pioggia, come vivremmo per tutto il resto del tempo?

Credo che la luce, al suo ritorno in questi momenti algidi, voglia dirci proprio questo.
Voglia testimoniare l'energia che non si assopisce mai del tutto e che riverbera tra abeti innevati o città nebbiose.
La luce riemerge proprio da un mondo che sembra spento, denutrito, carente.
Riemerge da un cuore fatto di fuoco ed avvolto da un terriccio pigro, assonnato che non vuole altro che... gelo e nutrimento.

Ancora una volta, Madre Natura, è l'esempio eclatante della nostra esistenza.
Bisogna aver cura ed essere grati di qualsiasi frutto, anche il più acerbo, perché darà, al momento opportuno, il suo 'succo'.
Bisogna non giudicare, senza andare oltre, la povertà visibile agli occhi, perché anche il danaro si rintana nelle tasche più astruse.
Bisogna fermarsi, o quantomeno muovere meno passi possibili, e risparmiare energia per le grandi corse di domani.
Bisogna avere fede, perché anche gli inverni più lunghi, prima o poi, come i più eleganti dei cavalieri, cedono il passo all'incantevole dama che bussa alla loro porta.

Felice Alban Arthuan,
Adelfo Gealach