The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Editoriale Beltaine 2010

Beltane 2010

Talvolta credo che alcune cose ci rassicurino perché sappiamo che ci sono e non perché le sentiamo. Per quanto possiamo sentirle, ovviamente. Se potessimo esporre una forma matematica comparativa, come quella delle transizioni... ne converremmo che Hipathia, seduta nella sua aula, tra cristiani e pagani, aveva ragione. Se io sono simile a qualcuno e anche tu sei simile alla stessa persona è ragionevole pensare che io e te siamo simili.
Non si cambia mai abbastanza in fretta per adeguarsi a ciò che si tende a diventare. In un mondo che ruota eliocentricamente talvolta cerchi una cazzo di oasi dove fermarti, perché sei sempre troppo vicino al culmine. E passando gratta via, raschia, ferisce, sanguini.
E nella grande clessidra rivedi e ripensi e dici... come sono finito qui? Ad avere tanti impegni e pensieri e pochi capelli da grattarti via e poco tempo per pensarci. Poi ricominci a fumare, a vedere ombre nei sogni, a sentire il bisogno di andare via da tutto e da tutti. Si torna così. La discesa e la risalita, come quando ti apri una birra e capisci che poi alla fine non la volevi. Riguardi le foto, e ci pensi e ti dici: cazzo come eravamo giovani e belli e senza pensieri. Non c'era ombra nella nostra vita. Eravamo prati sempre al sole, balconi esposti a sud, bandiere sempre dritte, come quella sulla Luna. Mai un attimo di paura. Non conoscevamo la paura. Eravamo proprio senza limiti. Poi ecco che giochi due mani e capisci che alla fine si perde e si vince e non è sempre uguale. Cazzo danzavamo su un filo di ragnatela senza paura di precipitare. Era proprio come nei cartoni animati, o come ci insegnava Douglas Adams: bastava non distrarsi, non guardare giù e non si sarebbe caduti mai. Sentivamo sì parlare di questa cosa chiamata vita e impegno e facevamo finta di capire e di sapere, ma voltate le spalle chi cazzo ne sapeva niente?
Poi un giorno lei è arrivata e non ha bussato prima di entrare e non ha nemmeno salutato. No. Si è solo seduta a tavola e si è servita dal nostro piatto e ha bevuto dal nostro bicchiere senza chiedere il permesso. E noi sapevamo che lei non doveva chiedere il permesso. Lei semplicemente non segue la via dell'educazione, della cortesia, della gentilezza, lei toglie e dà.
E dove cazzo eravamo noi? E chi lo sa più? E chi lo sa mai al momento giusto?
Solo spiri, e voli, e ti sollevi, ma quando atterri sei in grado di non farti male? E mi dico: ma noi... noi che mangiamo ciò che è stato coltivato o allevato da altri... talvolta mi viene da pensare se siamo mai cresciuti davvero in qualche modo... dico proprio qui, dentro, in profondità. Mi chiedo se sono solo io, o forse è per molti... Mi chiedo se il tempo dell'adolescenza non sia ancora in corso. Mi chiedo se non abbiamo vissuto con l'arroganza del credere di essere immortali, proprio come quando eravamo bambini, soli nascenti. E ancora adesso, c'è chi vive con l'arroganza di chi pretende di sapere senza sapere, senza aver provato, l'arroganza agghiacciante di chi crede di poter parlare, determinare senza conoscere. Ma sappilo bene tu... non ci sono maschere dietro cui ti puoi nascondere, o tagli di capelli, o insulse fotografie su internet, o titoli cui attribuisci un valore solo tu, o invenzioni per mostrarti ciò che non sei: il mondo è di vetro, non ci sono pareti. E quando è così gli dei tacciono e il silenzio mormora sempre, come il vento quando fa danzare le foglie. Non questa volta, non la prossima... ma verrà il tempo per molte cose. E non saranno abbracci, ma conti da saldare.
