The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Editoriale Samhain 2015

Samhain 2015

O Fati, sapremo le vostre volontà: che noi morremo, lo sappiamo; non è che dell'ora e del prolungare i giorni che gli uomini si curano.

Una persona recentemente mi ha detto che, per la sua esperienza, ogni dieci anni la percezione del tempo accellera. È stata, per me, una di quelle rivelazioni che ti fanno correre un brivido lungo la schiena. E il motivo è perché è vero che è così. Il problema è stato solo che non l'avevo mai vista sotto questo punto di vista. L'assenza del controllo, per noi esseri umani, è la peggior situazione in cui possiamo trovarci. Scivolando tra i flutti del mare della vita e delle esperienze, rabbrividiamo al pensiero che in realtà non abbiamo il controllo reale della direzione che prendiamo. La nostra percezione ci pone sempre in una condizione di sospensione. Noi non viviamo nel presente, per quanto ci sforziamo di sperare che sia così. E non lo facciamo per il semplice fatto che il presente non esiste, essendo un momento di passaggio in continua evoluzione tra il passato ed il futuro. Ma è proprio questa assenza in realtà la nostra reale ancora di salvezza, perché ci rammenta in ogni istante che le cose brutte, come le cose belle, passano e con esse i giorni che vorremmo dimenticare e quelli che per sempre ricorderemo. E questo ciclo lunghissimo e continuo è punteggiato dalle nostre speranze e dalle nostre paure.
Una poesia che imparai a memoria moltissimi anni fa recitava con semplice scaltrezza: se ogni giorno fosse migliore del precedente, come ogni uomo si augura, il giorno migliore della vita di un uomo sarebbe quello della sua morte. Questo concetto, per me, ha sempre rappresentato la catarsi durante la quale la logica matematica danza un tango con la filosofia meramente intellettuale. La paura e l'inconsapevolezza dello scorrere dei cicli è qualcosa che dobbiamo ricercare nelle conferme della religione, della teologia, della scienza. Senza quelle conferme noi ci sentiremmo sperduti su quella zattera; sballottati contro scogli dove le sirene intonano i loro canti, chiamandoci con lodi e inviti a scoprire i misteri e i segreti celati dalle profondità. Destinati a diventare banchetto per le loro fauci.
Ma non vi capita talvolta di provare invidia per chi non si crogiola nella filosofia, per chi accetta ciò che arriva senza domandarsi troppo? Così indossare quella maschera per Samhain prenderebbe un significato totalmente diverso, perché sarebbe come ridere con la morte, e non riderle in faccia, sprezzanti, come tendiamo a credere. Essere senza timore non è essere coraggiosi, ma conoscere a accettare ciò che ci capita perché riconosciamo in esso uno schema diverso e più completo dello scorrere degli eventi.
Ho perduto dei pezzi quest'anno e ne ho ottenuti degli altri. Alcune cose posso pensare di comprenderle, altre posso solo sperare di vederle realizzarsi. Ho contribuito a costruire delle cose che speravo sarebbero durate anni e che invece si sono polverizzate in pochissimi mesi. In tutto questo mi rendo conto che l'insegnamento di quest'anno, soprattutto se concentrato nell'approssimarsi alla sua fine, è stato quello del tornare a riflettere sul concetto di mutamento continuo, di comunicazione e interrelazione tra diverse persone, concetti, prospettive, mondi. Una volta sentii parlare il regista del film Il Sesto Senso: M. Night Shyamalan, e lui disse che la prima cosa che aveva imparato alla scuola di regia era che per il suo supremo dovere di far funzionare la storia secondo lo schema in cui doveva andare, doveva essere pronto a tagliare la sua scena preferita. Una cosa che a lui, in effetti, era capitata proprio con il suo primo film di grande successo. Talvolta capita così anche con la vita. Costruiamo dei grandi castelli di idee, pensieri, progetti, con la speranza pura e sincera di vederli resistere imperituri al passare di interi eoni, di rivederli nelle prossime incarnazioni e riconoscerli come patrimonio del mondo. Ma tendiamo a dimenticarci di una cosa semplice: tutto è di passaggio. Io, voi, questo sito, la nostra civiltà, la nostra razza, il nostro pianeta. Non possiamo fermare nulla nel tempo e nello spazio solo per godercelo nel fermo immagine dell'immutabilità. Prima riusciamo ad accettare in modo più sereno e completo possibile questa cosa, prima la concezione della vita, nelle sue forme e nei suoi diversi piani, ci sarà di più facile comprensione. Ma come sempre la difficoltà è enorme e discuterne con distacco è semplice, ma applicarlo alla propria prospettiva di vita è tutto un altro paio di maniche.

  • Sono rinato urlando. Oltre il velo c'eri tu e il tuo abbraccio è stata la cosa più dolce che potessi mai trovare. Grazie. Nel modo più completo in cui questa parola possa essere interpretata. Grazie.
  • Ho adottato due piccole micie randage mentre ero in laboratorio, al lavoro. Una l'ho chiamata Patata, l'altra Lady. Raramente ho trovato nei randagi un comportamento così affettuoso. Dopo solo un paio di carezze entravano in magazzino attraversando completamente gli uffici proprio per venire a cercarmi e mi aspettavano fuori quando la porta era chiusa. Quando ho dovuto lasciare il laboratorio verso Imbolc, per spostarmi su un nuovo cliente, ho avuto un grande dispiacere a lasciarle. Ma sono convinto che troveranno di sicuro qualcun altro che si prenderà cura di loro.
  • Al coincidere del nostro primo anniversario di nozze io e mia moglie abbiamo aperto lo scrigno degli auguri. Quando ci siamo sposati infatti abbiamo messo a disposizione dei bigliettini su cui gli invitati potevano scrivere delle benedizioni, e questi bigliettino sono stati in seguito chiusi in uno scrigno che è rimasto sigillato fino al nostro primo anniversario. Leggerle per la prima volta dopo un anno dal momento del nostro handfasting è stata un'emozione veramente grande e commovente. Ne approfitto per ringraziare tutti quelli che hanno lasciato anche solo una firma o una battuta. Siete speciali davvero. Grazie.
