The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Editoriale Lughnasadh 2011

Lammas 2011

Il mio vecchio maestro di canto sosteneva che dovessi avere più insegnanti. E che poi, va beh, non era nemmeno un maestro di canto vero e proprio. E che poi va beh, non era nemmeno un cantante vero e proprio. E che poi va beh, faceva anche un po' schifo come insegnante. E che poi va beh... nemmeno io, cazzo, ho mai preso il diploma. Però io ho imparato da lui. Non tutto quello che avrei potuto, certo, ma ho imparato lo stesso. E come lui mi ha consigliato, in seguito sono andato da qualcun altro; qualcuno che era un vero cantante; qualcuno che era un vero insegnante; qualcuno che sapeva anche insegnare. Qualcuno che il cazzo di diploma ce l'aveva: appeso lì, in bella mostra nella sua stanzetta, quando ancora cantavo vicino alla finestra, a casa sua, vicino alla tastiera e poi in seguito nel suo studio, che ho contribuito a costruire pezzo per pezzo. Perché poi siamo diventati amici, già.
Anche io ho avuto più insegnanti sul cammino che ho percorso. Alcune dozzine a dire il vero. Alcuni per cinque minuti, altri per alcuni mesi. In tutto il cammino che ho percorso finora ho avuto modo di riflettere su tantissime cose. E sono stati loro a permettermi di farlo. Eh, ma i tempi sono cambiati. Oh sì. Basta vedere che un tempo quando si aveva qualcosa da ridire con qualcuno si andava sotto casa sua, si citofonava o si faceva la scenata gridando: "SCENDI!" e la persona se poi aveva le palle scendeva davvero. Se no al massimo si affacciava e diceva: "Io non mi sporco le mani". E così ci si prendeva a male parole o ci si mandava affanculo. Magari capitava anche al telefono, se passavi il filtro della madre, come quando dovevi chiedere ad una ragazza di uscire. Ah, ora no. Eh no. Ora ci si rimuove dagli amici di Facebook. Una stronzata universale. Non ti dà nemmeno più soddisfazione litigare. Se per caso sei incazzato con qualcuno, nel caso quello non guardasse attentamente se può ancora farsi i cazzi tuoi, non se ne accorgerebbe nemmeno.
Alcune cose sono proprio tristi. Forse aveva ragione quella ragazza che disse che se fossi stato una poesia sarei stato un'opera di Pablo Neruda. Voi le conservate le lettere d'amore? E le buttate via le vecchie bollette e gli estratti conto? Non è pazzesco? Ora ti arrivano le mail, gli sms, i messaggi via social network. Per emozionare le mail hanno inventato quelle stupide faccine. Dove va a finire la bellezza dell'odore della carta, il sapore che ha il rumore della busta che si apre, la ruvidezza del foglio, la scrittura inclinata, i colori diversi? Le lettere scritte a mano erano poesie anche solo scriverle, su quei fogli a qudretti dei quaderni ad anelli mentre la professoressa spiegava e alcuni pasticciavano la Smemo. Ed erano poesie anche solo leggerle, gustarle, seduti sul divano, con la musica adatta. Da scegliere oculatamente a seconda del destinatario.
Io ora penso a queste nuove generazioni... cazzo vi siete perduti la bellezza di quelle fitte corrispondenze da due lettere la settimana, l'attesa che arrivi il postino, i caratteri che riempivano i fogli, l'odore del rossetto sulla busta, l'indecifrabilità di alcune parole. Le poesie d'amore che ci vengono dedicate, scritte su un foglio, spedite, saranno per sempre. Per distruggerle allora implicava il rituale proprio del fuoco o dello strappare i fogli, magari in preda alle lacrime. E poi gettarle nel naviglio a vedere il fiume portarsele via. Ah la magia...