E il peggio è che quando mi guardo in giro, quando rispondo alle mail che mi scrivono le persone per chiedermi pareri, informazioni, quando rispondo a delle domande in giro su internet in qualche forum, (niente di che dal momento che preferisco non essere iscritto fisso da nessuna parte) mi rendo conto che abbiamo veramente edulcorato e allungato e miscelato l'essenza di un paganesimo puro e forte mettendoci davanti il "neo". Siamo davvero ancora adolescenti. E ci crediamo ancora lì, capaci di danzare sul filo di ragnatela. Ma ci siamo democraticizzati, se mi passate il neologismo. Abbiamo accettato politicamente la sconfitta (esternamente) con , poi Teodosio e adesso ci indigniamo quando vediamo le scene di Agora in cui la biblioteca di Alessandria viene resa una stalla, quando i cristiani, guidati dalla setta dei parabolani, entrano tra le mura di quel tempio di conoscenza e distruggono tutto, bruciano i rotoli, abbattono le statue, fanno a pezzi la saggezza, danzano e calpestano secoli di informazioni preziose e perdute per sempre. È così. Sì è proprio così che comincia il degrado delle civilità. Il dover ricominciare da capo ogni volta perché qualcuno pretende di affermare di avere tra le mani la verità. È capitato un sacco di volte... e capita ancora adesso. Tutto il messaggio, il bagaglio... ci fa capire come talvolta il mondo va proprio alla rovescia. Le cose importanti perdono il reale scopo e tutto cambia di aspetto. Ti sembra proprio tutto diverso, strano, anomalo. Ti fa capire non solo dove abbiamo sbagliato in passato, ma anche dove stiamo sbagliando ancora adesso. Ti fa capire come non ci sia il giusto o lo sbagliato, ma solo diversi punti di vista, ma come alcuni punti di vista, derivati da uno scazzo filosofico/religioso, si impongo su quegli degli altri in modo autonomo, come un soliloquio autoproclamativo. E lo vediamo ancora adesso, si insinua tra noi... nel modo in cui siamo, nel chi si sente più pagano di altri, di chi non ha la vergogna di chiedere aiuto quando ha bisogno dopo averti sputato veleno dietro le spalle.
E questo è ciò che sta succedendo da sempre... l'imposizione, il braccio di ferro, sia nel piccolo che nel grande. E lo vediamo ogni giorno. "Ma a quanto mi risulta il vostro Dio non ha ancora dimostrato di essere più giusto o più pietoso dei suoi predecessori", afferma decisa Hipathia davanti al Pretore e non sa delle conchiglie affilate con cui i parabolani la faranno a pezzi di lì a pochi giorni per ordine del Vescovo Cirillo (attualmente santificato).
Dove siamo ancora adesso? Me lo chiedo ancora. Stiamo danzando intorno a quel palo intrecciando nastri, cercando simbolismi, inseguendo e facendoci inseguire, e crediamo di afferrare un significato superiore e di nutrircene. E chi meno conosce più insegna, soprattutto con mezzi sbagliati, creando ulteriori capolvogimenti e alti e bassi e su e giù. Oscillazioni prive di scopo, senza ragione. Pura burocrazia religiosa, scazzo filosofico, il non-sense di chi risponde senza capire la domanda.
Nell'insieme del paganesimo mi chiedo se ci sia davvero spazio per noi neo-pagani o se Varg Vikernes abbia effettivamente ragione a dire che stiamo screditando ciò che è il reale paganesimo europeo solo perché disconosciamo ciò che non ci piace, idealizzandolo come se fosse qualcosa di più disciolto, semplice, dolce, quando invece era una religione per i forti e non per i deboli. Era caratterizzato da una mentalità che avvantaggiava i saggi e non gli stolti, i sani e non gli storpi e che desiderava la purezza razziale e che l'amore incondizionato è una finta filosofia cristiana, ipocrisia mascherata di perbenismo per coloro che proibivano i libri da leggere anche per loro stessi e lo facevano per non imparare, perché la cultura era conoscenza e la conoscenza era scelta e la scelta aveva portato infine al peccato originale.
È questo ciò che abbiamo, ciò che avremo, ciò che lasceremo dopo che saremo passati? Le stesse adolescenti idiote che scrivevano sui forum per adolescenti dodici, tredici anni fa sparando stronzate così grosse che bisognava aprire la finestra per farle uscire adesso predicano sui forum più seri sputando sangue su chi arriva or ora senza sapere niente e fa domande. Un nick diverso e tutto si dimentica, ma le tracce rimangono a chi le sa cercare.
Ecco che cosa eravamo tutti. Eravamo privi di scopo in quanto puliti, illibati, e se cercavamo dentro di noi sapevamo bene che era così ma ne avevamo paura. E come nel piccolo anche nel grande. A volte non sappiamo più se abbiamo perduto la bussola o se, semplicemente, non ci siamo resi conto per tempo che non ci serviva e adesso vaghiamo come rom, senza una casa, senza una via, non sappiamo se il tempo per noi stia giungendo di nuovo in questa clessidra che gira e rigira, oppure è solo un pallido riflesso, un sogno dentro al sogno. Forse doveva essere così. Forse no. Credo che non lo sapremo mai. In tutto questo c'è una verità, un punto di vista base che sfugge, che corre via. C'è uno scopo nel fatto che il paganesimo si sia risvegliato così violentemente? C'è chi dice che gli dei si stanno per risvegliare, ho sentito di altre persone che sostengono che le energie si stanno smuovendo in modo sbagliato e che bisogna stare fermi e non causare onde, altri ancora ignorano totalmente la loro stessa, intrinseca connessione con gli dei e rifiutano di imparare, di vedere, e come bendati si aggirano, ignari per i sentieri già tracciati, valicandoli senza rendersene conto, ignorando i segni, i simboli, tutto quanto.
