The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

"Il Dio delle streghe" di Margaret A. Murray Parte 2


"Il Dio delle streghe" di Margaret A. Murray

(parte I)
Di Xenia (Sarah Degli Spiriti)
(articolo tratto da quaderno amatoriale Labrys n. 8, Samhain 2005)

"I Riti"
La Murray, in questo quarto capitolo del suo testo, comincia ad affrontare l'argomento "riti" che, a suo parere, sarebbero stati di vari tipi:
a) Le cerimonie di ammissione
b) Le danze sacre
c) I banchetti
d) I riti orgiastici

Le cerimonie di ammissione. La nostra ci dice che questo tipo di cerimonia si ritrova un po' in tutte le religioni organizzate e sono di due tipi:
I. Riservate ai neonati
II. Per candidati giunti alla pubertà ( in grado di scegliere, quindi, se fare parte del culto o meno)

La nostra continua dicendo che la cerimonia di ammissione per i neonati sarebbe stata maggiormente documentata in Francia piuttosto che altrove. La madre avrebbe portato il bambino ad uno dei grandi Sabba trimestrali e dopo essersi messa in ginocchio davanti al Dio Incarnato dicendo: "Signore supremo, che io adoro, porto a te un nuovo servo che sarà tuo schiavo per sempre", ad un cenno del Dio la donna si sarebbe spostata in avanti in ginocchio e avrebbe deposto il bimbo tra le braccia della Divinità. In certi altri luoghi, sembrerebbe che i bambini venissero battezzati con l'acqua, mentre ad Orleans avrebbero addirittura usato il crisma.
Chiaramente, sentendo la testimonianza di questi battesimi, gli inquisitori francesi rimanevano atterriti per la grande quantità di bambini che sarebbero stati consacrati ad un Dio non cristiano, un demonio dal loro punto di vista.
Se nel corso del processo fosse trapelato che la persona accusata di stregoneria fosse stata consacrata al diavolo nella prima infanzia, ciò avrebbe costituito una prova certa della sua appartenenza ad una famiglia di streghe, prova molto forte, quindi, contro l'accusato; per ciò, sarebbe stato impossibile sfuggire alla morte.
E questo perché si diceva che la stregoneria si trasmettesse dai genitori.
Una volta, poi, che il bambino avesse avuto una certa età per decidere (circa tra i 9 e i 13 anni), secondo Murray avrebbe dovuto fare pubblicamente professione di fede. Questa cerimonia, secondo la sua opinione, non veniva compiuta necessariamente ad un grande Sabba, ma doveva avvenire davanti a testimoni.
Il candidato si sarebbe prostrato ai piedi dell'Uomo Divino, il quale gli avrebbe chiesto: "Sei venuto di tua spontanea volontà?". Il candidato avrebbe quindi risposto: "Sì."
A quel punto, il Dio avrebbe detto: "Fa ciò che io desidero e fa ciò che io faccio". Il candidato, restando inginocchiato, avrebbe fatto professione di fede dicendo: "Tu sei il mio dio e io sono il tuo schiavo". A quel punto, sarebbe stato reso omaggio al Dio ed al novizio posto un sigillo in qualche parte del corpo in modo che fosse riconosciuto dagli altri membri come un membro a pieno diritto. Il sigillo poteva essere una cicatrice o un tatuaggio.
A questo proposito e cioè riguardo la cerimonia di iniziazione a dodici anni, la Murray aggiunge che – secondo la sua tesi come poi vedremo – Giovanna d'Arco avrebbe cominciato proprio verso i 12 anni ad essere attiva nella sua religione e che molti insegnamenti li avrebbe ricevuti dalla sua madrina che aveva rapporti con le fate. Ma questo è un argomento che riprenderemo più avanti.
