The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Editoriale Mabon 2015

Mabon 2015

Bíonn dhá insint ar scéal agus dhá leagan dáag ar amhrá n

Il mistero è potere. E i bambini lo sanno meglio degli adulti, perché abbiamo disimparato a credere nelle favole.
Quando io ero bambino, negli anni ottanta, andavo in una scuola immersa in un parco. Un parco che, negli anni precedenti alla prima guerra mondiale, apparteneva alla famiglia dei Savoia e svolgeva il ruolo di ippodromo, prima che questo venisse spostato a S. Siro intorno agli anni venti, dove ancora si trova tuttora, e quando il parco fu adibito alla cura dei bambini afflitti dalla tubercolosi. Una volta che la malattia venne debellata, la scuola divenne pubblica e i bambini che, come me, abitavano nel quartiere ebbero l'incredibile possibilità di studiare immersi nella natura. Un privilegio che ho cominciato ad apprezzare e a non dare per scontato solo in età adulta. In quello stesso parco, oltre ad una struttura atta alla cura dei bambini gracili tramite l'elioterapia, c'era anche una piscina che io non vidi mai in funzione perché nato quando ormai fu abbandonata e una fattoria che, dopo una lunga pausa di inattività, è stata rimessa in funzione da dei volontari.
Ricordo che un giorno, quando ero all'asilo, mentre giocavamo su un prato, io e alcuni amici trovammo uno zampone di maiale a terra. Probabilmente qualcuno, per motivi vari, aveva deciso di buttare quell'insaccato nel cestino e qualcuno delle centinaia di gatti che vivevano lì aveva ben pensato che fosse una cattiva idea sprecare del cibo così gentilmente offerto, pertanto lo aveva tirato fuori dal cestino e aveva cominciato a mangiarlo. Appena trovato lo zampone, la mia immediata preoccupazione fu quella di mostrare l'orrendo reperto anatomico al custode del parco per metterlo in guardia della presenza di un tremendo maniaco che aveva deciso di aggirarsi nottetempo per il nostro amato parco con lo scopo di amputare le zampe agli animali della fattoria; non si poteva essere sicuri di quale sarebbe stata la prossima vittima. L'uomo, molto gentilmente, si premurò di rassicurarmi che avrebbe controllato personalmente che tutti i maiali presenti nella fattoria fossero ancora in dotazione di quattro zampe e io, sentendo di aver svolto il mio dovere di cittadino, mi sentii più tranquillo.
Ora, i misteri mi hanno sempre attratto. Credo che non avrei nemmeno cominciato un cammino magico come quello che seguo se non fosse stato del tutto o in parte esoterico. Il fascino che esercita su di me non ha mai smesso di fare presa nemmeno quando, per molti versi, ho avuto modo di avere esperienze personali che mi hanno concesso di svelarne alcuni, quanto meno in parte. Ma nonostante il passare degli anni il mistero fa sempre paura, perché è l'ignoto si popola di pensieri. E la paura, dopotutto, non è nulla di male. Temere ciò che ci è nascosto e sconosciuto ci ha permesso di sopravvivere e di diventare, apparentemente e momentaneamente, la specie dominante sul piano fisico di questo pianeta. Apparentemente perché insetti e batteri potrebbero spazzarci via in pochi giorni se solo lo volessero. E questa illusione si verifica perché quando una persona osserva il mondo, lo vede secondo un proprio punto di vista. Il punto di vista delle persone che vivono attualmente è diverso da quello che usavano gli antichi. La differenza non sta nella qualità delle informazioni che noi possiamo ricevere tramite gli stimoli esterni al nostro corpo, ma nella quantità di queste informazioni.
In termini antropologici l'essere umano si è evoluto moltissimo negli ultimi duecentomila anni; in termini biologici e sociologici però è rimasto tale e quale. Se prendessimo un essere umano neonato del 1600 e lo trapiantassimo nel mondo attuale, avrebbe le medesime possibilità di trovarsi uno spazio nella vita che avrebbe qualsiasi altro essere umano nato nel 2015. Essere più o meno intelligenti è in parte una questione biologica, e di persone poco intelligenti ce ne sono moltissime anche ora, magari non nella esatta proporzione che esisteva nel 1600. Quello che permette ad un essere umano di sviluppare una cultura e di ampliare la propria intelligenza è di base la curiosità. Il desiderio di scoprire il perché di qualcosa che non sa: la sensazione di formicolio che spinge un uomo a cercare di svelare un mistero quando riceve degli stimoli atti a credere che vi si trovi davanti.
