The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Artemide



A cura di Bardo

Artemide

Introduzione
Artemide (Diana per i romani), Dea della luna e della caccia, delle selve incontaminate e delle bestie selvatiche, era la sorella gemella di Apollo, Dio del Sole, nata da Zeus e da Leto, una figlia di Titani patrocinatrice del progresso tecnologico e del lavoro dei fabbri. Dea vergine e guerriera, la sua energia giovane era associata in particolare alla luna crescente e agli animali selvaggi, sfuggenti, come il cervo, la daina, la lepre, la quaglia, il cavallo indomato, la leonessa (che simboleggia anche la sua regalità), l’orsa (che incarna la sua virtù protettrice). Aiutò sua madre a partorire il fratello, per questo è anche considerata una Dea del parto. Si dice che quando fu presentata al padre Zeus, egli fu subito entusiasta del carattere forte e del bell’aspetto della figlia, e le promise qualsiasi cosa avesse voluto; lei in tutta risposta, seduta sulle sue ginocchia, secondo Callimaco questo richiese: “Accorda, padre mio, a questa tua figlia di restar vergine, di portare tanti nomi diversi perché Febo (Apollo) non possa disputarglieli. Dammi, come a Febo, arco e frecce. Dammi fiaccole da portare e per vestire una tunica a frange che mi arrivi al ginocchio, perché non mi disturbi nella caccia. Metti al mio seguito sessanta figlie di Oceano, che siano nubili; venti altre ninfe siano destinate ad accogliermi nelle ore in cui smetterò di colpire linci e cerve, e si prendano cura dei miei calzari e dei miei cani fedeli”.
Artemide girava quindi nei boschi armata di arco e frecce d’argento, vestita di una tunica corta, maschile, attorniata dal suo stuolo di sorelle ninfe. Chiunque tra le sue compagne la tradisse e perdesse la verginità (volente o nolente) veniva punita, come avvenne con Callisto, tramutata in un’orsa. Qualunque uomo che osava avvicinarsi alla Dea o anche solo la guardava subiva cocenti punizioni: questo accadde ad Atteone, che la sorprese a bagnarsi presso una fonte e fu tramutato in un cervo e ucciso; stesso fato accadde a Siproite. L’unico uomo di cui Artemide si innamorò fu il cacciatore Orione – che però non la amava, essendosi invaghito di Eos, la Dea dell’Aurora: per tutta risposta, la Dea assieme a suo fratello lo uccise a frecciate mentre lo stolto nuotava verso l’alba (altra versione del mito narra che Artemide mandò uno scorpione ad avvelenarlo). Sempre assieme al fratello, uccise tutti i figli di Niobe, che osò vantarsi e sminuire Leto, sua madre.
Una figura spietata Artemide: fiera, battagliera, dai principi incrollabili e dal cuore duro, spartiva protezione e generosità solo verso le creature a lei devote (e del suo stesso sesso) e suo padre, avversando tutti gli altri uomini e il potere che rappresentavano. L’Archetipo di cui è portatrice presenta le stesse caratteristiche: un tipo androgino per conformazione fisica e di pensiero, il lato femminile che combatte il patriarcato così veementemente da finire per affermarlo come potere dominante. è il bisogno di libertà trasformato in lotta per l’autoaffermazione, l’agonismo che porta a ragionare per opposti e a scontrarsi con il mondo per potersi percepire. Artemide è capace di distruggere e liberare, di proteggere e combattere: ma spesso dietro questi suoi attributi estrinseci si nascondono le sue grandi debolezze – prima tra tutte l’incapacità di riconoscersi inerme, sconfitta, di ammettere di aver avuto torto. Quando rinuncia del tutto al suo lato morbido, gentile, mutevole, Artemide diviene un essere spietato, capace solo di infierire e mutilare, allontana le persone o le costringe attorno a sé per la paura delle ritorsioni che potrebbe attuare.
Redimere questo Archetipo significa ritrovare la capacità di accettare i cambiamenti, imparare la flessibilità e accoppiarla con la volontà e la forza di carattere, fino a concedersi un incontro con ciò che è fuori di sé che non sia uno scontro, ma un incontro armonico. E, in ultimo, l’amore – quello vero: verso se stessi, e poi verso gli altri.