Secondo l'autrice, i riti di ammissione che invece avrebbero dovuto subire gli adulti per entrare nel culto sarebbero stati più drammatici. Il convertito avrebbe dovuto rinunciare alla sua vecchia fede e questa rinuncia sarebbe avvenuta nel modo più esplicito possibile, ovvero, avrebbe dovuto rinnegare la Santa Vergine, i Santi, Dio, il battesimo, il padre, la madre, i parenti, il cielo, la terra e tutto ciò che esiste. Avrebbe dovuto essere, secondo la Murray, una vera rinuncia a Cristo, alla Fede e a tutto ciò in cui si credeva in precedenza. I modi sarebbero stati comunque diversi da zona a zona. C'era chi, ad esempio, si poneva una mano sotto il piede e una sulla testa dicendo che tutto ciò che stava tra le due mani (tutto il corpo, quindi) sarebbe stato a servizio del nuovo Dio. Oppure, un altro modo in voga in Svezia sarebbe stato quello di dare ai convertiti un sacchetto con frammenti di orologio (già a fine `500) legato ad una pietra: i nuovi adepti avrebbero dovuto gettare il sacchetto in acqua dicendo: "Come questi frammenti che mai torneranno all'orologio da cui sono stati presi, così la mia anima non ritorni mai al cielo".
In qualsiasi modo, successivamente alla rinuncia della vecchia religione, sarebbe cominciata la cerimonia di ammissione vera e propria che sarebbe consistita nel battesimo e nell'apposizione del sigillo. Il battesimo sarebbe stata la parte meno importante agli occhi dei membri del culto e spesso, ci dice la nostra, sarebbe stato tralasciato. Però, può essere interessante vedere come, secondo la Murray, sarebbe avvenuto il battesimo di un adulto. I modi erano diversi: si andava dall'immersione della testa del candidato nell'acqua fino alla semplice aspersione dell'acqua sul suo capo.
La nostra ci dice che, al contrario, nei documenti non si troverebbe traccia del battesimo per immersione completa. Questo rito del battesimo sarebbe stato diffuso per tutta l'Europa centrale ed occidentale.
Inoltre, sembra che in Francia si facessero solo battesimi di bambini, mentre in Inghilterra non apparirebbe mai il battesimo né per adulti né per bimbi, al contrario della Nuova Inghilterra.
In Svezia, anche durante il battesimo il candidato avrebbe dovuto fare un giuramento di fedeltà e di rinuncia al credo precedente.
Secondo la tesi dell'autrice, successivamente al battesimo sarebbe seguito un bacio. Il nuovo membro avrebbe baciato il Gran Maestro in una zona del suo corpo da lui stesso indicato; sarebbe stato un atto massimo di sottomissione (molto comune nel medioevo: pensiamo al baciamano o al bacio dato ai piedi del Papa ) ma chiaramente, in questo caso, per i cronisti sarebbe stato un atto perverso (n.b. ricordiamoci, poi, che quello del bacio sarà un tema ricorrente anche nei processi ai Templari, in cui si diceva che si baciassero sul deretano, una delle accuse più infamanti portate avanti dai loro accusatori; n.d.Xenia).
L'apposizione del sigillo è una delle tante cose che ha incuriosito la fantasia popolare. Avrebbe dovuto essere un sigillo indelebile e fatto in qualche parte del corpo che restasse nascosto. Tale segno, si raccontava, non si sarebbe cicatrizzato e sarebbe rimasto infiammato fino all'incontro successivo con il "diavolo". Poi, la parte così segnata sarebbe rimasta insensibile per sempre.
Secondo alcuni documenti, il marchio sarebbe rimasto bluastro. Il marchio, secondo questi stessi documenti, sarebbe stato impresso in diversi modi: con la trafittura o con il taglio della carne praticato finché non avesse sanguinato, ma anche tramite un morso; l'esecutore avrebbe poi passato la mano sopra la ferita provocando una forte sensazione dolorosa che sarebbe durata diversi giorni e anche oltre. Al momento di cicatrizzarsi, il segno rosso o bluastro restante sarebbe stato indelebile. Sarebbe, quindi, stato una forma di tatuaggio molto simile, secondo la nostra, all'usanza dei Pitti di tatuarsi tutto il corpo di blu. La zona del corpo in cui fosse impresso il sigillo poteva variare, anche se spesso si trovava sulla spalla sinistra.