  • Ho organizzato un campo pagano di tre giorni in quel di Baselica, in concomitanza con Lughnasadh. Per due giorni siamo stati solo io e un amico, in modo che potessimo preparare il posto, e sono stati due giorni eccezionali. Il campo ha funzionato bene e, incredibilmente, sono anche riuscito a stare un po' sulla mia amaca, al contrario delle aspettative. Nice try!
  • Sono andato con un amico a mangiare una pizza durante una notte di esbat. Nella pizzeria, deserta, abbiamo trovato un gruppo di boy scout che cenava ed è stato esilarante vedere le loro facce mentre ci sentivano parlare di rituali, incantesimi, sesso e di tutte quelle cose di cui normalmente due neopagani discutono senza problemi. Ad un tratto il mio amico si accinge a fare una battuta ai boy scout chiedendo loro di che gruppo sono e quando questi rispondono, finge di tirare un sospiro di sollievo dicendo: "Meno male, pensavo foste cattolici". La risposta non è tardata ad arrivare: "In effetti noi SIAMO cattolici". EPIC FAIL!
  • Ho rivisto dal vivo i Tygers of Pan Tang, i Methedras e i Necrodeath e ho avuto modo di far conoscere i ragazzi delle band anche a mia moglie, così che si potesse, finalmente, rendere conto dei personaggi con cui sono stato in tour nella mia vita da rocker. È stata un'emozione incredibile. Erano tutti in gran forma, anche se dall'ultima volta che li ho visti ci sono stati cambi di line up, pertanto ho avuto modo di salutare solo alcune delle persone con cui ho condiviso alcuni momenti particolari della mia vita. Continuate così. Come diceva quella canzone dei Naughty Whisper: "And I can't stop rock n roll. Cause you know that's all I want. All I want!"
  • Ho chiuso la prima parte del ciclo di seminari tenuti da Janet Farrar e Gavin Bone e ho cominciato la seconda, prendendo un attestato firmato dai Janet e Gavin. Ho imparato alcune cose e rivisto altre sotto un punto di vista differente che mi hanno fatto capire che sono stati soldi ben spesi, dopotutto. Chiuderò il ciclo ad Imbolc dell'anno prossimo.
  • Ad agosto scorso, mentre ero in Francia, mio fratello, dando da mangiare ai miei gatti, si è reso conto che uno dei due, il maschio Salsiccia, presentava un'escrescenza sulla spalla dinistra. Una volta tornato a casa ho notato anche io questa cosa e ho deciso di portarlo dal veterinario. Dopo una prima visita con biopsia ed un esame di laboratorio gli è stato diagnosticato un tumore maligno di un tipo estremamente aggressivo e recidivo. Si tratta di un fibrosarcoma da iniezione, causato, nei soggetti sani, dalla vaccinazione trivalente che molti veterinari insistono a farti fare anche se il gatto è confinato in casa. Ma lo fanno senza avvisarti, o quanto meno con me è stato così, che l'incidenza di questa manifestazione tumorale colpisce un numero elevato di gatti (circa uno su sette), che in qualche modo sono geneticamente soggetti allo sviluppo di questo tumore. L'unica cura che si ritiene possibile a livello veterinario è l'asportazione della massa tumorale con possibile amputazione dell'arto e una possibilità di successo e di recupero non troppo alta, ma con altissime probabilità di recidività.
    Io sono sempre più contrario alle cure mediche così invasive, soprattutto per quanto riguarda il tumore. È una mia scelta e me ne prendo ogni responsabilità. Ma anche se avessi voluto amputare la zampa a Salsi (il veterinario asserì che "tanto a lui non cambia nulla" - pensate un po'), e anche se avessi deciso di sottoporlo ad un intervento così distruttivo durante cui avrebbe rischiato di morire sotto i ferri, e anche se avessi deciso di fargli fare una degenza dolorosissima e terribile, sarebbe stato solo per farlo vivere al massimo due anni in più prima che il tumore si presentasse di nuovo e in forma più aggressiva. In aggiunta a questo, qui in Italia avere un animale che ha bisogno di cure come quelle di cui avrebbe avuto bisogno lui, implica avere a disposizione una possibilità economica che va ben oltre la mia. Tra TAC, elettrochemioterapia e operazione chirurgica (durante cui il rischio di morte era elevato) il costo sarebbe stato superiore ai tremila euro. E io non avevo e non ho tuttora quella disponibilità. Il grande tormento mi ha attanagliato da subito e ancora adesso non mi ha lasciato, ma ho deciso di confidare nel fatto che Salsi ha molta più consapevolezza di quanto ne abbia io stesso su cosa sia la morte e che gli dei mi avrebbero indicato che cosa sarebbe stato giusto fare.
    Ho così innalzato un altare a Bast e ho fatto mesi di offerte e preghiere a lei per concedere a Salsi la guarigione o una morte il più possibile priva di sofferenze, affiancando tutto questo a cure pranoterapeutiche che, a fasi alterne, Salsi ha accettato. Ho continuato per mesi, vedendo la forma tumorale sgonfiarsi per poi rigonfiarsi, prima di rendermi conto che stavo combattendo qualcosa senza capire che cosa fosse e facendolo solo perché di base io avevo e ho tuttora paura di vederlo andare oltre il ponte dell'arcobaleno. Perché lo amo come un figlio, come un compagno di viaggio, come un carissimo amico. Un amico che conosco e che è stato al mio fianco da più anni di quanti conosca le persone che frequento, le streghe della mia congrega, la mia stessa moglie, il mio stesso figlio. Salsi è parte della mia famiglia quanto tutti loro. Probabilmente solo chi ha avuto o ha animali può capire cosa intendo con queste parole.
    Con questo mio agire Salsi è ancora vivo dopo quattordici mesi dalla diagnosi, nonostante non l'abbia curato che con metodi naturali e nonostante gli fossero stati dati tre mesi di vita se non l'avessi operato. Non voglio dire di aver fatto la cosa giusta allora; e questo perché tuttora io non so se ho fatto o meno la cosa giusta. Ci sono persone su internet che, so per certo, mi riterrebbero un insensibile e avrebbero anche l'ardire di affermare che non lo amo abbastanza per farlo stare bene. Che siano liberi di pensare quello che vogliono. Io so che la morte fa parte della vita e sto cercando di capirlo sempre di più, giorno dopo giorno, vedendola entrare in casa. Non è mai stato né in mio potere né in quello di nessun veterinario salvare Salsiccia dal suo destino. Al massimo la decisione che si poteva prendere era quella di sacrificare parte del suo corpo, rischiando di ucciderlo, solo per rimandare l'inevitabile e per vivere dell'egoismo di averlo al mio fianco per qualche tempo. Ma io non sono mai stato sicuro che fosse quello che lui voleva. Perché di fatto la sua vita, il suo corpo, questa sua incarnazione, non sono mai stati e non saranno mai sotto il mio controllo e lui deve seguire il corso del destino che si è scelto, affinché impari le lezioni che deve imparare e affinché possa giungere dall'altra parte in modo completo.
