The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Sorbo (Sorbus aria)



A cura di Lyrio Baelfire

SORBO

Nome scientifico: Sorbus aucuparia L. (e sottospecie) Sorbus domestica L., Sorbus aria L.
Sinonimi: Sorbus aucubaria L. / Pirus aucuparia L.
Nome comune: (IN VARIE LINGUE E/O DIALETTI): Sorbo degli uccellatori / sorbo domestico / sorbo montano, rowan (eng), witch-wood (eng), witchbane (eng), caorthann (irish), sorbier des oiseleurs (fr), capudre (esp), vogelbeerbaum (deu).
Famiglia: Rosaceae
Descrizione Botanica: Sorbus aucuparia è un piccolo albero deciduo, alto normalmente fino ai 10 metri, eccezionalmente fino ai 28. Le foglie sono pennato-composte, lunghe dai 6 ai 12 cm con 9-19 foglioline, ciascuna lunga dai 3 ai 7 cm, con un numero variabile di peli o anche glabra, lanceolata e dai margini seghettati. I fiori ermafroditi si sviluppano in larghi corimbi del diametro di 8-15 cm, ciascun fiore è pentamero, con petali bianchi e profumo caratteristico, simile a quello del biancospino. I frutti (sorbe) sono piccoli pomi del diametro di 1 cm, simili a mele o a pere, verdi all'inizio poi di colore rosso aranciato a maturità, commestibili dopo fermentazione sotto la paglia (ammezzimento). Le sorbe di Sorbus domestica sono più grandi, mentre Sorbus aria ha le foglie tipiche del genere, ma semplici anziché composte. A causa della grande variabilità morfologica all'interno del genere Sorbus, è difficile farne una descrizione generica.
Habitat: Ampiamente diffuso nei boschi e nei luoghi rocciosi nel nord Europa. Nel bacino mediterraneo è diffuso sui monti.
Fioritura: Maggio.
Parte utilizzata: In erboristeria i frutti, in magia il legno.
Raccolta: mesi autunnali per i frutti, tutto l'anno il legno.
Principio attivo principale: Tannini (corteccia), acido malico, acido L-ascorbico (vit. C), acido sorbico, sorbitolo, pectine.
Usi Erboristici e/o Culinari: Le sorbe contengono una percentuale molto alta di vitamina C, per questo il decotto veniva utilizzato per curare lo scorbuto. La presenza di tannini conferisce proprietà astringenti e lenitive, e l'estratto della corteccia veniva usato per conciare le pelli.
I frutti del sorbo hanno interesse nell'industria alimentare perché ricchi di sorbitolo, un alditolo utilizzato come dolcificante in caramelle e gomme da masticare (i batteri della carie non riescono ad utilizzarlo come alimento, come invece fanno con il glucosio) e di acido sorbico (sorbato), i cui sali vengono utilizzati come conservanti in alimenti acidi, come yogurt, macedonie e succhi di frutta, vino e sidro.
Curiosità: Etimologicamente parlando, Sorbus è il nome dato dagli antichi Romani per indicare questa pianta, probabilmente deriva dal verbo sorbeo “bere”, riferito al fatto che i frutti, se consumati, arrestano i flussi dell'intestino (proprietà astringenti). Diversa è invece l'origine del nome anglosassone rowan: esso deriva dall'antico norreno raun, probabilmente derivato dal protogermanico raudnian “arrossare”, riferito al fogliame del sorbo che in autunno assume, nei climi freddi, una tonalità rosso acceso. Presso le popolazioni celtiche, l'albero veniva chiamato luis (si pronuncia “lweesh”), diventato successivamente luisliu “piacevole alla vista”; nel moderno irlandese viene chiamato caorthann (si pronuncia cöràn) oppure rudha-an “colui che è rosso (red-one)” e si pronuncia come la parola inglese rowan, il nome anglosassone del sorbo. Tra i nomi volgari inglesi troviamo in particolare witchbane e witch-wood, in riferimento alle numerose proprietà magiche del sorbo: la tradizione cristiana infatti riferisce che il legno vivo di sorbo abbia il potere di allontanare le streghe, i malefici e gli spiriti maligni.