Il patto o convenzione.
Sarebbe stato introdotto in epoca tarda, in fase di decadenza della religione. Come in tutte le religioni, il Dio avrebbe promesso al convertito vita e felicità eterna in cambio di fedeltà e servizi, ma probabilmente, ci dice Murray, il fatto che si promettessero aiuti materiali con un contratto scritto può far pensare che fosse una forma di propaganda a cui si ricorse quando fu più difficile fare proseliti. Il contratto scritto sarebbe stato un atto molto importante durante i processi alle streghe, poiché le rendeva definitivamente colpevoli di stregoneria. Ma nei documenti degli inquisitori non apparirebbero testi completi di questo patto. Sembra comunque dai processi che il contratto avvenisse solo con il consenso delle due parti; la strega che non sapesse scrivere firmava il documento con una croce o con un cerchio, oppure la sua mano veniva guidata dal "diavolo" nello scrivere il suo nome. Secondo alcuni, la firma sarebbe stata scritta col sangue della strega, ferita per l'occasione, ma secondo Murray si sarebbe fatta confusione con la ferita causata dal sigillo. Forse, in epoca più tarda, il sangue sarebbe stato usato per la difficoltà a trovare l'inchiostro, soprattutto in campagna. È anche possibile, dice Murray, che il sangue fosse usato come offerta al nuovo Dio. Il contratto poteva essere scritto su pergamena o su una carta, anche se talvolta si dice che fosse scritto su un libro (ma secondo Murray il libro sarebbe stato usato solo dal "diavolo" per ricordare gli avvenimenti dei Sabba ). In tutti i modi, anche per stipulare il contratto vi sarebbero stati diverse modalità e poteva durare tutta la vita della strega ma anche avere una certa durata prestabilita.
Poteva durare dai 7 ai 9 anni, nella maggior parte dei casi. Alla scadenza del termine, la strega avrebbe potuto rifiutare il rinnovo del contratto. Secondo Murray, il fatto che il patto potesse avere una certa durata, lo ricollegherebbe al ciclo temporale trascorso il quale sarebbe avvenuto il Grande Sacrificio in cui il dio sarebbe stato la Vittima Divina. Nel caso questa ipotesi fosse corretta, la strega sarebbe stato il sostituto del Dio e si spiegherebbe, dice, perché in tanti casi il Diavolo avrebbe assicurato alla strega potere e ricchezza nell'intervallo della durata del contratto. La Murray sostiene che, in tutti i documenti in cui si tratti del sostituto della Vittima Divina, al re finto sarebbe stato concesso potere regale per un certo periodo di tempo prima del sacrificio.

Il matrimonio.
Questo evento sarebbe stato interpretato come una cerimonia religiosa e per questo sarebbe stato celebrato al Sabba dal Dio stesso. Si sarebbero uniti in matrimonio abitanti di diversi villaggi e questo farebbe dire a Murray che il culto permeasse molto la vita delle popolazioni. Oltre alle unioni permanenti, secondo la Murray venivano celebrati anche matrimoni temporanei a cui erano dedicate comunque cerimonie solenni; dai documenti sembrerebbe che i matrimoni avvenuti nella Lorena siano più dettagliati degli altri. Alle volte, ci dice, una delle parti o entrambi i contraenti erano già sposati con altre persone ma questo sembra non importasse. Le nozze erano dunque un altro momento per far festa.