    Ovviamente è difficile vederlo così. È un mio amico. Ma il dolore, la sofferenza, il lutto, sono tutte occasioni perché noi si possa crescere. Anche se cercassi di chiudermi gli occhi con le mani, la morte mi strapperebbe via le dita affinché io veda. So che ha vissuto una vita degna e piena d'amore e coccole. Sono sicuro che ha trovato in me e soprattutto in Morgan, mio figlio, due anime che lo hanno aiutato a sentirsi migliore, così come noi abbiamo trovato in lui un'anima che ci ha fatti sentire migliori. Salsi e mio figlio sono particolarmente legati e so che sarà difficile prenderlo per mano per accompagnarlo nel viaggio dell'accettazione della morte, ma purtroppo sono passi che è tempo che lui faccia, perché presto la morte tornerà a bussare a casa nostra ed è meglio che lui sia preparato alla separazione e al lutto.
    Nonostante questo, e lo dico col cuore, ogni volta che lo guardo non penso ad altro che al mio desiderio di avere davvero un potere che possa farlo stare bene, perché possa stare con noi ancora a lungo, perché possa vedere Morgan diventare adolescente e stargli vicino nei suoi momenti difficili, anche là dove magari io non riuscirò a tagliarmi un posto nel suo cuore in subbuglio, perché possa prendere da noi ancora tutte quelle manciate di amore che gli diamo a piene mani. Perché gli animali non chiedono davvero altro che questo: essere amati per quello che sono; esattamente come ogni singolo essere umano su questa terra. E perché coltivare la speranza che non si debba affrontare le difficoltà è una paura umana.
  • Ho fatto il viaggio sciamanico iniziatico più intenso della mia vita. Contando soprattutto sul fatto che la mia pratica sciamanica è pressoché nulla. In questo viaggio mi è stato concesso un dono incredibile e una consapevolezza che, spero, mi accompagnerà nei passi futuri che dovrò fare sul mio cammino di uomo, padre e strega.
  • Ho saltato le ferie quest'anno. I soldi non lo permettevano. Ma mi sono concesso, insieme con mia moglie, un viaggio di un giorno giusto per andare a mangiare la polenta valdostana in un meraviglioso giorno di sole. Là, a Valnontey, alcuni camosci sono giunti a valle a portare il loro saluto facendosi fotografare. Andrà meglio l'anno prossimo, spero.
  • Intorno a novembre e poi per lunghi mesi io e mia moglie abbiamo cominciato a cercare una casa dove andare a vivere assieme. È stata una ricerca lunga e sfiancante, che ho vissuto in maniera più leggera, onestamente, di come l'abbia vissuta lei che invece si è smazzata la ricerca e gli appuntamenti. Vedere il tipo di appartamenti in vendita, i prezzi e i problemi della gente che, spesso, è costretta a vendere, mi ha fatto ricordare che non è facile trovare un posto dove poter vivere e che la casa è qualcosa di più di quattro semplici mura, o un terreno, ma è davvero il grande rifugio dove il cuore possa mettere radici. Alla fine l'abbiamo trovata, dopo due situazioni traballanti, e se tutto va bene ci trasferiremo entro la metà di gennaio. La casa sarà enorme e avremo anche una stanza che adibiremo a tempio. E cazzo, la cosa più fica sarà avere un box. Per la prima volta nella mia vita avrò un box. Ragazzi: un box. Non so se è abbastanza chiaro. Stiamo parlando di un box. Ci pensate? Cioè tipo potrò tenere la macchina al coperto. Potrò tipo far finta di fare quei lavori di bricolage che ogni uomo, prima o poi, sogna di far finta di fare nella vita per avere l'incredibile possibilità di rispondere con un fichissimo "Eccerto" a chi passa di lì e ti chiede: "ci diamo al bricolage?" (e se è un uomo, questa persona, saprà benissimo che stiamo facendo finta perché - a parte alcuni rari casi - anche lui avrà un box per far finta di cose come quelle). Sarà un nuovo inizio e dovrò lasciare la casa dove ho vissuto per questi sei anni e dove ho imparato a ricostruire me stesso dalle ceneri. Non mi aspetto che sia facile, ma il senso di quest'anno è l'accettazione del mutamento, quindi lascio che lo scorrere faccia il suo corso e, senza cercare di frenarlo, cercherò di capire invece in che direzione ha deciso di scorrere il fiume.
  • Ho accompagnato Morgan nel suo viaggio per essere operato alle gambe per correggere il problema di ginocchio valgo che aveva. L'operazione è stata un autentico successo, ma ciò che ho visto in ospedale: in particolare il modo in cui i pazienti, adulti o bambini che fossero, venivano trattati dagli infermieri e dai medici, mi ha spinto di nuovo a riflettere sul concetto di "cura" che noi abbiamo e di distinguerlo dal concetto meramente legato alla medicina. Nessuno, in quell'ospedale, si prendeva cura dei pazienti, per quello che ho visto. Ho visto una peculiare dose di menefreghismo, saccenza e superficialità nel lavoro svolto che mi ha lasciato interdetto, amareggiato e anche molto arrabbiato. Premettendo che se gli infermieri si comportano così, in larga misura il motivo è dovuto allo stipendio che prendono, ai tagli sulla sanità che hanno assillato il nostro paese e alle condizioni lavorative disastrose in cui devono muoversi e di cui ho visto, di sicuro, un frammento minuscolo e di cui non sono comunque responsabili, ma nonostante ciò credo che al di fuori del lavoro fine a se stesso, mostrare gentilezza e umanità quando si ha a che fare con persone che hanno subito un'operazione, che sono spaventate per ciò che devono fare o che provano dolore fisico, sia un concetto trasversale a ogni tipo di problematica logistica e lavorativa.
