The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Editoriale Imbolc 2010

Imbolc 2010

"Che cos’è la tempra morale? È buffo, una volta pensavo che fosse dire sempre la verità, compiere buone azioni. Ma ultimamente ho cambiato idea: ora credo che la tempra morale sia trovare una sola cosa di cui ti importa davvero, quella cosa che per te significa più di qualsiasi altra cosa al mondo; e quando la trovi, combattere per essa, rischiare tutto, anteporla a tutto il resto: il tuo futuro, la tua vita, tutto quanto. E questo non ha importanza perché nel profondo tu sai che il gioco vale la candela. Questa è la tempra morale secondo me."

"La Ragazza della Porta Accanto"

Quando mi capita di riflettere sull'Arte, come mi è capitato un paio di volte negli ultimi periodi, la domanda che viene sempre in mente è: che responsabilità ci prendiamo nella sua diffusione?
Stiamo affrontando un grande interesse per il paganesimo, il neopaganesimo, la wicca e tutte le altre forme e sappiamo bene che moltissime delle persone che si affacciano a queste vie non lo fanno con lo spirito di chi desidera riscoprire le proprie radici culturali o di chi cerca una risposta ad alcune domande. Spesso alcuni di noi fanno fatica a ricordarsi di quando eravamo giovani dalla faccia devastata dall'acne che compravano candele profumate o libri dai titoli altisonanti e portavamo simboli antichi senza conoscerne nemmeno la corretta posizione per il tipo di via che sostenevamo di voler seguire. A volte facciamo fatica a ricordarcelo prima di giudicare le altre persone.
Recentemente, parlando con il mio nuovo collaboratore, lui mi ha posto un piccolo dilemma che lo aveva assalito nel momento in cui aveva accettato di lavorare per il Reef. Si chiedeva se fosse giusto diffondere ciò che conosciamo e che una volta veniva tenuto segreto, per pochi eletti. Me lo ha domandato con questo rilancio, cui non ho risposto subito: "La Conoscenza a tutti i costi... È davvero la cosa migliore? È sempre la miglior Guida?"
Sapete quella sensazione che si prova quando si sta facendo una stupidaggine e ci si accorge che è una stupidaggine proprio mentre la si fa, ma ci si sente "ispirati" a commetterla lo stesso, come se agendo in maniera differente mettessimo a repentaglio alcuni intrecci fondamentali del nostro futuro? Ecco. A volte quando mi fanno queste domande provo esattamente quella sensazione, e per descriverla prenderei in prestito una citazione che non centra niente, ma cui sono molto affezionato: "Sono immerso in un sogno di benzina, mentre gioco con un fiammifero". Oppure mi piacerebbe avere tra le mani una di quelle sfere esplosive che creano la nube di fumo per scappare inosservato, come i ninja. Domanda: "Danny... secondo te... la conoscenza a tutti i costi..."... sbaaam... nuvola di fumo e via... chi si è visto si è visto, come Sasuke!