Morfologia
Artemide è un metatipo androgino, femminile ma dagli appetiti virili, risultante dalla commistione di diversi prototipi: Apollo è il principale, accoppiato con Luna ed Ermes. Ci sono poi dei sottotipi che vedono convergere altri Archetipi in aggiunta ai precedenti: la presenza di Ares porta il metatipo dell’Amazzone, la Diana sanguigna e battagliera, più mascolina, oppure dell’Arpia, litigiosa, acida e invidiosa (a seconda che sia redenta o meno); la presenza di Zeus la fa virare invece verso il metatipo della Musa, più pacata, distante, ispiratrice.
Artemide è di statura alta, oppure media. Ha lineamenti fini, un ovale del viso grazioso e puro; il colorito è olivastro (presenza di Ares, più sanguigna) oppure roseo. I capelli sono castani, morbidi e fini, talvolta rivelano una sfumatura rossa o cenere. Gli occhi sono tipicamente di un grigio-azzurro scuro, molto belli ma duri nell’espressione: freddi come l’acciaio, le conferiscono uno sguardo imperioso. Il naso dritto con narici ben strette, la bocca con labbra sottili e una curva sdegnosa delle commessure; l’orecchio ben proporzionato, il collo grazioso. La vita è svelta, i seni piccoli – quasi inesistenti –, gli arti sottili e muscolosi: le gambe in particolare sono tipiche di Artemide, molto belle, cesellate e lunghe rispetto al busto.
Il foglietto embrionale di Artemide è meso-ecto, con possibile ecto-meso. Caratteriologicamente può essere una sanguigna para-nervosa, una flemmatica para-nervosa, nervosa para-sanguigna o nervosa para-collerica. Il binario di medicina cinese corrispondente è acqua-fuoco, oppure legno-fuoco.
Il corrispettivo maschile di Artemide per molti versi è Apollo, seppure con una componente emergente di Ares (Artemide è più battagliera e selvaggia rispetto al fratello solare).

Psicologia e caratteriologia
Artemide possiede come facoltà dominanti l’intelligenza, l’istinto e la freddezza – freddezza che però con la presenza di Ares nel metatipo può venarsi di gravi collere, che Luna tinteggia di isterismo. Muscolosa, longilinea, altera, egoista e autoritaria, Artemide ha una mente pronta che le consente di cogliere ogni cosa. Avida di sapere, curiosa di esplorare e conoscere, è però al contempo anche riflessiva; è la persona che assimila rapidamente. Artemide è abile nel trasformare le idee sentite in opinioni personali indiscutibili. Capricciosa, si fa prendere dalle voglie momentanee; determinata, raggiunge l’obiettivo che si è fissata: come il cacciatore, studia la preda e la corteggia, in una danza che prevede un solo vincitore. è la Dea della donna che non ha ancora subìto il contatto e la legge dell’uomo. Personifica il pudore, anche feroce (fa sbranare dai suoi cani Atteone allorché la sorprende nuda, ma come Selene accarezza Endimione perché è addormentato); è la vergine impulsiva, fiera, che si dedica a tutti gli sport e cerca di esercitare il proprio dominio sulle donne come sugli uomini. Per quanto è distaccata, sa attaccarsi molto a coloro (principalmente donne, facilmente del tipo Kore o Persefone) che entrano nel suo entourage, fino quasi a fondersi con esse; se qualcuna poi la abbandona o la tradisce, la sua rabbia e il suo sdegno sono garantiti: a seconda della gravità del torto, deciderà se cancellarla per sempre dal suo libro oppure sterminarla.
Il tipo principale di Artemide (Ermes+Luna+Apollo) ha come caratteristica essenziale il potere non violento che esercita sull’ambiente. è una stratega dell’istinto, finge anche la morte per sorprendere l’avversario e vincerlo; ferma nell’esecuzione delle cose che si è prefissa, è durissima nella difesa dei suoi protetti e nel potere che vuole esercitare. Se nel metatipo prevale Ermes, è la donna che prende le proprie decisioni sterminatrici per fantasia, per capriccio. Se prevale Luna/Kore (il vero tipo Artemide), adora amoreggiare ma non si concede; è insensibile, ha l’aspetto di un vero e proprio enigma, sembra avere un ideale, che però in realtà non esiste: è semplicemente il frutto di un comportamento seducente e arrogante insieme. I metatipi che aggiungono Ares – l’Amazzone e l’Arpia – hanno anche caratteristiche fisiche differenti: capelli rossi crespi, occhi verdi indispettiti, viso volitivo e scontento, naso a punta. Sono donne litigiose, scontente, acide, che vivono in virtù del dissidio e dello scontro (si vedono già qui i tratti deformati dell’Archetipo deteriorato).