  • Poco dopo Morgan anche io sono finito sotto i ferri per la mia ernia inguinale, dopo alcuni anni di tira e molla. Tre medici, in diversi anni, mi hanno confermato la presenza di un'ernia inguinale destra, che però non era da operare. Quest'anno sono andato ad un controllo per sentirmi rimproverare perché, secondo il medico che mi ha visitato, ero anche troppo in ritardo. Pertanto mi metto in lista e purtroppo devo dire che non solo la sensazione provata con mio figlio è stata largamente confermata, ma che la disorganizzazione e la superficialità hanno raggiunto, nel mio caso, il parossismo. La situazione comincia alla visita per il pre-ricovero. Apparentemente organizzatissimi. Dopo che tre medici mi hanno visitato trovandomi un'ernia inguinale destra, quello del prericovero sostiene che anche la sinistra sia da operare. Ora, quando hai un'ernia inguinale, posso garantirvi che sapete benissimo distinguerne la presenza e io a sinistra sto che è una bellezza. Il medico però insiste e vorrebbe farmi una laparoscopia per fare entrambe nello stesso momento. Io però, che per passate esperienze non ho molta fiducia nell'anestesia totale, tentenno, anche perché ogni volta che parlava dell'ernia da operare, continuava a fissarsi su quella sinistra e non sulla destra dove, oggettivamente la avevo e mi era stata diagnosticata. Dopo tre volte che l'ho sentito sbagliarsi mi sono quindi convinto che fosse meglio fare un'operazione in anestesia locale per evitare che qualcun altro in sala operatoria si confondesse. Il medico mi mette quindi in lista per un'operazione standard e mi dice che verrò operato entro tre giorni. Ne passano due e non ho ancora informazioni sull'orario e il resto. Chiamo in ospedale e mi sento rispondere che, alla sera del giorno prima non avevano ancora stilato la lista delle operazioni. Ad ogni modo mi avvisano via cell, lasciandomi un messaggio in segreteria, che la mia operazione sarebbe stata di sicuro lunedì 29 settembre. Guardando però il calendario mi sono reso conto che lunedì era in effetti il 28 e che il primo lunedì 29 settembre capitava tipo nel 2025. Sospettando quindi un errore, ho richiamato per sentirmi dire che invece sarebbe stata lunedì 21. E qui mi sono detto: meno male che ho chiamato.
    Lunedì 21 mia moglie prende un permesso per accompagnarmi in ospedale, dal momento che non avrei potuto andarmene da solo e ci presentiamo alle sette. All'alba delle dieci e mezza ancora nessuno mi aveva chiamato per il ricovero, quindi mi sono alzato e ho chiesto ad un'infermiera che, appena ha saputo che si trattava di ernia è sobbalzata e mi ha detto che si informava. Si è presentata cinque minuti torcendosi le mani, dicendo che a causa di urgenze la mia operazione era stata rimandata. Quando ho chiesto per quale motivo, dal momento che ero lì dalle sette, non fossi stato avvisato prima, così che avrei potuto evitare di perdere ore di lavoro e di farle perdere a mia moglie, la sua risposta è stata che "non aveva il coraggio di dirmelo". Sì, avete capito bene. Mi dice quindi che sarò operato per primo il mercoledì.
    Mi presento da solo all'ospedale due giorni dopo e vengo ricoverato. L'infermiere mi fa indossare il tipico camice da operazione asserendo che mi avrebbero chiamato subito e io, completamente nudo, ho atteso sul letto a me assegnato che mi chiamassero, leggendo. Dalle 7 si fanno le 13.30 prima che mi chiamino e la scusa è stata che c'erano, ancora una volta, delle urgenze. Ora, io non discuto le urgenze, ma se mi avessero semplicemente avvisato magari mi sarei rimesso addosso qualcosa. Arriva quindi l'infermiere e mi dice: "ernia inguinale sinistra, quindi". E ancora una volta devo correggere qualcuno, asserendo che è destra e ringraziando di non dover fare l'anestesia totale. Finisco in sala operatoria, in una sorta di anticamera dove tengono i pazienti prima e dopo essere operati e lì, di nuovo, il chirurgo che mi deve operare si sbaglia e fa per segnarmi l'ernia sinistra. Lo fermo e di nuovo gli dico che è la destra quella che deve essere operata. Il tipo mi guarda come se avessi appena mangiato un peyote e mi dice indicando sulla cartella clinica: "ma qui c'è scritto sinistra". Al che mi sembrava di essere come Igor quando discute con il Dr. Frankestein su come si pronunci il suo nome.
    "Tu devi essere Igor".
    "No. Si pronuncia Aigor".
    "Mah, mi hanno detto essere Igor".
    "Avevano torto non le pare?"
    Non contento dalla mia asserzione che ero sicuro fosse ernia inguinale destra, il medico mi dice: "Me lo conferma? perché poi la operiamo". Mi sembrava una candid camera. In sala operatoria è tutto un via vai e la prima cosa che sento è: "Dai che questo è l'ultimo, facciamo in fretta e andiamo a mangiare". Molto rassicurante.
    Mi sedano e mi risveglio completamente in camera, privo di dolore e fasciato. Dopo un paio d'ore una dottoressa giovane viene a visitarmi e mi dice che posso andare a casa e che già il giorno dopo potrei andare al lavoro. Nella lettera di dismissione scopro, poi, che ha firmato a nome di un uomo.
    Di ritorno a casa, entro la sera scopro che non mi è possibile né ridere, né tossire e nemmeno starnutire se non voglio vedere le stelle. Non riesco a stare seduto e anche solo alzarmi dal letto per andare in bagno merita un'attenzione tutta particolare e senza aiuto non ce la farei. Inoltre, entro due giorni scopro anche che ho un effetto collaterale davvero spiacevole dovuto ad una cattiva esecuzione in sala operatoria che mi comporta un serio problema. Andando in pronto soccorso mi spiegano che è una cosa che capita, ma che avrei dovuto essere stato avvisato alla dismissione, oltre ad altre problematiche di cui mi avrebbero dovuto mettere al corrente ma che non si sono premurati di fare.