Le danze.
Sia ai Sabba che agli Esbat, le adunanze sarebbero spesso cominciate con delle danze. Questo uso avvicinerebbe molto la figura delle streghe a quella delle fate, che spesso, nei resoconti che le descrivono, sono rappresentate in due momenti importanti: la processione e la danza in tondo. Le feste legate alle fate sarebbero state quelle trimestrali e le più importanti sarebbero state Calendimaggio e la vigilia di Ognissanti. Probabilmente, dice Murray, queste feste erano di origine religiosa e legate ad una forma di magia imitativa. Un tipo di danze del genere sono le danze di fecondità che si trovano in molti popoli antichi; alcuni esempi possono essere la Danza di Arianna, a Creta, le danze delle Baccanti, la danza romana dedicata a Marte ecc.
La danza in processione, dice la nostra, poteva essere eseguita sia a piedi che in sella a cavalli; il capo dava il ritmo e gli altri seguivano. Di solito era una danza in tondo e la terra in cui la danza si svolgeva diveniva un luogo sacro: si partiva da un certo punto stabilito e si danzava in processione fino al luogo sacro. Sembra che spesso questo tipo di danza si tenesse nel cimitero di una chiesa e questo indicherebbe la danza come un rito religioso, usanza che dai documenti sembra essere sopravvissuta ben oltre la fine del Medioevo, almeno nei paesi anglosassoni. Il carattere sacro della danza era tale che di solito avveniva in un giorno sacro. E per confermare questa sua tesi, l'autrice ci parla di alcune sopravvivenze di queste cerimonie in Inghilterra (dove fino all'ottocento si svolgeva la Besant o Danza di Calendimaggio, oltre alla Furry Dance) ed in Francia (con la Farandole) in epoca moderna. Sia nella Furry Dance che nella Farandole i danzatori si sarebbero tenuti per mano per formare una catena entrando ed uscendo in ogni stanza delle case del villaggio; c'era una persona che guidava e gli altri seguivano. Nella Farandole, poi, nessuno dei danzatori doveva essere sposato e di solito la danza avveniva di notte, quindi i partecipanti dovevano tenere in mano delle lanterne. Secondo alcune versioni il gruppo sarebbe stata guidata da un caprone nero, tenuto per la coda dalla persona più anziana dietro cui si sarebbero accodati gli altri, dandosi tra loro le spalle. Essendo molto importante questa danza per le streghe, sempre secondo la tesi della nostra egittologa, sarebbe stata spesso guidata da un giovane, veloce ed agile, seguito dalla Fanciulla, anche chiamata "La Saltafossi".
Di solito, questa danza in processione era eseguita fianco a fianco da uomini e donne disposti a due a due oppure in una lunga fila in cui si alternavano un uomo e una donna ed era solita disperdersi in coppie che danzavano insieme a fine processione.
Secondo alcuni, la danza in questione sarebbe stata chiamata "La Volta" (molto diffusa nel 1500, anche a corte di Elisabetta I di Inghilterra, n.d. Xenia) e sembra addirittura che il Valzer sia derivato da "La Volta".
La Murray continua dicendo che la danza in tondo poteva essere un completo atto religioso, ma la maggior parte delle volte veniva usata per portare i fedeli nel luogo consacrato dove si doveva eseguire la danza circolare o "in tondo", danza, come già detto, legata ai costumi delle fate e degli elfi che si raccontava si muovessero in tondo per mano. Sembra che sia la danza più antica che si conosca. La nostra continua dicendo che in antichità si conoscevano altre danze. A questo proposito, ci parla dei Terapeuti che, all'inizio dell'era cristiana, avevano una funzione religiosa simile a quella delle streghe: dopo un banchetto, celebravano una festa sacra tutta la notte cantando inni a Dio e danzando. Nonostante questo, non ricevettero mai accuse di stregoneria. Addirittura, sembra che anche a Cristo ed ai suoi discepoli sia stata attribuita una forma di danza in tondo con canti di cui alcuni frammenti sono citati da Agostino nell'epistola"ad Ceretium".
Durante il Medioevo, però, questa forma di danza venne vista in modo negativo; di solito, sembra che il cerchio (in cui i danzatori volgevano lo sguardo verso il centro) si muovesse verso sinistra (quindi, in questo caso, in senso orario), ma in certi luoghi (es. in Francia) in cui i danzatori ballavano volgendo la schiena verso il centro si andava in senso antiorario.
La danza in cerchio ha una storia, quindi, antica (pensiamo, ad esempio, anche alla danza attorno al fuoco tipica dei Nativi americani, n.d.Xenia).
Tutt'oggi, una forma di danza in cerchio rimane alla base dei giochi di bambini, il famoso "giro – giro tondo"; in alcune di queste danze, ci spiega l'egittologa, al centro del cerchio viene posta, invece che un oggetto, una persona. In Belgio, addirittura, ancora all'epoca della scrittrice, sembra che i bambini girassero in tondo mostrando verso il centro le spalle, con la parte anteriore del corpo verso l'esterno. Tornando alla Chiesa e al suo condannare la danza, occorre dire che in diversi concili venne vietato ai Cristiani di danzare durante le feste legate ai santi.
Questo avvenne nel Terzo Concilio di Toledo (589) e nel Concilio di Avignone del 1209.

La musica.
Spesso era lo stesso Gran Maestro a suonare, anche quando conduceva la danza; certo, più spesso era presente un musicista . Gli strumenti più usati erano flauto, piva, tromba o trigono e, in Francia, violino. Altri strumenti altrimenti usati erano anche l'archetto e le fistule (la Murray le indica come panpipes, quindi immagino si tratti della Siringa di Pan, n.d. Xenia).

