The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Editoriale Yule 2006

Yule 2006

Mio figlio ha scoperto la televisione. Era una cosa cui pensavo di riuscire a fare a meno... ma si arriva ad un punto in cui, dosata, diventa indispensabile, perché i bambini hanno bisogno di attenzione costante ed esponenziale. Quindi, dovendo essere costretti a campare e avendo delle priorità... ecco che la tv diventa quella mezz'ora di tempo per riposarsi.
È pazzesco pensare a certi programmi per bambini che danno... non so se avete mai visto i Teletubbies. Ad un primo scontro con le loro abitudini a teletubbilandia, giocando a palla, salutando, saltando, salutando, mangiando, salutando e cantando... uno pensa che si abbia a che fare con dei decerebrati. È una cosa cui siamo passati tutti noi genitori... Poi ti rendi conto che in realtà quei quattro asessuati con antenne sulla testa parlano solo un linguaggio ormai fuori dalla nostra portata.
Quando si ha un bambino piccolo e una certa passione per ciò che fa (quindi quando si è un genitore qualsiasi che si rincoglionisce con il proprio piccolo), ti rendi presto conto che i bambini sentono in modo diverso da noi adulti. Ma questo è accertato. Talvolta, però, mi piacerebbe davvero poter tornare indietro per capire il mondo al loro modo, senza malizie e pregiudizi. Chissà come sarebbe... ricominciare, conservando la coscienza di se stessi, ma riconquistando in un attimo quel puro senso di meraviglia che a noi sembra così infantile. Ci pensate? Che stupidi che siamo... non è infantile, ma maturo, sorprendente, filosofico. Se smetti di sorprenderti, in ultimo cominci a spegnerti, perché perduto l'interesse verso le meraviglie, anche piccole, del mondo, è perduto anche l'istinto di scoprire le immense pieghe di cui noi tutti siamo fatti, come lunghe strade che arabescano il mondo.
Sapete, credo che sia così che cominci... non ti guardi più intorno con gli stessi occhi spalancati, non ti soffermi davanti a quella coccinella che fa piegare lo stelo d'erba sotto il suo peso... e a lungo andare molte cose ti sfuggono e ti divengono indifferenti. Vorrei non aver perduto anche io quel senso di estasiante sorpresa davanti al sole che sorge, ai semafori che cambiano colore, alla foglia prigioniera in un mulinello d'acqua di un torrente, ai punti colorati che, piccolissimi, formano immagini grandissime nei cartelloni pubblicitari, alla goccia d'acqua che rimane attaccata alla piccola punta di metallo in cima ad una delle assicelle degli ombrelli, alla geometrica arte, perfetta e speculare, di un fiocco di neve.
Ma siamo qui, umani, imperfetti e tendenziosi a dimenticare e ad assorbire le novitè con una velocità turbinante.
Vedo crescere mio figlio, e mi rendo conto che faccio fatica ad immaginarlo grande, anche quando si parla di lui a scuola, all'asilo. Credo che sia così che si cominci ad aver paura di invecchiare. Una, due, tre cose ti sembrano lontane nel tempo... ed ecco che, dentro, ti solca qualche ruga in più. Mi chiedo dove sono finiti i tempi in cui si andava ad inseguire le lucciole per chiuderle in barattoli da tenere sul comodino, o scavar lombrichi fuori dal terreno fangoso convinti di salvarli mettendoli in un barattolo chiuso ermeticamente. Perduti? Non credo... forse sono come il sale nell'acqua... si sciolgono dentro noi, ma alcune volte, raggiunta la giusta saturazione... rimangono a fondo, attendendo, come alghe che accarezzano le maree.
Forse ci aspettiamo, nonostante tutto, che il tempo abbia pietà di noi, che sia gentile... premuroso, che sappia accarezzarci senza graffiare. Perché uno vive la propria vita pensando, comunque che sia la sola che vivrà; anche io lo faccio. Insomma, quando mi risveglierò di nuovo, tra le braccia della Dea, per iniziare un nuovo ciclo, non saprò niente di ciò che era stato di me prima. Quantomeno in maniera cosciente... e nel ricominciare, ecco azzerarsi tutto quanto, ed ecco far capolino la purezza, l'innocenza, l'incontaminata assenza di difese; cose che nel corso degli anni tendi a raschiare via, un po' da solo e un po' a causa di ciò che ci siamo costruiti intorno.
Ci sono cose, credo... che non riusciamo ad imparare, e questo non perché siamo alunni stupidi, ma perché sapendo qual è la verità, preferiamo far finta di ignorarla. È una cosa che ci capita perchè siamo piccoli ed insignificanti, ma nel nostro essere piccoli ed insignificanti, ci riteniamo comunque grandi e indispensabili e magari destinati a gesta che squotano il mondo intero; illudendoci, anche se così fosse, che su scala universale e naturale, questo abbia un qualsiasi reale peso sull'andare delle cose.
Forse una volta era meglio, più facile: si credeva che il centro dell'universo fosse la Terra, e che tutto gravitasse intorno a noi. Ora, che sappiamo che non è così, in quanto esseri senzienti, ci ritroviamo a credere che tutto quanto ci graviti intorno. È difficile capirlo ed ammetterlo... ma possedendo solo il punto di vista dell'individuo e non quello della massa (anche se come singolo, parte di un gruppo), ci ritroviamo ad essere, noi stessi, il nostro universo; con le sue leggi, i suoi dogmi, i suoi assiomi con cui fare i conti ogni giorno.
Non notate quanto facciamo fatica ad abituarci all'idea che la nostra vita è comunque ciò che facciamo di essa? Che cosa siamo infine? Dico prima di essere creature perfette e meravigliose con la possibilità di scegliere... realmente... in ogni istante, come comportarci. Che cosa siamo, in realtà, prima di essere individui e stirpe? Che cosa siamo, prima di essere morali e quasi privi di istinti? Tanto schiacciati dal nostro stesso peso da reputare animale ciò che abbiamo disconosciuto come nostro? Che cosa siamo, infine, se non carne e sangue, plasmati, se vogliamo, e con un'energia che non riusciamo nemmeno a vedere, a comprendere, ad accettare nel migliore dei casi? Che cosa siamo? Ci riteniamo giudici dei nostri figli su canoni diversi dal passato. Ci riteniamo giudici dei popoli senza sapere più che polvere di ciò che ci ha portati ad essere, noi stessi, popolo e giudice. Dimentichiamo in ogni momento in cui esponiamo delle opinioni o dei giudizi su ciò che ci circonda, di quanto è destino, inevitabile, che tutto ciò che vediamo cambi, un giorno. Io penso solo questo: noi siamo ciò che pensiamo, che diciamo e che facciamo. Anche chi ha ideato i Teletubbies aveva qualcosa da dire... e ha trovato il modo di dirlo ai nostri figli affinché loro ascoltino. Ecco perché li amo/detesto. Perché mi salvano per mezz'ora, in modo che possa prendere fiato, e perché Morgan ascolta più loro che me, e questo mi fa invidia...
Preferirei cercare di non perdere di vista tante cose, nella vita... perché quando se ne sono andate... anche se tornano, non saranno mai come quando se ne sono andate. E quando gli anni si accumulano, e la malinconia del passato è più frequente nelle sue visite, con il suo modo di bussare alla porta del cuore, ti ritrovi spesso a pensare alle cose che cambiano per non tornare mai le stesse. Ma... come sempre... fa parte della vita.

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