The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Preghiera alla Dea Pale

Preghiera alla Dea Pale

Tratto da “I Fasti”, libro IV, Zanichelli, Bologna, 1942

Proteggi il gregge e insieme al gregge i pastori
e fuggano i malanni, scacciati dalle mie stalle.
Se pascolai in scaro suolo, o sedetti sotto un albero sacro,
o una mia pecora ignara brucò erba da una tomba,
se entrai in un bosco proibito,
e furono dal mio sguardo messe in fuga le ninfe
o il dio capro a metà,
se la mia falce spogliò d’ombroso ramo una selva sacra,
le cui foglie offrii in un cestello a una pecora malata,
perdona la mia colpa,
e non mi noccia l’aver messo al riparo in un agreste tempio
il mio gregge mentre grandinava.
Né mi sia danno aver turbato una fonte:
perdonatemi o Ninfe,
se con gli unghiati piedi del gregge intorbidai le acque.
Tu, o dea, placa in nostro favore le fonti,
e i numi delle fonti, e gli dei sparsi per tutti i boschi.
Fa’ che possa non vedere le Driadi,
né Diana che si bagna,
né Fauno quando a mezzogiorno giace sdraiato nei campi.
Scaccia lontano le malattie,
godano buona salute gli uomini e le greggi,
e anch’essi i cani, provvida turba.
Fa’ che a sera non riconduca capi di bestiame
Meno numerosi che al mattino,
né gema riportando velli strappati al lupo.
Stia lontana l’iniqua fame,
e abbondino erbe e fronde,
e acque per lavarsi e per bere.
Ch’io possa mungere colmi uberi,
e denaro frutti il mio cacio,
e i radi vimini lascino colare il liquido siero;
sia sempre lascivo il capro,
e la capra si sgravi del feto di cui era pregna,
e siano molte le agnelle nel mio ovile;
e ne provenga una lana che non punga le fanciulle,
soffice e adatta a mani tenere quanto si voglia.
Accada quanto io prego,
e noi anno per anno
offriremo grandi focacce a Pale,
signora dei pastori”.

Così si dee placare la dea; e dì volto a Oriente
quattro volte le preci e ti lava le mani
nell’onda viva: allor puoi ber dalla ciotola, come
da tazza, il bianco latte e la purpurea sapa;
e poi svelto saltare ben oltre con piede veloce
tra i mucchi fiammeggianti di crepitante stoppia.