I banchetti.
Il banchetto, ci dice la nostra, sarebbe stato un elemento importante delle cerimonie religiose e, sotto questo aspetto, anche il culto del Dio Cornuto non farebbe eccezione. La Murray, in effetti, cita come esempio la cena mitraica e le agapi dei cristiani (ma viene anche in mente la cena dei riti isiaci che potrebbe aver influenzato il rito dell'ultima cena di Cristo, come già detto in un numero precedente di Labrys in cui si è parlato delle "Metamorfosi" di Apuleio; n.d.Xenia).
Dai documenti sembrerebbe che il banchetto dei Sabba fosse un momento molto gioioso del culto; durante i Sabba, infatti, si sarebbero riuniti gli abitanti di interi villaggi e si sarebbe festeggiato con felicità in quanto il banchetto avrebbe rappresentato i doni ricevuti dall'uomo da parte del Dio, il quale avrebbe presieduto fisicamente alla cerimonia.
Chiaramente, i banchetti sarebbero stati diversi a seconda della ricchezza di chi li offriva, quindi anche ciò che venisse offerto sarebbe stato di diverso tipo.
Potevano esserci carne, pane, formaggio nel caso si trattasse di persone benestanti, mentre spesso, i gruppi più poveri, non avrebbero neppure consumato un banchetto.
Se il tempo fosse stato clemente, poi, si sarebbe festeggiato all'aperto. Mentre in posti come la Scozia, con un tempo quindi instabile, si sarebbe svolto soprattutto in case private; in genere, sembra che il pasto venisse offerto dal Capo del gruppo, ma capitava che lo offrisse anche il membro più ricco della congrega, oppure ciascun membro portava qualcosa per poi condividerlo ed in questo caso si sarebbe trattato di un pasto abbastanza frugale.
Una credenza che sembra fosse molto diffusa tra i cronisti cristiani è quella che il sale fosse bandito dai banchetti e per darsi una spiegazione si sarebbero fatte varie ipotesi. Occorre ricordare che il carattere sacro del sale proviene dall'antichità (aggiungerei, anche per il fatto della sua importanza pratica: era fondamentale per conservare i cibi, almeno fino a che non è stato inventato il frigorifero!! N.d.Xenia); la Murray riporta addirittura il fatto che il tabù di usare il sale fosse rispettato anche dai sacerdoti egiziani. Anche per i musulmani avrebbe una certa importanza ma ancora oggi ad esso viene attribuito un carattere importante, persino dai cristiani, che lo usano nel battesimo.
Inoltre, secondo la tradizione popolare, versare il sale porterebbe sfortuna, mentre in passato, spargere il sale su una città che avesse subito un saccheggio sarebbe stato un modo per indicare che quel luogo fosse tabù e che non vi si potesse coltivare. Ma sembra, dai documenti, che nei Sabba il sale venisse usato, anche se in certe zone se ne facesse a meno.
La bevanda più usata, invece, sarebbe stata il vino, soprattutto se chi avesse offerto il banchetto fosse stato benestante (a proposito del vino, occorrerebbe anche pensare ad un possibile collegamento con i riti orgiastici dei baccanali, dedicati al dio Dioniso, Dio dell'ebbrezza; ma anche, nel caso del vino rosso, ad un possibile simbolo legato al sangue versato dal Dio per donare la vita alla terra, simbolo tutt'oggi utilizzato nel rito dell'Eucarestia Cristiana; n.d.Xenia).
In Francia, sembra che il vino venisse maggiormente bevuto in calici di legno, tranne in Alsazia in cui le signore ricche portavano da casa i propri calici d'argento che venivano poi usati da tutti. In Inghilterra e in Scozia sembra che il vino fosse sostituito dalla birra e dall'acquavite. Alla fine di queste spiegazioni, Murray fa notare che questo legame tra cerimonia religiosa e festeggiamenti di questo genere ricordano il modo in cui tutt'oggi viene celebrata la festa del Natale.