Disturbi fisici e malattie morali
Le malattie morali di Artemide sono l’orgoglio, l’insensibilità, la durezza. Provengono da quella stessa forza genuina che ha origine dal suo istinto: istinto che la può portare oltre l’equilibrio e l’autoconservazione, fino a eccedere nella crudeltà. La redenzione per questo Archetipo passa attraverso l’empatia e l’ascolto: soltanto mettendosi realmente nei panni della sua potenziale vittima, collegandosi ai sentimenti di quest’ultima Artemide può capire fino in fondo il male che è capace di infliggere. Il distacco e la freddezza mentale di cui è capace le impediscono l’accesso al mondo delle emozioni condivise – dimensione fondamentale per poter “incontrare” davvero le persone e mettere in comune le esperienze, intraprendere un percorso breve o lungo di conoscenza e scambio; abituata com’è a imbracciare le armi e colpire, Artemide si concentra troppo spesso sulla proiezione di sé nell’ambiente: quando quest’ansia di emergere cessa, quando l’inconscia paura di soccombere viene placata, allora finalmente Artemide scopre la sua vera forza: che è il suo cuore, la compassione, la dolcezza. Solo allora la guerriera accetta i suoi limiti, si perdona, diventa donna. Senza accettazione di sé, non può esserci accettazione degli altri.

La degenerazione morale di Artemide porta i suoi tratti graziosi a indurirsi: la curva della bocca accentua lo sdegno, le pieghe attorno al naso si accentuano, il naso stesso si appuntisce e ingobbisce, vede spuntare formazioni verrucose; le sopracciglia ben disegnate si infoltiscono, curvandosi sugli occhi in un costante cipiglio; lo sguardo si fa glaciale, le palpebre semichiuse di chi scruta con sufficienza; i denti serrati fanno sporgere il massetere, i nervi del collo tesi come corde; il viso si solleva automaticamente, facendole osservare il mondo dall’alto in basso. Diventa allora la donna che combatte per principio, che deve scontrarsi per sentirsi, che si aggrappa a delle cause (anche positive in origine) e le imbraccia come armi contro il potere vigente, rifiutando qualsiasi dialogo o incontro in favore della lotta. Altera e sprezzante, criticatrice, questa Artemide finisce per avere attorno a sé solo persone impaurite dalla sua violenza, che presto o tardi fuggono non appena trovano una via di scampo sicura o una persona più forte di lei. Rimasta sola, non può far altro che esaurire il suo ultimo veleno verso coloro che invece hanno costruito una dimensione felice nella loro vita.

