The Reef & The Craft

Ero una piccola creatura nel cuore 
Prima di incontrarti, 
Niente entrava e usciva facilmente da me; 
Eppure quando hai pronunciato il mio nome 
Sono stata liberata, come il mondo. 
Non ho mai provato una così grande paura, perché ero senza limiti. 
Quando avevo conosciuto solo mura e sussurri. 
Stupidamente sono scappata da te; 
Ho cercato in ogni angolo un riparo. 
Mi sono nascosta in un bocciolo, ed è fiorito. 
Mi sono nascosta in una nuvola, e ha piovuto. 
Mi sono nascosta in un uomo, ed è morto. 
Restituendomi 
Al tuo abbraccio. 

Mary-Elizabeth Bowen

Una notte ad Eleusi

 

 



A cura di Airesis
 

Una notte ad Eleusi

Un lungo viaggio iniziatico, danze sacre dosso la luna e le stelle, una bevanda segreta e una visione misteriosa, momento culminante di una vita intera. Cosa accadeva durante i riti di Eleusi, rimasti segreti per duemila anni? Perché hanno senso anche per noi? I Misteri di Demetra insegnano il segreto della vita e della morte, dell'estasi e del sesso e della congiunzione fra Cielo e Terra, il Mistero che sta alla base anche dell'astrologia

I riti preliminari, ad Atene, duravano circa sei mesi. Poi, nel mese di settembre, migliaia di persone, per la prima e unica volta nella loro vita, compivano il pellegrinaggio. Si incamminavano sulla Via sacra, attraversando lo stretto ponte che ancora oggi è visibile, sommerso dalle acque della palude che un tempo circondavano Atene. La Via era lunga 14 miglia. La regione era sacra per la sua affinità con il regno delle anime defunte, che si diceva assicurassero la fertilità degli adiacenti campi di cereali. La processione dei pellegrini attraversava simbolicamente la frontiera fra i mondi. Un viaggio pieno di difficoltà, sia perché il ponte era troppo stretto, sia perché, non appena giungevano al villaggio, tradizione voleva che i pellegrini venissero insultati da uomini mascherati allineati lungo il ponte.
Ogni anno nuovi candidati all’iniziazione percorrevano quella Via Sacra. Gente di tutte le classi, imperatori, prostitute, schiavi e letterati. Per circa 2000 anni gruppi di iniziandi vennero introdotti ai Misteri di Eleusi. Era libero di accedervi chiunque parlasse la lingua greca, tranne coloro che si erano macchiati le mani di un omicidio non espiato.
Gli iniziati rimanevano per tutta la notte nel telesterion di Eleusi, sotto la guida delle due famiglie di sacerdoti. E ne uscivano poi completamente stupefatti. Per molti, la vita subiva un radicale trasformazione.
Ogni fase del percorso richiamava gli elementi di un antico mito che raccontava come la Madre Terra, Demetra, avesse perduto la sua unica figlia Persefone, rapita, mentre raccoglieva fiori, dal suo sposo Ade, il signore della morte.
Durante il percorso i pellegrini invocavano Iacchos: era lui a condurli lungo la via, e grazie a lui avrebbero richiamato la regina Persefone nel regno dei viventi.
Giunti infine a Eleusi, danzavano fino a notte inoltrata presso il pozzo dove la madre pianse la figlia rapita. Durante le danze in onore delle due dee e del loro misterioso consorte Dioniso-Ade (madre e figlia sono la stessa persona, nel Mistero), le stelle e la luna e le figlie di Oceano sembrava partecipassero alla loro esultanza.
Poi tutti insieme attraversavano le porte delle mura fortificate, aldilà delle quali, protetto da sguardi profani, aveva luogo il Grande Mistero di Eleusi.
Tutti gli antichi scrittori accennano a un qualcosa che veniva visto nel grande telesterion, la sala dell’iniziazione all’interno del santuario. Un’esperienza visionaria in virtù della quale il pellegrino diveniva colui che ha visto, l’epoptes.
Ma la sala era del tutto inadatta a rappresentazioni teatrali. E i greci erano molto sofisticati nel teatro, si sarebbero accorti di trucchi scenici.
Prima della visione, poi, tutti riferivano i medesimi sintomi fisici: apprensione e fremito delle membra, vertigini, nausea e sudore freddo. Poi lo sguardo si apriva su un effluvio di luce scintillante. Vi era divieto di parlare di quella visione, ma le parole non avrebbero mai potuto descriverla. Il poeta (Pindaro e Sofocle, fra gli altri, testimoniarono del valore immenso della visione eleusina) si limitava di aver visto “l’inizio e la fine della vita e di aver conosciuto la loro indissolubile unità, un dono profferto dal dio”. La separazione tra terra e cielo si ricomponeva in una colonna di luce.
Cosa accadeva all’interno della grande sala dell’iniziazione?
Il sacerdote prendeva una sostanza segreta dal sacrario. La consegnava poi alle sacerdotesse in calici, e le sacerdotesse cominciavano a danzare per la sala, con i vasi e le torce mantenuti in equilibrio sulle loro teste. La sostanza veniva poi mescolato nelle urne con menta e acqua, infine la pozione, il sacro kykeon, era travasata in coppe da distribuire agli iniziati. Tutti celebravano con canti l’assunzione della bevanda. Seduti sui gradini a ridosso della pareti della sala cavernosa, attendevano nell’oscurità. Vi era della musica, vocale e strumentale, proveniente da ogni dove, dalla profondità della terra. Profumi venivano bruciati. La musica introduceva il momento solenne, in cui il sacrario veniva spalancato. Spiriti di luce arrivavano. Tra loro lo spirito di Persefone con il nuovo infante, di ritorno dall’Ade. La terribile regina ha partorito suo figlio, il terribile. La nascita divina del signore degli inferi (Persefone sua madre e sua sposa) era accompagnata dal suono cupo di un gong. Al culmine dell’apparizione, veniva materializzato uno stelo di orzo, che veniva poi dato a tutti i partecipanti come simbolo del Mistero.