Alcune persone lo facevano in modo sistematico alla fine di ogni relazione. Accendino e via, senza rimpianto apparente. Ora che ci vuole? Sono tre click: uno per "elimina", l'altro per "elimina dal cestino" e l'altro per confermare l'eliminazione definitiva dal cestino. E se sei pigro e informatico puoi anche saltare l'ultimo step settando il giusto flag. Meno click di quanti ce ne vogliano per cancellare da MSN qualcuno che non ha alcuna importanza per noi. Cazzo, non ha più lo stesso peso che aveva prima. Non senti più nelle narici il pungente odore delle frasi che bruciano, non le vedi consumarsi su quel foglio accartocciato che si annerisce e osservi magari quella singola parola che ricordi essere collegata ad un discorso, che magari conosci a memoria perché l'hai letto dozzine di volte, sparire, divorata dalle fiamme inesorabili, trasformata in acre fumo e cenere. Il fuoco non chiede permesso. Non bussa.
Le mail sono fredde, sterili. Le mail hanno i caratteri tutti uguali. Ogni singola cazzo di "A" è uguale a tutte le altre singole "A" del cazzo. Non ci sono cancellature, sbavi di inchiostro che ti fanno capire il ripensamento, l'angoscia, l'emozione. Certe cose si perdono proprio. Una mail può avere dieci righe, due parole. È gratis spedirla. Una lettera costa. Devi scriverla a mano, devi chiuderla in una busta, comprare un francobollo. Andare a spedirla. Se ne spedisci una corta, di poche righe... ha un significato molto più profondo di quello che avrebbe se fosse lunghissima.
La bellezza delle lettere inoltre erano i friendship books. Chi aveva corrispondenze fitte riceveva a volte questo libretto pieno zeppo di indirizzi e di persone che parlavano dei loro interessi e che avevano fatto il giro del mondo, letteralmente. Tu leggevi gli interessi delle persone e scrivevi a chi li condivideva e se rispondeva cominciavi una corrispondenza, poi aggiungevi il tuo indirizzo, i tuoi interessi, e lo rispedivi a qualche tuo corrispondente. Con gli amici inglesi ci si chiamava Pen Pal: amici di penna. Questa cosa si perde con le mail e non viene data adeguatamente dai social network, dove non conosci nessuno, dove parli di te ma non c'è scambio, dove metti le foto che vuoi, corrette a photoshop. Per ciò che faccio col Reef io entro nelle caselle della gente a forza, a gomitate a volte. È palese che persone mi scrivano, mi dicano che pensano, che fanno. Non sempre le argomentazioni riguardano la stregoneria, e forse perché in qualche modo vengono toccati dalle mie parole e così mi dicono la loro. Una mia amica (la mia nemesi) disse una volta in chat che i miei editoriali sono sempre un vaso di Pandora che apro per altri e che le mie parole sono quelle che molti non hanno le palle per far uscire. Però, se potessi scegliere, preferirei essere Prometeo più che Epimeteo; anche se il primo la rifiutò, memore del motivo per cui gli fu donata.
Alcune cose credo prendano la loro via indipendentemente dalle scelte. Funziona così e basta. È che tutto è sempre un po' un cazzo di vaso di Pandora. E quando scavi al suo interno, come fai con un cassetto per cercare qualcosa di nuovo e capiti sulle vecchie fotografie, ti soffermi a guardarle e a perdere tempo a credere che alcune cose non siano andate via.
Con il cammino e la coerenza che si dovrebbe tenere legata ad esso credo sia la stessa, identica cosa. C'è chi va alla spasmodica ricerca di qualcuno che ti dica che cosa devi fare nei minimi dettagli, c'è chi invece ignora totalmente il significato delle cose che fa e allora crede di poterne dare uno nuovo ed equipararlo a quello originario. Non è che a volte il diritto che le persone si arrogano con la scusa che la spiritualità non può essere giudicata nasconde in sottofondo la non conoscenza delle cose che si professano? Trovo difficile infine incolpare con giudizio i giornalisti che ancora oggi mescolano diversi simboli, diversi credo, diversi punti di vista, quando nel momento in cui ci si guarda intorno siamo circondati da persone che fanno lo stesso. Mi chiedo a volte se facciamo bene ad indignarci ancora con l'esterno quando non ci indignamo abbastanza con l'interno. Finché non ci sarà un fronte comune unico, finché alcune cose, con l'assurda scusa dell'intento che muove l'azione applicata come "immunità diplomatica" vengono ancora adesso ignorate, saremo sempre tante piccole voci. E ci sarà sempre chi è debole e crede di poter prendere la via semplice e breve ed ignorare quella lunga e difficile, sentirsi furbo in questa scelta, pensare che sia l'unico modo per fare le cose... ma soprattutto... credere anche che sia una novità. Queste persone ci sono sempre state. Le cose non cambiano. Le cose belle rimangono lo stesso, proprio come ricevere ancora una lettera nei tempi di internet.