I rimedi omeopatici base per Artemide sono Sulfur e Sanguinaria (una sottocategoria di Sulfur magro).
Il tipo Sulfur si presenta impaziente, contraddittorio, indolente, irritabile; è propenso alle speculazioni, si crede in possesso di idee grandiose. Egocentrico, mostra iperattività alternata a pigrizia: l’ottimismo esagerato segue spesso crisi di dubbio e senso di impotenza. Ha desiderio costante del freddo, dacché gli si presentano sensazioni di bruciore localizzate nel corpo; è intollerante all’acqua. Ha tendenza e/o coesistenza di disturbi cutaneo-nervosi e patologie di ordine circolatorio, epatico e digestivo.
Sanguinaria in particolare presenta problemi circolatori: aritmia, cefalea, congestione epatica. Ha vampate di calore, nausea con bruciori gastrici e rigurgiti acidi. Tipiche sono le formazioni polipose (a naso, laringe e utero) e verruche.
Rimedi accessori per le fasi critiche di Artemide sono Lachesis (per gli stati di depressione psicofisica con alternanza di eccitazione e ipersensibilità nervosa e sensoriale; ipertiroidismo e insufficienza ovarica, crisi cardiocircolatorie con vampate di calore e senso di oppressione toracico) e Platina (stadio peggiorativo di depressione melanconica alternata a eccitamento euforico; alternanza dei sintomi mentali e fisici, soprattutto inerenti al dolore; sindrome spasmodica con crampi, spasmi gastro-intestinali e uterini; ipersensibilità genitale, con alternanza di desiderio sessuale e apatia; forte cefalea e nevralgia facciale).

Sviluppo
Come per tutti gli Archetipi, la descrizione psicologica che viene fatta in questa sede è del tipo base. Alcune di queste caratteristiche possono mancare nel metatipo dell’individuo preso in analisi, alcune fasi della vita possono essere dominate da altri Archetipi. Artemide può manifestarsi in determinate situazioni, ad esempio in concomitanza con il periodo dell’adolescenza o pre-adolescenza, nell’ambito dello scontro o della competizione (facilmente quella sportiva), oppure in risposta a un potere maschile esterno percepito come opprimente; emerge anche quando ci si trova a dover proteggere esseri viventi (persone o animali) percepiti più indifesi e deboli. Oppure può essere la protagonista di momenti o ambiti definiti, come quello lavorativo, sociale o affettivo. Di seguito osserviamo il percorso del tipo base.

Infanzia – I genitori
La bambina Artemide è quella che viene classicamente definita un “maschiaccio”: attiva, fisica, impertinente a volte, dispettosa. Ha un piglio da esploratrice, comincia a camminare da molto piccola, qualche giorno dopo già corre; sfida costantemente i limiti del mondo che conosce. Ha una dote di concentrazione incredibile, per la quale spesso viene anche descritta come “ostinata”; ha una memoria da elefante, ricorda qualsiasi cosa, per cui occorre fare attenzione a ciò che le si promette. Ha la tendenza a vivere sentimenti forti in relazione alle cause e ai principi che sostiene: spesso si lancia a difendere i più piccoli, o davanti a situazioni che non le corrispondono grida a pieni polmoni: “Non è giusto!”. Che sia sorella maggiore o minore, non si piegherà alla disparità con cui vengono trattati i fratelli maschi, esigendo un eguale impegno da loro nelle faccende domestiche.
Artemide avrebbe fatto felice Freud. è assai facile che una figlia nata sotto questo Archetipo sviluppi un complesso di Elettra: il desiderio che ha di compiacere il padre la porta spesso a un forte sentimento (anche dicotomico, di odio-amore, comunque sia viscerale) nei suoi confronti, allo stesso tempo osteggiando la madre. Lo scontro con la figura materna però è foriero di forte senso di colpa per Artemide: ella oscilla tra l’aggressione e l’impulso di proteggerla, due forze che entrano in conflitto e la portano all’esaurimento e all’auto-danneggiamento. Tipico è un padre Zeus, che la adora, e una madre Era che la critica per la sua mancata femminilità e inconsciamente la invidia per il rapporto privilegiato con l’uomo di casa: questo tipo di figura materna è un forte rischio per la sua autostima. Possibili madri però sono anche le Terra e le Demetra, che cercano di controllarla e dominarla (accentuando così il suo lato ribelle e selvaggio); una madre debole, come Kore/Luna, svilupperà invece in lei la sindrome di Atlante (l’impulso ad accollarsi sulle spalle i problemi del mondo intero), col forte rischio che la ragazza reprima tutto ciò che è femminile dentro di sé (tenerezza, ricettività, desiderio di maternità) perché inconsciamente non vuole assomigliare alla madre fragile – sentiero, questo, che la porta a un costante senso di inadeguatezza. La coppia genitoriale perfetta è quella che consente alla bambina di avere i suoi spazi ed esprimere il suo carattere e le sue idee, fornendole fiducia in sé e appoggio ma al contempo fissando limiti e condizioni che la aiutino ad autolimitarsi: devono essere limiti assai espliciti, razionali e condivisibili, oppure l’intelligente Artemide non li accetterà e passerà allo scontro. Fondamentale, anche, l’apporto affettivo di madre e padre, che la aiuta a sviluppare una sana empatia e una capacità emotiva e di relazione. Particolarmente importante rimane per Artemide l’approvazione paterna: senza di essa, non può sviluppare la fiducia in sé necessaria a raggiungere gli obiettivi che si prefigge nella vita.