L’INEFFABILE VISIONE
Ineffabili visioni erano il privilegio di molte generazioni fortunate di uomini e donne che parteciparono ai misteri eleusini. Molti autori hanno rilevato la connessione con il rito centroamericano sciamanico del Fungo, soprattutto nei sintomi della visione: le figure assumono contorni ritmici, e il canto dello sciamano sembra acquistare conformazioni visibili e colorate. Ciò che l’iniziato esperiva era nuovo, stupefacente, inaccessibile al discernimento razionale.
Come si può descrivere questa visione?
“Uno spirito e una visione non sono una torbida fantasticheria, né tantomeno un nulla: essi posseggono un’organizzazione e un’articolazione meticolose, ben aldilà di tutto quello che la natura mortale è in grado di produrre. Colui che non riesce a immaginare lineamenti più forti e migliori ed una più forte e migliore luce di ciò che i suoi occhi perituri possono vedere, non immagina affatto” (William Blake).
La visione permette di viaggiare nel passato e nel futuro, di vedere paesaggi oltre l’orizzonte di questa vita, di accedere ad altri livelli di esistenza. Ogni cosa che vediamo nel corso delle visioni possiede una qualità adamantina: il paesaggio, gli oggetti, gli animali, si manifestano a noi come se fossero usciti direttamente dal laboratorio dell’Artefice. La cristallina naturalezza di tutte le cose ci investe per liquefarci entro la sua armonia. Quello che ci accade si manifesta ricco di significato, al cui cospetto glie eventi della quotidianità appaiono monotoni. “Adesso sto vedendo per la prima volta, in maniera diretta, senza il filtro di occhi mortali”.
Platone aveva bevuto la pozione nel tempio di Eleusi e aveva trascorso la notte in contemplazione della grande visione.
Il canto, sotto l’effetto della visione, manifesta la sua infinita dolcezza e delicatezza. E come se lo sentissi attraverso l’orecchio della mente, purificato di tutte le scorie. La visione è i cinque sensi armonizzati con le vette della sensibilità e della consapevolezza, ognuno che si fonde con gli altri nella maniera più insolita, fino a quando la persona in totale passività diviene un puro recettore, infinitamente delicato, di sensazioni. L’anima è libera. Le cose viste e udite sono incise nella memoria come se fossero cesellate, impossibili da cancellare. Finalmente sappiamo cos’è l’ineffabile e il significato dell’estasi. Ekstasis, in greco, è l’uscita dell’anima dal corpo. Ci rechiamo nel mondo spirituale, una sorta di morte simbolica, e quale meraviglia ci attende!
La visione, per gli antichi greci, fu un detonatore, che lo innalzò verso i più alti sentimenti di reverenza, gentilezza e amore che l’umanità possa raggiungere. Un miracolo prodigioso, da cui traeva ispirazione la poesia, la filosofia, e la religione.
E che ispirò il forte senso comunitario di quel popolo, perché fortissimo è il legame che si crea fra chi ha esperito, insieme, la visione.