Il dilemma dei giorni nostri è che, proprio per la quantità immensa di informazioni che riceviamo e con la velocità con cui ne veniamo investiti, perdiamo il desiderio di svelare misteri. Riteniamo, stupidamente, che sia possibile ottenere tutte le risposte che cerchiamo semplicemente cercandole su google. E se non ci sono su Wikipedia significa che non esistono.
Un mio collega, qualche giorno dopo Lughnasadh, insisteva sul fatto che viviamo in una sorta di "morte intellettuale" e che la cultura sia la base dell'evoluzione. Eravamo in pausa caffé in un bar sulla statate, sotto un sole cocente, mentre l'asfalto si scioglieva sotto le gambe delle nostre sedie. Io stavo bevendo, in effetti, un caffé shakerato che avrebbe fatto schifo anche ad uno che desidera un caffé shakerato da sei anni e che ha girato tutto il mondo per trovarne uno, un po' come Tallahassee quando cercava i Twinkie in Zombieland. Secondo il suo punto di vista la cultura rendeva davvero l'uomo nobile. Il problema era che, sempre secondo lui, il mondo è popolato da persone ignoranti che non hanno alcun desiderio di elevarsi e di accolturarsi e di aspirare, quindi, a qualcosa di più. Nella discussione che ne uscì, io obbiettai che lo stimolo dell'essere umano ad accolturarsi dipende, in larga misura, dal motivo che risiede al di dietro di questo stesso stimolo, ossia quello che possiamo definire il bisogno. Se una persona non ha stimolo di acculturarsi è una scelta opinabile come un'altra, ma non per questo potrebbe risultare meno utile allo scopo della sua evoluzione o in quello globale dell'umanità stessa.
Il problema in cui ci capita di incorrere è quello di tralasciare che la curiosità continui a mantenere le redini del nostro stimolo, che continui a spingerci a conoscere sempre di più, ad andare a fondo delle cose, a porci domande finché non abbiamo esaurito le risposte conosciute. Magari specializzandosi, anche. Un mio vecchio amico, ad esempio, sosteneva che fosse meglio essere esperti in una materia che mediocri in molte. Ma anche se doveste decidere di rimanere o diventare tuttologi, la cosa che conta è quella di non lasciare mai che il mistero smetta di esercitare un certo fascino. Io credo che sia questa la morte intellettuale. Allo stesso modo in cui trovo che sia morte intellettuale dovermi trovare a discutere con chi copia da questo sito e incolla sulle proprie pagine Facebook e che non ammette di aver sbagliato e chiede scusa semplicemente, ma continua per la sua strada parlando di correttezza con un coraggio che sarebbe del tutto irrazionale se non fosse dettato dal bisogno di adulazione costruito sulle spalle degli altri. Perché per nutrire il proprio ego e per farlo ingigantire di fronte agli altri alcune persone sono disposte a qualsiasi cosa. Ma dopotutto io spesso lascio che il mondo si fermi alla stazione dell'apparenza, mentre preferisco scendere dopo, quando arriva la sostanza.