Adolescenza e prima maturità – Il lavoro, i rapporti, matrimonio e famiglia
L’adolescenza è il momento di culmine di Artemide: qui prende piede la sua competitività, la perseveranza, il coraggio, la voglia di vincere; qui toccherà i limiti del mondo che conosce, spingendosi anche fino all’estremo. Amando la natura, come la Dea che la rappresenta, potrebbe intraprendere attività come l’escursionismo, entrare nei boy scouts, andare a cavallo, darsi a sport sia di squadra che individuali (facilmente si dedica alla corsa o al jogging). È un’esploratrice, un’anima indipendente; poco conformista e disposta al compromesso, sa quello che vuole – dote che, purtroppo, le si può ritorcere contro: in quanto donna, può essere giudicata come ostinata, poco femminile.
Lascia presto la casa, e quello è il momento in cui le sue ali si dispiegano. Trova gruppi di persone a lei affini per temperamento e interessi a cui accompagnarsi.
Nel lavoro si impegna molto. Che sia in ambito sociale, politico, legale o medico, è stata guidata nella scelta da un ideale forte in cui crede; se diventa un’imprenditrice, è per lo stesso motivo. Spesso però le cause in cui Artemide confida sono commercialmente poco remunerative, e non portano alla carriera: ma nonostante la conducano all’isolamento e alla mancanza di successo, sono nondimeno per lei foriere di grande soddisfazione personale e soggettiva.

