The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Salice (Salix alba)



A cura di Lyrio Baelfire

SALICE

Nome scientifico: Salix spp. (le più importanti: S. alba L. ed S. babylonica L.)
Sinonimi: Salix pendula Moench
Nome comune: (IN VARIE LINGUE E/O DIALETTI): salice bianco (S. alba), salice piangente (S. babylonica), white willow (eng), saileach bhán (irish), saule blanc (fr), sauce blanco (esp), silber-weide (deu).
Famiglia: Salicaceae
Descrizione Botanica:Le specie spontanee della nostra flora sono più di 30, molte di difficile identificazione a causa delle ibridazioni. Tra le più note: S. alba, a chioma aperta e rami sottili, alto fino a 25 metri, dai rami flessibili e tenaci con foglie lanceolate-acuminate, picciolate e finemente seghettate, argentate nella pagina inferiore. Gli amenti (infiorecenze) maschili sono penduli, lunghi fino a 7 cm, quelli femminili più esili. I frutti sono capsule glabre che maturano molto in fretta, staccandosi a piena maturità e rilasciando un seme coperto di peluria cotonosa.
S. babylonica ha invece chioma folta con rami penduli e sottili, con foglie disposte a spirale, naturalizzato in Europa ma originario della Cina.
Habitat: lungo gli argini dei fiumi, zone umide dell'Europa (S. babylonica è originario della Cina).
Fioritura: primaverile, insignificante, di breve durata.
Parte utilizzata: In erboristeria la corteccia e le foglie, in magia le foglie e la corteccia.
Raccolta: la corteccia in primavera, altrimenti tutto l'anno.
Principio attivo principale: Salicina, acido salicilico, tannini.
Usi Erboristici e/o Culinari: l'estratto della corteccia è utilizzato come antipiretico, analgesico e antinfiammatorio; a basse dosi è fluidificante del sangue (principio sfruttato dal farmaco cardioaspirina). Le foglie sono debolmente sedative.
Curiosità: Il salice, con le sue molteplici specie, ha evocato negli antichi le immagini più diverse, dalla tristezza alla saggezza, dalla castità alla purezza.
Le foglie pendule evocano le lacrime, ma anche il contegno che si tiene ai funerali; nell'immaginario popolare è diventato l'emblema del ricordo nostalgico, della malinconia e del compianto (Cattabiani, 2010).
Il salice ha la particolarità di completare rapidamente la maturazione del frutto, provocandone la caduta che all'occhio inesperto può sembrare prematura, un aspetto che ha colpito molto gli antichi Greci: l'immagine era quella di un albero vivente uccisore dei propri frutti, simbolo della Madre che perpetuamente genera, per poi riprendere nel suo grembo i figli generati. Per questo motivo il salice fu sacro a tutte le dee madri, ma anche a Persefone, legame testimoniato dal dipinto di Polignoto a Delfi.
Anche se sacro alle dee madri, era pur sempre considerato un “distruttore di frutti”: l'iconografia lo voleva sia come glorificatore del grembo materno, sia come simbolo di astinenza sessuale e purezza, diventando quindi una pianta al contempo madre e vergine, germogliante e casta, vivente e morta. Molti autori del passato lo consideravano un rimedio per la lussuria e i bassi istinti, capace di sopire il desiderio sessuale a tal punto da assumere il nome ágnos, casto.
Poco ci volle da parte della Chiesa per associarlo alla Vergine Maria, al Cristo e alla virtù della castità: l'albero è sia il salvifico messia, sia il fedele, quindi l'imitatore del Cristo in comunione con lui. Il salice come simbolo della castità fruttuosa, della Verginità mistica che rinuncia alla procreazione terrestre per un'altra vita, era noto sin dal II secolo; tuttavia Agostino gli affibbiò il simbolismo negativo della sterilità, sia fisica che morale, sterilità che nel rinascimento diventò emblema di Carestia: “donna macilenta e mal vestita, che nella destra tiene un ramo di salice e nella sinistra una