Che cos'è l'identità spirituale? È quella situazione che si crea quando la coerenza e la forza interiore di una persona che la spinge a seguire una via trovano il giusto equilibrio. Ogni cosa è saggezza e costruisce questa situazione, sia studiare che praticare. Ma nessuna delle due cose da sola potrà erigere un saldo e ampio tempio perché mancherà qualcosa dall'altra parte. Ispirazione o concentrazione? Fusione di entrambe le cose è la risposta.
Un tempo, forse dieci, dodici anni fa, c'era la moda di definirsi wiccan, di correre a darsi un nome; sarà perché ci capitava di incontrare poche persone che sapevano realmente che cosa significasse. Sarà perché di base la gente ha sempre il pepe al culo. Pressoché come un tempo c'era la moda di farsi l'orecchino tra gli uomini. Se l'avevi eri fico perché era raro. Poi tutti quanti hanno seguito quella moda, quindi la diversità stava nel non avere il buco all'orecchio. Ora fa figo rinnegare ciò che si diceva di essere prima, un po' come nascondere il buco. "Non voglio darmi schemi". Già. Così posso pressoché fare quel cazzo che mi pare senza dover rendere conto a chi mi dice che sono incoerente. Oh sì. Così posso battezzare i figli, fare da testimone ai matrimoni ma nello stesso tempo millantare di essere in grado di fare magie per minacciare quelli più poveretti di me che sono così sfigati da credermi, scopare con chi mi pare perché i veri pagani non hanno legami, posso insultare le religioni e i culti antichi scrollando le spalle... tanto sono eclettico! Posso portare simboli il cui significato nemmeno so dove sta di casa e posso anche insultare chi fa come me perché non è coerente! Pensa che fico! Tutto questo al modico prezzo di "non volerti dare schemi".
La verità non è il non avere schemi, la verità è non capire un cazzo, il che è ben diverso. Basta solo arrivarci. Non è solo mettere scarpe rosse su abito bianco, è ignorare deliberatamente i principi che gestiscono le basi di ogni tipo di via spirituale, magica, esoterica, ermetica; quindi significa semplicemente non fare altro che girare su noi stessi bendati e divertirsi a giocare a mosca cieca da soli, perché tutti gli altri sono seduti a guardarti mentre ti rigiri come un pirla, sorseggiano cocktail alla frutta, mangiano stuzzichini caldi e si consultano se è il caso di avvisarti che stai facendo tutto da solo. E qui trovo una curiosa analogia: è proprio come hanno fatto i cristiani quando hanno fondato il loro culto: hanno raffazzonato una religione prendendo quello che faceva comodo e hanno predicato di avere ragione, cercando di nascondere la polvere sotto il tappeto. E beh... o eri con loro... oppure eri contro di loro.
È così che ripenso a quello che mi ha detto il mio mastro di canto; caro Joe, sempre alla ricerca della tua band da tributare. Io ho imparato da tante persone che mi hanno lasciato un po' di tutto, ma a volte vedo come nel mondo in cui viviamo la via semplice e veloce viene preferita perché promette benefici a breve termine: compri ora e paghi fra un anno ad interessi zero! E non c'è più la ricerca della saggezza, accumulando pietra su pietra con un significato preciso.
"Che fai tu?"
"Io? Io Spacco una pietra".
"E tu, che fai?"
"Io beh... Io sposto una pietra".
"E tu, invece, tu che cosa fai?"
"Io? Io contribuisco a costruire una cattedrale".