"Cerimonie religiose e magiche"
In questo quinto capitolo, l'autrice ci parla proprio delle cerimonie di questo presunto culto del Dio Cornuto.
La nostra comincia col parlarci del confine tra religione e magia. La sua spiegazione è che la magia agisce come una forza naturale e che la semplice pronuncia di una data formula d'incantesimo o l'esecuzione di certi gesti provocherebbe l'effetto desiderato così come, in chimica, la mescolanza di certe sostanze darebbe un certo risultato. La magia, quindi, agirebbe da sola, genererebbe la propria forza e non dipenderebbe da altro che da se stessa. Mentre la religione riconoscerebbe un Potere al di là di se stessa e tutta la sua azione sarebbe diretta a stimolare tale potere.
Chiaramente, poi, il Potere si presenterebbe, secondo la Murray, in modo differente a seconda dal grado di civiltà raggiunto dai fedeli. In certi periodi, l'uomo pensa che il Potere possa essere comandato tramite certe cerimonie, mentre in altri momenti l'uomo considera il Potere come qualcosa di molto più grande di lui e allora egli cerca di propiziarselo con preghiere e doni (sacrifici ecc.). Ma certo, questa suddivisione non è completa e per questo l'autrice ha deciso di dividere le cerimonie in "religiose", intese come quelle cerimonie che si presentano più che altro come atti di culto, mentre in "magiche" quelle cerimonie per ottenere il controllo sulla forza della natura.

Le cerimonie religiose.
I riti religiosi, ci viene spiegato, erano celebrati con grande devozione; la prima cosa che avveniva, di solito, era il rendere omaggio al Gran Maestro della congrega e spesso l'omaggio includeva l'offerta di una candela accesa. Spesso il "diavolo" era rappresentato da un caprone nero; alcune volte, egli teneva in mano un'immagine nera che faceva baciare alle streghe, le quali donavano o la candela o della paglia da bruciare. Spesso le candele venivano accese tramite una candela che il Caprone teneva fra le corna e questo di solito avveniva nei Sabba o quando il Capo era in veste cerimoniale. Comunque, sia che fosse il Capo ad accendere le candele dei membri sia che lo facessero loro stessi, il significato era abbastanza chiaro: il dio costituiva per i fedeli la sorgente di ogni luce.
Durante l'omaggio, sembra che il Dio stesse sul trono; poi, dopo il rito delle candele, i fedeli si inginocchiavano davanti al trono salmodiando in sua lode, recitando preghiere ed inni. Successivamente, il Maestro parlava dei dogmi della religione.
La grande attrattiva di questo culto, secondo la Murray, sarebbe stato proprio questo: la presenza del Dio in carne ed ossa tra i fedeli, al contrario del Dio Cristiano, invisibile e lontano.
Il centro della cerimonia sarebbe stata la cerimonia della distribuzione del vino e del pane (ricordiamo i legami con la cena simbolica già citata in diversi antichi culti, n.d.Xenia).
Da diversi resoconti, sembra che molte delle cose usate fossero nere: il pane (di segale), le bevande (simili alla sacra birra dei Pitti, dice la Murray); nera l'illuminazione (si usavano torce immerse nella resina o nella pece e la loro fiamma doveva essere bluastra).
Sembra che il capo spesso fosse vestito da caprone nero e che sulle corna tenesse in mostra il pane consacrato; egli aspergeva con il vino i fedeli che gridavano "Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli" e per tutta la cerimonia restavano inginocchiati con la testa rivolta verso terra, prostrati, e pregavano il Dio che li aiutasse. La devozione che essi avevano verso questo Dio scandalizzava gli inquisitori cristiani, ovviamente.
(continua…)

Bibliografia

Margaret Murray, Il Dio delle streghe; Ubaldini Editore (1972, Roma)
Francesco Dimitri, Neopaganesimo-Perché gli Dèi sono tornati; Castelvecchi (2005, FR)
Gerald Gardner, Stregoneria Oggi, C R S B– Montecarlo
Margaret Murray, Le streghe nell'Europa occidentale; ed. Garzanti (1978, Milano)

Altre notizie su:
-http://en.wikipedia.org/wiki/Margaret_Murray
- Marija Gimbutas, Il linguaggio della Dea - mito e culto della Dea Madre nell'Europa neolitica; ed. Neri Pozza.
-Wiccanews blog, di Ddrwidd del Tempio di Ara. http://wicca.blog.excite.it/
-Alfonso M. di Nola, Il diavolo. Le forme, la storia, le vicende di Satana e la sua universale e malefica presenza presso tutti i popoli dall'antichità ai giorni nostri. Ed. Newton & Compton (Farigliano, Cuneo, 1988)