The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Inno ad Artemide

Inno ad Artemide

Callimaco

Artemide cantiamo, che ama gli archi
e la caccia alla lepre e il vasto coro
e scherzare sui monti, cominciando
da quando, ancora piccola bambina,
in questo modo si rivolse al padre,
stando seduta sulle sue ginocchia:
"Concedimi, papà, di rimanere
vergine sempre e avere molti nomi,
perché Febo con me non venga a gara.
Concedimi archi e frecce; suvvia, padre,
non ti chiedo di darmi una faretra
né un grande arco. Per me i Ciclòpi sùbito
fabbricheranno frecce, per me un arco
dalla forma ricurva. Ma ti chiedo
di portare la luce e di indossare
una tunica corta sul ginocchio
col bordo all'orlo, per andare a caccia
di animali selvatici. Concedimi
sessanta danzatrici oceanine
tutte di nove anni, tutte ancora
bambine che non portano cintura.
Al mio servizio dammi venti ninfe
del fiume Amnìso, che dei miei calzari
e dei cani veloci abbiano cura,
come si deve, quando non colpisco
linci né cervi. Dammi tutti i monti,
ma una città riservami qualunque,
quella che vuoi: discende raramente
Artemide in città. La mia dimora
sarà sui monti e le città degli uomini
frequenterò soltanto, quando, morse
dagli acuti dolori del travaglio,
in aiuto mi chiamino le donne.
Dalle Moire ebbi in sorte, appena nata,
di assisterle, poiché nel partorire
e nel portarmi non soffrì mia madre,
ma, senza alcun dolore, mi depose
dalle sue membra." Dette queste cose,
attaccarsi voleva la bambina
alla barba del padre e molte volte
tese invano le mani per sfiorarla.
Ridendo assentì il padre e le rispose,
carezzandola: "Se mi partorissero
le dèe creature simili, pochissimo
avrei pensiero di Era, che si adira
per gelosia. Le cose che mi chiedi
e di cui ti accontenti, eccoti, figlia.
Altre cose più grandi darà il padre:
trenta città, non una sola torre,
trenta città ti donerò per giunta
che nessun altro dio celebreranno,
ma solo te, dicendosi di Artemide;
molte città sul continente ed isole
con altri da dividere, ed in tutte altari vi saranno per Artemide
e boschi sacri, e tu sarai custode
delle strade e dei porti." Così detto
confermò con il capo le parole. [...]

Callimaco