    Ora, che è passato più di un mese da quel momento tutto è in discesa, ma sto aspettando che mi chiamino per fare l'ernia sinistra, così che possa dirgli tranquillamente dove si possono infilare il loro ricovero.
  • Appena passato un anno dalla mia terza iniziazione ho cominciato a tenere dei seminari a Parma nel Tempio dedicato ad Athene Noctua all'Atelier dei Nove Mondi. Insieme con Sarah degli Spiriti dell'associazione di promozione sociale Artès, abbiamo stilato un programma di circa una decina di incontri partendo dalle basi della wicca e della stregoneria per passare dalle pratiche più affinate. I primi due incontri sono stati un autentico successo e ho trovato delle persone davvero interessate ed entusiaste. Mi auguro che continui così!
  • Ho scritto un articolo per il libro "Le Vere Origini di Halloween" dal titolo "Samhain è la mia Quercia", edito dalla Anguana Edizioni e a cura di Sarah degli Spiriti, Luce, Monica Casalini e Chiara Rancati. Spero, con il mio piccolo contributo, di portare più informazione su questa festa meravigliosa e pregna di significato. Il libro è davvero interessante e ho avuto modo di leggerlo tutto in poche ore. È scritto da persone competenti e con un linguaggio semplice. Esplora molte tradizioni passando dal neodruidismo, alla wicca, allo sciamanesimo e ad altre correnti neopagane e riprende a più riprese cenni storici. Unica nota che potrei fare alle curatrici è l'amalgama degli articoli scritti. Essendo tutti indipendenti e raccolti in un unico volume, il risultato è una certa ripetitività dei concetti esposti, nonché un non completo allineamento dei termini più antichi. Considerando la disinformazione che circola anche solo nell'ambiente neopagano a riguardo di Samhain (basti pensare alla leggenda-stronzata secondo cui il nome derivi da una presunta divinità celtica), un'opera di allineamento dei vari scritti poteva rendere tutto più funzionale. Ma questa è un'opinione personale e anche un po' spocchiosa.
  • Ho accettato di scrivere un articolo per Pimalaya nei riguardi della mia esperienza di padre pagano e l'ho fatto in un momento, ossia quello in cui mi trovo, in cui sono portato ad affrontare questo concetto in modo più diretto e meno poetico. Luce mi è parsa entusiasta del lavoro, ma io, anche dopo tre stesure, sentivo che non sono riuscito a dare un certo spessore a ciò che significa vivere alcune cose. Dopo un po' ci ho riflettuto bene e ho cominciato a pensare che forse scrivere di alcune esperienze in cui siamo transitati sia comunque riduttivo e poco utile al fine di consigliare chi vi si trova nel momento attuale. Essere genitori è un lavoro che ognuno fa a modo proprio e lo fa comunque sbagliando e imparando durante i propri errori. E la dimostrazione di questo è la quantità di libri scritti da e per genitori che, nonostante dicano tutti la stessa cosa, non cambiano per nulla il dettaglio delle situazioni famigliari. Una persona deve passare da alcune porte, da alcune iniziazioni, deve affrontare alcuni guardiani perché possa capire quale sia il loro compito, il loro significato e il loro ruolo. E deve farlo senza aiuto. Jung era un pessimo marito e non era nemmeno un buon padre, nemmeno per gli anni in cui è vissuto. Eppure si ritiene che conoscesse l'animo umano in modo eccezionale, dal momento che ha rivoluzionato la psicologia analitica. Questo però non lo ha reso esente dagli errori come uomo, come marito e come padre.
    Non ci serve avere un manuale di istruzioni su come comportarci. Ci serve osservare e ascoltare il mondo che ci circonda e le persone che ne fanno parte, in primis noi stessi. La tendenza ad esternalizzare il bisogno di conferme limita la nostra esperienza, perché assuefacendoci e adeguandoci, nei concetti mondani, all'opinione di chi ha vissuto alcune cose, tendiamo ad evitare una nostra esperienza in merito. Qualcosa che magari sarà identica e ci porterà a condividere il pensiero di chi l'ha vissuta prima di noi, ma che non per questo potrebbe essere meno determinante fare nel corso globale della nostra esistenza. Nella stregoneria come nella vita ci sono due tipi di insegnamenti: quelli che possono essere acqusiti attraverso l'assimilazione di concetti dovuti all'osservazione di fenomeni e che quindi possono e dovrebbero essere studiati sui libri o passati da qualcuno sotto forma di tecniche prima di esperirli direttamente e altri, invece, che hanno una sola via di comprensione: quella dell'esperienza diretta. Effettuare un'operazione neurochirurgica è del primo caso, imparare ad andare in bicicletta è del secondo. Essere genitori è uno di quei casi in cui puoi anche studiare tutti i libri che vuoi, sentire tutte le opinioni che vuoi, consultare pedagogisti, psicologi, ma alla fine, in un modo o nell'altro, la verità è che è sempre meglio che rifletti bene sulle decisioni che decidi di prendere (quando ne hai il tempo, dal momento che spesso non ci è concesso), perché la responsabilità delle tue azioni è sempre e comunque tua, anche quando il suggerimento ti è stato dato da qualcuno che ha studiato anni e che, si pensa, sappia quello che dice.
  • Di ritorno da un seminario a Parma, all'altezza di Lodi, mi è scoppiata una gomma in autostrada, di notte. Non so come ho fatto a mantenere il controllo dell'auto e ad accostarla senza andare a sbattere e rischiando la vita. La lacerazione è stata interna e in più punti. Fortunatamente la notte prima abbiamo svolto un rito nel bosco e io, stanco morto, non ho avuto voglia di scaricare l'auto, quindi avevo ancora in macchina le torce elettriche. Sono vivo per miracolo.
  • Insieme a mia moglie abbiamo svolto un mini tour veneto e friulano per andare a trovare delle persone a noi care che abitano in quelle regioni. Ho avuto così modo di conoscere la famiglia di una cara amica e di aiutare alcune persone. Durante il tour ho avuto anche modo di conoscere la meravigliosa figlia di una cara amica. È stato un viaggio meraviglioso in cui siamo stati nella provincia di Udine, poi Padova, facendo un ampio giro tra i portici e infine Verona, dove abbiamo incontrato un gruppo di streghe venete che vediamo spesso ai sabba. La prossima tappa la faremo al centro sud, appena riusciamo, soldi permettendo.