Il sorbo è detto “degli uccellatori” perché le bacche sono molto appetibili dagli uccelli (così come tutte le bacche di colore rosso, come le amarene), che se ne cibano eliminando poi il seme indigeribile e agevolando la disseminazione. In Francia e in Piemonte fino al XVIII secolo i frutti venivano incorporati sotto forma di farina all'impasto del pane, per questo in certe regioni del nord Italia le sorbe vengono chiamate “farinacce”.
Il sorbo è uno degli alberi sacri ai Celti e, secondo il calendario arboreo, dava il nome al mese compreso tra la terza decade di gennaio e la metà di febbraio, periodo in cui cade la festa di Imbolc. Siccome Imbolc è la festa dedicata alla dea Brighid, non sarebbe infondato considerare il sorbo consacrato a questa divinità.
Sia i Celti che i Germani consideravano il suo frutto, al pari della mela, nutrimento degli dei e amuleto contro i fulmini e i sortilegi: appenderne un ramo fruttifero sull'uscio di casa ne assicurava la protezione. Ricavata dal sorbo era anche la “mano di strega”, una sorta di bacchetta da rabdomante per trovare i metalli preziosi. Pare che i druidi, prima di una battaglia, accendessero fuochi con il legno di sorbo e pregavano chiedendo agli spiriti di partecipare alla battaglia. Nei paesi nordici il sorbo, oltre ad essere usato per fabbricare i bastoni dei pastori, serviva anche per proteggere il bestiame dalle epidemie.
Sacro a Brighid, divinità del fuoco e protettrice dei bardi e dei fabbri (il “fuoco” dell'ispirazione e delle fucine), il sorbo ne acquista i poteri: i bardi si sedevano con la schiena appoggiata al tronco per ascoltare il sussurro dell'ispirazione divina; infuso della fiamma che illumina, il sorbo è il simbolo del risveglio dei sensi e della rigenerazione che segue la morte. I druidi si sedevano su pelli bovine cosparse da rametti di sorbo per “illuminare” il futuro e favorire la divinazione. Ancora oggi in Irlanda è sopravvissuto un detto che, riferendosi al passeggiare sopra ai rami del sorbo, dice “camminare sui rametti della conoscenza”.
Usi Magici: Il sorbo è uno dei 9 legni sacri che si bruciano tradizionalmente durante i quattro sabba maggiori. Bacche e foglie essiccate possono essere bruciate come incenso per favorire la divinazione, mentre i rami, legati a forma di croce a braccia uguali, si usano come amuleto per proteggere l'abitazione e i suoi abitanti. Bruciatene un po' quando cercate chiarezza.

Bibliografia:
Fonti cartacee:
Cattabiani A. (1996): Florario, miti leggende e simboli di fiori e piante; Mondadori Editore S.p.A., Milano.
Maugini E. Maleci Bini L. e Mariotti Lippi M. (2006): Manuale di Botanica Farmaceutica VIII Edizione; Piccin Nuova Libraria S.p.A., Padova.
Rangoni L. (2005): Il Grande Libro delle Piante Magiche; Xenia Edizioni, Milano.

Fonti elettroniche:
Erik Gotfredsen: Liber Herbarum II: Sorbus
http://www.liberherbarum.com/
[consultato: Giugno 2012]
A.A.V.V.: Rowan – Wikipedia
http://en.wikipedia.org/wiki/Rowan
[consultato: Giugno 2012]
A.A.V.V.: Alfabeto Ogamico – Wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Alfabeto_ogamico
[consultato: Giugno 2012]
Sorbo – Il Tempio della Ninfa
http://www.tempiodellaninfa.net
[consultato: Giugno 2012]
A.A.V.V.: Lessico - Sorbo
http://www.summagallicana.it/lessico/s/sorbo.htm
[consultato: Giugno 2012]