In momenti come questi, quando il mistero fa perdere le sue tracce per il mondo semplicemente perché le persone pretendono che gli venga svelato senza molte cerimonie, io mi chiedo perché l'Arte debba avere un ruolo diverso che non quello di riflettere, in se stesso, il mondo in cui si manifesta. E come si cita nel libro di Fischer: in una società decadente, l'arte, se veritiera, deve anch'essa riflettere il declino. E, a meno che non voglia tradire la propria funzione sociale, deve mostrare un mondo in grado di cambiare. E aiutare a cambiarlo. Che siamo in decadenza è chiaro anche ai bambini, anche se noi tutti abbiamo conosciuto solo questo mondo e anche se ci sono manciate di Candide che vanno ripetendo con serafica e talvolta ottusa semplicità eucaristica che questo è di fatto il migliore dei mondi possibili. E sono ancora io che continuo a ripetere che il talento è la dannazione dell'aspettativa, in qualsiasi campo lo si voglia applicare, ma per molti versi il paradosso di chi, come quel tipo su facebook che fa la strega solitaria, è quello di poter davvero prendere ciò che altri hanno scoperto, esperito, ripubblicarlo con una mera dicitura di copyright del tutto ingiustificata e pensare che basti appropriarsi del merito di altri per essere migliore. Al di fuori del fatto che io, per primo, sono il sostenitore del fatto che la conoscenza non si accresce se non condivisa. Alternativamente credo che non avrei aperto un sito internet. Ma in ogni singola parola, ogni singola piega di cultura che esprimo, c'è dietro il significato della ricerca del mistero. Pertanto prendere, copiare e incollare sulla propria paginetta per festeggiare i cento iscritti, non dimostra solo scorrettezza, biasimo e ben poca maturità, ma anche la totale incomprensione che nemmeno in un istante si è pensato di farlo per migliorare se stessi o il mondo che ci sta intorno, dal momento che non si è fatto nemmeno un singolo passo per cercare di svelare il mistero andando a cercare la risposta, ma si è semplicemente comportati come quei poveracci che copiano nei compiti in classe, magari cambiando due parole, confidando che la persona da cui stanno copiando sia davvero competente e che poi, irrimediabilmente, vengono beccati dal professore perché hanno ripetuto, come scimmie davanti ad uno specchio, gli stessi errori di chi il compito l'ha fatto davvero.
E in tutto questo, non mi avvicino nemmeno al concetto di cultura, perché non ritengo di condividere il discorso che faceva il mio collega mentre io sorseggiavo quel caffé shakerato che faceva davvero schifo. La cultura, così come l'esoterismo, non è per tutti. Non lo è mai stato. Non si può biasimare chi non ha voglia di studiare, acculturarsi, informarsi, fare ricerca. Possiamo affermare che sia triste che le persone desiderino sempre meno cercare una via di cultura che una via di semplice vivere senza alcuno sforzo, mantenendosi sempre a livello mentale adolescenziale, ma non possiamo incolparli se seguono la decadenza del mondo in cui viviamo e se non hanno stimoli per cercare di migliorarlo. Semplicemente seguono la via naturale in cui la vita si manifesta: ossia quella più semplice e diretta. Quello che lascia sempre l'amaro in bocca è che per chi, come me e come i ragazzi e le ragazze che lavorano gratis da dodici anni su questo sito per cercare di fare informazione corretta al massimo delle nostre possibilità, il merito è l'unico riscontro reale che abbiamo scelto di avere. Il merito del nostro studio, del nostro lavoro, della fatica che abbiamo fatto e che facciamo ogni volta che decidiamo di dare qualcosa in pasto al mondo internet e che facciamo proprio con lo scopo di fare informazione, è l'unico ritorno che abbiamo. Privarci di quello è bieco, scorretto e soprattutto ingiusto. Il vecchio Bill, nell'Amleto diceva: "Il colore primitivo della soluzione è indebolito dal pallido riflesso del pensiero". Anche un bambino si renderebbe conto che è così. Perché è così difficile da capire?
Perché le persone non credono più nel mistero? Forse per la stessa ragione per cui non sanno più tenere segreti. Il bisogno dell'ego di ingrossarsi e di gonfiarsi facendosi forte di sapere qualcosa per mostrarsi superiori e migliori degli altri li spinge a non rispettare la parola data, a sminuire il significato del silenzio; la pretesa di avere chiare le cose subito senza volerle affrontare per gradi, sentendosi pronti a fare dei passi a far cadere, ad uno ad uno, tutti i veli, come fece la bellissima Salomé quando danzò al banchetto della corte di Erode Antima, governatore di Gallilea. Ma il segreto, come tutto, è scoperta e potere solo se compreso attraverso un percorso. Conoscerne la sua manifestazione è spesso deludente quanto un film horror che si svolge tutto in pieno sole. Perché volete conoscerlo se non siete disposto a capire il motivo stesso che fa sì che si chiami in questo modo?