  • Appena ho finito in laboratorio sono tornato in Fastweb. I miei ex colleghi mi hanno accolto in modo molto caloroso ed è stato un vero piacere rivederli.
  • Ho cominciato ad allargare di un pochino lo spettro delle serie tv che ho deciso di seguire oltre a Walking Dead e American Horror Story. Dopo anni a ripetermi che ne vale la pena ho deciso di guardare tutte le otto stagioni di Big Bang Theory e, onestamente, le ho trovate molto al di sopra delle aspettative, per quanto dopo un tot la qualità delle puntate è abbastanza calata. Su consiglio di mia moglie e di un collega ho anche visto Vikings, che non ho trovato affatto male. Ma con l'inizio di ottobre e il ritorno di Walking Dead, la mia fedeltà è tornata alle origini.
  • Dopo Fastweb ho di nuovo cambiato cliente. Ora lavoro alla Provincia di Milano, davanti al tribunale. La zona è fantastica e il lavoro è tranquillissimo. Per la prima volta nella mia vita ho un ufficio mio, con delle chiavi con portachiavi su cui c'è scritto. "ufficio di Danny". Una figata pazzesca. Il palazzo in effetti cade a pezzi, ma il forte deficit della Provincia di Milano sia la causa primaria. Le persone non sono male e sembrano felici del fatto che abbia preso il posto di quello che mi ha preceduto, dal momento che pare non fosse molto benvoluto. Sì, sembra che dormisse in ufficio con un'amaca. E poi ci domandiamo dei soldi pubblici eh?
  • Per trentasette anni ho avuto una cisti che non ho mai tolto perché non mi ha mai dato fastidio. Quest'anno ho deciso che era giunto il momento di separarmene e ho deciso di farmela rimuovere in ambulatoriale. Il chirurgo ha osservato che per un caso non ben chiaro aveva smesso di vivere qualche giorno prima che decidessi di toglierla e stava cominciando il lento processo di marcescenza. Se non l'avessi rimossa probabilmente mi sarebbe andata in setticemia e avrei rischiato la vita. Quando sono sceso dal lettino ho voluto vedere quella parte di me. Dopo trentasette anni mi ero sempre domandato come fosse fatta; in effetti non era un grande spettacolo, ma ho chiesto comunque se fosse stato possibile portarla via con me. Dopo aver assistito all'espressione dell'infermiera che mi ha guardato come se avessi appena affermato con assoluta calma e urbana placidità di essere un abitante delle Pleiadi in visita sulla terra per imparare il segreto della cucina mediterranea, ho dovuto incassare un rifiuto. Dopotutto comunque non avevo nemmeno un contenitore con formaldeide dove inserirla. Se non fosse andata in questo modo avrei voluto seppellirla come una parte di me, in modo da dargli modo di completare il suo ciclo. Lo so, sembra una schifezza, ma trentasette anni sono tanti.
  • Sono tornato a Triora anche quest'anno per la celebrazione di riconsacrazione. Ho mangiato una pasta ai funghi che era la fine del mondo e abbiamo fatto il nostro dovere, come ogni anno. Questa volta niente festa però.
  • Abbiamo riaperto il gruppo di studio. Anche quest'anno ci sono state molte richieste e molte persone sono entrate. Abbiamo così ricominciato un nuovo ciclo con nuove persone che, spero, potranno portare molta crescita e condivisione.
  • Argiope mi ha chiesto di fare una presentazione del gruppo di studio al Tempio della Luna. Io, che in quel momento ero in degenza, ho lasciato che a farla fossero due ragazze della vecchia guardia e, a quanto mi è parso di capire è andato tutto bene. A mio modesto parere trovo questi incontri una reale opportunità, se continuativi, per dar modo alle persone di conoscere diverse realtà neopagane attive sul territorio e di potersi avvicinare senza paura o pregiudizio. A piccoli passi, forse, le lotte intestine che ci hanno così logorato come comunità, cominciano a sedarsi e anche se mai sotto un'unica bandiera che ci accomuni tutti, riusciamo a riconoscere il potere che ognuno di noi ha e smettere di vedere le differenze ma ricordarci delle similitudini. Forse sono solo un sognatore.
  • Mi ha cercato il mio vecchio bassista dei Silence, dopo otto anni che non lo sentivo in nessun modo dopo il mio abbandono. Stava per compiere quarant'anni e, ritenendolo, forse, un giro di boa, aveva deciso di fare pace con i demoni del passato. Mi ha così chiesto, senza troppo girarci in giro, di salire sul palco per il suo compleanno a di esibirmi insieme ad una delle nostre vecchie band. Ad un primo acchito ho accettato, ma con l'approssimarsi del giorno, l'iscrizione al gruppo Whatsapp dell'organizzazione e tutto il resto, ho capito che avevo degli irrisolti con la situazione che ci siamo lasciati alle spalle. Forse per lui quegli otto anni erano venuti e se ne erano andati con facilità, ma per me molte cose erano cambiate. Ho rimuginato a lungo, riflettendo su quello che era giusto fare, su quello che volevo davvero fare e alla fine e su chi volevo e voglio essere e ho deciso di rifiutare. Non me la sentivo di condividere il palco con loro come se nulla fosse stato, correndo il forte rischio di fare qualcosa che non mi avrebbe lasciato un buon ricordo negli anni a venire. Non è stato facile dirgli di no, anche perché ho dovuto in qualche modo rimangiarmi la parola data di getto, ed in effetti non è una mia abitudine, ma tuttora sento di aver preso la decisione migliore per me stesso. Sarebbe stata una forma di ipocrisia salire sul palco con loro senza aver messo in ordine alcune situazioni. Magari per lui e per gli altri ragazzi non c'è nulla da mettere in ordine (sono sempre state anime semplici per quanto ispirate) ma per me non è così. Dopo anni che non salgo su un palco per cantare dal vivo farlo in una condizione di quel tipo avrebbe potuto significare una sorta di "cattivo addio". Non volevo che fosse così. Avrebbe dovuto essere un momento gioioso, di riconciliazione. Ma ho imparato che la riconciliazione avviene attraverso una sorta di redenzione ai nostri stessi occhi, passando attraverso una comprensione dei possibili errori che sentiamo di aver commesso o delle cose che, in qualche modo, ci hanno lasciato dei pezzi vaganti. Io non avevo fatto nessuno di quei passi e compiere quel gesto, ossia salire sul palco con loro, sarebbe stato come cercare di evitare un transito necessario.
