The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Il Concetto di Figlia - Dipendente e Indipendente

Il Concetto di Figlia - Indipendente o Dipendente
 

Quando ci apprestiamo a riflettere e considerare il ruolo divino di una figlia, è possibile, nel mito, dividerlo in due diverse categorie generate dal comportamento sociale relativo e a volte, e spesso relativi anche al contesto cultuale a loro interessate. Queste due categorie possono essere viste come Indipendente o Dipendente.

A cosa ci riferiamo quando usiamo questi due termini riferendoci a delle divinità? Ad alcune cose in effetti. In primis al contesto in cui si muovono, alle loro relazioni sociali con le divinità del pantheon, ovviamente riferito al mito, al carattere umanizzato a loro associato e di conseguenza anche al modo in cui si sviluppa il loro culto.

Come per gli altri, anche il concetto di figlia può risultare semplcistico se analizzato in modo superficiale. Ma se desideriamo capire realmente come si formano e perché le divinità hanno il ruolo che hanno, ritengo che sia importante andare il più a fondo possibile nella ricerca.

Innanzitutto, perché una divinità viene definita figlia di un'altra? Si possono isolare due possibili spiegazioni, una di tipo meramente spirituale e mitologicamente evolutivo e l'altra di tipo sociale: la prima è l'emanazione della divinità genitrice. Quindi ad esempio una divinità del mare che ha come figlia una divinità delle maree, delle correnti oceaniche, della pesca. Questa è la spiegazione spirituale. Una divinità si evolve sulla base delle esigenze della popolazione che la onora, per i motivi più disparati, e per spiegare questa sostituzione a volte si incarna o genera un'emanazione di sé. Un culto, nella maggior parte dei casi segue una via lineare: da semplice a complesso. Quindi una divinità universale genera un figlio o una figlia, in un modo o nell'altro perché svolga un servizio specifico, a volte relativo al contesto della divinità genitore ed entrambe sopravvivono in armonia. La seconda è, come dicevamo, di tipo sociale e deriva prettamente da invasioni e da forzature nel mito. Per favorire l'integrazione del culto di una popolazione indigena e l'assimilazione della stessa cultura con quella degli invasori, spesso e soprattutto nel caso di religioni patriarcali che sottomettono culti matriarcali, le divinità precedenti divengono figlie o mogli di quelle degli invasori, permettendo quindi a livello sociale di mantenere un culto attivo, ma relegando le dee ad un ruolo secondario o comunque sottoposto.

In qualsiasi modo le divinità possano "divenire" figlie, questa distinzione si presenta in casi diversi ed analizzabili. È quindi definibile come "dipendente" la divinità che nel suo lato oscuro o luiminoso, in qualsiasi modo, trova il compimento e la realizzazione del suo ciclo solo se rapita, sposata, ingravidata o comunque legata ad un dio che la rende completa. Si definisce invece "indipendente" il tipo di divinità che, nel suo lato oscuro o luminoso, cerca e ottiene sempre di essere integra senza bisogno di appartenere a nessun dio, in nessuna funzione. Nel culto greco questa indipendenza è tradotta in verginità, quindi rifiuto della sessualità, in quanto è il modo in cui il potere maschile e patriarcale si imponeva sul femminile; in altri culti si proponeva in modo differente. In ogni modo quello che torna sempre è una divisione più o meno netta tra il riconoscimento della libertà di un potere femminile e il soffocarlo o in modi diversi o riconoscerlo solo come emanazione o riflesso del maschile.

Come avviene con i figli maschi, che in modi differenti prima o poi affrontano e si confrontano quindi con l'autorità paterna mettendola in dubbio e cercando in qualche modo di seguire le orme del padre o di distruggerne l'immagine, nel caso delle figlie la crescita evolutiva avviene in modo più fisico: ossia quando una fanciulla smette di essere una bambina con l'ingiungere del primo menarca. In questo contesto si innesta spesso il mito della fanciulla divina che in un modo o nell'altro, affronta una discesa alla scoperta di se stessa da cui emerge completamente mutata, da bruco a farfalla; da bambina a donna.

Questi antichi miti, che si ritrovano anche in favole popolari provenienti da un po' dovunque nel mondo con simbolismi differenti, non solo spiegano un ciclo vitale legandolo al culto agreste, ma richiamano una più profonda e antica precessione di religioni matriarcali femminili dove il mistero stesso della vita vegetale e naturale era esclusivo appannaggio delle donne, sia nelle operazioni cultuali che nel lato prettamente mitologico. Questo pregresso permette di dare un retroscena più profondo a delle divinità che normalmente appaiono come innocenti e prive di spina dorsale. Qualcosa quindi che accomuna le dipendenti alle indipendenti che, invece, non necessitano di questa metamorfosi per completare se stesse, perché in qualche modo nascono con il potere di essere al di sopra di ciò. Nel contempo questo tipo di miti fu probabilmente creato per spiegare il concetto del ciclo mestruale istituendone così un mistero cultuale cui avevano accesso, per ovvie ragioni, solo le donne. E i simbolismi che richiamano a questi "misteri" non mancano di apparire nei modi più disparati.