E tutto questo, come per le lettere d'amore che ci scambiavamo, senza darlo per scontato. Perché proprio come l'amore, nel momento in cui lo dai per scontato è iniettargli una dose di arsenico direttamente nel cuore. Sarebbe sminuirlo, dargli un valore che va da un numero ad un altro numero. Significa smettere di vederlo perché sai che c'è e quando smetti di guardare allora smetti di vedere. E se smetti di vedere smetti di dimostrarlo e allora la catena della sofferenza comincia ad arrotolarsi, stringendo e stringendo, fino a soffocarti. Ed è così che tutto ha fine; almeno, nell'inizio della fine: quando credi che le persone non abbiano bisogno di sentirsi amate ogni singolo giorno, l'amore ha il principio del suo crepuscolo.
Perché l'amore stesso è una via iniziatica, qualcosa che va compreso, accettato, gestito con una consapevolezza che non può essere sottovalutata. Come molte altre cose non è per tutti; se così fosse dopotutto non si farebbe altro che trasmetterle senza un reale valore. Consapevolezza e conoscenza. Due cose che molti ignorano essere il piede destro e quello sinistro di un cammino esoterico. Camminate pure sui vostri moncherini se non pensate di averne bisogno, o saltate su un piede solo. Avanti. Io starò qui e mi godrò lo spettacolo. Passare la conoscenza senza risvegliare la consapevolezza significa profanarla. Risvegliare la consapevolezza senza averne la conoscenza significa degradarla.
Un tempo si riteneva che la via finale fosse quella del dominio della vita, della materia e dello spirito. C'era un approccio diverso ma il significato principale della via iniziatica era quello: il raggiungimento di uno status superiore: l'elevazione. La scelta non poteva giungere solo da una parte. Non bastava che mi svegliassi al mattino per dire: "Oggi voglio essere iniziato ai Misteri Eleusini... anzi no, a quelli Orfici". Serviva qualcuno che mi introducesse, che mi desse la conoscenza che mi permettesse di raggiungere la consapevolezza. Il primo passo con cui fare il secondo. Il mio piede destro per portare avanti il mio sinistro. Quando comparo all'amore vedo che è la stessa cosa. È un percorso che si fa con noi stessi per conoscerci, per raggiungere uno status illuminato, per capire cosa siamo e perché lo siamo.
Quelle lettere d'amore sono ancora là nel cassetto chiuso a chiave. E chi ce l'ha la chiave? Mi toccherà scassinarla se voglio rileggerle, bruciarle, farle a pezzi, piangerci o riderci sopra. Ogni via ci porta da qualche parte ma spesso si perde il perché per strada. Ma il perché è la cosa fondamentale; senza il perché ogni cosa che noi facciamo diventa assolutamente priva di senso. Il perché è legato sia alla conoscenza che alla consapevolezza. Alla conoscenza per via della tradizione che ci porta a fare ciò che facciamo e a essere ciò che noi siamo. Non conoscere la tradizione, ignorarla o reputarla come qualcosa di inutile equivale a disconoscere il nostro bagaglio culturale e le fondamenta di tutto ciò che noi viviamo, sentiamo, celebriamo. Inoltre, non legare il perché alla consapevolezza è fare qualcosa solo per farla. Il perché è il motivo, il ponte, il legante. Senza questo ponte che lega le due cose non c'è equilibrio nel nostro cammino. Vivi solo secondo la tradizione e non avrai alcun potere evolutivo e speculare in ciò che fai. Nel mondo di oggi non ci è possibile sacrificare animali o persone per saziare le divinità, come è invece tradizione antica. Cazzo, lo sappiamo che è così. Vivere però solo secondo il sentimento non ti dà la base per riconoscere ciò che fai, di sapere cosa festeggi e perché lo fai in quel dato modo. Impasti il pane a Lammas solo per farlo, usi bianco e rosso a Bel solo perché si sposano bene i due colori. A Samhain accendi la candela nella zucca solo perché è costume. Una candelina sull'albero a Yule, una bambolina a Imbolc, due uova ad oestara, un paio di fiorellini a Litha, del grano a Mabon e via... la ruota gira no?
E questo ponte, nell'amore è identico, pari. Una volta facevi una certa fatica nelle cose. Cazzo si andava sotto casa a cantare una serenata e, pensate, c'era chi poteva cantare o suonare e chi invece non ne era in grado e così pagava i musicanti che lo facessero al posto suo. Si scrivevano lunghe lettere d'amore, si cantavano poesie. A parte il romanticismo che era insito nella bellezza di questi atti, c'era il faticare per dimostrare qualcosa alla persona che si voleva conquistare.