Fino a poco più di milleseicento anni fa, moltissime persone di ogni ceto sociale, da tutta la Grecia e anche oltre, si affollavano in pellegrinaggio fino alla città di Eleusi per sottoporsi ed essere iniziati ai telestes che si svolgevano nel sacro tempio di quelle città e digiunavano, bevevano il kikeon, prendevano dalla cesta, e dopo aver compiuto l'atto rituale riponevano nel canestro e dal canestro nella cesta. Tecnicamente non c'era nulla in queste semplici movenze che poteva in qualche modo modificare la vita di quegli uomini e quelle donne se non nell'esperienza stessa del mistero cui avevano deciso di avvicinarsi. Poiché tutti coloro che vi presero parte, a parte uno solo, mantennero l'assoluto silenzio su ciò che avveniva durante questi riti iniziatici, ancora adesso si può solo ipotizzare cosa avvenisse nell'oscurità del telesterion. La forza, però, di ciò che avveniva tra quelle colonne risparmiate dal fuoco di Alarico il visigoto, è tuttora pulsante. E questo perché chi vi approcciava rispettava il concetto di mistero e di silenzio e per scoraggiare i prodi che non lo rispettavano, la pena era la morte e la confisca di tutti i beni. Ma chi vi approcciava, quanto meno negli scritti che ci sono pervenuti, era ben conscio di ciò che stava svolgendo e perché la segretezza era una questione di vita e di morte. Far passare ora questo concetto, quando le persone credono che la Wicca non sia misterica semplicemente perché sono stati pubblicati moltissimi libri a riguardo, in cui si possono trovare centinaia di rituali anche di tipo iniziatico, credo che si possa definire la chimera del neopaganesimo. E questo perché sarebbe necessario decostruire e ricostruire interamente il concetto stesso di cammino magico, spirituale ed iniziatico, rendendolo scevro di tutti i grossolani errori dettati dall'egocentrismo che sono stati fatti nel corso del tempo da chi vi ha approcciato, ha conosciuto e ha perduto per strada il senso stesso di ciò che è il vero mistero, rendendolo semplicemente un mero concetto di forma e non di sostanza, quindi di potere slegato dalla cultura e dalla intellettualità, ma solo vincolato all'influenza e al riconoscimento che ci può giungere di riflesso. E questo vale sia per chi impara, sia per chi pretende di insegnare.
Credo che sia anche per questo che trovo poco senso in chi si affida al tasto destro del mouse come se fosse un oracolo da onorare che ci permette di modificare noi stessi. Se volete conoscere e se volete anche voi fare corretta informazione, leggete, studiate, fatevi delle idee, provate, smentite tutto ciò che noi pensiamo facendovi delle vostre teorie e poi pubblicate le vostre opinioni, liberamente, come facciamo noi. Il mondo ha davvero bisogno di pensatori, di persone che possano diffondere la conoscenza gratuitamente, senza vincolarla solo a chi può permettersi di pagarla, ma di persone che, come capre che rispondono belando quando qualcuno bela, semplicemente riportano le idee degli altri come la ninfa Eco, senza sforzarsi di capire cosa stanno facendo, ma con il solo scopo di accaparrarsi del merito che non spetta loro, ce n'è anche troppa.
Il concetto di base è che l'umanità ha un solo modo per ragionare: la polarità. Noi esseri umani vediamo la polarità in qualsiasi cosa, a questa polarità associamo sempre aspetti diversi, buoni o cattivi che ci possano apparire secondo la nostra cultura. Esattamente come ragioniamo sul tempo in una concezione di linea retta, da passato a futuro, ponendo il presente in una posizione sospesa tra questi due poli. E viviamo la nostra vita nel passato, proiettati nel futuro. Pertanto, se un essere umano sceglie l'ignoranza, ci si aspetta da lui che continui per la sua strada o che decida di cambiare rotta, che quindi faccia sfoggio della volontà per modificare la direzione del polo verso cui si dirige. Purtroppo, però, a livello metafisico il concetto è molto più semplice: i poli non esistono. Ma questo concetto per noi è assurdo perché da che mondo e mondo noi abbiamo bisogno di sapere che il cielo sta in alto e che la terra sta in basso, che se moriamo dopo aver vissuto una vita di un certo tipo saremo premiati e se ne abbiamo vissuta una di un altro tipo, saremo puniti. Ma il concetto che Ermete Trismegisto ci passò, è che le due polarità non sono specchio le une delle altre, ma che sono assolutamente la stessa cosa. Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una. Ma l'insegnamento dell'unicità, dell'assenza di polarità, che noi invece abbiamo così necessità di vedere e applicare ad ogni essenza della vita, ci mette sempre in scacco. Il mistero della tabula è tale proprio perché noi non siamo in grado di capirlo, perché non siamo ancora pronti per svelarlo. Perché il mistero è una questione di scoperta.