Questo Bel, campeggiando selvaggiamente in un bosco delle alpi venete, ritualizzando con persone diverse, per le quali ero l'unico punto di incontro comune, mi sono reso conto di nuovo di quanto possa essere buia la notte, di quanto possa far paura il bosco, di quanto però affascini il vivere primordiale, a contatto con la natura più pura, con gli dei che sussurrano tra gli alberi. E quanto sono intonse nella e forti le nozze sacre di Bel con la persona che hai nel cuore tra quelle fronde gementi, tra sfingiche rocce ancestrali che ti guardano con cipiglio, foglie morte sotto e gemme verdi sopra, o saltare il fuoco (simbolico), mangiare nel cerchio di luce prodotto dalle candele, insieme con la persona che ami e i compagni del cerchio e sentire gli animali muoversi al di fuori, senza poterli vedere, proprio al limite dello sguardo. E il cuculo che lancia il suo richiamo dal nido di un altro uccello ci fa sentire proprio come lui: parte integrante di ogni pietra, ogni foglia, albero, ma nello stesso tempo ospiti. E la natura ce lo faceva capire, come un lupo che senza ringhiare ti osserva in attesa di sapere che cosa vuoi fare, ma senza perderti d'occhio. Al dilemma se accendere il fuoco una delle streghe del cerchio mi ha fatto capire moltissimo facendomi una semplice domanda, cui ho risposto con decisione e convinzione: "Per te sono più sacri gli dei o la Repubblica Italiana?". Nonostante la mia rispoista, non me la sono sentita di accendere il fuoco nel mezzo del bosco. Ma tornando a casa e riflettendoci nella guida, ho capito ancora una volta di come siamo veramente edulcorati nel nostro sentirci pagani. Io sapevo, dentro me, che il Dio non avrebbe mai permesso che una foresta a lui sacra andasse distrutta dal fuoco se non fosse stato necessario, e questo inoltre durante un rito in suo onore. Ma so anche che l'arroganza dell'essere umano è grande, anche quando desidera onorare gli dei deve essere magnifico, e in quanto essere umano non me la sono sentita di mettere in gioco la vita di una foresta per sentirmi a posto ritualmente con le mie divinità.
E allora ecco dove siamo. Siamo vivi e onoriamo la dea in modo nuovo, diverso, ma non meno efficace od onorevole. Io sento che le cose funzionano lo stesso, anche se non si usano gli antichi riti la connessione con la natura non si perde, perché noi siamo parte della natura. Ricopriamo il nostro ruolo, perfettamente incastrati nel grande cerchio, anche se siamo in cima alla piramide alimentare. E questo avviene dal momento che non siamo eterni, né come singoli individui né come civiltà. Questo sorgere e cadere per risorgere e riformarsi in modo diverso si ripete e si ripete da sempre. E sempre si ripeterà. E questo perché siamo di natura ciclica, in movimento.
Al cinema a vedere Agora, vedendo i cristiani sciamare come formiche nella ripresa aerea della Biblioteca di Alessandria, vedendo la telecamera sottosopra mentre ballavano e distruggevano la cultura, vederli ripresi a doppia velocità mentre bruciavano la conoscenza, sentire le urla degli ebrei massacrati dai cristiani mentre le stelle baluginavano nel cielo, questo mi ha fatto capire che siamo ancora lì. In modo diverso ma le cose si ripetono. E mi sono ritrovato nelle domande che alcune persone mi hanno fatto sul mio cammino: "Come fai a sapere di essere nel giusto?" quando Davo vedeva Ammonio impilare cadaveri di ebrei e gli ha chiesto se stavano facendo la cosa giusta e lui gli ha detto che ne era convinto. Gli ebrei dovevano morire, come i pagani prima di loro e questo perché adoravano un dio diverso o forse lo chiamavano in altro modo. Quello che abbiamo ci fa sentire al sicuro perché pensiamo di averlo, non perché lo sentiamo davvero. Sia che possiamo stringerlo tra le dita sia che lo riteniamo nostro per diritto. E forse non lo abbiamo davvero, se non in un modo che non possiamo capire pienamente ora.

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