Una volta, mi ricordo, incontrai una persona. Fu lei che mi insegnò l'arte della divinazione col calderone. Beneficiai della sua conoscenza per pochissimo tempo, prima che partisse verso est. Mi ricordo che lei possedeva un paiolo molto grosso; era di metallo, in ferro battuto. Aveva due grosse maniglie e un treppiede termosaldato. Come glielo invidiai subito appena lo vidi! Finché non trovai il mio, avrei voluto averne uno uguale, identico. Era di manifattura artigianale: un pezzo unico, un autentico capolavoro. Quella volta eravamo a casa sua. L'appartamento odorava di benzoino, e io mi domandavo sempre se ci fosse la corrente elettrica perché c'erano quasi solo candele ad illuminare l'ambiente. Ricordo che quella volta versò dell'acqua nel calderone da una brocca di ceramica. Lei aveva questo modo di muoversi e di cantare mentre faceva le cose che mi colpì molto, sa subito; rendeva sacra ogni azione. Anche in quel momento stava recitando una charge di qualche tipo mentre operava. Lo scroscio dell'acqua nel calderone fu quasi uno schiaffo. Era un esbat invernale, luna del ghiaccio. Aprì il cerchio in rapidi gesti; non era una che andava tanto per la cerimonialità. La sua casa era molto piccola e piena di oggetti e libri occulti, alcuni dei quali ho imparato a conoscere solo in seguito; ero sempre un po' in soggezione quando andavo da lei. Dopo aver invocato una delle sue divinità misteriose e ancestrali delle quali non mi parlò mai (all'epoca ero veramente agli inizi e con probabilità non avrei compreso bene) gettò alcune erbe secche nel calderone insieme ad un'altra sostanza necessaria, poi si chinò sulla larga imboccatura tirandosi dietro i lunghi capelli con una mano e rimase in silenzio. Io non sapevo che fare. Ero seduto su un divano sfondato e uno dei suoi sei gatti mi guardava con aria minacciosa appollaiato sul bracciolo. La luce delle fiamme delle candele disegnavano strane ombre sulle pareti. Il fumo grasso dell'incenso si alzava in volute spirali, e mi ricordo che rimasi fermo senza sapere che fare o che cosa dire. Ad un tratto mi sentii così scomodo su quel divano che provai il bisogno di cambiare posizione, ma per farlo temevo di fare rumore e disturbarla o di subire un feroce attacco dal suo gatto. Proprio mentre stavo per muovermi lei parlò. Alcune delle cose che mi disse non mi va di rivelarle, ma una parte posso pubblicarla. "Scrivi di viaggi e viaggiatori", esordì. "Scrivi di come all'alba segue il tramonto. Il ciclo va e viene girando, ma segue sempre gli stessi schemi. Quando saprai che è tempo, apprendi. Quando saprai che è tempo, onora. Quando saprai che è tempo, condividi. Quando saprai che è tempo, taci".
È la prima volta che condivido parte di ciò che mi disse quella strega. Quella fu l'ultima occasione in cui la vidi di persona, e infatti mi passò l'arte del calderone proprio quel giorno. Poco dopo realizzò il suo sogno: adottò una bambina cingalese a distanza e si trasferì in Sri Lanka fino a quando, poco dopo il Sol Invictus di sei anni fa, Jemanjà (dea cui lei era molto legata) la reclamò assieme a tutte le altre vittime dello tsunami. A quanto mi è dato sapere è tuttora tra i dispersi. Credo che infine abbia avuto il tipo di trapasso che desiderava. Era una figlia dell'acqua e all'acqua è infine tornata. Che la Dea ti benedica, sorella.
Vedete, nel corso del tempo una persona fa tesoro di alcuni insegnamenti che riceve dagli altri, e alcune cose le riceve in dono in un momento in cui spesso non sa bene che farsene. Il mio caso fu proprio quello. Appresi l'arte della divinazione col calderone da lei ma cominciai ad usarla solo dopo molti anni. Ad adesso, credo che sia una prerogativa dell'apprendimento.
Io non so con certezza che volesse dirmi quella strega con quelle parole dense di mistero. Non so nemmeno, ad adesso, se fossero dirette a me, se fosse solo una semplice burlona che voleva prendermi in giro o se fosse seria; per quanto mi piace pensare che fosse così, devo prendere in considerazione l'ipotesi che non lo fosse. E non ebbi nemmeno il tempo fisico di accertarmene. L'ho conosciuta in un momento della mia vita in cui non avevo ancora le capacità di poter distinguere i falsi da chi in realtà era versato nelle arti magiche e io mi sono affidato a lei per quel poco prima che incontrassi altre persone e che lei partisse per il suo viaggio di sola andata.
In verità tutto questo non ha moltissima importanza nei termini reali della questione. Una volta credevo nel potere elitario della conoscenza. Credevo fermamente che ciò che avevo imparato fosse mio di diritto e che la fatica che avevo fatto per acquisirlo sarebbe stata buttata se lo avessi condiviso con le persone e che loro non avrebbero saputo apprezzare il reale tesoro della conoscenza se non avessero impiegato una certa fatica e una certa ricerca per ottenerla. Lo credo ancora adesso, in effetti.