  • Ho incontrato un vecchissimo amico dopo più di vent'anni che non lo vedevo e abbiamo cercato di rivederci con una vecchia compagnia di gente ma, ad adesso, non si è ancora riusciti. Da una parte sento che a spingermi verso questa rimpatriata è un po' la malinconia del tempo che passa, dall'altra ho avuto davvero piacere a vedere che sta bene e sapere che fa delle cose molto interessanti nella vita. Mi farebbe piacere rivederli, farci due chiacchiere e confrontare i tempi in cui eravamo degli sbarbati affetti da priapismo con il tempo attuale: sposati con figli. Speriamo che con il nuovo anno si riesca a sistemare.
  • E il tempo è giunto anche per altri di affrontare la mia ira feroce. Nel corso del tempo ho collezionato molte teste, che ora sono belle posizionate nel soggiorno della mia casa a Darnassuss. C'è quella orrenda e bluastra di Maghteridon a fianco a quella del bellissimo Principe Kael'thas Solealto. Poi c'è quella giallastra e bitorzoluta di Gruul, nonché quella di Arthas, ancora bella pallida e ghiacciata a fianco a quella scheletrica e decomposta di Kel Thuzad. Poi c'è quella ancora bollente di Ragnaros e anche il tremendo e immenso occhio di C'Thun che ogni volta che lo guardo mi fa ancora schifo come la prima volta. Poi c'è Jin'Do, con ancora addosso la sua orrida maschera e a fianco a lui Ossirian e Daakara. Più in alto, dato che è stata una faticaccia la prima volta, c'è la rossastra testa di Kil'jaeden e molto più sotto c'è la testa di Archimonde, presa direttamente a Mount Hjal; in quella piccola ampolla invece c'è parte di quello che ho recuperato dai resti di Yog Saron. Poi arriviamo alla zona draghi dove troviamo la testa di Sartharion, quella di Alanera, quella di Noctumor, che a vederla non pare così terribile, poi quella di Onixya e di Alamorte, con un po' della sua follia contenuta nel vaso di vetro, vicino al figlio Nefarian, perché io sono un sentimentale e mi dispiaceva dividere una così bella famigliola. Sotto la finestra che dà sul lago ho messo le teste dei vari campioni dell'Orda, che meritano tutto il mio rispetto per essere morti da Campioni nell'Ordalia. Poi abbiamo le due teste di Cho'Gall (anche se in effetti condivideva un cervello solo tra le due), quella della crudele Alizabal e poi quella di Al'Akir, che tengo in una lampada ad olio che sfrego quando devo farla vedere a qualche ospite. Nella parte vicino all'armadio c'è la zona dello Sha, dove troviamo la testa dello Sha della Paura, della Rabbia, della Disperazione, del Dubbio, dell'Odio e dell'Orgoglio, che affliggeva Garrosh Malogrido, di cui sfortunatamente non ho la testa perché ho rispetto per Thrall. Vicino allo Sha, quella grande testa che ancora manda lampi è quella dell'Imperatore Lei-Shen, che alla fine ha scoperto che se la mamma ci insegna a non mettere le dita nella presa della corrente un cazzo di motivo ci sarà. Le due teste di Mogu poco sotto sono quelle di Qin-Xi e Jan-Xi, che probabilmente soffrivano di crisi di identità come Rosencrantz e Guildenstern, dato che sia a casa che a scuola continuavano a confonderli perché li chiamavano sempre insieme. L'orrenda testa insettoide invece è quella dell'Imperatrice Mantid Shek'zeer, che aveva una voce così irritante che quando gliela ho staccata di netto dal busto sono convinto di aver fatto un servizio utile a tutta Azeroth.
    Ora, in questo ultimo anno, dato lo sconvolgimento temporale, ho dovuto fare un po' di spazio. Alla mia collezione ho aggiunto la testa dell'Imperatore Mar'gok, che abbaiava molto ma che alla fine ha morso ben poco e quella di Manonera, che mi è sempre stato sulle palle. E ora è toccato anche ad Archimonde (di nuovo). Così ora ho le due teste di Archimonde una vicina all'altra.
    E qui ci tengo a lasciare un messaggio a Gul'dan: preparati vecchio mio, perché là, sopra al caminetto, c'è uno spazio libero che non vede l'ora di essere riempito. E ti posso garantire sulla mia collezione privata appena esposta che quel posto non rimarrà vuoto a lungo.
  • Ho saputo che faranno il film di Warcraft. Per la serie: sto tremando. Come spesso è capitato in altre occasioni in cui hanno trasportato videogiochi sul grande schermo: o sarà una stronzata galattica, o sarà una cosa strafiga. Purtroppo i numeri sui tentativi precedenti non sono a loro favore. Vedasi ad esempio Final Fantasy, Doom, l'agghiacciante Double Dragon (capostipite della mia infanzia), Alone in the Dark, Bloodrayne, House of the Dead, Tomb Raider, Mortal Kombat o il terrificante Street Fighter, per non parlare di Super Mario Bros. E questo solo per citare quelli che mi vengono in mente. Ma abbiamo anche delle buone riuscite come Resident Evil, Max Payne, Prince of Persia o Silent Hill. Onestamente non so che pensare. Una parte di me incrocia le dita perché sa per certo che andrò a vederlo, una parte di me è tristemente consapevole che il rischio di rimanere deluso è altissimo.
  • Ho sposato due amici per handfasting nel loro cortile durante un rituale molto intimo e con pochi invitati, cui è seguito un banchetto di nozze a grigliata. L'organizzazione è stata lunga ed è stata legata anche alla preparazione di alcuni litri di idromele che ho fatto solo per l'occasione. Nel contempo mi sono anche goduto la piccola che se la scorrazzava allegramente in giro, una cosa che non fa mai male.
  • Ho finalmente prodotto l'idromele con la Melata di Bosco. In questo momento è in fermentazione. Se la dea vorrà, il prossimo che produrrò sarà nella cantina di casa nuova.