UNA BEVANDA SEGRETA
Ma come era possibile che una gran folla di persone avesse contemporaneamente visioni così nitide e spettacolari? Alcuni poeti, e profeti, e veggenti, hanno questo tipo di visioni estatiche. Ma gli antichi greci sapevano che l’uso di certe sostanze induce queste visioni in tutti.
Per molto tempo si è pensato al vino: sacro a Dioniso, il dio dell’estasi e della visione. Ma la parola greca che definisce l’ebbrezza fa riferimento a uno stato di follia delirante: le fonti antiche parlano di un vino talmente forte da dover esser diluito con venti parti di acqua, o perlomeno otto. L’assunzione diretta di certi vini causava danni cerebrali permanenti e persino la morte. Tre sole coppe erano sufficienti per avvicinarsi alla soglia della follia. Ovviamente non era l’alcol la causa di queste reazioni estreme, anche perché i greci non conoscevano la distillazione, per cui il contenuto alcolico non avrebbe potuto superare il 14 per cento del volume. Il vino della maggior parte dei popoli antichi conteneva un infuso di sostanze vegetali con proprietà psicotrope. Un rituale è descritto nell’Odissea, dove Elena prepara un vino speciale aggiungendovi nepenthes. Il vino aveva lo scopo di indurre una maggiore ebbrezza per esperire la presenza divina. La raccolta delle erbe inebrianti avveniva secondo procedure magiche. Quali entità selvagge, le piante erano oggetto di caccia.
La ricetta della bevanda somministrata agli iniziati in attesa del momento culminante è annotata nell’Inno omerico a Demetra (che è anche la fonte di tutte le informazioni sui Misteri eleusini): conteneva orzo, acqua e una menta selvatica chiamata blechon. L’orzo è sacro a Demetra, ed è su questo che i ricercatori moderni hanno svolto ricerche, scoprendo che questo cereale (così come il grano e alcune erbe selvatiche, come il lolio) è infestato da un fungo, la Claviceps purpurea o ergot (nell’antichità, il color porpora è associato alle forze degli inferi: Ade è descritto con la chioma color porpora, e per ben tre volte il peplo di Demetra è tinto di cupa porpora). Quando arriva a Eleusi, Demetra rifiuta la coppa di vino. E gli iniziati imitano il suo gesto, preferendo il simbolismo della bevanda a base di orzo.
L’ergot contiene alcaloidi farmacologicamente validi. L’acido lisergico è il nucleo comune alla maggior parte degli alcaloidi dell’ergot. Gli antichi greci separavano gli agenti allucinogeni degli alcaloidi dell’ergot mediante idrosoluzione: gli erboristi greci possedevano le stesse capacità degli erboristi messicani prima della Conquista.

