The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Ulexite



A cura di Proue
 

Ulexite
 

E’ un cristallo poco conosciuto ai più, non fa parte infatti delle pietre che solitamente si utilizzano in cristalloterapia. Questo non le permette di essere reperibile, se non per i veri collezionisti.
Il suo nome, come è accaduto per molti cristalli, deriva da Georg Ludwig Ulex, il chimico tedesco che le ha dato la paternità. I giacimenti attuali più ricchi di ulexite sono Cile, Argentina, Bolivia e Perù, con qualche buona eccezione nello stato della California.
L’ulexite è in realtà una varietà di calcite, nello specifico mineralogico si definisce borato idrato di sodio e calcio. Da grezza si presenta come una massa lattiginosa molto densa, di un bianco pieno. Appena levigata somiglia molto alla selenite, perchè ha una struttura interna ad aghi ed il colore simile, ma da levigata diventa quasi trasparente ed acquista una particolarità: se posizionata su un testo scritto è possibile vederci attraverso le parole come se fluttuassero nell’aria, quasi come se fossero riproposte da uno schermo. Questa curiosa proprietà le ha donato il nome volgare di Pietra televisione (Tv-Stone, in americano).
Sebbene questo cristallo non sia, come anticipato, utilizzato comunemente per le pratiche di cristalloterapia, è molto interessante studiarne gli aspetti e le vibrazioni, perché è una delle poche pietre che emana sensazioni diverse in base a se sia o meno levigata.
Da grezza infatti l’ulexite si comporta come una “pietra” ovvero come uno strumento per i chackra più legati alla terra. Come buona parte delle calciti dense apporta grande aiuto per la struttura ossea, in particolare per i problemi della spina dorsale e, di conseguenza anche per tutti i problemi di postura. E’ quindi indicata per i bambini e gli adolescenti, esseri in cui la struttura ossea non è ancora completa e risulta molto debole sotto le tensioni di grossi carichi giornalieri (come gli zaini di scuola per esempio). I ragazzini spesso la apprezzano anche per il suo lato “ludico” di strumento riflettente. La lega ai primi anni della vita anche il simbolismo del suo colore. Il bianco latte, dunque il nutrimento materno e il filo ancora fortissimo tra i bambini e la mamma.
Una volta levigata la sua trasparenza le fa acquisire lo status che più si avvicina al “cristallo” vero e proprio, e dunque assume caratteristiche legate ai chackra superiori. E’ possibile che posizionata sul terzo occhio, l’ulexite aiuti ad allargare i propri orizzonti, a rischiarare la propria consapevolezza ed a rendere i soggetti maggiormente recettivi rispetto alle energie sottili.
Dunque a livello esoterico può funzionare un po’ come cristalli tipo l’ametista, per i lavori di distensione energetica ed apertura, solo che il “procedimento” attraverso cui funziona è al contrario: l’ametista ed i cristalli affini aprono i canali e proiettano il soggetto verso, con una forza “centrifuga” verso l’esterno quindi. L’ulexite rischiara e apre il canale con una forza “centripeta” contribuendo alla facoltà di ricezione verso di noi. Questo non la rende utile per chi è a corto di energia o per chi si trova in un periodo di particolari sforzi mentali.
Può però essere utile anche in ambiente creativo, per trovare l’ispirazione per lavori manuali o intellettuali. La sua proprietà di ricettore è utilissima in caso di vuoti di creatività degli artisti, degli scrittori o chiunque utilizzi, nel proprio lavoro, l’inventiva.

UTILIZZO DELLA ULEXITE NEI RITUALI

L’ulexite non è reperibile solitamente negli stand dei mercatini a tema, spesso neanche nei negozi di cristalli. Ma si può reperire nei depositi grossi di pietre e fossili, alle mostre mercato in giro per l’Italia o, a volte, in negozi di giocattoli (per quanto la cosa sia un pochino deprimente…). Un buon utilizzo dell’ulexite nei rituali, restando in tema con quanto descritto sopra, è in lavori sottili che contemplino la richiesta di nuove fonti di ispirazione.
Una pietra caricata durante un rituale concepito e messo su appositamente per questo scopo diventa un catalizzatore infinitamente più potente.
Come tutti i rituali di caricamento dei cristalli anche questo non richiede sforzi o preparazioni enormi, a meno che non sia nostro piacere seguire iter di un certo tipo, più legati alla tradizione cerimoniale. Ciò che conta davvero è la preparazione di chi si appresta a caricare la pietra. Il radicamento ed il centramento sono quindi, come al solito, indispensabili per un lavoro corretto e completo.
Per la purificazione dell’ulexite è vivamente sconsigliata l’acqua, che la rovina, ed il fuoco che potrebbe farne staccare dei pezzi o addirittura rovinarne la superficie. Sono ottimi dunque l’aria (come il fumo di un incenso), e il reiki per chi ne è capace.
L’utilizzo di una candela incisa con glifi o elementi che rimandino alla creatività o al tipo di lavoro che si intende potenziare è senz’altro indicato. Per il colore della candela è consigliabile il giallo (arte e aria), l’arancio (creatività e lavoro pratico), o il bianco.
Una volta che il cristallo sarà carico sarà meglio avvolgerlo in una retina di tela bianca, un velo da confetti per esempio, o un quadratino di organza. Per la sua delicatezza è meglio non utilizzare le gabbiette di metallo. E’ importante che sia poi a vista sul tavolo da lavoro e che possa riflettere la luce quando ci si concentra per mettersi al lavoro.
Spesso i cristalli più delicati o costosi vengono utilizzati in sacchettini chiusi per non essere rovinati, non che sia un errore, ma personalmente credo molto nella vibrazione che mandano alla semplice vista e al tatto, cosa che un sacchetto chiuso in casi del genere limita molto.