Proprio in questi giorni mi ha scritto una strega che, in riferimento ad una delle mie opinioni espresse in un articolo pubblicato qui sul Reef, mi ha esaltato l'elitarierà della stregoneria, ossia il lignaggio della conoscenza e dell'Arte passato in modo ereditario. Secondo la sua visione delle cose (premettendo che la sua via è diversa dalla wicca) una strega in quanto tale lo è solo per discendenza. Oltre a questo mi domandava dove era finito il "segreto" della stregoneria, ossia la necessità di tacere dei propri riti, delle proprie credenze e facoltà. A risposta di questo quesito, mi sono trovato a risponderle molto semplicemente: "Credi che basti forse informare le persone che sono in grado di arrivare in Cina a piedi per far sì che si mettano in moto e ci arrivino? Il cammino è esoterico, perché solo percorrendolo lo scopri, e nessuno ti può insegnare a "sentire" gli dei o a seguire la tua via. È proprio per questo che di cento che partono, solo cinque arrivano e nessuno di quelli che si ferma per strada diventa una strega."
Io credo ancora che la conoscenza non sia per tutti. E applico ancora adesso questa cosa. Un po' lo faccio scrivendo papiri lunghissimi, che già di per loro sono un monito a continuare solo se hai il fegato di arrivare alla fine e poi perché so che qualsiasi articolo che potrei scrivere, anche quello che mette a nudo la ritualità più profonda... non darà mai nemmeno l'ombra dell'accezione di ciò che è la via esoterica e magica della stregoneria. Io credo ancora che "il Tempio della Tempra", come l'ha definito quel giovane saggio che è il Bardo, sia tale proprio perché è di tempra morale che si sta parlando, ed è quello che serve per prendere una via, seguirla fino in fondo e non solo informarsi, ma viverla dentro di sé. E questa cosa non te la può passare nessuno, perché la consapevolezza si acquisisce nel tempo, come l'esperienza, non ti casca addosso. Viviamo sì nel migliore dei mondi possibili, come diceva Candide, ma se vogliamo fare passi sulla via della saggezza per prima cosa dobbiamo imparare a guardare, ad abituare gli occhi. La società, la scuola, il mondo, il lavoro... tutte queste realtà ti dicono sì di guardare la Luna, ma ti insegnano a guardare il dito che la indica. Imparare a non lasciarsi fottere da questa cosa non è mestiere per tutti. Ecco dov'è la tempra morale.
Una volta, quando la stregoneria era una ragazza fresca e adolescente nella piena forza di chi la praticava con vigore e serietà, questo problema non esisteva. Passavi una vita a studiarla, ad amarla, a viverla, e solo agli eletti veniva concessa la grandezza. Ma non pensiamo che non sia così anche adesso. Anche adesso ci sono degli eletti, e sono quelli che vanno fino in fondo, che continuano a discapito di errori ed ostacoli, quelli che lavorano per anni a mani nude nella cava della conoscenza, e stanno lì a spaccare massi, soffrendo e sanguinando se li tascinano per lunghi pendii con la sola forza della loro volontà; e poi su fino al cantiere a cielo aperto dove sotto gli implacabili elementi si costruiscono, pietra su pietra, il loro Tempio della Tempra. Ecco che non è conoscenza a tutti i costi, ma è una cerca. Chi desidera trovare, scopre e non si ferma innanzi alle difficoltà, per quanto possano essere difficili, sfiancanti, logoranti. Se la ricerca della saggezza fosse come comprare la frutta al mercato (un euro signore!... a un euro!... un euro la saggezza! Bellissima e fresca! Ci vogliamo rovinareee!) con probabilità non la comprerebbe nessuno. Questo proprio perché è faticando ad acquisirla che si ottiene. "Carne e sangue", diceva un mio vecchio amico. E la conoscenza a tutti i costi? Fine a se stessa forse serve a qualche cosa? Ignoranti come sono i neofiti sulla wicca (eccependo sull'aspetto dispregiativo, dato che la parola arriva dal latino "gnorus" che significa: che sa, quindi "i-gnorus", colui che non sa), la conoscenza non porta saggezza fine a se stessa, ma solo "beneficio di magazzino", quindi è come se andassimo ad insegnare ad uno dei mangiatori di teste della Nuova Guinea come funziona il "Teorema di Ruffini" in algebra o gli spiegassimo "il Modello di Giacoletto" dell'elettronica. Privi di una cultura aritmetica avanzata come sono, anche se avessero tra le mani certe informazioni, cosa credete che ci saprebbero fare?