  • Io e Morgan andremo a dei corsi di cucina. Il primo sarà proprio il pomeriggio prima di Samhain. Così faremo dei bellissimi biscotti a forma di fantasmino. Speriamo vivamente che saranno anche buoni!
  • Sono tornato ad usare il mio primo ed unico PG in D&D: la mia chierica di Lathander Qatesh. Purtroppo, per la seconda volta nella sua vita, è stata sopraffatta dal nemico ed è caduta da prode. Ora i suoi compagni hanno recuperato il corpo e hanno deciso di risorgerla, ma non tornerà in battaglia con loro. Altre sfide l'attendono. Il suo vuoto nel party sarà riempito da Gwarl Lupo Grigio, un barbaro Uthgar ignorante e sanguinoso il cui senso della vita sarà: "Schiacciare i nemici. Inseguirli mentre fuggono. Ascoltare i lamenti delle femmine". Sulla base della frequenza di mortalità riscontrata fino ad adesso in questa avventura la mia stima è che la sua prospettiva di vita sarà circa di due/tre sessioni.
  • Sono appena stato da Universo Vegano qui a Milano e mi sono trovato a dover provare il Vebab con la piadina di spirula invece che con il panino. Non che la piadina sia male, ma il loro è stato decisamente un passo falso. Quando la ragazza che mi ha servito mi ha chiesto se andava bene le ho detto chiaramente che se non riportano il Vebab allo stato originario corrono il serio rischio di incorrere nella funesta ira di Danny il Maride. A giudicare dall'espressione della ragazza credo di non essere stato il primo ad esprimere un parere decisamente negativo a riguardo. Tesoro, se te la vai a cercare...
  • Ho coercizzato mia moglie per convincerla a regalarmi il nuovo e ultimo capitolo della trilogia di Starcraft II. Dopo che l'ho torturata con infinte richieste, tipo cercando di condizionarla inconsciamente grazie all'uso di incredibili poteri mentali Jedi, alla fine ha ceduto. In effetti era un po' contrariata, ma sono sicuro che non fosse a causa mia. En taro Tassadar prodi figli di Aiur! Spazzeremo via gli invasori Zerg e monderemo il nostro pianeta natale! Il vuoto mi chiama! Dalle tenebre io compaio!
  • Ho capito che è giunto, per me, il tempo di avere un tamburo.
  • Sono andato ad una festa bikers e ho comprato un nuovo cappello da cow boy. Quello vecchio l'ho regalato a mio figlio, dato che gli è sempre piaciuto.
  • Ho regalato alcune delle mie magliette a mio figlio, così che le possa portare con orgoglio.
  • Ho portato avanti, a più riprese, un esorcismo a casa di un'amica per liberarla da una situazione di infestazione talmente radicata da non riuscire a scoprirne la fonte, fino a quando ho coinvolto un medium. Dopo averlo portato nella casa, il medium è riuscito ad inviduare la fonte primaria dell'infestazione e, in un secondo momento siamo riusciti, grazie all'intervento del mio insegnante, a bonificare la situazione.
  • Sono andato, insieme con mia moglie e mio figlio, a fare una scampagnata a cercare castagne e nel bosco ho avuto modo di scattare la foto che ora è disponibile in home page.
  • Sono stato partecipe dell'immensa delusione chiamata Notte delle Lanterne a Milano. No fuckin' words.
  • Ho finalmente avuto modo di vedere dal vivo alcuni dei meravigliosi quadri di Bianca, a testimonianza della continua crescita del suo talento. I Gatti Alchemici sono ENORMI. Ma una fata, quando avremo casa, mi piacerebbe poterla annoverare tra le opere nel tempio.
  • Durante un rituale svoltosi al gruppo di studio di Janet & Gavin per ricordare e celebrare un anno dalla morte di Licia ho avuto l'immenso onore e privilegio di svolgere una parte determinante ed attiva. Nel mezzo del rito uno spirito è giunto nei pressi dell'altare e si è manifestato. In più persone lo hanno avvertito chiaramente. Non so se si trattasse di Licia o meno, ma sono sicuro della sensazione che ho provato. Qualche giorno dopo Samhain scorso l'ho infatti sognata. Erano passati solo pochi mesi dal momento del suo trapasso ma nel sogno il nostro incontro è stato bellissimo e, sebbene non porto completa memoria di ciò che ci siamo detti, ho fissata nella mente l'immagine del suo sorriso e della sua gioia. Ci rivediamo presto, dolcezza.
  • Siamo tornati all'Ippocastano per Litha. È stata un'emozione tornare di nuovo in quel luogo. Nonostante sia molto cambiato, siamo riusciti a riallinearci alla sua energia in pochissimo tempo.
  • Anche quest'anno mi sono scagliato in battaglia con rabbiosa forza e temerarierà contro le infinite orde di bambini nella battaglia al fosso di Helm a Soncino. Ormai potrei essere insignito del grado di veterano. Purtroppo, nonostante i molti sforzi, anche quest'anno ci hanno presi a calci nel culo. Ma l'anno prossimo...
  • Ho cercato un sostituto valido al Kobe. Ma non ci sono cazzi.
  • Ho iscritto Morgan di nuovo alla notte al museo, così che possa passare un Halloween come si deve con tanti bambini a divertirsi.
  • Ho parlato con Morgan per spiegargli che Salsi sta per intraprendere il suo ultimo viaggio. Ovviamente non è stato facile, ma ho cercato di fargli capire che ha vissuto una vita degna, piena d'amore e coccole e che è stato fortunato a trovare un amico come lui nella sua vita felina. Gli ho spiegato che i gatti sanno dove devono andare e che il ponte dell'arcobaleno li porta in un luogo dove possono giocare a lungo in attesa di tornare a trovarci. Abbiamo pianto assieme, abbracciati, perché capisse che il dolore è reciproco e che è anche condiviso. Oggi mio fratello è venuto a porgergli l'ultimo saluto. Dopo questo sabba, lo aiuterò a passare dall'altra parte senza dolore, solo addormentandosi.
    Possa Bast darti un sonno dolce, piccolo mio. Sei stato un amico insostituibile e io non ti dimenticherò mai. Ti voglio bene, cucciolo.
  • ...E stasera, finalmente, rinascerò.