The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Etimologia della parola Strega

Etimologia della parola "Strega"


L'origine della parola "Strega", epiteto che ha preso pieghe dispregiative nel corso del tempo, ma con cui ora molta gente si apostrofa da sola (anche a sproposito) è molto antico, ma come molte altre cose ancora dubbio. La linea comune da cui sembra discendere è il greco: "strix, strygòs", che si usava per riferirsi ai rapaci notturni (probabilmente l'allocco) i quali, si riteneva succhiassero il sangue ai bambini nelle culle. Da questo poi deriva strigi, che si usava per intendere "fattucchiera".
Ovidio stesso le cita nelle "Metamorfosi":


Si dice che strazino fanciulli ancora lattanti e pieno di sangue

abbiano il gozzo.

Hanno nome strigi, causa del nome

è che sogliono di notte orribilmente stridere.



Secondo alcuni, la parola strix deriverebbe da Stige (in greco Stix), uno dei cinque fiumi dell'inferno, che, secondo la mitologia, avrebbe il potere di donare l'immortalità. Sarebbe proprio in quel fiume che Teti avrebbe immerso il piccolo Achille tenendolo per il tallone, in modo che fosse invulnerabile. Ma Stige è anche la ninfa, figlia di Oceano e della stessa Teti, riconosciuta da Ovidio come la più illustre; sembrava stesse sulla riva del fiume ad insozzarne le acque.

Le streghe furono chiamate in molti modi, ma si riferiva a loro anche come lamie, ossia creature che potevano mutare forma come desideravano e succhiavano il sangue dei bambini e degli animali nella forma scelta. Si narrava che possedessero stupefacenti quanto terribili poteri magici e che li usassero per avvelenare e prosciugare l'acqua dei pozzi, per far ammalare gli animali e scatenare carestie.

Nei vari dialetti della nostra penisola si riferiva a loro in modo diverso. In Liguria erano chiamate "baggiure", in Lombardia e in Piemonte erano note come "masche" o "maleficae", tra le prealpi venete erano note come "Anguane" propriamente Streghe dell'Acqua. Carlo Ginzburg, nel suo "Storia Notturna - Una Decifrazione del Sabba - Ed. Einaudi" cita la stretta connessione che c'è nel dialetto del Delfinato e della Savoia (diffusi nel quattordicesimo secolo) e che lega strettamente la parola "gafa", che significa appunto "strega" con l'etimologia della parola "gafo" che in spagnolo significa: "lebbroso". Riferendosi così all'eresia del complotto che nel 1321 aveva interessato la Francia e legato gli ebrei, i lebbrosi e il Re musulmano di Granada e che li voleva come responsabili (in tre diverse versioni) dell'avvelenamento dei pozzi, dei fiumi e delle fonti di acqua potabile a congiura dell'uccisione in massa dei cristiani per la presa del potere.

Ma le streghe, erano note anche come "sagae", ed è la prima volta che un elemento ritenuto malvagio venne associato a qualcosa di diverso. Infatti la parola "sagae" arriva dal verbo "sagire", sapere, da cui poi si giunge alla parola "saggezza". Quindi le streghe erano chiamate anche "sagge".

Nel corso del tempo la parola "strega" ha perduto la connessione malvagia che pesa ancora nelle figure fiabesche del secolo scorso, e con la "rinascita" dell'interesse verso le antiche culture precristiane, sin dagli anni cinquanta con le prime pubblicazioni di Gardner, ha guadagnato una nuova vita e una nuova luce. Tanto che si è cominciato a sfatare questo mito di crudeltà designando la possibilità che esista anche una figura "buona" della strega, che è poi l'erbaria, la saggia, l'esclusa. Quella che aiuta i bambini a venire al mondo e che non li uccide per berne il sangue, quella che aiuta gli abitanti del villaggio con i suoi rimedi e che non fa impoverire la terra o inacidire il latte nelle mammelle delle vacche. Ci sono voluti secoli, ma la verità infine è venuta allo scoperto, e c'è stata anche quella "rivincita" sul fango che era stato gettato in passato su questo termine. Tanto che ora il termine "strega" viene praticamente abusato senza scopo, sia su internet che nella vita, da teen-ager poco informate/i e, giustificati dall'età, un po' superficiali, ma anche da persone adulte (cosa molto più preoccupante).

Con l'arrivo di film e programmi televisivi che hanno dipinto il volto della strega in maniera diversa, il pubblico giovane e adolescente è stato in un certo senso "reindirizzato" verso questa nuova veste, che non è più anziana e poco piacevole, ma giovane ed estremamente attraente, creando così, forse involontariamente, l'illusione che tutti possono essere una strega anche solo vestendosi o indossando simboli, comprando candele e prendendosi per mano stando in cerchio. Questa illusione, ovviamente, ha un sapore amaro per chi segue realmente un cammino, ma è una cosa che, volente o nolente, è necessario affrontare per permettere anche solo all'1% delle persone che ne vengono attratte, di motivarsi e capire realmente il mondo della stregoneria, temendolo quanto basta per non abusarne e prenderlo sul serio.

Il termine "strega" viene utilizzato sia nel maschile che nel femminile, ossia per rivolgersi ad entrambi i sessi, abbandonando così il termine "stregone", che non ha mai avuto quella nota così dispregiativa nell'uso che ne è stato fatto nel corso dei secoli. Mi è capitato anche di sentire distinzioni tra "strega" e "strigoi", per uomini e donne, ma è stata cosa rara.