La conoscenza tenuta segreta e rivelata a pochi ha senso? Sì. Mostrare di esserne degni? Sì, certo. Ma, come osservava una persona intervenuta nel discorso, la conoscenza deve anche essere salvezza. E deve darci la possibilità di poter carpire il segreto, di seguire un cammino iniziatico per permetterci di dimostrare che ne siamo degni. Se non conosco non acquisisco la consapevolezza e non raggiungo la saggezza. Se non conosco non posso capire come usare questa conoscenza e poter magari scegliere di usarla per un fine più alto. È la possibilità che si dà ad una persona di essere migliore che ti rende migliore, non il negarla.
In un regime elitario ed ereditario, come mi esponeva questa strega che mi ha scritto, mi sono domandato, rispondendole: mettiamo caso che io decida di passare le conoscenze al mio unico figlio e discendente. E se scoprissi che non ne è degno? Io posso anche faticare nel mio percorso per insegnargli ad esserlo, ma potrebbe non mostrarsi interessato, o mostrare addirittura un'attitudine lontana dal ciò che per me è definibile come un modo corretto, onesto e responsabile di approcciare con le arti magiche e con un cammino iniziatico ed esoterico. La stessa cosa che accadde a Gwen Thompson, una delle autodefinitesi "streghe ereditarie" più note: lei iniziò i figli e i nipoti per vederli poi abbandonare il cammino e battezzare i loro stessi figli come cattolici, costringendola infine a fondare una congrega perché le "tradizioni di famiglia" non andassero perdute. E dove è finita l'ereditarietà? E poi bisognerebbe considerare anche la possibilità che io non abbia figli, o nipoti, o qualcuno cui passare le mie informazioni. Bisognerebbe tenere in considerazione inoltre l'ipotesi che l'anima, reincarnata, possa avere un ciclo differente da quello precedente, ma che l'attitudine della stregoneria riprenda il suo forte insistere e incedere dentro noi avvicinandoci alle arti magiche che praticavamo in passato, risvegliandosi dentro noi in un dato momento della nostra vita.
Io non credo che l'energia scorra nelle persone. Io lo so che è così. Ne ho avuto la prova molte volte. Credo che la mente, nei condizionamenti che potrebbe aver ricevuto e che potrebbe ricevere dalla società e dallo stile di vita e l'educazione spirituale, religiosa ed etica ricevuta e assorbita a seconda del luogo dove si è venuti al mondo e cresciuti, chiuda alcuni canali che normalmente rimarrebbero aperti se privi delle inibizioni del crescere in talune situazioni, ma so che se educati si può recuperare questa capacità. Credo che il potere sia a disposizione di tutti, come la conoscenza e il cammino esoterico per la stregoneria, ma che quello che serve è impegno, devozione, una certa educazione di rispetto e di attitudine ad apprendere e comprendere alcuni aspetti e soprattutto costanza e forza nel proseguire lungo un cammino ben poco delineato e non perfettamente visibile, come perso in un bosco fitto. E chi non lo trova, come racconta la favola della volpe e l'uva, si permette di dire che non esiste per giustificare e mascherare la frustrazione che prova per non aver avuto la capacità, la pazienza e il coraggio di apprendere e seguire una via che richiede impegno per ottenere risultati.
"Conoscenza per tutti?", era la domanda. No è la risposta. La selezione naturale non è mai forzata in quanto naturale, e l'essere umano può decidere a chi passare o meno i propri insegnamenti se lo desidera, ma permettere a chi non ha la possibilità di incontrare una guida di scegliere se imparare o meno è un diritto di tutti. Inoltre, cosa più importante, la responsabilità, il rispetto, richiedono sempre il loro obolo da pagare quando giunge il momento. Chi non li riconosce non ne evita il prezzo che, anzi, è destinato a levitare in percentuale adeguata alla forma di insulto della conoscenza che si fa.

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