I rapporti con le altre donne – la famosa “sorellanza” con le altre ninfe – sono molto importanti per Artemide: il senso di solidarietà femminile la porta a formare forti alleanze con loro, sia in privato che nel lavoro. è un modello che risale all’infanzia, all’amica del cuore, con la quale condivide tutto, che si ripercuote lungo la sua esistenza. Anche se la donna Artemide è individualista ed evita i gruppi, quasi sempre sostiene i diritti delle donne.
Capita che sia omosessuale, o bisessuale: se questo è il caso, la compagna che sceglie è una donna più bisognosa, indeterminata – una Kore o una Persefone.
Con gli uomini i rapporti sono di base conflittuali, oppure di fratellanza con quegli esemplari che si dimostrano androgini (come con gli Apollo, quegli uomini che hanno caratteristiche e coltivano anche interessi attinenti al sesso opposto). Per poter divenire suo partner, l’uomo spesso deve mostrare attitudini artistiche, creative, musicali o terapeutiche. Allora lei gli sta alla pari – magari svolgono attività condivise, o che sono complementari; per lei è impossibile e privo d’attrattiva un rapporto di dominanza maschile, svolgere il ruolo della “donzella in pericolo” le risulta ridicolo: deve esserci una scintilla competitiva nel rapporto, un equilibrio dinamico di forze affinché funzioni. Spesso però i suoi rapporti sono così simili alla fratellanza da diventare privi della componente sessuale. Alle volte, addirittura, la componente agonistica nel rapporto può arrivare a uccidere l’amore (come accadde nel mito di Orione). Se Artemide non ha ricevuto attenzioni e approvazione dal padre da piccola, potrebbe ricercare invece un uomo Zeus, che la approvi e ripiani in qualche modo il conflitto infantile. Il matrimonio è un passo che Artemide non compie se non sviluppa altri Archetipi (Era), o se il compagno non “vince” il suo spirito indipendente (proprio come avvenne nel mito di Atalanta, l’atleta invincibile che giurò di sposare solo l’uomo che l’avrebbe battuta nella corsa). Stesso discorso vale per la maternità: se non sviluppa Demetra, l’idea della gravidanza potrebbe repellere a questa donna atletica e aggraziata. Una volta divenuta madre, è come un’orsa: solida, protettrice, anche feroce, ma incita i figli all’indipendenza. Se non ha figli suoi, in qualità di “zia” è altrettanto solerte ed esprime le sue caratteristiche parimenti coi figli degli altri: come capo-scout o madrina, incarna la Dea protettrice delle giovani pure, al limitare della femminilità. Il guaio avviene con figli passivi, bisognosi e dipendenti: nella fretta di sviluppare la loro indipendenza, Artemide potrebbe invece aumentare il loro attaccamento e innescare in loro la sensazione di essere rifiutati.

Mezz’età e vecchiaia
Se non sviluppa altri Archetipi, la donna Artemide tra i 35 e i 45 anni entra in crisi: gli orizzonti da esplorare diminuiscono, il corpo comincia a decadere e non regge più così bene i suoi ritmi, potrebbe non aver raggiunto gli obiettivi che si era prefissa (o potrebbe trovarsi a questionare il suo bisogno di libertà che l’ha portata a spaziare senza concludere). Questa è l’età in cui Artemide potrebbe spostare la sua ottica dall’esterno all’interno, trasformandosi da Dea della Caccia a Dea della Luna: potrebbe cominciare per lei un viaggio interiore, verso la spiritualità, la scoperta della psiche; scoprire nuovi orizzonti di un mondo invisibile che prima non riusciva a vedere.
Non è insolito che mantenga le caratteristiche dell’Archetipo fino alla vecchiaia: il suo attivismo non viene mai meno, continua a viaggiare finché può, a scoprire il mondo; conserva un’affinità coi giovani e una capacità di pensare come loro, la sua mente resta fresca e vivace.

Vie di crescita e Redenzione dell’Archetipo
Artemide è l’energia individuale della freccia che viaggia attraverso le distanze. Un’energia estrovertita, come la Dea incapace di soffrire – ma d’altro canto capace di infliggere molta sofferenza. Un Archetipo di grandissimo potere, che certamente nasconde insidie: l’incapacità di soffrire è la manifestazione estrema della preservazione di sé, che nasconde la paura fondamentale del dolore e del fallimento, e la non accettazione di sé. La donna che si rende insensibile al sentimento si preserva così da esso, proprio come Artemide che vantava di essere immune al potere di Afrodite: ma è in realtà allontanandosi da esso che amputa una parte di sé – la sua parte femminile. L’erronea credenza che gli attributi di Artemide siano solo “maschili” rischia di creare un’inutile cesura tra il vero Sé e il Sé sociale: la donna crede di non poter essere “femmina”, sentimentale, e al contempo determinata, battagliera. Errore che purtroppo genera tante ferite e senso di inadeguatezza, che si trasformano a loro volta in nuove, mortali frecce da scagliare sugli avversari.
Solo quando Artemide comprende che il suo essere guerriera ed essere donna possono convivere, solo quando guarda in faccia la sua paura e si concede ai sentimenti, può finalmente redimersi, completarsi e vincere la sfida più grande: smettere di inseguire, e amare.