I SIGNIFICATI SIMBOLICI
Ma come ogni esperienza spirituale, i Misteri di Eleusi devono essere letti a più livelli. Bisogna cogliere i vari livelli simbolici, andare sempre più in fondo in un viaggio dove glie elementi si ripetono arricchendosi di significati, tutti contemporaneamente validi, in una interpretazione o sintesi sapienziale che costituisce l’immensa ricchezza di questa esperienza.
Il primo significato: il rapimento di Persefone è una possessione da parte del dio, possessione estatica e unione sessuale.

LO SPOSO VEGETALE
Quello di Persefone è un rapimento a opera di una droga.
Gli antichi culti ruotavano attorno alla fecondità femminile e alla ciclica morte e rinascita sia delle piante che degli uomini. Al centro stava la Grande Madre, il mondo intero era suo figlio. L’evento fondamentale era il Matrimonio Sacro, in cui la sacerdotessa, ciclicamente, entrava in contatto con il mondo degli spiriti della terra, per rinnovarne la fecondità. Il suo sposo era lo spirito vegetale, al contempo figlio che nasceva dalla terra e sposo che l’avrebbe rapita e condotta nel regno della fecondità, possedendola alla morte di questi. Le sacerdotesse e le dee vengono raffigurate decorate con motivi vegetali, il compagnia del loro consorte serpente, o con un diadema di capsule d’oppio. Ad Atene, la moglie del reggente dello stato si univa, a febbraio, con Dioniso. Ogni volta che Dioniso possedeva le su donne devote, le menadi, egli diveniva sinonimo di Ade, signore della morte e sposo della dea Persefone.
Dioniso poteva possedere le sue spose estatiche in virtù dell’azione di altre piante, perché egli era il consorte vegetale che risiedeva in ogni sorta di inebrianti (compresi quelli di alcuni funghi: il gambo dei funghi era chiamato thyrsos, come l’emblema delle menadi. Dioniso nasce da una saetta, e si pensava che i funghi nascessero dove il fulmine colpiva la terra. Ancora: Dioniso si può trasformare in un toro che annuncia il suo arrivo con un potente muggito, il mykema, che ha la stessa radice della parola greca per fungo).
Dioniso insegnò agli uomini la coltivazione della vite, il vino divenne simbolo della sua ebbrezza.
Ma abbiamo visto che il vino dei greci conteneva anche sostanze vegetali.

IL SEGRETO DI ELEUSI
Persefone fu rapita da Ade-Dioniso e portata nella profondità della terra. Sua madre, Demetra, afflitta, si recò a Eleusi, un viaggio che ripropone quello di Persefone nella roccaforte di Ade: Eleusi è simulacro dell’oltretomba. E qui la dea esperisce la fase ctonia della sua femminilità non come regina del signore della morte, ma come maga nella sua dimora. Queste fasi ctonie della femminilità erano riunite simbolicamente nella dea Ecate, il cui corpo a tre forme simboleggia la totalità femminile, come sposa, madre e a anziana nutrice di Ade.
La soluzione che Demetra trova a Eleusi per guarire l’universo dalla morte (discesa negli inferi) è la possibilità di un ritorno all’esistenza. La rinascita dalla morte era il segreto di Eleusi. In Ade, Persefone, come la terra, accoglie il seme nel suo corpo e così ritorna eternamente presso la madre estatica in compagnia del nuovo figlio, per poi morire altrettanto eternamente nell’abbraccio fecondante di questi. Simbolo della redenzione era una spiga di orzo.
Nella simbologia vegetale, che ripropone come in un gioco di specchi lo stesso significato, l’unione vegetale dell’orzo, che viene coltivato, con il suo ergot allucinogeno, che nasce spontaneo, nella bevanda di Eleusi, simboleggia la transizione dalla crescita vegetale spontanea all’arte della coltivazione, su cui si fonda la civiltà.