Ogni uomo e ogni donna ha indicativamente gli stessi bisogni: sentirsi amato o amata per quello che è, sentirsi speciale e unico o unica al mondo ed essere rispettato, rispettata e libero o libera di scegliere nella e della propria vita. E capita sì, cazzo, che talvolta ci si senta perduti, senza via di uscita... capita anche che ci si senta deprezzati, buttati di lato, feriti, umiliati, violentati, fatti a pezzi. Ma come dice De André, se ti tagliassero a pezzetti il vento li raccoglierebbe, il regno dei ragni cucirebbe la pelle e la luna tesserebbe i capelli e il viso e il polline di Dio, di Dio il sorriso. Ci capita anche di sentirci come piccole e inutili lucciole che illuminano per quel singolo istante la notte e sentirci stupidi ad aver creduto anche solo per un momento, come diceva Yxunomei, di poter così folgorare il mondo con il nostro bagliore. Ma molto spesso, quando in una via spirituale, in un amore o nella vita stessa ci sentiamo perduti... in realtà non è così. Stiamo solo tracciando un nuovo sentiero, stiamo solo scoprendo una via non battuta, inesplorata.
Il mio secondo maestro di canto, appena ho cominciato da lui, mi disse queste precise parole: "Tu crederai di non saper più cantare". Credete forse che io gli abbia dato retta? Figuratevi. Ma che cazzo, aveva ragione. Stavo disimparando ciò che avevo imparato, stavo lavorando di piccone e di cazzuola. Ho distrutto e ricostruito. E nell'oscurità di quel momento io mi sono ricordato che è nel buio che tutto ha inizio, che noi possiamo scorgere la luce con più vigore. Se è un'illuminazione che andiamo cercando... è quando siamo immersi nell'oscurità che è più probabile che sopraggiunga. E sì, possiamo anche sbattere la testa contro macigni di ulexite per avere le idee chiare, ma la verità della nostra via la capiremo solo quando verrà il momento: essa si srotolerà come una pergamena innanzi a noi e non è detto che la vedremo tutta quanta, dal principio alla fine, ma come quelle piccole orme che trovi all'ospedale e che ti indicano dove andare... seguendola si giunge ai nostri crocicchi dove lei, la Trivia presiede con le torce alzate. E che ci importa se lo schema generale non è come lo immaginavamo all'inizio?
Una volta, mica mi ricordo dove, lessi che "la vita è solo ciò che fai di essa". L'insieme quindi di tanti elementi, tessere di un mosaico che, insieme, compongono un'immagine completa che bisogna costruire pezzo per pezzo, giorno per giorno. Come diceva Tarantino in Four Rooms: "La vita è piena di un miliardo di piccole esperienze. Alcune non servono a niente, sono da dimenticare per sempre e quindi tu le dimentichi; altre esperienze invece puoi ricordarle per il resto dei tuoi giorni". E sì, cazzo, nel nostro grande puzzle a parete ci saranno anche quelle parti macchiate che vorremmo nascondere dietro un quadro strategicamente posizionato. Ci saranno anche quelle parti strappate e morsicate dove i gatti sono soliti farsi le unghie e dove non c'è repellente che tenga che non vorremmo più rivedere, o quei volti cancellati con il tratto nero che disconosciamo, o ancora quelli che alla fine non ti dicono proprio niente anche se sai per certo che fanno parte della tua vita (perché altrimenti che ci starebbero a fare nel mosaico?). Ma ci saranno di sicuro soli e lune e stelle e prati e sorrisi e abbracci e dolcissimi baci. Ci saranno momenti meravigliosi, attimi di pace, silenzio, amore e gratificazione. Ci saranno quei "ti amo" che ti fanno sentire come se fossi tu ad essere appeso a testa in giù al grande Frassino. Ci saranno quelle lacrime così dolci perché è la gioia che te le fa versare, e ci saranno quelle risate liberatorie che ti sembra di essere il re del mondo, quelle docce così bollenti che quando esci ti sembra di essere stato privato di uno strato di pelle, quelle volte che ti svegli, vedi che a fianco a te c'è qualcuno che ami e dici: "Cazzo... grazie" e quelle volte in cui capisci che sei vivo e che sei sei fortunato puoi contare su amici che farebbero per te ciò che tu faresti per loro, quelle volte in cui ti senti condiviso e non accettato e quelle volte in cui capisci che non devi per forza calpestare i fiori anche se cammini sui prati. Ma che se capita, per sbaglio... questi possono ricrescere ad ogni primavera.