La Febbre della Cacciatrice
La sfida più grande per Artemide è fermarsi: la sua vita è un costante inseguimento, un fuggire e cercare. Sotto tutto questo movimento scorre l’inquietudine di vivere, che inconsciamente detta le scelte della sua vita: per cui, quando ad esempio un uomo smette di scappare da lei e le chiede di sposarsi o di ufficializzare la relazione, Artemide potrebbe sentire improvvisamente il cappio alla gola e darsi alla fuga, o sabotare il rapporto – non perché esso non le vada più bene, ma per l’inconscia paura di cedere al suo lato femminile, morbido, per la paura di sentirsi amata e accudita. Quella vulnerabilità che lei ha tanto combattuto, per amore della sua indipendenza e della capacità di concentrarsi e raggiungere gli obiettivi, improvvisamente è l’ostacolo più grande per il raggiungimento della completezza e della felicità. E lungi dal razionalizzare questo, Artemide preferisce fuggire e sostituire il vuoto con un nuovo obiettivo; arriva persino a disprezzare colui che le ha mostrato interesse e si è piegato a lei – non importa che fino a poco prima era lei a stravedere per lui. è la febbre della cacciatrice questa, l’incanto perverso che le vieta di trovare pace, amore e serenità; è lo stesso maleficio che non le consente di entrare in empatia con chi le sta accanto, che la rende così inaccessibile e fredda, manichea nei giudizi e atrocemente spietata nell’infliggere punizioni. Per poterlo spezzare, è fondamentale per questa donna l’incontro con Afrodite: il mito (vedi Fedra ad esempio) ci racconta che l’incontro tra l’indispettita Afrodite (che è stata negata dalla virginea cacciatrice) e Artemide è foriero di grande dolore e sofferenza in principio; come tutte le grandi forze che vengono oppresse, il loro scatenarsi porta tumulto. Ma una volta aperta la ferita, addolcito il duro cuore di Artemide con la sofferenza e il sentimento, può cominciare un novo percorso di crescita per questa donna: un percorso che la porta a conoscere la sconfitta, il dolore profondo, la rigenerazione e infine l’Amore.

Artemide Lunare, Persefone Infera
Ai più accorti non sarà sfuggito che il metatipo Artemide differisce dal Metatipo Persefone per pochi elementi: laddove Artemide ha il freddo e ordinato Apollo, Persefone ha la sentimentale Afrodite, mentre dove la prima ha l’estroso Ermes, la seconda ha il pesante Saturno (l’elemento Terra in più di Persefone ne determina la maggiore o minore stabilità). Fondamentale comunanza tra le due, la base di Kore/Luna che le avvicina profondamente. Vediamo subito l’importanza che ha la migrazione dall’Archetipo Artemide verso l’oscura Persefone: la cacciatrice ha bisogno di compiere un viaggio interiore, sviluppare il proprio potenziale inconscio, la ricettività, l’attenzione al rapporto, al fine di poter diventare vulnerabile e di conseguenza poter amare. Spesso questo viaggio è possibile solo dopo che la donna Artemide si è “scaricata”, dopo aver puntato a una serie di obiettivi (raggiunti o meno), dopo che il brivido della caccia ha perso mordente su di lei, quando lo spirito agonistico che la anima si è affievolito; soltanto allora Artemide può fermarsi un istante, spostare l’ottica da fuori a dentro, e scoprire gli orizzonti di un mondo nuovo, estremamente ricco, dove i canoni di “vittoria” e “sconfitta” non hanno più significato. Persefone le viene incontro in questo momento – e non è un caso che le forti donne Artemide attraggano a sé le introspettive Persefoni: quando la forte Cacciatrice è pronta a chinare il capo alla silenziosa Signora dell’Oltremondo, ella si rivela la guida perfetta per il percorso oscuro di conoscenza e trasformazione, alla fine del quale attende la vera crescita, il salto quantico e karmico di Artemide – la capacità di accettarsi, perdonarsi, di amarsi.