SACERDOTI E SACERDOTESSE DELLA NOSTRA VITA
A livello psicologico, alcuni commentatori (Bolen) fanno notare come la discesa agli inferi simboleggi fasi dolorose della vita, depressioni, fasi di confusione. Ma è solo passando da un ruolo passivo di vittima (Persefone rapita) a uno attivo di scelta (Persefone regina e sposa consenziente di Ade in quanto sceglie di mangiare i semi di melagrana, cioè di unirsi sessualmente a lui) che è possibile ricevere il dono della consapevolezza, definito in termini psicologici come “avere Ecate per compagna”. E ottenere qualità numinose ed estatiche, da sacerdotesse: sentirsi inebriate dai rituali (religiosi o della vita…), possedute da una divinità (o da una ispirazione). Ecate-Persefone non si fa spaventare dalla dimensione dell’arcano, si sente a casa sua nel mondo degli Inferi, diventa sicura e indipendente, e acquisendo la consapevolezza dell’esistenza di un’altra dimensione ne diventa tramite: coglie il significato simbolico degli eventi, lega gli eventi con un filo di discernimento non logico ma “sacro”.

NEL REGNO DEL BUIO, DELL’ORGASMO E DELL’EBREZZA
A qualsiasi livello si voglia leggere la vicenda di Eleusi, i termini in gioco sono la vita e la morte, il sesso, l’amore, la creazione, l’estasi e la connessione con la divinità (attraverso l’unione sessuale e l’ebbrezza). Per comprendere il Mistero con termini oggiAggiungi un appuntamento per oggi a noi più familiari, si può fare un esempio astrologico: questi elementi sono riuniti nel segno-archetipo dello scorpione, che parla di mondo sotterraneo, di seme che scende nella terra buia e morta, di inconscio, di sesso e tabù da superare, di notte e di sogni. Orgasmo, morte e sonno sono associati, dagli psicologi, come momento di perdita dell’io, che può ispirare terrore (quando abbiamo paura di perdere il controllo razionale o, anche, siamo ancora legati a tabù di stampo cattolico e moraleggiante che vedono l’oscurità, il caos e il piacere come “male”), ma anche condurre alla visione. Dandoci senza riserve al mondo dell’oscurità (del sesso, dell’ebbrezza) e divenendone re e regine, arriviamo a quella scintilla di consapevolezza, a quella illuminazione che ci fa intuire il segreto della vita (così come lo Scorpione, che anticamente era il Serpente, non agisce mai nella luce del giorno o nella limpidezza per arrivare al cuore del segreto: luce e oscurità sono sempre congiunti, aldilà del bene e del male, e anzi scaturiscono l’una dall’altra come le scaglie del serpente mitico che si morde la coda. E i mondi spirituali meravigliosi che vediamo nella visione ci fanno intuire quanto vita e morte siano molto simili, che ci sia continuità fra l’una e l’altra).

UN MODELLO PER I NOSTRI RITI?
Il rito di Eleusi andava preparato sei mesi prima. Tutto era studiato nei particolari. Ogni partecipante seguiva una “trama” preordinata. Ma al momento della visione, ciascuno vedeva qualcosa di solo suo. Che gli cambiava la vita. Forse in questo rito, antico di migliaia di anni, possiamo scoprire indicazioni per i nostri riti: non ha molta importanza se il rito è costruito e pensato (cosa inevitabile quando si è in parecchie persone) o spontaneo, l’importante è il rapporto personale, diretto e unico con la divinità. Che l’estasi sia indotta da una droga o da personali tecniche per alterare la coscienza, l’importante è che la visione è unica. E ci conduce lungo il Mistero della nostra religione e della nostra vita.

(Articolo pubblicato su Athame, rivista del Circolo dei Trivi)