Una volta lessi su un libro di Paulo Coelho che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano, che le circostanze e l'ambiente hanno influenza su di noi ma noi siamo responsabili di noi stessi e ho letto che o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te. Quando scegli una via, tutto questo prende un'importanza basilare. E sì, le scelte sono fondamentali ma... qualsiasi scelta ti porterà da qualche parte. Non bisogna pensare di fare quelle giuste in assoluto, ma solo quelle giuste per noi stessi. La difficoltà sta proprio nel capire la differenza tra questi due punti di vista. Mica facile eh? Le influenze esterne sono sempre così numerose che se non ci fossero per nulla infine ne sentiremmo comunque una mancanza infinita. Che stronzi che siamo. A volte le tacciamo per consigli, di quelli che, come dice Big Kahuna: sono sempre una forma di nostalgia e che dispensarli è quindi un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga.
In luna piena ho guardato il cielo. Ero in un bosco, con persone che amo. Guardando immobile ho capito che Yxunomei aveva ragione: siamo solo alcune manciate delle migliaia di lucciole che danzano per un momento nella notte, credendo che con il nostro splendore potremmo illuminare l'universo se solo lo volessimo. Ma ci sono le stelle. E noi le vediamo splendere ma... magari non esistono nemmeno più e noi stiamo solo osservando una luce che si è spenta da tanti anni, ma ancora noi non lo sappiamo. E noi ancora adesso festeggiamo alcune festività che si calcolavano proprio sulla levata eliaca di quelle stesse stelle... e magari sono solo nane bianche e non più giganti rosse, luminose e splendenti.
Tutto cambia. Sempre. È qualcosa che non puoi controllare. E anche se danzeremo ancora, saltellando da un petalo di loto all'altro finché tutti e mille saranno stati toccati e caduti e finché il profumo non sarà scemato; finché ogni singola farfalla non avrà smesso di volare, ogni singola stella non sarà esplosa lontana nell'universo e finché non avremo sondato le profondità più abissali del nostro lato oscuro e scalato i più alti monti del nostro lato luminoso avremo qualcosa da conoscere, da imparare; una via da seguire. È nell'ignoranza che il preconcetto stesso di religione si insinua, come un paletto nel cuore, nel pensiero comune; nella visione plumbea di chi non vede perché non sa guardare ma, come un cieco che attraversa la strada si affida a qualcuno che gli descriva a parole un'alba, un tramonto, il mare, il volo di stormi d'uccelli che migrano. Ayya ouya, se avete dubbio che un dio esista solo perché non risponde alle vostre domande o perché non ve lo dimostra facendo ricrescere un braccio, perché non vi domandate da soli se non vi state rivolgendo ad un dio sbagliato?
Molti sentieri si snodano nella foresta della conoscenza, molteplici. Alcuni affondano nelle profondità e nelle radici dell'oscurità, altri si elevano in altre vie. Ma la quercia, simbolo stesso della spiritualià, si sostiene abbia una medesima quantità di radici nel sottosuolo quanto di rami innalzati al cielo. Il ponte sta nel mezzo; nel tronco risiede il potere che sta tra l'oscurità e la luce: quella stessa Isa che è il principio di IO, l'uomo.
Riguardo indietro a volte, alle scelte fatte. Chi non lo fa? Nell'amore, come nella vita ciò che faccio, ciò che sono non ha per forza piena connessione con i comportamenti esterni di ciò che devo o che voglio fare vedere... e con ciò che poi vedono, interpretano altre persone. Quante chiacchiere... La mia oscurità è mia, come anche la mia luce. E sono intersecate nel fondo, come due serpenti arrotolati l'uno nell'altro, duplice principio iniziatico. E questo è ciò che è nel tutto.

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