pietra pomice, affiancata da una vacca magra” (Cattabiani 2010). Come già detto il salice era dedicato alle dee oscure come Persefone ed Ecate, personificazioni notturne ed infere della Luna, inoltre presso i celti il salice era il quinto albero dell'alfabeto, e 5 è il numero sacro alla Grande Madre. Il suo stretto legame con la Luna lo ha tramutato nel Medioevo nell'albero degli incantesimi e in quello prediletto dalle streghe: Graves osserva che nell'Europa settentrionale il suo legame con le streghe è così forte che le parole witch, strega, e wicked, malvagio, derivano dallo stesso termine che anticamente indicava il salice, da cui deriva anche l'attuale termine wicker, vimine.
I Celti offrivano i loro sacrifici in cesti di vimini, e ancora oggi la scopa della strega è fatta con un bastone di frassino, rametti di betulla (o saggina) e legacci di vimine.
Le gemme e le foglie di S. alba hanno realmente un effetto sedativo anche a livello sessuale, efficaci contro l'insonnia, ma l'effetto più conosciuto è quello della corteccia per combattere la febbre e le malattie dovute all'umidità, tra cui reumatismi cronici. Ad oggi l'acido salicilico è sostituito dall'acido acetilsalicilico, base dell'aspirina.
Il salice è il quinto albero del aicme Beith, Saille (pronuncia: sahl-yuh).
Usi Magici: Una leggenda narra che il Salice piangente si chiama così per via del fatto che una gatta aveva perduto i piccoli che erano caduti nel fiume su cui un salice si affacciava, i lamenti della madre erano talmente strazianti che i salici da allungarono i rami per consentire ai micetti di aggrapparvisi e mettersi in salvo e da quel momento rimasero così. Questo riconduce ad un principio magico basato sulla sua flessibilità e la sua capacità di resistere alle tempeste. È quindi legato alla ricerca della saggezza e alla capacità di adattarsi alle situazioni, esattamente come lui si piega allo scorre del vento senza spezzarsi. È uno dei nove legni sacri che vengono usati per i sacri fuochi druidici e, di conseguenza, per i sabba legati al fuoco, come Beltaine, Samhain, Litha e Yule. È un'erba apotropaica e legata alla divinazione, ma non quella con strumenti per le quali è preferibile l'uso di altre erbe come l'artemisia, la camomilla o il tarassaco, bensì per lo sviluppo e l'apertura del terzo occhio e per riuscire a vedere le cose in modo più chiaro. Questo è ancora un concetto determinato dalla saggezza che ci porta il salice. Se bruciato come incenso favorisce pertanto l'acuimento dei poteri psichici. È consigliabile per chi fa un lavoro in cui deve ascoltare le persone, come gli psicologi, i counselor o i gestalter, proprio perché stimola la capacità di non fermarsi davanti all'apparenza. E, grazie alla sua natura flessibile, è usato anche per donare alle persone la capacità di non cadere nel vittimismo, di saper essere più malleabili con se stessi e di essere meno testardi. Inoltre, per la sua peculiarità a di dare frutti in modo rapido, come se li stesse abortendo, è utilizzato per rituali utili a fermare la fertilità.

Bibliografia:
Fonti cartacee:
Maugini E. Maleci Bini L. e Mariotti Lippi M. (2006): Manuale di Botanica Farmaceutica VIII Edizione; Piccin Nuova Libraria S.p.A., Padova.
Rangoni L. (2005): Il Grande Libro delle Piante Magiche; Xenia Edizioni, Milano.

Cattabiani A. (2010): Florario: miti leggende e simboli di fiori e piante; Mondadori Editore S.p.A., Milano

Fonti elettroniche:
Erik Gotfredsen: Liber Herbarum II: Salix
http://www.liberherbarum.com/
[consultato: Febbraio 2013]
A.A.V.V.: Salix alba – Wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Salix_alba
[consultato: Febbraio 2013]
A.A.V.V.: Salix babylonica – Wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Salix_babylonica
[consultato: Febbraio 2013]